Per buona creanza una volta si diceva “ i paragoni son sempre odiosi” e questo è vero quasi sempre essendo il “quasi” la possibilità di rivedere le tre messinscena di Otello che Jonas Kaufmann ha cantato a partire dal 2017.
Nel suo primo Otello a Londra alla Royal Opera House il tenore al debutto ha avuto dalla sua un grande partner in un amico , quel Tony Pappano col quale aveva già fatto una notevole parte del suo percorso nell’acquisizione dei ruoli , tanto diversi tra loro passando da Puccini a Giordano .
Un amico , la cui italianità di origine lo ha indirizzato nelle sfumature del personaggio che poi il tenore con intelligenza ha fatto sue nel prosieguo del suo cammino.
Negli stupendi costumi che sono sempre una cifra degli allestimenti inglesi il suo Otello primigenio è di una bellezza sfavillante.
E’ venuto poi l’Otello di Monaco , facciamolo strano , facciamolo brutto e complichiamo le cose con un Gerard Finley per me addirittura fuori ruolo come Jago.
Anche la Harteros si muove male , una Desdemona nevrotica e attempata in una messinscena di doppie immagini , molte delle quali non aiutano la facile lettura del testo , solo il gioco del fazzoletto ( ma lo è nella ripresa video ) è giocato con abilità.
Ma a Monaco c’era Kirill Petrenko e tutta l’orchestra del BSO nel massimo del suo splendore .
Kaufmann ha avuto gioco facile , riprendendo le sottigliezze londinesi e sorretto dal prezioso appoggio del più grande direttore oggi sulla scena capace di guidare con la magia del suo gesto anche la preziosità del canto.
E arriviamo a Napoli , con le difficoltà delle norme anti.covid , la riduzione orchestrale , la impossibilità di muovere le masse corali , la rinuncia da parte della Palli di alcuni passaggi scenografici .
Eppure , nonostante tutti questi impedimenti questo terzo Otello kaufmanniano risulta per me essere il migliore dei tre.
La storia fila perfettamente , il racconto scorre con coerenza e se i puristi cercano Shakespeare in Verdi e i verdiani ci cercano il Bardo qui si trova un plot narrativo di tutto rispetto, ben recitato e cantato con felicità da tutti gli interpreti.
Kaufmann si è trovato una Maria Agresta in grande ascesa rispetto a Londra , sicura e bellissima in un ruolo che sente suo e anche il resto della compagnia di canto è abbondantemente sopra la media, Martone conosce bene il gioco di palcoscenico e una Emilia così determinante come quella di Manuela Custer è un lusso che pochi si possono permettere.
Jago di Golovatenko è prestante e forte , la cattiveria è di tipo militare e ci sta tutta , vista l’ambientazione.
Se poi ci aggiungiamo il fascino del San Carlo , di una intera città che ha in sé qualcosa di magico direi che questo Otello resterà nella memoria di molti come un evento eccezionale.
Super analyse
cerco sempre di essere obbiettiva
Condivido !!!….grazie un bellissimo resoconto!