Un ricordo

Il ricordo della stupenda Maggie Smith per la stampa più banale si lega soprattutto al suo ruolo nella saga di Henry Potter, invece per me che di Potter so solo quello che ho visto in compagnia dei nipoti la meravigliosa attrice era soprattutto la grande interprete di Gosford Park di Altmann e soprattutto quella Lady in the van  ( per chi non l’avesse visto ne consiglio vivamente il recupero sulle piattaforme.)

Questa grande attrice , che aveva cominciato calpestando i palcoscenici di Londra nel teatro d’intrattenimento è passata nel tempo a ruoli di teatro d’autore fino a arrivare al grande nobile teatro di Shakespeare.

Con la leggerezza di chi ha attraversato sul palcoscenico quasi un intero secolo, con la professionalità che è qualità peculiare della grande tradizione teatrale inglese , con uno stile che l’ha fatta amare anche ai popoli d’oltre Manica , questa grande professionista non ha conosciuto l’oblio che si riserva a chi ha passato la linea grigia della vecchiaia.

Sembrava essere sempre nata nei panni che indossava sulla scena e che poi ha seguitato a indossare anche nella sua strepitosa carriera cinematografica e televisiva.

Mi mancherà e cercherò di rivederla in  Casa Howard e anche In viaggio con la zia , lei è stata sempre perfetta in ogni ruolo.

Il cinema inglese perde una delle sue massime glorie ed è quel cinema che ha un così grande numero di grandi attori anche perché ha un grande bacino a cui attingere , non per caso in quel paese si fa tanto teatro nella scuola e lo sanno i miei affezionati lettori quanto quel  tema mi sia così caro.

Un affettuoso e garbato saluto con la mano inguantata alla Lady più autentica di tutte le lady della Gran Bretagna. 

Piove , piove

Ho passato una notte a lottare contro gli scarichi dei terrazzi e delle scale di casa , sono andata in giro sotto una doccia che accecava , per fortuna durata un tempo abbastanza breve , oggi tutto sembra finito  qui ad Ancona , anche se ancora intorno i torrenti esondati lasciano la loro scia di melma mentre la gente guarda il cielo sperando che anche per questa volta il peggio sia passato.

E’ la solita storia del pastore …(ct. Cilea) , l’estate troppo calda , assurda e incredibilmente lunga ha creato questo contraccolpo tutto meno che inimmaginabile.

Ma la miopia politica di chi pensa che il surriscaldamento globale sia una bizzarra idea di pochi fanatici ecologisti fa sì che ancora si pensi al piccolo successo dell’immediato voto di domani.

Le drammatiche scene di inondazioni cui fanno eco le altrettanto terrificanti immagini degli incendi che una volta credevamo essere appannaggio di terre lontanissime dall’Europa oggi ci toccano davvero da vicino.

Brucia un terzo dell’Amazonia , polmone del mondo , e questo sarà in breve tempo un ‘altra violenta alterazione del sistema globale di equilibrio meteorologico , ma un applauso demagogico in difesa del motore  a scoppio val bene una Messa … si fanno contenti i miopi industriali che pensano in breve ,la sceneggiata riesce bene ai demagoghi.

La stanchezza di chi non andrà più a votare servirà a rinforzare le scelte di quelli che pensato solo al proprio interesse immediato, cosi ché ci troveremo presto gestiti da “democrature” che si trincereranno dietro la falsa verità di essere stati votati da chi la pensa come loro.

 La speranza di un ravvedimento globale sembra una di quelle utopie del secolo scorso che non trovano più spazio in questo mondo super digitalizzato e eterodiretto da quel famoso Grande Fratello che ormai è in mezzo a noi e magari c’è anche chi se ne compiace.

Lo compro o non lo compro?

E uscito il CD pucciniano di Jonas Kaufmann , doveroso omaggio nell’anno del centenario della morte del grande compositore .

Bella la copertina , con la foto un po’ ruffiana del Sor Giacomo che occhieggia dietro il bel Jonas.

Ho letto , in non so in quale commento ” peccato che Puccini non abbia sentito cantare questo tenore “ è l’interprete più vicino in assoluto a quel magico mondo pucciniano di seduzione e di voluttuosa sensualità che la musica trasmette in ogni sua opera .

La scelta dei brani è doverosa  , ma io che quelle arie le ho viste dal vivo e non con le stesse interpreti tendo a ricordare le emozioni lontane e spesso il risultato è di rimpianto.

