Non si sa se se il nomignolo lo avesse coniato Carmelo Bene o addirittura fosse uscito dalla penna caustica di Ennio Flaiano , certo è che Franco Zeffirelli certe battute ironiche le attirava .
Addirittura dal suo nome è nato un aggettivo “ zeffirelliano “ e non è un complimento .
Eppure tanti anni fa , nei primi anni sessanta , io giovanissima e commossa vidi a Venezia alla Biennale Teatro al teatro della Fenice un esaltante Romeo and Juliet in inglese con straordinari attori giovanissimi . Emozione che provai di nuovo vedendo la versione italiana con Giancarlo Giannini e Annamaria Guarnieri.
Poi non ho più provato di quelle emozioni col teatro di Zeffirelli , meno ancora con i suoi allestimenti operistici troppo pieni di gente e di orpelli.
Ancora più fastidiosi i film operistici oltretutto rovinati dal playback , anche se di questo non possiamo addossargliene la colpa , ancora non esisteva lo streaming in diretta.
Si considerava moltissimo e in un certo senso era giusto considerarsi un grande : il bambino bellissimo e irregolare in una società ancora perbenista , orfano prestissimo aveva avuto dalla sua la fortuna di nascere a Firenze , di vivere nel bello e nella perfezione , in una città nella quale si trovavano vecchie signore inglesi che amavano aiutare un piccolo orfano ,
La sua formazione è stata un mix da feuilletton con i notevoli risultati fino a farne quel personaggio amato/ odiato famosissimo ed esaltato soprattutto nel mondo anglosassone,
Oggi lo si racconta con enfasi anche se da decenni i suoi film fossero decisamente brutti e i suoi allestimenti operistici pericolosamente datati , zeffirelliani appunto.
Un fiorentino con tutti i pregi e tutti i difetti di chi nasce da quelle parti e che forse è addirittura sopravvissuto a se stesso.