Un programma televisivo “ vintage” in seconda serata che riguarda l’Arena di Verona , una nota firma del giornalismo del secolo scorso , Enzo Biagi.
Mi metto a a guardare e vedo una signora elegantemente seduta sugli spalti , abbigliamento composto stile negli anni sessanta che racconta come il suo papà , noto tenore a inizio secolo una sera seduto con amici sul Liston si era messo a pensare cosa fare per il centenario della nascita di Verdi.
Alzando gli occhi aveva guardato l’Arena . Con gli amici , tra cui il Maestro Serafin , era entrato e piazzandosi dove c’è adesso il palcoscenico aveva intonato Celeste Aida.
Dal lato opposto , in alto , gli amici avevano scoperto come la voce corresse perfettamente in quello spazio e così nel 1913 nacque la prima Aida areniana.
Passano poi nel programma vari spezzoni di diverse edizioni : quelle tremolanti in bianco e nero con gli animali in scena , quelle un po’ più recenti dove gli animali non c’erano più ma rimanevano le grandi masse.
Incredibilmente suggestiva una messinscena con tutto il popolo che corre sui gradoni fino in altro , più di mille persone ; un’altra con la lunga fila dei sacerdoti che arrivano fino in cima , tutto un florilegio di immagini una più grandiosa dell’altra.
Il Maestro Renzetti giovane giovane , la Cossotto che racconta e io penso quanto Aida e l’Arena siano un tutt’uno ; molto intelligentemente ha fatto Kaufmann a cimentarsi per la sua prima volta con un’opera intera il classico dei classici in questo spazio così fortemente identitario.
Personalmente , pur essendo stata varie volte a Verona avevo evitato l’Aida , mi pareva troppo banale.
Invece i classici vanno considerati per quello che sono e se dovessi consigliare in futuro dei giovani un metodo per avvicinarsi alla lirica oggi direi di andare a Verona a “vedere” L’Aida .