In un articolo che racconta dei rifugiati ospiti di un albergo a Rimini ( ma presto se ne dovranno andare perché gli albergatori aspettano i turisti) un bambino nel sentire il rumore di un elicottero che passa nel cielo dice : voroha ..nemico e si nasconde istintivamente .
Mi sono allora ricordata come un lampo me bambina , di corsa per strada a Firenze con la mamma che mi tirava il braccio perché era suonato l’allarme e dovevamo correre al rifugio antiaereo.
Mi faceva male un piede e quel dolore me lo sono portato dietro per anni.
Come mi sono portata dientro una forma di disagio psicologico ogni volta che sentivo volare gli aerei sopra la mia testa , specialmente di notte.
Durante il periodo della guerra in Bosnia ne partivano molti dall’aeroporto di Falconara come ne arrivavano dall’Ucraina portando i bambini di Chernobyl accolti nelle nostre case per difenderli dai rischi delle radiazioni della centrale atomica.
Eppure ogni volta avevo quella reazione inconscia , quel disturbo sottile che il rombo degli aerei di notte mi riportava incosciamente a quella corsa sul viale Belfiore a Firenze quando avevo sei anni.
Nella vita ho preso tante volte l’aereo , ma quella è un’altra storia , non riguarda la paura della morte che viene dal cielo . Quella rimane come un imprinting dall’infanzia.
Per questo le guerre non dovrebbero esistere più , per questo ogni speranza di accordo , ogni compromesso che ponga fine ai bombardamenti è sempre per me fonte di speranza .
La via del negoziato deve essere praticata con forza ,meglio se ci ci siede al tavolo con la dignità straordinaria come quella dimostrata dal popolo ucraino.
Lo si deve ai bambini , a quelli che fortunatamente sono ancora vivi , perché piano piano si spenga nel loro inconscio quel terrore sottile che provoca un elicottero che vola sulle loro teste.