Prima dell’avvento degli Iphone le foto stampate le tenevo ordinatamente in piccoli album a soggetto.
Nel cercare una foto per documentare un ricordo di un viaggio in Libia non rieco a trovare la foto degli splendidi mosaici di una villa in Tripolitania sul mare.
Non mi do pace finchè non mi ricordo un particolare : fotografando precedentemente la bellissima città di Leptis Magna mi era entrata della sabbia nella macchina fotografica che purtroppo era andata per sempre fuori uso.
Eppure il ricordo di quegli affreschi era vivissimo nella mia mente .
Questo mi ha fatto ricordare un analogo meccanismo mentale capitato durante un viaggio in Giordania di qualche anno prima.
Stavo per arrivare a Petra , una delle mete di sogno della mia vita e purtroppo nell’ultimo piccolo negozio utile per comprare un rotolino foto adatto alla mia macchina li avevano finiti e non è stato possibile trovarne uno .
Eravamo negli anni novanta , mi dovetti adattare a guardare e cercare di ricordare senza fare fotografie.
Ebbene , le immagini di Petra sono ancora vivissime nella mia mente , la memoria ha svolto egregiamente il suo ruolo , la documentazione visiva non era poi così necessaria.
Oggi ho nel mio I phone più di ottomila foto , poi le riverso in una memoria esterna per non perderle ma in realtà ne potrei cancellare perlomeno una metà inutili a ricordare viaggi , momenti familiari importanti , eventi teatrali.
Il vizio , ormai universale di fotografare tutto e tutti , contiene un pericoloso difetto .
In realtà non ci ricordiamo niente senza supporto documentato , guardiamo nel telefono e ci scordiamo il brivido dello sguardo puro.
Si guarda attraverso l’obbiettivo , ma si vede veramente quello che ci colpisce al cuore ?
Cosa vedranno i giapponesi in vaporetto a Venezia quando saranno tornati a casa?
Io che sono stata sempre un’appassionata di fotografia e mi gratifica mollto se mi riesce catturare una bella immagine , una luce particolare in un panorama ho però capito che bisogna ritornare a guardare “ a occhio nudo” e poi , molto poi, tradurre la nostra emozione in un ricordo duraturo .
In effetti è lo sguardo umano quello che conta , quello che poi ci portiamo nel cuore come un brivido caldo che nessuna fotografia riuscirà mai a compensare.
Sono pienamente d’accordo. Ho smesso di fare delle foto molti anni fa. Mi servono brevi appunti e schizze. Leggo “Papà, fai presto! parte!” e rivedo subito la bimba ansiosa che si sporge, la stazione affollata, il carrello del venditore di panini e bibite, piatti caldi-caldi-caldi, che fa i suoi affari d”ultimo minuto attraverso il finestrino aperto del lunghissimo treno.
Petra! Certo, di bei viaggi ne hai fatti.
I tuoi ricirdi sono sempre dolcissimi. Purtroppo invece io di foto ne faccio ancora m ma ne cancello subito tante!