Il Festival Adriatico Mediterraneo , giunto alla decima edizione , si è chiuso tra canti e balli nella notte .
Tra le tante sezioni in cui si è articolato io ne ho seguita una in particolare intitolata Diritti e Rovesci e che in realtà , aldilà del nome “tennistico” probabilmente scelto provocatoriamente con intelligenza, ha trattato il tema di fondo , il filo conduttore che ha legato tutti gli eventi , e sono stati davvero tanti spesso a sovrapporsi ed a imporre a coloro che volessero partecipare nelle varie sezioni a fare talvolta delle scelte difficili.
Ma i festival sono così , qualche volta sovrabbondano di eventi e il nostro festival non è diverso da tanti altri che fioriscono , magari con più risonanza ma non con maggior livello culturale in tutta la penisola sul finire dell’estate.
Siamo partiti con un preciso evento indicatore della strada che avremmo seguito .
Il premio che ogni anno il Festival consegna con grande solennità nella prestigiosa sede della cittadella del Sangallo che domina la città ed è sede della macroregione Adriatico Jonica è stato consegnato nelle mani dei genitori di Giulio Regeni , il ricercatore assassinato in Egitto in circostanze oscure e sul cui delitto ancora non abbiamo avuto nessuna seria risposta dalle autorità egiziane : ill cartello giallo Verità per Giulio Regeni col logo di Amnesty International ha accompagnato tutta la nostra settimana di incontri.
I genitori ne parlano con serenità e forza , intervengono sempre ambedue a sottolineare la loro unione nell’impegno e le civilissime parole di Paola Regeni , una donna incredibilmente forte mi resteranno davvero nell’anima .
La sezione dal nome tennistico in realtà è stata una interessante e strepitosa vetrina di tanti diritti negati , di tante battaglie del nostro tempo .
Non posso parlare di tutti , certo che alcune personalità forti che ho incontrato :autori di libri , testimoni del nostro tempo , persone che hanno pagato e che pagano con esilio la loro scelta di vita hanno veramente dato ai tanti attenti partecipanti uno spaccato di realtà diverse tra loro e che non sempre leggendo i giornali o peggio ascoltando i superficiali servizi televisivi non fanno capire abbastanza tante diverse verità che ci circondano.
Inizio parlando dei giovani del collettivo Rakka , che non possono tornare nel loro paese e che vivono esuli in Europa . Hanno visto decapitare i loro amici e ora vivono le loro vite lontani da casa impegnandosi a raccontare attraverso le immagini la distruzione di Rakka . Grande città ,non un villaggio e che comunque conta ancora un milione e trecentomila abitanti.
O come il giornalista turco che non può tornare a casa perché sulla sua testa pende un mandato d’arresto e ci racconta con la forza dei numeri la perdità di libertà che il regime di Erdogan compie sistematicamente contro chi , in quella che fu una Turchia laica ,cerca ancora di raccontare un mondo più libero.
Ho ascoltato la straordinaria lucidissima e ,ahimè anche priva di speranza ,analisi del giornalista Domenico Quirico che tornava ancora una volta da quella Siria dove ha vissuto da sequestrato del Daesh.
Un uomo coltissimo , uno sguardo disincantato che ci dice amaramente quanto lunga sarà questa guerra perché , sono parole sue “ la guerra si nutre della guerra”.
Abbiamo ascoltato la voce di due Imam : il palestinese Imam di Firenze con la sua fatica di spiegare un Islam moderato e possibile anche nel nostro paese e quella per me sconvolgente dell’Imam di Parigi , un giovane elegantissimo asceticamente biancovestito in abiti orientali.
Avrebbe potuto sembrare anche un religioso cristiano , di quelli che abitano le antiche abazie della Francia più colta : la sua provocatoria scelta di vita , il suo coraggio nell’accogliere nella sua moschea uomini e donne , coppie omosessuali , tutti indistintamente accettati nella sua attenta analisi dell’Islam più autentico e colto.
Il suo intervento parlava di poesia , di amore , di un Islam che dovremmo tutti ricercare nella cultura tramandata dei secoli passati quando nelle città d’Oriente vivevano mussulmani , cristiani ed ebrei in una tollereranza che veramente è alla base dell’unica ricerca della pace ,parola antica che è anche nell’origine semantica della parola Islam.
La Sharia si può anche tradurre con la parola via , strada , cammino e se le parole hanno un senso bisognerebbe ricordarselo spesso come hanno fatto con la loro corale testimonianza i Medici senza Frontiere che hanno portato i video dei campi profughi di Idomeni , ci hanno parlato della via balcanica , adesso chiusa dal doppio muro dell’Ungheria , della fatica dei tanti che biblicamente in cammino vogliono solo raggiungere lontano da casa una vita di pace nei paesi del Nord di questa nostra Europa.
Il senso vero del Corano ha cercato di spiegarcelo anche una graziosa giovane italiana di religione islamica che ha scritto un libro importante “Non ci avranno mai “e che con dolce accento lombardo ci spiega che la sua identità religiosa si concilia tranquillamente con la sua cittadinanza italiana.
Personalmente avevo qualche diffidenza per quel suo velo ostentato ma il suo visino gentile mi diceva solo quanto tutto sommato lei voglia solo mantenere la sua anima marocchina e come in tutti noi c’è sempre uno sguardo al ricordo delle nostre radici . Anche a me piace ogni tanto dire che nasco fiorentina!
M piace anche ricordare un bel libro di uno studioso italiano : Valerio Calzolaio che ci ha parlato della ineluttabilità di una integrazione già in atto , ci ha spiegato garbatamente che in realtà siamo tutti meticci e che il meticciato fa parte della nostra natura , del nostro essere uomini e donne in tutto il mondo.
Ogni giorno un incontro , ogni giorno le voci di chi tenta di spiegare con lucidità la nostra vita in un tempo di veloci , accceleratissime mutazioni.
Tutto questo settore è stato coordinato dal Garante dei diritti della Regione Marche che è anche un vecchio amico , anche se molto giovane in realtà . Un Ombudsman che credo svolga con abnegazione il suo difficile compito istituzionale.
Il Festival Adriatico Mediterraneo è stato anche molto di più , credo che in otto giorni si siano svolti settanta eventi…ma forse conto male.
Ieri sera le voci di Edoardo ed Eugenio Bennato risuonavano nel cortile della Mole Vanvitelliana davanti a molte centinaia di cittadini , molti in piedi ballavano al ritmo partenopeo o stavano allegramente seduti per terra intorno al delizioso chiosco centrale : serenità e speranza .
Da domani , oggi per me che scrivo, il Festival comincia a pensare alla sua undicesima edizione .
Del tuo articolo,hanno catturato la mia atencione ,due punti.1o. “La guerra si nutre della guerra ”
2o La ricerca dei secoli passati quando nelle cittá d’Oriente vivevano mussulmani,cristiani ed ebrei.E lo stesso in Spagna.
Tutto il resto interessante come al solito.
Grazie Adriana,fantastica FIORENTINA!!!!
Una settimana da volontaria che mi regala molti pensieri.