Das Erinnerung

Il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino e pochi mesi dopo a Berlino ci andai per una mostra di un grande amico pittore :
ricordo il freddo nelle ossa e quelle collinette di rifiuti che furono il quartier generale dei ministeri nazisti.

Potsdamer Platz fango e tristezza, per terra berlinesi dell’Est vendevano come souvenir pezzi di Muro e berretti con la stella rossa; passammo il checkpoint Charlie per andare nella ex DDR e ci parve di tornare indietro di cinquanta anni.

La metro passava senza fermarsi a Friedrich strass , lo additava il cartello scritto in caratteri gotici, con i pochi soldi  cambiati comprammo tantissimi dischi in Alexanderplatz . Non c’era altro modo , tutto costava pochissimo.

Passarono gli anni e per colpa  di un tenore tedesco con una magica voce ed un aspetto latino ritornai a Berlino.

Nel frattempo , sempre grazie a quel magico ragazzo ( confesso la senile sbandata ) avevo anche  tentato di studiare il tedesco , perchè volevo capire i versi dei suoi Lieder e la città mi venne incontro talmente diversa che mi misi a cercare per terra la traccia di quel Muro scomparso; sembrava davvero un miracolo mentre  dalla cupola del Reichstag vedevo centinaia di gru svettare nel cielo.

Forse avrei dovuto addentrarmi di più per capire che il miracolo berlinese non si era riprodotto nelle città più lontane .

Oggi sappiamo che proprio dove aveva imperato il regime comunista oggi cresce e spaventa quell’Alternative für Deutschland che è alimentata dalla povertà residua e dalla paura dell’immigrato che spaventa il cittadino dell’ex Est ancora decisamente più povero del suo collega all’Ovest.

Non sta bene l’attuale governo “semaforo” , la crisi dell’ automotive minaccia l’economia tedesca che non è più quel traino d’Europa che teneva tutti tranquilli.

Forse il bel gesto della Merkel di accogliere più di un milione di siriani non ha prodotto quel miracolo di integrazione che si sperava avvenisse.

La destra avanza dappertutto e l’Europa è sempre più debole nelle sue divisioni .

Mi salva la musica e l’accresciuto amore per quella lingua tanto difficile per noi italiani , non riesco più a considerarla nemica come  fu storicamente per gli italiani nel secolo scorso. 

Un ulteriore piccolo regalo che mi fece allora senza saperlo Jonas Kaufmann.

Una giornata particolare

Ce lo avevo uno strano presentimento che cercavo di non ascoltare perché mi pareva impossibile che gli americani fossero così rozzi da votare in massa quell’orribile personaggio di Trump.

Invece , in un giorno particolare nel quale io passavo ore in ospedale , un malore per fortuna risolto positivamente , aldilà dell’Atlantico quel popolo grasso , col cappello da cowboy e la bandiera sull’uscio di casa si regalava e regalava al mondo  un miliardario corrotto come reggitore delle sorti di tanta parte del mondo occidentale.

Ero tornata a casa stanchissima e nel cuore della notte ho aperto la televisione : la lunga striscia rossa che diventava sempre più lunga mi ha provocato un senso di sgomento, si avverava netta la vittoria temuta in Europa . Ho cercato di pensare positivo , perlomeno non ci saranno rivolte popolari , nessun assalto a Capitol Hill, “ha da passà  a nuttata “… poi le minacce contenute nei deliranti comizi hanno ricominciato a girarmi nella testa e saranno cavoli amari i dazi , le deportazioni minacciate e il taglio delle tasse per i ricchi.

Mi è venuto da pensare God bless America  , ma non nel senso trumpiano dell’intendere.

C’è già poi quella faccia bieca del Vice presidente che non promette niente di buono per il futuro, possibile che i democratici americani abbiano fatto tanti errori da far precipitare il paese in questa ignominia ?

Col senno di poi , ma si sa che di questo sono lastricate le vie dell’Inferno , ci rendiamo conto che la candidatura di Kamala Harris era arrivata troppo tardi ,che Biden aveva aspettato troppo per dimettersi , che non sono le star della musica e di Hollywood che influenzano l’americano medio .

Mi verrebbe da dire : allora tenetevi le stragi nelle scuole , le violenze contro gli immigrati , la polizia corrotta , tanto a voi va bene così che accorrete in massa a regalare al mondo l’immagine più buia di quella che fu la grande democrazia alla quale guardavamo orgogliosi.

