La Morte gioca a scacchi con il Cavalier Antonius Block di ritorno dalle crociate nel Settimo sigillo , il film di Ingmar Bergmann che ci fece conoscere il volto affilato e intenso di Max von Sydow.
Era il 1957 , poco si sapeva della cinematografia svedese e di questo grande regista teatrale che sarebbe diventato per noi giovani un autore di culto , venerato dalla mia generazione e non solo.
Il suo cinema in bianco e nero , così scarno e intenso , i suoi volti poi tanto amati , i suoi temi cosi’ universali tornano oggi prepotentemente in primo piano.
Max von Sydow ci ha lasciato proprio adesso , nel momento in cui la partita a scacchi con la morte è tanto più vicina alla nostra vita quotidiana , questa dipartita in tempo reale sembra scritta in quella sceneggiatura della vita che ci accompagna nei momenti di massima intensità.
Credo che l’immagine finale del film , con quelle figure che danzano in fila controluce sulla collina sia rimasta impressa nell’immaginario collettivo di tutti quelli che la videro tanti anni fa.
Un cinema povero di effetti speciali , pieno però di contenuti culturali tanto diversi dal cinema ridondante dei nostri giorni.
Fu così che imparammo che la Morte in molte lingue nordiche era maschile e il volto affilato del Cavaliere che gioca la sua partita a scacchi non è lontano da ogni persona che nel mondo di oggi gioca col misterioso virus che ci accerchia silenzioso.
Ricordo anche che il cavaliere aveva uno scudiero ,immagine dello scettico materialismo in contrapposizione col misticismo del cavaliere ma dovrei rivederlo per rinfrescarmi la memoria sul ruolo del simil-Leporello del film.
Ricordo anche che quel monaco nero non è un giudice severo , piuttosto un messaggero del Fato che sfrutta la paura per terrorizzare i poveri abitanti dei villaggi
Oggi , in memoria del grande attore scomparso vado a cercare il film sul Tubo per riguardarlo , visto che non abbiamo tanto da fare in questa nostra quarantena generale.