Era bello Billy Budd , gabbiere di parrocchetto, solare e buono , felice della sua vita di trovatello che “amava cantare con gli uccelli”.
Ma aveva un difetto , quando si emozionava balbettava di brutto e non solo , con animo candido aveva salutato con slancio la nave da cui era stato prelevato : vi saluto Diritti dell’uomo!
Frase pericolosa , nella Marina di Sua Maestà nel 1797 , quando venti di rivoluzione soffiavano dalla odiata e nemica Francia.
Parte da qui la storia terribile e tragica raccontata nello stupendo ultimo racconto di Hermann Melville , poi divenuta un capolavoro musicale attraverso la musica di Benjamin Britten con la pregievole e importante collaborazione al libretto di Edward M.Foster.
L’opera di Roma , guidata dal raffinato direttore musicale Alessio Vlad , l’ha messa in scena in questo scorcio di stagione facendone , a mio avviso l’evento più bello dell’anno e non solo per l’Opera di Roma.
Un universo virile ,la nave da guerra della Marina britannica con l’incubo della “floating republic” e la parola sussurrata dagli ufficiali sottovoce “mutiny”.
Il capitano Vere è un bravo ufficiale , un uomo colto che ama ragionare di greci e romani , che vive dignitosamente il suo ruolo , amato quanto basta dalla ciurma , in gran parte arruolata forzatamente dati i tempi storici difficili.
Un “capitano d’armi “ Claggart ,anima livida e perduta che incrocia l’innocenza di Billy e così si compirà il tragico destino di entrambi.
La messa in scena preziosa: si sente l’odore del cordame ed è fatta di sartie , drizze e scotte issate in una luce diffusa che esalta i corpi seminudi dei marinai come la nebbia che cala sull’inseguimento della nave francese. Tutto è raccontato dalla musica straordinaria di Britten nella perfetta esecuzione di James Conlon.
Imperdibile spettacolo , ed è particolarmente pregievole l’idea che la regia sia di una donna : Deborah Warner che è riuscita con una rara sensibilità molto anglosassone a raccontare questa terribile storia con una cura preziosa ad ogni particolare della suggestiva rappresentazione.
Mirabile in modo particolare la scena in sottocoperta con le amache dondolandi che accolgono i corpi stanchi dei marinai addormentati.
Anche le luci sono perfette e l’ascesa al pennone di maestra del povero Billy ci lascia nel cuore il gesto di pietà che il povero trovatello riesce a donare all’incapace capitano Vere .
La compagnia di canto perfetta :a cominciare dal Billy Budd di Phillip Addis , che ha sostituito perfettamente il più titolato Jaques Imbrailo , al capitano Vere di Toby Spence ( nel ruolo creato da Britten per Peter Pears) ,a John Releya nell’ingrato ruolo di Claggart ,sono tutti bravissimi .
Da citare anche il Novizio di Keith Jameson e il Donald di Jonathan Michie.
Ma sono bravissimi tutti , anche i ragazzini di coperta !
Un grandissimo elogio per i cori stupendi , così importanti per l’atmosfera della nave , magistralmente preparati da Roberto Gabbiani.
Forse , se proprio devo cercare il pelo nell’uovo, mi sono un po’ mancati i costumi da “Master and Commander “, oltretutto necessari per i precisi riferimenti storici e il fatto che pur bravissimo e scattante il protagonista non sia biondo: lo sventurato gabbiere di parrocchetto , io l’avevo sempre immaginato così!
Dalla tua descrizione mi sembra anche più bella della messinscena di Francesca Zambello que vidi a Parigi qualche anno fa.
Grazie!
Veramente eccezionale , credi