Sono passati cinquanta anni , ma Pier Paolo Pasolini è ancora più vivo che mai nella memoria di chi lo aveva amato nei suoi scritti , nelle sue poesie , nei suoi film.
Ricordo quella mattina di novembre quando la radio trasmise la notizia , sembrava incredibile e ad un tempo assurdamente tanto realistica da non sembrare vera .
Era la fine di un suo film : quando cominciammo a vedere le foto del corpo straziato del poeta nel fango , tra le baracche di quel luogo disadorno ci sembrava davvero che fosse la scena di un set .
Il mistero che circondò la verità sulla sua fine , chi furono i mandanti veri , chi volle chiudere la bocca di quel grande intellettuale che gridava forte dalle pagine del Corriere della sera “IO SO” .
Era una voce troppo scomoda e quel terribile vaticinio che accompagnò la sua ultima intervista suona ancora valido nelle nostre orecchie.
Lo ha commemorato con un grande affresco sulla Tv7 Aldo Cazzullo , un vero servizio pubblico fatto da una televisione privata ci dice quanto siamo messi male politicamente .
Il suo ultimo libro incompiuto , Petrolio , è forse la chiave che ispira maggiore sgomento e le pagine mancanti . scomparse nel nulla, urlano più di tutto quello che il poeta aveva raccolto nel tempo per quella ricerca sul male nero del nostro paese che bene si intonava al titolo viscido che aveva voluto dare ai suoi appunti.
Una persona che fu a me molto cara e che aveva militato nelle fila della Brigata partigiana Osoppo Friuli mi aveva raccontato la tragica storia della malga Porzus , la stessa brigata nella quale combatté e morì il fratello più giovane di PPP, ; erano partigiani giovani , ragazzi liceali e credevano in un futuro che ancora oggi stentiamo a vedere nel nostro paese attraversato com’è da strani rigurgiti nostalgici.
Per quanto mi riguarda , nella mia piccola fetta di memoria , il compito di ricordare fino a ché avrò voce quello che ancora non è il nostro paese : una vera democrazia compiuta.
Grazie!
4 novembre! l’alluvione.