Un verso di Leopardi : mi risuona in testa come un eco lontana e me lo provocano gli appelli , gli inviti che piovono da tutte le parti : “alle 18 mettetevi alla finestra a cantare” , oppure : “oggi è il giorno dell’abbraccio” , fate girare .
Mi provocano un senso di disagio , non riesco a seguirli , a coglierne il lato positivo , io certamente non risponderò a questi appelli e poi piano piano comincio a capire il perché di questa mia insofferenza e provo a darmi una possibile risposta .
Chi ha al massimo cinquanta anni anni non conosce davvero la paura : hanno un vuoto dentro fatto di tante cose inutili con le quali sono stati abituati a gestirsi la vita poco agra che hanno avuto la sorte di vivere : cercano di riempire il vuoto di valori con rituali scaramantici che assomigliano a cerimonie tribali , non c’è nessuna sacralità nel modo di affrontare qualcosa di duro e di nuovo che li trova impreparati .
Seguo sui social e noto che solo quelli che hanno superato quella linea d’ombra che fa così vulnerabili riescono a trovare altre vie del pensiero : chi sta oltre quella linea legge , ascolta musica , pensa , scrive , riflette nel silenzio.
Contrariamanente a quanto si potrebbe pensare sono crollate le vendite on-line di libri , il tempo che si è fermato spaventa , ma non al punto di fermarsi davvero a pensare , totalmente inesistente qualsiasi forma di pensiero religioso , una specie di fermo immagine che non promette niente di buono . se e quando passerà la paura lascerè solo macerie , questo tempo vuoto non verrà riempito da nessun valore recuperato.
Il silenzio straziato di non potere seguire chi ci lascia verso l’ultima dimora sembra essere meno importante di non avere la palestra aperta , il bar per l’aperitivo , il tempo per la cenetta o il wekend in campagna .
La pubblicità ci ha martellato per decenni e ironicamente seguita a martellarci di immagini festose di una vita futile fatta di rituali falsamente sereni.
E appunto “ all’apparir del vero” resta come un pugno di mosche in mano .
Beati quelli ,pochi , che riusciranno a crescere dentro veramente alla fine di questa pestilenza medioevale che comunque la si percepisca di fatto è la “livella” di cui parlava il grande Toto’.