Solo due arie mi restituiscono un brivido non provato : il duetto della Butterfly con la mia meravigliosa e dolcissima Maria Agresta  ( resta solo quel giovanissimo supersexi in jeans con la mielosa Gheorgiu) e soprattutto l’aria  del Tabarro con la fantastica Grigorian.

Forse questo è il must del cd , una bomba per l’alchimia che riescono a creare i due interpreti , evidentemente l’esperienza viennese con la Turandot ha lasciato il segno e si sente nella difficile e drammatica Trance de vie alla quale accompagno l’aria di Luigi che Kaufmann ha cantato da solo nel disco precedentemente dedicato allo stesso autore che secondo me , gli è oltremodo congeniale.

A proposito del Tabarro vorrei dire che davvero non esistono piccoli ruoli , esistono piccoli o grandi interpreti e questo ne è proprio l’esempio più lampante.

Tornado al dubbio amletico del titolo , davvero non so se comprarmi l’ennesimo Cd , praticamente li ho tutti che in bella fila ordinata giacciono nella mia libreria , spesso con la bella firma autografa del cantante ,ma io ne sento solo un paio che praticamente mi consumo e sono i miei adorati Lieder .

Poi penso che magari in macchina …..anche se ormai i miei viaggi sono troppo brevi per un ascolto appagante.

Regata del Conero

Una giornata di  metà settembre , le barche in mare per la regata del Conero.

Incredibilmente , fa freddo e ne dovrei essere contenta dopo un’estate tutta da bollino rosso.

Ma l’animo umano è strano e poi per  me il settembre è sempre un mese difficile da attraversare perché anche se faccio tutti gli esercizi per distrarmi quando arriva quest’aria trasparente così piena di annunci mi riporta troppo indietro in un tempo difficile da cancellare.

Seguo la regata sul tablet , so che ci sono due figli in mare e la foto ricordo della prima edizione ha avuto successo , la famiglia è sempre presente sul campo di regata .

Il commentatore del tablet è bravo , non fa errori sulla terminologia marinara ,  perché soffro quando ogni tanto mi tocca sentire aberrazioni tipo : il bialbero o il babordo … roba da pirati nei Caraibi.

Nelle mie molte vite eccentriche fui anche istruttore di vela e oggi che il mio instabile piede marinaro è un ricordo fra i tanti, anche se di mare ai miei tempi ne avevo visto tanto  , c’è chi comincia a chiedermi  che dovrei cominciare a raccontare le mie avventure.

Tentazione di chiudere il blog e mettersi a scrivere davvero , ma poi penso che non sarebbero in molti ad interessarsi dei fatti lontani di una vita di una donna senza qualità.

Avrei anche già programmato una specie di scaletta : avventure di mare , di montagna , di politica , di teatro , di scuola.

Per oggi chiudo così , nella speranza che il misterioso stop sul pc che ogni tanto decide per me si sia risolto semplicemente con molti accidenti e una passeggiata per resettarmi.

Su Jannik Sinner

Lo so che ne parlano tutti e so che piace anche alle nonne quel giovane tennista che ha fatto fare le ore piccole a tutta l’Italia e ora che ha vinto anche a New York se lo stanno scoprendo anche loro e non solo perché ha vinto lo Slam a Flushing Meadows.

Ne parlo perché quel ragazzo speciale è diventato speciale anche per me quando con parole pudiche ha dedicato la vittoria alla zia “ che non sta tanto bene”.

Ho vissuto tantissimi anni gli inverni di neve in una valle neanche tanto lontana dalla Pusteria e conosco i silenzi e i sacrifici di quella gente che vive le cose che contano senza tante esternazioni.

Anche nella casa dove abitavo io c’era un ragazzino che faceva le gare di sci ( sarebbe anche diventato un campione più tardi nella vita) , ma mi colpivano le alzatacce nel buio e col freddo che si faceva la mamma ( e anche la zia ) per portare i ragazzi sui campi di gara.

Perché dietro la gloria c’era sempre una parte di fatica e il senso di responsabilità è così forte nella gente della montagna che quelle trasferte così pesanti e faticose in nome dello sport venivano fatte senza lamentarsi mai.

Jannik Sinner quei sacrifici della zia ( perché la mamma doveva lavorare col padre ) sono rimasti nel cuore e così , forse senza neanche pensarci tanto le ha dedicato il trofeo importante “ perché non so quanto tempo lei resterà ancora tra noi”.

Aggiungendo anche che le cose che contano davvero nella vita sono tante e quello che conta soprattutto è la salute.

Di tennis non capisco nulla e a fatica , a forza di spiegarmelo , ho capito che è uno sport fatto di mille cose ed è anche uno sport basato su valori di carattere che poco hanno a che vedere solo con la prestanza atletica.

