Pigramente guardavo un tg, alle sette di sera : solite notizie dalla Libia , solite polemiche sui conti pubblici italiani , solite facce sgradevoli della politica.
Poi ad un tratto un’immagine assurda : sta bruciando Notre Dame a Parigi.
Sembra una notizia fra le altre , poi minuto dopo minuto quel fuoco alto nel cielo ancora azzurro di Parigi diventa una grande nube bianca , poi le fiamme si fanno sempre più alte e violente : il tg smette di raccontare il resto e comincia la mia stupita partecipazione “ in diretta” di questa nemesi storica dell’Occidente , con cuore stretto comincio a temere di peggio e poi ad un tratto avviene : crolla la guglia di Viollet Le Duc, e poi collassa tutto il tetto di legno dell’antica cattedrale .
I parigini sull’altro lato della Senna guardano la Nostra Signora andare in fumo con lo stupore di chi pensa che stia avvenendo l’inimmaginabile.
Amo Parigi di quell’amore giovanile che nasce dai miei lontani studi , amo Parigi percè è attraverso la lingua francese che sono diventata europea, amo Parigi perché lì ho fatto la mia prima esperienza di giovane studentessa prima e di giovane donna poi.
Amo Parigi anche per i ricordi tristi che la coinvolgono . fu a Parigi che portai la mia bambina malata in un inutile viaggio della speranza : lì sono sempre tornata sentendomi a casa , c’è una fetta ben grande di Parigi nel mio cuore che sta bruciando sotto i miei occhi.
Passano le ore e non riesco a chiudere la tv, mi sembra doveroso consumare il dolore insieme alla folla annichilita . Spero solo che piano piano le fiamme si abbassino contro il cielo ormai nero in cui ancora si staglia con grande effetto teatrale il rosone illuminato dalle fiamme.
I mitici Sapeur-Pompiers di Parigi stanno lottando in centinaia con le scale troppo corte (!), sono l’orgoglio della città e sono anche tanto bravi , ma sembra che non ce la facciano proprio , la visione ha l’aspetto di un Armageddon.
Poi a notte fonda spengo , le mura perimetrali hanno retto , ci sarà tanto da discutere prima di avviare un restauro che adesso assomiglierà di più ad una ricostruzione.
Secoli di storia stratificati dell’antica cattedrale romanica sepolti dai rifacimenti falsi gotici ottocenteschi, tutto orgogliosamente mischiato con quel tipico orgoglio francese che ha sommato i secoli di storia , di tutta la storia di Francia.
Il presidente Macron guarda triste quel simbolo della sua Grandeur andare in fumo , sembra la solita vendetta della storia di fronte alla fragilità degli uomini.
La vecchia chiesa ha resistito alla Rivoluzione , a Napoleone , ai restauri ottocenteschi.
Ha resistito anche all’onda d’urto dei milioni di visitatori col selfie, ai gilet jaunes e ha sempre mantenuto quel suo fascino davvero profumato che ancora si poteva cogliere al tramonto passeggiando dietro l’abside nelle strette vie dell’Ile de la Cité .
Avevo qualche dubbio se andare a Parigi questa primavera ,
ho deciso di andarci , sembra doveroso un abbraccio alla mia città ferita.
Parigi o cara. Abbracciala teneramente anche per me; non la lascio mai, ma non ho la possibilità di andarci. La tua storia è vicina alla mia. La mia gioventù…è stata Firenze rovinata che m’ha strappata da Parigi, e poi la mia vita a preso una svolta. Ci sono ritornata finalmente qualche anno fa. Non dovevo né volevo più partire, ma questa è un’altra storia.
Che dolore. L’ha capito mia figlia; ha telefonato da Melbourne stamane e abbiamo pianto insieme.
La nave della Città. Bisogna ricordarci che fluctuat nec mergitur.
Avevo fotografato il motto …in place de la Republique ..dopo il Bataclan ..