Che fatica mettere in scena ai tempi del Covid un’opera così carica di sesso come quel capolavoro assoluto che è il Don Giovanni di Mozart!
Eppure a Macerata ci sono riusciti , grazie ad una serie di concomitanze professionali favorevoli e al tentativo ( riuscito) di vincere comunque una scommessa .
Eroici tutti , da l regista Livermore in stato di grazia al direttore Lanzillotta alle prese con un’orchestra dilatata nello spazio laddove serve la massima compattezza sonora , come dire con un vecchio proverbio toscano “il bisognino fa trottar la vecchia”.
Si sono inventati un impianto scenico ridottissimo :solo due auto , un taxi giallo scassato sgommante e rumoroso quale luogo- ricetto di tutte le malefatte del libertino Don Giovanni e un Suv nero e minaccioso , la macchina del Boss con i suoi scagnozzi dalla quale esce un Commendatore stile Gomorra a regolare i conti con lo spavaldo seduttore , come dire che la morale di oggi fa i conti col potere nero del crimine organizzato .
Don Giovanni muore in scena all’inizio del dramma e tutto si svolge in un flashback ingegnosissimo dove hanno grande impatto le splendide proiezioni che il grande muro dell’arena rende anche più suggestive.
L’eroico mimo che resta cadavere per tutti i novanta minuti del primo atto nel gelo maceratese si chiama Lorenzo Venturini e merita un affettuoso applauso personale , anche perché è un ragazzo che ha cominciato a fare teatro con me , a scuola , tanti anni fa.
I costumi intelligenti giocano sul doppio binario dell’attualità mischiati a citazioni settecentesche eleganti in Donn’Anna , Don Ottavo e Donna Elvira , funzionali a mantenere quell’alone onirico necessario allo svolgersi del “Dramma giocoso mozartiano”.
La compagnia di canto , tutti giovanissimi e aggiungerei belli e bravi vedono nel già collaudato Mattia Olivieri un protagonista che vedemo presto nello stesso ruolo nei massimi teatri del mondo .
Gli fa da contraltare un Leporello degno compare , giovane e scattante al quale si richiede anche una certa abilità nella guida che canta benissimo il suo ruolo comico , anche a lui ,Tommaso Barea , auguro una sicura e solida carriera internazionale.
Terzo eccellente il Don Ottavio di Giovanni Sala , una voce sicura e un timbro molto piacevole , notevole presenza e una certa abiità a cantare “ il mio tesoro” avvinghiato ad una sedia nel freddo polare maceratese.
Ottime le voci femminili , di sicuro livello professionale in cui non saprei scegliere tra il calore (e il colore )di Donn’Anna di Karen Gardeazabal , messicana con una carriera già consolidata e Valentina Mastrangelo , una ennesima grande promessa che viene da quella terra campana che ci sta regalando le grandi voci femminili , una Donn’Elvira perfetta anche dal lato recitativo.
Zerlina è Lavinia Bini e completa in terzetto femminile , si deve a lei anche la fuga in macchina come driver , oggi davvero alle cantanti si chiede di tutto!
Completano il cast davvero eccellente il boss / Commedatore Antonio Di Matteo e il Masetto tracagnotto fra tanti esili splilungoni di Davide Giangregorio .
Se devo trovare una minima pecca , più che altro una mia personale perplessità è la soluzione adottata per il festino finale ,ma mi rendo conto quanto sarebbe stata difficile una vera tavola con un vero banchetto.
Geniale invece l’uso delle mascherine quando nel finale le due coppie Donn’Anna-Don Ottavio e Zerlina –Masetto si allontanano nel taxi scassato , come rigorosamente richiesto dalle norme anti Covid le indossano salendo in macchina.
Questo mio articolo si riferisce alla replica del 24 luglio , laddove anche il vortice depressionario è stato sconfitto dall’ottimismo tanto che una fettina di luna si è affacciata consolatoria tra le nuvole nerissime della vigilia, come dire che la musica , la grande musica vince su tutto , anche sul clima avverso al tempo della pandemia.
C’era anche il Coro Bellini, nella sua seppur minima apparizione, distanziato secondo la normativa, ma comunque impegnato in questa coraggiosa impresa.
chiedo scusa , che il coro mi perdoni ! siete sempre nel mio cuore anche se non ho potuto venire a salutarvi