Ho riscoperto un capolavoro ascoltato in mille versioni , è la prima opera con la quale si spera di coinvolgere i bambini ( ma non sempre ci riusciamo) , è l’opera tra le più gettonate tra quelle dei cartelloni classici , è l’opera che per molti resta legata alla bellissima regia “ cinematografica “ di Ponnelle, è l’opera nella quale , in una modesta riciclata edizione a Monaco un Juan Diego Forez ebbe l’ardire di far dire a Don Alonso la battutaccia sul chi siete: Riccardo Muti .. e giù i bavaresi a ridere .
Per dire in ultima analisi che il Barbiere di Siviglia è un’opera di cui non si butta via niente , ma che ormai credevo , a torto , consumata nei suoi effetti e nella sua musica.
Invece no , il capolavoro rossiniano mi è rimbalzato davanti in tutto il suo splendore in questi giorni di costrizione davanti ai teleschermi e credo che la messinscena del Teatro dell’Opera di Roma resterà nella storia del melodramma come i grandi classici Flauto magico di Ingmar Bergmann e il Don Giovanni di Losey.
Questa opera splendida riportata nel teatro , non a caso c’è pure scritta “ in presa diretta” è un capolavoro nel capolavoro , scintillante di trovate , brillantissima nella conduzione musicale , infarcita di trovate una più sfavillante dell’altra .
Niente di più tradizionale e al tempo di più legata al contingente e sono contenta che la si possa vedere su Raiplay per i prossimi sei mesi.
A tutti comunque ne consiglio la visione per passare una vigilia di Capodanno veramente straordinaria la sera del 31 dicembre su RAI 5.
I colpi di teatro inventati da Mario Martone sono così tanti e non vorrei elencarli tutti per non levare la gioia della scoperta ai futuri spettatori ,ma l’idea di far arrivare Figaro in scooter a teatro seduto dietro a un Daniele Gatti guidatore col casco e con le code del frack che sventolano sotto il giubbotto è già un inizio travolgente .
Quel Gatti sornione che gioca con un Rossini sfavillante , ma che si gira col taser in mano a misurare la febbre a Don Basilio mentre tutti si allontanano impauriti e indossano le mascherine.
Tra i giovanissimi cantanti brillano come perle i due “arcinoti “ Don Bartolo di Alessandro Corbelli e il Don Basilio di Alex Esposito , spesso la regia si ferma su di loro e giustamente , siamo all’empireo dell’interpretazione.
Bravi i giovani Figaro di Andzrej Filònczck, Almaviva di Rizul Gatin e una vivacissima Rosina Vasilisa Berzhanskaya , credo che molte “scoperte” le dobbiamo ad Alessio Vlad , attento e curioso direttore artistico che non sbaglia mai le sue scelte.
Vanno citati anche Roberto Lorenzi come Fiorello e Patrizia Miccichè, Berta.
Bellissimi i costumi eleganti e d’epoca , il coinvolgimento di tutto il teatro (verrebbe da dire Bravo! anche alle poltrone rosse), tutto è rigorosamente anti-Covid e tutto sfruttato ai fini musicali.
Il colpo di genio è la ragnatela che coinvolge tutto : la casa di Rosina e noi che restiamo legati nelle spire di questa pandemia dalla quale vorremmo uscire con quei liberatori colpi di cesoie finali .
Un proverbio toscano dice : il bisognino fa trottar la vecchia” , all’Opera di Roma hanno realizzato un massimo capolavoro nella costrizione più dura :
a dimostrazione che quando c’è la volontà e la cultura necessaria non c’è impedimento che tenga , penso che il Sovrintendente Fuortes debba essere molto orgoglioso del suo teatro e delle sue maestranze tutte.
Raro trovare ,come qui,insieme uniti cultura e divertimento!
infatti me lo rivedrò la sera di San Silvestro ! Un modo giusto per passare la serata