In Italia da ieri non è più obbligatorio portare la maschera FFP2 anche all’aperto , primo timido segno di “normalizzazione “ in uscita dal momento più critico della pandemia.
Questo denudamento del volto provoca reazioni diverse tra chi si era abituato a celare metà del viso , anche se resta l’obbligo in molte altre occasioni al chiuso e crea in molte persone la difficile riappropriazione della propria totale identità.
Si scopre così quanto era comodo per le donne uscire senza obbligo di truccarsi , anzi era del tutto inutile farlo , quanto invece fosse importante lo sguardo , unica finestra dalla quale riaffacciarsi per raccontare il proprio pensiero.
Ho detto più volte rivolgendomi a qualcuno che mi salutava : -chi sei ? –
Comodo paravento a nascondere acciacchi e pensieri neri ;la maschera ci aveva abituato al mistero di sé , saranno in molti a rimpiangere quell’alone di segreto che involontariamente ci allontanava dal prossimo e ci permetteva valutazioni anche sbagliate su una persona che , magari incontrata solo durante questo periodo , nello svelamento totale ci racconta una realtà diversa e a volte contraddittoria.
E viene da pensare al fascino della “bautta “ veneziana , a quel “ ti vedo e non ti vedo” che era gioco e filosofia di vita .
Si deve anche considerare che la maschera , già molto in uso per motivi igienici nei paesi d’oriente ci ha anche molto protetto da tutte le mini infezioni delle vie respiratorie che ammorbavano in maniera più considerevole i nostri inverni di ieri.
Morale della favola : evviva la libertà , ma con judicio, portiamola sempre con noi perché va comunque rimessa sia in luoghi al chiuso , sia negli spazi affollati anche all’aperto .
Non la buttiamo via , potrà forse ritornare utile al ritornar del gelo autunnale e soprattutto nel caso ci faccia comodo raccontarci a metà.
Il fascino discreto del mistero non va sottovalutato.