Coltelli

Qualche giorno fa nel riordinare gli scaffali di una libreria che ha anche dei piccoli spazi chiusi ho trovato una misteriosa busta di plastica di cui non ricordavo il contenuto.

Quando l’ho aperta ho scoperto che conteneva tutti i coltelli che avevo sequestrato nel tempo ai miei tre figli , al tempo della loro adolescenza.

Li compravano ovunque andavano : in Grecia , in Sardegna , in Corsica e ovunque andavamo con la barca .

Coltelli a scatto , a serramanico , tipo scimitarra  e io regolarmente glieli sequestravo tra le loro proteste.

Evidentemente esiste nel maschio , anche se acculturato , il richiamo dell’arma bianca anche se nel mio caso spesso si trasformava nell’acquisto di temperini -souvenir.

Ma io li sequestravo lo stesso , mi facevano paura quegli oggetti taglienti e ce n’era anche uno , reperto storico di divisa fascista , appartenuto a qualche avo che doveva sfoggiarlo durante il Ventennio quando di doveva mettere la divisa- pagliacciata con la camicia nera.

Di tutti gli oggetti sequestrati è obbiettivamente il più bello , perché è un pugnalone con la M di Mussolini di smalto sull’impugnatura.

Perché oggi scrivo di questo ritrovamento ? 

Lo faccio perché leggo continuamente tragiche notizie di cronaca di giovani vite stroncate da coltellate assurde, girano con il coltello da cucina in mano e si uccidono in un tempo che sembrerebbe ultra-tecnologico e invece si rivela ricaduto in un regresso tribale.

Questo regresso di stampo fascista emerge nei ragazzi , a volte forse inconsciamente , ma non è per questo meno preoccupante.

Io che forse per tanti altri motivi forse non sono stata la mamma perfetta cui tutte aspiriamo di essere mi sono sentita orgogliosa di quella vigilanza lontana , anche se era sicuramente una precauzione inutile , conoscendo poi quello che quei ragazzi sarebbero diventati da grandi.