Ma quella dedica ha colpito il mio cuore in un modo particolare , mi ha riportato alle giornante di freddo delle donne di casa che portavano i ragazzini sui campi di gare , su o giù per le valli alzandosi col buio e ritornando , magari intirizzite con in mano la coppa grande ,quando andava bene , come un portauovo.

Quel ragazzo italiano di confine ha tutti i pregi di quella gente che conosco bene perché ci ho vissuto insieme per tanti anni , forse quello stare ai bordi di un paese tutto bellissimo offre la possibilità di prenderne il lato migliore , come se l’aria di montagna alleggerisse i pensieri , lasciandone  come l’aria fina anche più inalterati i valori.

Videochiamarsi

La videochiamata mi trova decisamente impreparata e in qualche modo rappresenta una invasione nella privacy alla quale non avevo finora pensato.

Vero è che posso non rispondere , cioè a dire che non dando l’okay di risposta si evita la visione , ma questo avviene un attimo più tardi quando ormai ho aperto la comunicazione.

Magari sono sudata e affranta , spiaccicata sul divano e arriva la chiamata .

E’ tardi per darsi una pettinata , ricomporre l’abbigliamento , insomma rendersi presentabili.

Così rispondo e mi trovo nell’angolino in basso nello sfacelo della mia condizione impresentabile e per fortuna perlomeno ho un cencio di abbigliamento addosso!

Generalmente le mie videochiamate  sono graditissime sul piano affettivo e non me ne lamento ,però ho cominciato a rifletterci sopra e sono arrivata alla conclusione quanto di invasione del  mio privato possano rappresentare.

infatti mi sono ricordata di una volta , quando feci la proposta di videochiamarmi con una cara amica lontana che non vedevo da tanto tempo ed ebbi una terrorizzata risposta con un noooo clamoroso  “non sono neanche andata dal parrucchiere!”

In qualche modo la video chiamata assomiglia alla persona che senza avvisare suona alla porta e viene a farti visita.

In tempi lontani ci si faceva precedere da un biglietto portato da un cameriere in polpe, forse oggi mi accontenterei di un : ti posso telechiamare?

Pubblicità ignorante

Anche se nel momento della pubblicità cambio canale o levo l’audio è inevitabile che qualche spot finisca per vederlo.

Mi hanno decisamente colpita in negativo due di questi altamente diseducativi che fanno leva sull’ignoranza e che indicano il livello bassissimo che sta raggiungendo anche la pubblicità.

Nel primo due ragazzine si lamentano perché nel lungo viaggio  (specificato 3 ore) che dovranno affrontare si annoieranno mortalmente ! Non che venga loro in mente che esiste la possibilità di leggere , l’avvincente proposta è che si mettano a fare un giochino scemo sul web.. che verificato in loco  è veramente scemo!

La seconda per me anche più grave invita una ragazza a buttare via i classici (!) , tanto letti una volta che te ne fai ? , così li mette in una scatole e con i soldi ricavati magari ci compra una cosa.. più divertente!

Ora se in qualche modo la pubblicità rileva la sensibilità generale o meglio va incontro al desiderio degli utenti trovo decisamente allarmante la deriva che spinge all’ignoranza , addirittura esaltandola.

Mi ricordo un tormentone al tempo della tv intelligente di Arbore quando un esimio professore diceva : “è il livello che è basso “ indicando con la mano il tappeto.

Ebbene , a giudicare dalla pubblicità corrente direi che il livello non è al tappeto ,ma decisamente è sceso anche sotto il medesimo e la  colpa è anche della scuola o almeno di una certa scuola che nonostante gli sforzi di alcuno eroici / eroiche insegnanti riduce l’attività al minimo sindacale tanto più che frustrati e malpagati 

non vedono più il loro mestiere come una missione , ma appunto sindacalmente lo esercitano col minimo impegno.

Uno Chènier in DVD

In tempi di magra si ritorna sui passi perduti ed è di ieri il primo interessante capitolo di una lunga analisi sul Kaufmann liederistico .

Anche io ho qualche osservazione su un capitolo poco scandagliato della filmografia operistica del grande tenore .

Ebbene , come molti , ho la mia videoteca composta negli anni grazie alla conservazione delle opere in streaming che generosamente il BSO metteva in rete e ormai quasi non le guardo quasi più perché le so praticamente a memoria.

Poi è accaduto che Classica HD trasmettesse lo Chénier di Monaco e per abitudine ne ho salvato la registrazione , che poi non avevo mai vista.

