Ci sono scrittori dl grande successo , le cui opere poi cadono in una specie di oblio frutto soprattutto del passare delle mode e uno di questi è sicuramente Stefan Sweig, autore molto amato , forse anche troppo verso la metà del Novecento e poi direi quasi snobbato dai lettori in tempi più recenti.
Pensavo a lui e al suo bellissimo diario- testamento “ Il mondo di ieri” (Die welt von gestren) e soprattutto al suo sottotitolo “memorie di un europeo “ quando in questi giorni ho dovuto fare lunghissime code , noiosissimi controlli aeroportuali a cui tutti soggiacciamo con infinita pazienza e consapevole necessità in un grande aeroporto come Monaco e addirittura in un aeroporto un tempo dal carattere appena familiare come quello di Bologna.
Mentre aspettavo in fila , rigorosamente ricordandomi di levare dal trolley anche lo smalto per unghie e il dentifricio quasi finito per metterlo nel sacchettino a parte, nel levarmi piumino e giacca , nel sottostare anche al faticoso levarmi le scarpe , mi sono ricordata di quello che scriveva Zweig a proposito del suo girare per il mondo all’inizio del Novecento addirittura senza passaporto.
Era curioso del mondo questo europeo convinto pacifista : lui austriaco di lingua tedesca , ma che comunque conosceva bene le differenze storiche e culturali tra i suoi compatrioti e i vicini amici tedeschi , aveva amicizie francesi ,italiane, belghe , svizzere e in ogni paese si sentiva a casa .
Abituato dalle sane abitudini di una buona famiglia ebrea di Vienna parlava molte lingue , leggeva e traduceva libri e poesie , sempre con la convinzione che noi europei fossimo una cosa sola , un solo popolo diviso da storie diverse ma con un destino comune.
La sua curiosità lo aveva portato a girare anche fuori dall’amata Europa senza la necessità di uno strano oggetto di cui non sentiva la mancanza e che che si chiamava passaporto.
Quando alla fine della vita che chiuse tragicamente nel lontanissimo Brasile ,era già avvenuta la grande tragedia di cui non vide neppure la più orribile fine ,aveva imparato fin troppo bene la necessità di quel documento a lui negato.
Viveva da apolide e quel documento necessario ormai per varcare le frontiere non lo possedeva più, quel prezioso oggetto inutile della sua gioventù era diventanto in poco tempo l’unico strumento per sentirsi accettato in ogni paese del mondo.
Questo pensavo mentre facevo le pazientemente le mie file aeroportuali. Anche io in anni lontani ho passato molto più velocemente tante frontiere e fui molto orgogliosa quando ebbi in mano un passaporto rosso con su scritto semplicemente Comunità Europea.
Ne ero molto fiera e oggi rabbrividisco al pensiero che tanto sangue versato, tante guerre e stermini che ci hanno portato a questo bellissimo e incredibile risultato possa essere vanificato da pericolosi e risorgenti egoismi nazionalistici o peggio , come si usa dire oggi , da sovranismi demenziali.
Rileggersi Stefan Sweig farebbe bene a molti politici deficenti , capaci di pensare solo al loro piccolo successo storicamente di breve respiro.
La nostra vecchia Europa merita ancora molto di più.