Uno screenshot

Eravamo in novembre ,per l’esattezza il 30 novembre 2020 in piena pandemia e il BSO mandava in onda dei preziosi video che si chiamavano  Montagsstuck:

Il Montagsstuck numero 5  fu un regalo inimmaginabile : una Bohème senza cori , senza tutta l’allegria del Café Mumus , solo un solitario cameriere con la mascherina , comparsa muta , ci ricordava la triste condizione in cui vivevamo tutti , ma con un cast importante e soprattutto con un Jonas Kaufmann nelle vesti , ormai abbandonate da tempo , di Rodolfo.

Il resto della compagnia era formata soprattutto da cantanti della compagine sempre valida e ricca di tradizione del teatro con la sola eccezione di Rachel Sorensen Willis , una dolce Mimì.

La messinscena antica ,direi anzi storica di  Otto Schenk ci riportava alla semplicità di un tempo , sapevamo che i  cantanti erano soli nel teatro vuoto , cantavano senza il pubblico e sappiamo quanto quel vuoto può pesare più di un macigno per la resa artistica .Eppure , nonostante un certo sfasamento con i cori fuori scena il miracolo pucciniano si snodava sotto i nostri occhi in tutta la sua poesia.

Ho visto e rivisto tante volte quel prezioso cimelio nel quale ho avuto la conferma della preziosità del canto di Kaufmann che sembra quasi semplicemente parlare , tanto il suo canto sgorga naturale e il Do della “speranza” nasce talmente naturale da non accorgersi della ripresa in diminuendo che chiude l’aria.

La controscena al canto di Mimì è perfetta e della festosa compagnia dei quattro al caffè il tenore sembra addirittura il più giovane tra i colleghi che giovani lo sono veramente .

Ma c’è un passaggio , un attimo di terrore nello sguardo di Rodolfo quando smarrito si volge verso Musetta , sono attimi prima della morte di Mimì che ho cercato di fermare nello screenshot, fino a quando non ci sono riuscita.

E’ la paura della morte , autentica , e lo sguardo smarrito la coglie , è un attimo di sgomento di un realismo che fa quasi male.

Non so come si possa entrare così totalmente nel personaggio  in una condizione quasi improvvisata , in un teatro vuoto .

Ci sono tornata ancora una volta perché ci sono attimi che valgono moltissimo e confermano tutto quello che una volta ancora si può dire di Kaufmann : ecco un artista! 

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