Durante la lunga calda estate una sera , non avendo proprio niente da fare ,mi sono messa a guardarla e , stranamente , mi sembrava molto più brutta della mia registrazione in streaming, fatta direttamente Oper für alle.

Quella passata su Classica era sicuramente una ripresa tardiva , cambiato il direttore d’orchestra , cambiato il baritono , cambiati quasi tutti i ruoli minori con notevole duro accento , oserei dire anche cambiata la qualità orchestrale.

Ebbene , davvero un altro spettacolo e anche Kaufmann si muoveva con minore eleganza , cosa inusuale per lui.

Colori molto accesi , primi piani impietosi , sono andata a controllare la mia registrazione che davvero era un’altra cosa.

La firma , un tempo prestigiosa del regista televisivo mi aveva tratto in inganno, si tratta di un prodotto decisamente molto meno raffinato di quello che fu la registrazione di quando vidi l’opera ben due volte anche dal vivo in primavera e durante la ripresa estiva.

Un prodotto commerciale che non fa onore al teatro dell’opera che lo ha prodotto , una strana differenza tra due riprese che fanno capire quanto ci può essere di diverso anche tra una ripresa televisiva e un’altra.

Genitori e figli

E’ difficile anche soltanto leggere di terribile fatti di cronaca che sconvolgono il nostro mondo di gente “normale” , ma quando la televisione ci sbatte in faccia una storia terribile e assurda come quella di quel ragazzo che ha sterminato la sua famiglia ci sembra proprio impossibile accettarle la realtà.

Mi è venuto incontro un bell’articolo di Ammanniti , un illustre psichiatra  che ci riporta ad un pensiero diffuso nell’adolescenza , la sparizione del padre e della madre come rimozione totale della vita nel momento di trapasso dalla difficile età della crescita  al momento in cui si deve diventare adulti.

Nel suo bell’articolo lo psichiatra invita i genitori a cogliere i segnali nascosti del disagio , i pensieri indicibili che comunque vagano nel pensiero del difficile trapasso esistenziale.

Allora mi sono soffermata sui miei ricordi di madre , ormai i mei figli sono a loro volta genitori di figli più o meno grandi e ho cercato nella memoria lontana se avessi mai colto forti disagi e contrasti nei figli .

Ebbene , me ne sono ricordati molti ; uno in  particolare quando un figlio mi accusò di un grave atteggiamento : tu e papà andate troppo d’accordo!

Spesso ancora adesso , quando gli ex figli piccoli ci raccontano il loro film della vita familiare spesso mi sono chiesta se abbiamo visto lo stesso film , si imprime nei figli una vita che è la nostra ma nella quale spesso i ricordi non coincidono .

Il difficile mestiere di genitore forse un tempo è stato più facile , ma il pericoloso atteggiamento di farsi amici dei figli , diffuso nelle generazioni più recenti contiene in nuce tutte le trappole esistenziali che rendono più difficile quel rapporto di deferenza e rispetto che una volta si chiedeva ai padri.

Più ci penso e più mi intreccio nel pensiero : forse bisogna proprio ritornare ai classici , in Grecia avevano già capito tutto.

In conclusione del mio sconclusionato pensiero c’è un sola certezza : è comunque difficilissimo fare il genitore ed è matematicamente certo che comunque si sbaglia sempre qualcosa.

Settembre

Avevo un poeta per amico , fu lui che mi dette il coraggio di uscire dal mio guscio e mi spinse a pubblicare quelle poesie che tanto mi servirono in un momento della vita in cui la parola da sola non bastava per esprimere il vuoto .

Un bancario anomalo , stava alla scrivania con diligenza ma la sua mente era sempre un passo più in la, in un mondo raffinato di pensieri eleganti .

Un altro caro amico ( come è bello avere coltivato la difficile arte delle affinità ) ha pubblicato una poesia del comune amico poeta : si intitola Settembre ed è esattamente quello che provo io in questi primi giorni quando al mattina l’alba si fa più timida e il sole tarda ad arrivare .  

Mese del transito e della doppia luce,

estate che in segreto si fa autunno,

 ponte del chiaro giorno e della sera,  

malinconia dei passi e del restare.

La riporto oggi qui sul mio piccolo spazio perché è esattamente quello che provo e che non riuscivo ad esprimere con le mie parole .Grazie Silvano e grazie Francesco : tu che sei ancora qui e l’amico che ci ha già lasciato .

Il bello della vita è anche questo , mandarsi un saluto attraverso quella straordinaria forma del pensiero che chiamiamo poesia. 