La fiaccola della statua della libertà nel disegno di Bansky si chiude gli occhi , è giocoforza chiuderli anche noi.

Lo chiamavano Gesù

Palestinese della Galilea, ebreo,  povero figlio di un falegname , questo era il giovane uomo ribelle al potere costituito che finì la sua vita tragicamente , condannato alla morte di croce , la morte dei malfattori.

La sua fine non molto  diversa da quella dello schiavo romano Spartacus che finì anche lui crocifisso insieme ai suoi sodali e si racconta che la fila di croci arrivasse da Roma fino a Capua.

Ma dopo la morte di Jeushua , in italiano Gesù , i suoi seguaci non morirono e circa cinquanta anni dopo la sua morte cominciarono a scrivere le cronache di quella vita straordinaria e del messaggio rivoluzionario che quell’uomo aveva lasciato dietro di sé.

Cominciò Matteo  e poi seguirono , una ventina di anni dopo anche Luca e Marco ,che scrisse probabilmente sotto influenza di Pietro.

Passati cento anni ne scrisse Giovanni dall’isola di Patmos dove si era rifugiato e scrisse anche uno strano libro esoterico intitolato l’Apocalisse.

In verità ne scrissero anche molti altri ma quella  nel frattempo era diventata una nuova religione , soprattutto grazie ad un certo Saulo ( o Paolo di Tarso ) che aveva fissato attraverso delle lettere piene di un forte messaggio quelle che oggi possiamo definire le linee guida di un grande pensiero : il  Cristianesimo.

Questi sono i libri che oggi chiamiamo canonici , i prime tre sinottici e il quarto , quello più astratto nei contenuti che si chiamò gnostico.

Tutti presero il nome di Vangeli , annuncio o anche buona novella .

Messi alla fine della Bibbia ne costituirono un corpo unico che così arrivò alla cifra complessiva di settantacinque libri: vecchio e nuovo Testamento.

Questa è una tesina da catechista e l’ho scritta apposta per fare capire quanto semplice possa essere la nostra fede perduta.

Perché il vero messaggio è nella nostra ricerca del sovrannaturale , nella paura della morte che non riusciamo a concepire con il nostro pensiero umano e allora cerchiamo attraverso la Resurrezione il vero passaggio ( in ebraico si chiame Pesah) ,quel misterioso evento che conforta le nostre menti deboli.

Si chiama Fede e come insegnavo ai ragazzi del catechismo non è un pensiero che abbiamo conquistato ,ma una ricerca che ogni giorno rinnoviamo nella speranza di una luce che qualche volta vediamo e più spesso cerchiamo invano nei nostri giorni terreni.

L’importanza delle masse

Esce nelle sale cinematografiche un film che racconta la figura di Enrico Berlinguer negli ultimi giorni della sua vita.

Lo straordinario protagonista Elio Germano in una bella intervista , nella quale umilmente non accetta complimenti solo per il suo ruolo  fa notare all’intervistatore che l’allora segretario del Partito comunista italiano era circondato da tutta una squadra di compagni preparati e consapevoli del ruolo di dirigenza che svolgevano all’interno di un grande partito popolare .

Ma soprattutto ci tiene a dire che c’era un terzo protagonista : la massa popolare che si mobilitava quando la società chiedeva l’impegno di quei protagonisti e che accorrevano al voto , agli scioperi ed in ogni momento di grande mobilitazione , anche quando lo Stato veniva offeso nelle sue trame terroristiche .

Le masse popolari erano la forza di un paese giovane e questo faceva la differenza in anni in cui il terrorismo si affacciava minacciosamente a indebolire la libertà appena conquistata da una democrazia che si riconosceva per la prima volta in un dettato costituzionale importante .

Oggi non è più così , serpeggia in Europa e non solo, il seme perverso del suprematismo che prende forme diverse ma che ha in sé il pericolo che generarono il fascismo in Italia e poi  il nazionalsocialismo in Germania e il franchismo in Spagna.

Credevamo di essercene liberati e invece in forme diverse ma ugualmente pericolose queste destre si riappropriano del potere in paesi magari lontani fra di loro ,ma che hanno in comune alcune avvisaglie analoghe .

Si può cominciare banalmente dal rifiuto dei vaccini , dal minimizzare o non credere al cambiamento climatico ,si vogliono ristabilire valori religiosi che poi in realtà non trovano riscontro nelle società mature e ampliamente laicizzate che esprimono una lontananza siderale dai segni oscurantisti che queste forze rappresentano.

