Amare Mahler

La copertina è stropicciata , molte pagine segnate con leggeri segni a matita è il libro sul quale riapro il mio amore per Gustav Mahler , scritto da Quirino Principe e sul quale ritorno spesso  perché rileggo volentieri questo straordinario compendio di biografia e saggio su una delle figure più affascinanti della musica .

Stavo per scrivere del Novecento ,ma Mahler nasce a metà dell’Ottocento e muore all’inizi del secolo successivo . 

Eppure non riesco a valutare la sua musica circoscrivendola in un tempo esatto .

Ripercorro le sue prime quattro sinfonie , quelle con i testi accompagnati dai Lieder , poi il terzetto delle tre sinfonie di mezzo  i(n realtà si possono ascoltare quasi come un unicum ) poi i tre ultimi straordinari lavori .

Ma poi dove lo metto Das lied von der Erde?

La musica di Mahler è tutto un fluire che comprende anche i Lieder : dai Fahrenden gesellen ;  (bellissima la traduzione “uno che passa”) . al ciclo dei Wunderhorn , fino ai Rückert , gli ultimi miracolosi canti di un piccolo uomo “straniero sempre “, come la sua celebre definizione . 

Leggo e rileggo , ripasso le mie sottolineature e ne aggiungo di nuove , l’ultima è di pochi giorni fa : un sottile richiamo tra il secondo Lied ( il solitario in autunno ) e il secondo dei quattro Lieder di Strauss dei Vier Letzen.

Mondi che si intrecciano e mi fanno anche riflettere , per esempio non avevo mai pensato che in  un raggio di non molti chilometri in Boemia erano nati a poca distanza di tempo Dvorak, Janacek e Mahler, tre autori diversi tra loro , ma uniti dall’essere tutti e tre sudditi della stessa Kakania  il che mi riporta anche a Karl Krauss.

Ascoltare Mahler significa pensare a Klimt , a Schiele , a tutto lo Jugendstil ,all’infelice Hugo Wolf , insomma a tutto il mondo che amo e che mi piacerebbe  in un immaginario viaggio nel tempo tornare per respirarne quell’aria di decadente fine di un’epoca che

come poche altre ha segnato , nel bene e nel male , la fine di un mondo che abbiamo perduto.

Una piccola nota a piè di pagina riporta che Bruno Walhter avrebbe voluto due voci maschili per Das Lied von der Erde , in effetti rileggendo l’ultimo Lied : der Abschied sembra proprio impossibile che possa cantarlo una voce femminile .

Lo portai all’uscita del Theatre Des Camps Elisèe a Jonas Kaufmann , fu incuriosito e forse anche rassicurato sulla sua scelta di cantare l’intero ciclo con una sola voce maschile.

Chissà se poi se lo sia ricordato ?

Penso di si perché qualche anno dopo mi fece una dedica particolare sul Cd di quello straordinario concerto.

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