Le immagini di guerra riempiono gli schermi dei nostri televisori da molti anni ormai ma questa guerra così pericolosamente vicina , con tutto il suo impatto emotivo per la somiglianza della popolazione ucraina al nostro comune vissuto europeo colpisce forse di più di tutte le altre guerre del medio oriente , guerre di polvere e di terre lontane .
Le immagini feriscono , ci sgomentano e poi ,dato che la televisione si nutre di pubblicità , si produce un salto brutale alla nostra vista .
Così si alternano visione di dolore e di morte a immagini patinate , levigate di un mondo irreale in cui si sorride felici su strade pulite , con macchine superdotate e accessoriate , si mangiano biscotti che sanno di cielo e si bevono fresche bevande in verdi prati fioriti.
Lo straniamento feroce paradossalmente sembra far parte della stessa informazione , ovviamente la televisione per essere su quei teatri di guerra ha bisogno di mezzi , i giornalisti che corrono sulle strade di Kiev , di Mariupol , di Leopoli rischiano la pelle , hanno elmetti con scritto PRESS ma sono professionisti comunque ingaggiati da testate che vivono economicamente dei proventi pubblicitari che ne consentono la vita.
Solo che il nostro occhio ormai non fa più differenza , con un cinismo cronico guarda la guerra e la pubblicità con la stessa mancanza di partecipazione.
Il gatto si morde la coda : se vuoi l’informazione devi accettare il compromesso che fa male al cuore .
In certi momenti mi viene voglia di cancellare la pubbicità che offende il dolore , in altri assurdamente vedo la guerra come un film
pieno di effetti speciali .
L’esercizio di separare emotivamente i due momenti tra la verità e la finzione richiede un senso ulteriore di comprensione .
Non sono convinta che tutti siano in grado di decodificarlo.