Non si va più a votare , un senso di stanchezza spegne le speranze di chi aveva bene in mente una scala di valori che è andata persa in tempo.

I segni ci sono tutti , quando si risveglierà , se mai si risveglierà e attraverso quali forme potrà riemergere il senso che portò le masse popolari a riscattare la vera libertà che in Europa stiamo perdendo ?

Autunnale

L’autunno si illumina di arancio , ancora sugli alberi nelle vecchie strade di campagna  si vedono i coloratissimi frutti : i cachi.

Nella mia testa però quei frutti che amo si chiamano in un altro modo , in Toscana quando ero bambina li chiamavo con un misterioso nome : diosperi.

C’è poi un altro nome poetico per lo stesso frutto e in  questi giorni mi gira per la testa una poesia di Franco Scataglini  e sono andata a ricercarla nel mio piccolo settore poesia , dietro le mie spalle , sullo scaffale in alto.

Ne volevo parlare e mi sono messa a fare la ricerca , giorni di festa vuoti e così ho scoperto l’arcano del misterioso nome toscano :

è il nome scientifico di un  albero che da anche il nome al frutto : albero originario del Giappone . Diospyros kaki , ecco trovata la chiave del mistero!

La raffinatezza linguistica toscana recupera il nome scientifico e in qualche modo richiama esoticamente anche il nome dialettale marchigiano della poesia : frutti loti.

Cachi , diosperi , loti  : tre modi per raccontare un frutto dolcissimo e antico che la mamma ci comprava nel breve periodo autunnale in cui comparivano anche nelle ceste fuori dalla bottega dell’ortolano . Diceva che facevano bene perché contenevano le vitamine come tutti i frutti arancioni e aveva ragione , anche se a quei tempi non si era così informati parossisticamente dei valori nutrizionali dei cibi.

Ed ecco la dolce poesia in antico vernacolo anconetano che prende il titolo da un sonetto di Jacopo da Lentini;

E per un frutto piace tutto un orto

La pazienza de i orti

Dietro a le reti lasche.

Arbori e ciafi morti:

cassette, pelli, fiasche.

Però ‘na luce splende

In quei grovigli imoti:

sopra’n ramo s’acende,

rotondi , i frutti loti.

Ancora tu Jonas

Credo che questo grand tour pucciniano di Jonas Kaufmann sia stato un successo ben meritato e ci sono state eroiche amiche che ne hanno voluto seguire anche quattro o cinque tappe.

Inizialmente anche io avevo pensato di farci una serata ma quando poi scoprii che l’unica data comoda per me era Monaco e a Monaco non c’era la mia amata Maria ho desistito.

Certo che in compagnia della soprano italiana con la quale Kaufmann aveva già diviso più volte il palcoscenico , (ammazzandola sempre in scena!, ) hanno avuto un valore aggiunto : il valore di una vecchia amicizia e stima professionale che va aldilà delle stesse note , ripetute per tante sere fino al punto che una sera ( lo riferisce una amica fedele ) anche a Jonas sia scappato un Viva Puccini! che forse avrebbe valso quanto tutto un viaggio.

Maria è leggera leggera ed è volata spesso in alto tra le braccia del tenore facendomi sorridere di tenerezza.

In privato mi aveva scritto : ero convinta di vederti a Vienna… 

Non ce l’ho fatta , per me Vienna è complicata per arrivarci e mi sono riservata un solo viaggio con il cambio a Monaco . 

Ci sarò , almeno lo spero , in gennaio , quando una ennesima volta 

Nedda cadrà pugnalata da Canio , spero solo che non sarà l’ultima

volta in cui si riformerà la coppia.

Del Cd che ha dato origine al giro però io ho amato soprattutto il brano del Tabarro perché la particina del marinaio Luigi non è da protagonista ma l’arte dei due interpreti , in questo caso con Armin Grigorian , ne fanno un cult in mezzo a tante altre pregevoli arie.

Quello che ancora mi colpisce è l’immutato fascino del tenore che in anni lontani ci fece impazzire per la voce , l’arte e la bellezza; oggi che forse di arte ne ha anche di più per fortuna ci resta la documentazione di tutto il resto . Guardare per credere :La fanciulla del West di Vienna del 2014 , quando ridendo disse che nessun altro tenore sarebbe stato capace di entrare a nascondersi in un armadio così piccolo!

