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Da dove comincio ? Non è stata una giornata particolare salvo forse l’affettuoso saluto del signor Schatz dell’omonimo konditorei, che ieri era chiuso e puliva il negozio. Stamattina vedendomi passare mi ha salutato con un gesto di invito e cosî nel pomeriggio , di nuovo riverendomi, mi ha chiesto se era davvero buona la Kardinal schnitte . Gli ho detto in esperanto che è forse la cosa piu buona che giustifica un ritorno a Salisburgo. Per il resto e per la gioia delle galline ho visto Juan Diego Florez , lo conosco da quando appena ventenne cantava a Pesaro . Stasera grande recital per lui, ma io…mi sono regalata una Norma così fuori norma che ho dovuto comprare il programma/libretto anche se credo di averne diecine a casa.
Ma volevo capire di più . Intanto la Bartoli canta divinamente e non è vero che ha una gestualità esagerata , anzi , visto il taglio dello spettacolo e la caratura del personaggio direi che era addirittura ieratica. Istintivamente guardando un poster con una foto di scena avevo pensato ad Anna Magnani. Infatti la famosa foto di Roma città aperta è addirittura nel programma. Quindi una Norma neorealista , con lieve accenno all’esercito occupante , quattro comparse all’inizio , sembrano proprio della Wehrmarcht, poi più nulla. I partigiani sono partigiani dappertutto uguali e Pollione (ho sempre pensato un destino nel nome) ha un classico trench anni quaranta. Ma lo spiazzamento notevole l’ho avuto a livello musicale . Le voci sono molto diverse dal solito: Adalgisa è un soprano leggero e il sullodato è un tenore di grazia , la Bartoli è un mezzo con vocalità , solo Oroveso resta un basso , anche se qui lo canta magnificamente Michele Pertusi. Corro a leggere le note : in effetti c’e come uno slittamento vocale , documentatissimo con i riferimenti ai cantanti dell’epoca . Quindi una interessante rivisitazione molto ragionata e devo dire con pregevoli risultati.
Scordate tutte le lance , i Druidi , gli effettacci , visti anche recentemente. Qui siamo in un rigore filologico notevole e l’opera ne acquista in drammaticità mentre la storia di questo sacrificio d’amore diventa anche emotivamente molto più vicina a noi. E’ come un binocolo rovesciato , ma nel quale si vede tutto più chiaro. L’orchestra La scintilla , un ensamble zurighese è parte integrante dell’operazione ed è diretto da Giovanni Antonini, coro della Radiotelevisione svizzera. La regia Moshe Leiser/ Patrice Caurier. Gli interpreti oltre a Cecilia Bartoli – ma perché in Italia ce l’´hanno con lei ? la sua Casta diva, senza fronzoli , è da manuale – Pollione John Osborn , vocalità chiara e dizione perfetta , Adalgisa una giovanissima messicana Rebeca Olvera, intensissima. Nel programma c’e un bel saggio di Giovanni Gavazzeni , in tedesco! Ci metterô un paio d’ore per ri..tradurlo.
L’ho vista 2 anni fa..e mi era molto piaciuta sia sul versante musicale – D’accordissimo con te sulla Bartoli – che sulla messinscena,originale ma coerente e rispettosa della musica.
Mi conforta sempre pensare di non essere sola nelle valutazioni…gran bello spettacolo.
Interessantissimo ! Grazie Adriana.
Si , valeva la pena …non e’ un’operazione banale