Paura in Germania

L’Europa è la mia casa e di questa Europa io sono una cittadina ma da stamani , quando le carte disegnate sui giornali italiani segnano due ferite scure nell’Est della Germania io sono piombata in una angoscia profonda :
la Turingia e la Sassonia con il loro voto ci hanno riportato , tutti noi europei indietro di ottanta anni.

Leggo avidamente i commenti politici e le motivazioni che hanno portato a questo risultato e mi rendo conto che in queste terre dell’ex DDR sono stati commessi errori di sottovalutazione del pericolo : leggo che queste popolazioni , molto più povere rispetto alla più ricca e vicina Baviera vivevano sotto un’ala statalista che in qualche modo ne proteggeva la qualità della vita.

L’arrivo del Marco tedesco , la libertà di andarsene da quelle regioni ha spinto i giovani e generalmente le classi più acculturate ad abbandonare queste terre un tempo ricche di cultura , sono rimasti i piccoli paesi con la loro rabbia e la paura del diverso ed ecco che AfD ha cominciato a crescere fino a diventare in Turingia un partito del 30% e in Sassonia ha retto , ma solo di un soffio la CDU. 

Certo che per ora nessuno vorrà governare con loro , ma c’è anche quella strana creatura ex.linke , oggi putiniana di ferro che con un partito personalistico ( quanti errori si ripetono in Europa ! ) rompe gli equilibri e ne condiziona il governo.

Non sono una politologa e sicuramente non ho in tasca ricette per combattere questa malattia della democrazia .

Vivo già in un paese mal-governato dalla destra e avevo sempre guardato con stima alla Germania .

In Francia , sembra che in qualche modo abbiano retto e stiano cercando di formare un governo centrista , ma tra due anni si vota anche lì , l’argine non si è rotto , occorre disperatamente sperare nelle deboli  istituzioni europee ancora troppo perse in una faragine burocratica e incapace di guidare politicamente il nostro vecchio continente.

Dresda , Lipsia , Erlfurt ; Weimar : nomino questi nomi sinonimi di cultura europea , non è possibile tornare indietro nel tempo in maniera così assurda.

La zona d’interesse

Tre lunghissimi eterni minuti di schermo vuoto e nero aprono il film La zona d’interesse e ci precipitano in una angoscia sottile che si trasforma in immagini iperrealistiche e ferme , dodici camere nascoste filmano le vita reale della famiglia Hösse , il direttore del campo di Aushwitz.

Tutto sembra idilliaco , solo un muro divide il giardino delle delizie della signora Hösse , solo ogni tanto scopriamo una torretta , niente di quello che succede la , “agli ebrei” riguarda la famiglia perfetta che incarna il desiderio di espansione a Est e di purezza evocati dal Fuhrer.

Il fumo nero rompe ogni tanto la limpidezza del cielo e solo una colata di polvere sporca il fiume dove i ragazzini fanno il loro bagno sereno.

Ci vuole molto coraggio per vedere il film , un capolavoro che racconta la Shoa in un modo definitivo , siamo oltre “ la banalità del male” circoscritta a un ieri lontano , questa rappresentazione ci riguarda da vicino  e per questo fa anche più male al cuore.

Alcuni momenti di incredibile freddezza come quando arrivano in visita i rappresentanti della ditta che offre un modello più perfetto di forno crematorio , o quando la riunione dei responsabili dei Lager sono riuniti come statue indifferenti intorno al tavolo dove si discute la “risoluzione ungherese.”

Solo ogni tanto quel brusio di fondo che accompagna il cinguettio degli uccelli del giardino sale a turbare , ma solo momentaneamente , l’inconscio di alcuni degli abitanti della casa.

Un fiore che si tinge di rosso e allarga lo schermo fino a fissare tutto l’orrore lontano e mai rivelato e le bellissime immagini sovraesposte della bambina che raccoglie le mele e le nasconde nella cenere , citazione di tutta la novellistica germanica aprono momenti di intensa partecipazione.

Tutto è non detto , ma il rumore di fondo cresce e le immagini glaciali del museo doverosamente pulito e col vetrine lucidate a dovere ci ricorda che non basta conservare il ricordo , il male resta in noi e nelle solerti efficienti persone addette al ricordo.

Il buio di nuovo chiude in altri lunghissimi minuti di vuoto ma questa volta il rumore di fondo diventa assordante : grida , urla , spari e anche una melodia Klesmer si intreccia al terribile silenzio che chiude il film.

Una riflessione amara che riguarda tutti noi e tutti gli orrori che abbiamo vissuto e che non sembra avere abbandonato questo mondo.

Coraggiosamente , da non perdere.