Io che c’ero , però vedevo che ogni tanto apriva uno spiraglio nella porta perché rischiava di soffocare.

Filosofia della nostalgia

Una buona metà dei paesi che ho visitato nella mia lunga vita non si possono più visitare :  ci sono le guerre , i pericoli o addirittura la distruzione di importanti monumenti per i quali avevo fatto il viaggio.

Un esempio per tutti : la grande ruota di Homs in Syria e adesso leggo il rischio che corrono le splendide rovine di Baalbek in Libano.

Anche in Libia si andava solitari e felici , si dormiva nelle tende nel Sahara e ci succedevano anche tante avventure alle quali andavamo incontro consapevoli che non tutti gli accompagnatori erano fidati e serenamente si dormiva in alloggi precari.

L’altra metà , quella che ancora per fortuna si può visitare  i visitatori la vedono mischiati alla folla dei turisti che invadono vecchie rovine e monumenti famosi e francamente non so quale delle due calamità sia la peggiore.

Leggo di un amico che rimpiange la sua lontana visita a Istambul , anche io entrai nella meravigliosa piscina sotteranea vicino al Gran Bazar grati a un ragazzino che ci faceva lume con una specie di torcia artigianale o quando si poteva entrare a Santa Sofia che era ancora una chiesa , poi tornandoci , la trovai moschea e adesso so che non è niente di tutto questo , solo un museo da visitare mettendosi in fila alle entrate.

La scorsa estate ho visto una bella mostra a Monaco alla Lambach haus dal titolo suggestivo : la Istambul di Pamuk. Vedevo gli occhi disinteressati di mia nipote , una ragazza attenta e colta ,ma ho fatto fatica a spiegarle che quegli oggetti , quelle foto ingiallite , quell’atmosfera medio orientale erano un chiaro messaggio per me che non solo avevo letto tutto Pamuk , ma che avevo vissuto quelle atmosfere come quando volli andare a cena al Pera Palace , ormai vecchissimo negli arredi ma che mi rappresentava un’epoca di libri e incontri che avevano avuto luogo in quelle sale.

Ormai ho fatto il mio “ giro della prigione “ e ne sono contenta , il mio mondo è scomparso , forse sono scomparsi anche i valori che conteneva , non è colpa del nuovo turista al quale va tutta la mia simpatia ma quello screenscht della mia memoria non lo potrà mai rivedere , le mie atmosfere se ne sono andate con me.

Anniversario

Sono passati cinquanta anni , ma Pier Paolo Pasolini è ancora più vivo che mai nella memoria di chi lo aveva amato nei suoi scritti , nelle sue poesie , nei suoi film.

Ricordo quella mattina di novembre quando la radio trasmise la notizia , sembrava incredibile e ad un tempo  assurdamente tanto realistica da non sembrare vera .

Era la fine di un suo film : quando cominciammo a vedere le foto del corpo straziato del poeta nel fango , tra le baracche di quel luogo disadorno ci sembrava davvero che fosse la scena di un set .

Il mistero che circondò la verità sulla sua fine , chi furono i mandanti veri , chi volle chiudere la bocca di quel grande intellettuale che gridava forte dalle pagine del Corriere della sera “IO SO” .

Era una voce troppo scomoda e quel terribile vaticinio che accompagnò la sua ultima intervista suona ancora valido nelle nostre orecchie.

Lo ha commemorato con un grande affresco sulla Tv7 Aldo Cazzullo , un vero servizio pubblico fatto da una televisione privata ci dice quanto siamo messi male politicamente .

Il suo ultimo libro incompiuto , Petrolio , è forse la chiave che ispira maggiore sgomento e le pagine mancanti . scomparse nel nulla, urlano più di tutto quello che il poeta aveva raccolto nel tempo per quella ricerca sul male nero del nostro paese che bene si intonava al titolo viscido che aveva voluto dare ai suoi appunti.

Una persona che fu a me molto cara e che aveva militato nelle fila della Brigata partigiana Osoppo Friuli mi aveva raccontato la tragica storia della malga Porzus , la stessa brigata nella quale combatté e morì il fratello più giovane di PPP, ;  erano partigiani giovani , ragazzi liceali e credevano in un futuro che ancora oggi stentiamo a vedere nel nostro paese attraversato com’è da strani rigurgiti nostalgici.

Per quanto mi riguarda , nella mia piccola fetta di memoria , il compito di ricordare fino a ché avrò voce quello che ancora non è il nostro paese : una vera democrazia compiuta.