Pietre d’inciampo

Ce ne sono anche ad Ancona , un piccolo gruppo in Corso Garibaldi , la gente ci passa sopra e credo che domandandolo a cento persone sono molti poche quelle che ne conoscono il significato.

Ci ho pensato oggi , in un giorno della Memoria forse più faticoso di tanti altri dei quali ho scritto o parlato forse perché il particolare momento politico mondiale in cui viviamo suscita echi di irrazionalità umana più di altri anni in cui ci era sembrato che l’orrore fosse davvero buttato dietro le spalle della Storia.

Invito i miei pochi lettori a ricercare quelle tracce nelle vostre città , se ci sono , guardatele bene perché li c’è il nostro passato oscuro e finché quelle piccole mattonelle dorate brilleranno e finché quei nomi non saranno dimenticati avrà un senso celebrare ancora in questa fredda giornata di gennaio il ricordo di un orrore che è nostro dovere trasmettere alle generazioni venute dopo di noi perché ho veramente paura che la mia generazione sia l’ultima che troverà ancora un senso nella rituale celebrazione.

Impossibile?

Nella striscia di Gaza ci abitavano due milioni di persone  , oggi sappiamo che sono stati uccisi dall’esercito israeliano cinquanta mila di loro , forse mal contati se si pensa che ce ne siano ancora tanti sotto le macerie.

Non è la percentuale biblica che impressiona , di genocidi è piena la Bibbia e le deportazioni in massa di intere popolazioni è avvenuta in tanti periodi storici da sembrare una cosa normale , vista con la prospettiva storica.

Quello che impressiona , oggi in un mondo in cui possiamo vedere il risultato di tanto orrore sono le macerie che ininterrottamente mostrano dall’alto quella massa informe di detriti che furono storie di famiglie , vite vissute , dolori incancellabili.

Dicono che ci vorranno secoli per rimuoverle tutte ,ma nessuno dice dell’odio che seguiterà a covare nel ricordo dei sopravvissuti.

Se guardiamo una vecchia mappa della Palestina la vediamo grande come adesso sono la somma dello stato di Israele e le due scomposte parti palestinesi.

Quando all’inizio del Novecento i sionisti realizzarono il sogno di riportare gli ebrei della Diaspora nella loro terra del latte e del miele usarono una violenza nei confronti dei secolari abitanti di quelle terra .

Nacque allora il dramma di cui non vediamo una fine possibile.

Come far diventare concreta l’dea di “due popoli due stati “se nel mezzo c’è lo stato di Israele come un bubbone che divide la Cisgiordania a Est e la striscia di Gaza a Ovest?

So benissimo che una cosa è il popolo ebraico a cui mi legano legami religiosi e affetti personali e altra cosa è la violenza di uno stato oppressore , forte della conoscenza culturale che lo fa più forte e soprattutto della superiorità economica che ne ha fatto un unicum all’interno del panorama medio-orientale.

Ho letto con amore e devozione i libri dei miei amati scrittori israeliani , conosco la volontà di quasi tutti gli intellettuali ebrei  di riuscire a vivere in pace con i palestinesi che convivono nelle loro città , nei villaggi e ai confini dei kibutz.

Ma un ricordo personale mi riempie di sconforto nei confronti di questa utopia : ero in macchina  tra Tel Aviv e Gerusalemme e sulla strada ogni tanto si formava un ingorgo che poi si scioglieva appena superato il villaggio .

“Sono palestinesi “, era stato il moto di fastidio e forse di malcelato razzismo con il quale il mio colto accompagnatore “sabra” indicava il disagio di quegli ingorghi.

Finché da una parte ci sarà l’odio profondo di chi è arrivato a rubare una antica terra ai secolari abitatori e dall’altra parte una strisciante forma di superiorità intellettuale pericolosa per il disprezzo per i poveri incolti ex padroni di quelle aride terre che invece loro hanno reso fertili e ubertose non vedo la possibilità di una pace possibile .

A meno che gli interessi dei confinanti Emirati arabi non ritengano  nel loro interesse economico praticabile una soluzione : questa era la strada degli accordi di Abramo , tragicamente interrotti dall’azione di Hamas il 7 ottobre 2023.

Solent green

Al supermercato , forse suggestionata dalla pubblicità , prendo dal reparto surgelati una zuppa di verdure , penso che magari un giorno di pioggia in cui non avrò voglia di cucinare potrò provare questo esperimento di cucina.

Normalmente mangio solo verdure tresche e minestre di legumi che oltre tutto mi vengono abbastanza bene.

Oggi però era il giorno giusto , sono tornata a casa un po’ tardi e ho tirato fuori dal reparto surgelati la busta  misteriosa .

Leggo con cura le istruzioni , in realtà semplicissime , apro la busta e verso il contenuto nella pentola.

Con stupore mi accorgo che si tratta di dischetti tondi , verdi-arancio , sembrano piuttosto delle fiches per giocare al Casino.

Copro e aspetto , a fuoco medio , gli indicati sette minuti  , girando ogni tanto .

Alla fine il passato di verdure ha un aspetto piacevole , lo assaggio e senza gridare al miracolo , ammetto che è buono.

Solo che in quel momento esatto mi viene in mente un film di fantascienza intitolato “2022 i sopravvissuti “ nel quale si raccontava che in una futuribile metropoli americana sparivano i vecchi e un baldo poliziotto aveva scoperto la fine dei medesimi , i quali finivano volontariamente in una specie di clinica dalla quale uscivano trasformati in grosse pillole che servivano a sfamare l’umanità in crisi alimentare.

