Può sembrare un gioco la richiesta a molte persone più o meno famose di ricordare dov’erano e cosa facevano quell’11 settembre ma un gioco non è perché quel giorno molti di noi hanno perso la sensazione di invulnerabilità e la speranza che con la fine della Seconda guerra mondiale nella nostra vita non ci sarebbe stato più l’orrore.
Infatti i ricordi affiorano precisi , il mio fu abbastanza strano : ero a Venezia per una breve vacanza , a palazzo Grassi avevo visto una mostra su De Pisis e sul traghetto che ci riportava verso San Marco ho ricevuto una telefonata da mio figlio che a quel tempo viveva a Roma :
-Papà, mamma hanno buttato giù le Torri gemelle a New York, un attacco terroristico , i telegiornali sono pieni delle immagini allucinanti .
Ho alzato gli occhi incredula , davanti a me la basilica della Salute in tutto il suo splendore , Venezia brillava nel sole settembrino e io ho pensato che stessimo vivendo in una realtà virtuale , in un film apocalittico , di quelli che mi piacciono poco e che vedevamo anche alla Mostra in quei giorni.
Piazza San Marco muta , non volavano neanche i piccioni , due ragazzi americani piangevano seduti sugli scalini delle Procuratie.
A cena , la tv del ristorante ripeteva angosciosamente le stesse immagini dello stesso aereo che entrava come un coltello nel burro dentro la Torre.
Come molti poi qualche anno dopo sono andata al cratere in fondo a Manhattan, ancora l’odore acre del ferro era nell’aria.
Questo nuovo millennio ci ha riportato alla cruda realtà del nostro destino (e ancora non portavamo tutti le mascherine.)
Precarietà , questa è la condizione umana in questo rinnovato Medioevo con l’unica differenza che le cose del mondo le sappiamo in tempo reale anche se questo non ci salva dalla sensazione di una fatalistica impotenza .