La prima volta che incontrai Abraham Yehoshua fu attraverso le pagine di un libro bellissimo : Il signor Mani .
Ne nacque un amore per la sua scrittura che poi si allargò anche alla scoperta di tutta una serie di autori israeliani , alcuni dei quali poi ebbero anche il sopravvento sul mio primo amore letterario , ma il Signor Mani , con la sua struttura a ritroso fu un colpo di fulmine e quando stamattina ho letto la triste notizia che il mio caro amico (perché gli autori amati diventano amici personali ) non c’è più sono andata a riprendermi il primo dei tanti suoi libri allineati sullo stesso scaffale.
Tutti bianchi e molti dei quali importanti , fino all’ultimo piccolo libro italiano che tutto sommato mi è piaciuto un po’ meno dei suoi primi capolavori .
La scrittura a ritroso del Signor Mani , i cinque colloqui che scandiscono la storia di una famiglia e ne fanno una classica saga familiare aveva a suo tempo davvero toccato il mio cuore .
La scrittura pulita di Yehoshua ha il suo fascino , il suo essere sempre e soprattutto prima ebreo e poi israeliano lo pongono quasi a capofamiglia di tutta una serie di autori che si sono posti il grande problema della convivenza dei due popoli sulla stessa terra serbando sempre uno sguardo aperto anche se mai ha trovato nella sua lunga fatica di letterato la forza e la capacità di un superamento definitivo della questione palestinese .
Aperto e attento al mondo che lo circondava mi ha raccontato Israele e la vita del suo popolo portandosi dietro il nodo insoluto della convivenza difficile.
Fu comunque lui ad aprirmi una conoscenza che mi servì molto quando andai per la prima volta nella biblica terra dei padri , mi sembrò di essere a casa , tanto aveva contibuito il grande scrittore con la sua arte a farmi capire le contraddizioni , le sofferenze , le conquiste e l’orgoglio di un popolo che è per noi un po’ padre e un po’ fratello.