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Domenica mattina . Come un mulo ripercorro la stessa strada ogni volta che mi trovo a Monaco. Cinquanta metri , la scaletta e poi in Alte Peter , la chiesa con le Messe in latino e tanta , tanta musica.
Brillano sempre tutti i Santi nella navata centrale , al solito posto il solito orante sotto il pulpito laterale , la squadra di chierichetti abbondante e ordinata , ogni anno però sempre più scuri , alcuni addirittura neri.
Non ci sono più i chierichetti biondi d’un tempo , signora mia!
Il latino del sacerdote è anche più oscuro del tedesco, ingolfato di parole gutturali e dure a volontà. Ma io mi sento a casa , questo mio rito nel rito fa parte del piccolo mondo vicino al Virktualenmarkt in cui si trova di tutto.
Al Panis Angelicum , cantato benissimo da un tenore vero ,penso alle chitarre nostrane e sospiro, povera Italietta.
Prinzregententheater
Quando il cardinale Vincenzo Grimani scrisse il libretto non pensava al grandissimo successo dell’opera che Georg Friedrich Haendel avrebbe musicato per il Carnevale di Venezia del 1709: messa in scena per 27 repliche consecutive ebbe grande successo di pubblico e di critica .
La storia riguarda la madre di Nerone , personaggio in parte tragico che ben si prestava ad una versione musicale. Haendel fu in Italia per tre anni , poi la sua opera , salvo una ripresa ad Amburgo nel 1718 , le sue opere passarono di moda e bisogna arrivare al 900 per vedere di nuovo Agrippina sulle scene.
Ormai è quasi opera di repertorio viene considerata il primo capolavoro operistico del grande autore , piena di freschezza e di invenzioni musicali , comunque di difficile classificazione, viene correntemente definita “commedia satirica anti-eroica”.
Vi si narra dei raggiri che Agrippina , madre di Nerone attuò con spregiudicatezza per portare l figlio “problematico” sul trono di Cesare e della altrettanto famosa Poppea che poi in un tempo successivo ne divenne la moglie.
L’allestimento di Monaco si serve della regia di uno straordinario Barry Kosky e la direzione è affidata all‘inappuntabile Ivor Bolton , un maestro del genere e fedele presenza durante le estati bavaresi.
La compagnia di canto ha in Franco Fagioli la sua punta di diamante, il suo tossico-punk Nerone da solo vale la trasferta.
Ottime le due donne :Agrippina Alice Coote e la Poppea di Elsa Benoit, ma tutti sono straordinari cantanti/attori tra i quali brilla , per me ,l’unico italiano: Gianluca Buratto al quale devo inoltre l’avere attraverso di lui comprese le parole del testo , che sarebbe in italiano , ma che viene ahimè cantato nel barocchese spinto di tutti gli altri.
Sua la bellissima aria di chiusa della prima parte , sulla morte di Claudio e che divide in due lo spettacolo , nato in realtà con la divisione consueta dei tre atti.
Stupendi e divertenti i costumi, la scena con grande parallelepipedo rotante che si apre come una “boite à musique” a significare il ruolo massimo del potere ad un tempo e a sfondi di alcova nella divertente scena della seconda parte compreso il colpo di genio di Barry Kosky ( forse per me il momento più esilarante ) quando il campanello di casa Poppea ripete come un jingle il refrain dell’Hallelujah di cotanto autore.
Da citare anche il Continuo Ensemble con arpa , tiorba , violoncello e e cembalo , ma sarebbero da citare tutti , davvero.
La chiusa triste con Agrippina che resta sola , citazione e presagio di quando essa stessa avvisata da un indovino che l’aveva messa in guardia , pensa alla sua triste sorte quando sarà addirittura uccisa dal figlio per il quale avrebbe detto la famosa frase per cui tutto è lecito pur di arrivare al potere.
Seratona con teatro strapieno e divertito : risate e applausi , ovvero quando il teatro diventa il luogo privilegiato della fantasia e del godimento.
Anche quest’anno l’evento del Prinzregetentheater,, questo elegante teatro Art Nouveau (risale al 1909 ) si è aperto con il consueto appuntamento per la gioia degli appassionati barocchiani ( e non solo).