La sentenza della Consulta in merito all’enorme e delicato problema del fine vita , mentre ha dimostrato la totale incapacità del legislatore di affrontare il problema ,ha dimostrato che comunque nel nostro paese abbiamo un organo capace di affrontare e superare un articolo del Codice Rocco risalente addirittura al 1930 , codice nato nel periodo fascista e che di quel periodo evidenziava la filosofia di fondo che non considerava l’ipotesi di suicidio assistito ma lo rimandava addirittura all’istigazione del medesimo.
Non auguro a nessuno di dovere vivere la terribile esperienza di chi assiste impotente alla fine di una persona cara che muore senza speranza tra molte inutili e grandi sofferenze.
Vero che adesso si è fortunatamente sviluppato il ricorso alla medicina paliativa , spesso però questo può anche non bastare e nel silenzio delle corsie si muore meno dolorososamente di un tempo.
Per questo mi irrita la presa di posizione del Presidente dell’Ordine dei medici di Roma il quale si dice contrariato dal verdetto della Consulta e fin qui ognuno può pensarla come vuole , ma fare rirerimento al giuramento di Ippocrate davanti a casi estremi come quello del DJ Fabo mi pare una sottile forma di iprocrisia.
Adesso comunque il legislatore dovrà tradurre le indicazioni della Consulta in legge , mi sembra che la traccia sia ben chiara ed equilibrata , ci vorrà comunque coraggio da parte della classe politica; come sempre quando si entra nella sfera del più difficile , estremo , intimo momento in cui si intreccia la pietà con la sacralità della vita.