La somiglianza con i dischetti del mio minestrone era perfetta , mi sono anche ricordata che il titolo originale del film era Solent green e che quaranta o più anni fa quello mi era sembrato un film apocalittico.

Per la seconda volta in pochi giorni sono ritornata indietro , quando i film di fantascienza erano di moda , adesso non fanno più ridere ,

e non so se ricomprerò più il minestrone surgelato.

invasione degli ultracorpi

C’era qualcosa di finto nel salone del Campidoglio americano dove si svolgeva la cerimonia di insediamento del nuovo Presidente che mi ha fatto restare davanti alla tv anche se l’avevo accesa per vedere tutt’altra cosa.

Mi ha affascinato quella platea ordinata di gente medio borghese con le signore che erano andate tutte dal parrucchiere, con quegli uomini in giacca e cravatta pronti ad alzarsi tutti insieme per degli applausi a comando , una platea di burattini finti.

Molto più fantascienza della fantascienza anni Cinquanta quando per rappresentare gli alieni si ricorreva a figure mostruose  che facessero paura ai bambini . 

Ma un ricordo ad un  tratto mi ha riportato indietro , ci fu un film che mi fece paura e in italiano si chiamava L’invasione degli ultracorpi.

Raccontava che nelle quiete case borghesi americane degli strani  grossi baccelli ( per cui lo chiamammo il film dei baccelloni ), venivano messi vicino agli umani dormienti da una qualche identità aliena che nella notte ne riproduceva le fattezze si che al mattino c’erano delle copie di esseri senza emozioni e pensiero umano che si aggiravano per eliminare la specie umana .

Era una metafora perché in quegli anni era la paura del comunismo che si poteva leggere sotto traccia della fantascienza e ricordo anche che alla fine veniva svelato il mistero da qualcuno che non credeva a tutti quegli pseudo umani che non avevano reazioni alle emozioni degli umani veri.

Ebbene , guardando la platea che omaggiava Donald Trump mi è venuta il mente L’invasione degli ultracorpi.

Quegli umani  plaudenti erano tutte copie degli umani veri che dormivano nelle loro perdute identità.

Forse ci vorrebbe un cane che attraversi la strada e che qualcuno urlasse per l’emozione e ridestasse gli umani dormienti.

Ma forse è davvero troppo tardi.

P. S. Il titolo originale è Invasion of the Body Snatchers

Il nostro Medioevo

In una Washington blindata e surreale nel gelo artico che la attanaglia oggi giurerà il 47esimo presidente degli Stati uniti davanti a una corte di vassalli multimiliardari tutti corsi ad omaggiare il pluricondannato Donald Trump , primo presidente eletto colpevole di molti reati di quello che un tempo era considerato il tempio della democrazia.

Ricordo che nei miei verdissimi anni avevo in camera il poster prezioso dell’Usis con tutti gli stati i cui nomi imparavo a memoria come una litania

Era il sogno americano che intere generazioni hanno coltivato e che oggi si è infranto per sempre davanti a questa ondata di follia criminale di una destra proterva e egemone in tutto il mondo.

Staranno intorno al monarca i Besoz, gli Zuckerberg, il padrone cinese di Tik Tok e soprattutto quel pazzo visionario di Elon Musk che già ci circonda con i suoi satelliti realizzando fedelmente lo sguardo del Grande Fratello di orwelliana memoria.

A completare la corte i più cinici sovranisti del mondo , quelli che leveranno i diritti ai poveri del mondo che pure li hanno votati ,per darli ai ricchi : dall’Argentina  all’Ungheria passando dalla rappresentante tedesca di AFD  alla  francese Marine LePen, tra loro in ottima posizione l’unica europea invitata a corte : la nostra Meloni , la borgatara che non esita a dire che il suo insegnante di inglese è stato Mikael Jackson e che un libro lo ha letto , quello si , anche se poco ha capito del senso vero della Compagnia dell’anello.

Invito all’Europa non pervenuto , noi periferici colti e illusi che abbiamo creduto nello stato sociale , che abbiamo accantonato tutti gli odi secolari per formare questa utopia di cui andiamo ancora fieri perché anche se imperfetta l’Europa dei popoli è ancora l’ultimo baluardo di civiltà del mondo occidentale, noi ufficialmente non siamo stati invitati.

Siamo convinti che la nostra presidente del consiglio ci rappresenterà tutti o che anche lei sarà una Trump -card utile ai disegni egemoni di questa ributtante congenie di pseudo democratici dediti solo ad arricchire i ricchissimi?

Siamo una minoranza tanto elitaria quanto perdente.

Benvenuti nell’inverno del nostro Medioevo.

Storielle

E’ noto che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano e specularmente gli italiani stimano i tedeschi ma non si fidano d loro.

La storia ce lo conferma da secoli ed è banale sentir dire in Italia : il tedesco è troppo difficile e non tengono conto che per farsi capire in Germania basta un inglese basico , che parlano davvero tutti , non come da noi che in quanto a lingue siamo alla preistoria.

Questo pensavo al solito quando ero in aeroporto , un posto infernale nel quale però si può vedere meglio il comportamento dei propri simili ed è un eccezionale posto di osservazione.

Ritrattini emblematici :ultimo appello per un volo , una famigliola con tre bambini si accorge un po’ tardi della chiamata ,il papà velocemente raccoglie tutte le cose abbandonate , pulisce i sedili , controlla per terra e getta ,dividendo scrupolosamente nei diversi contenitori dei rifiuti ,ogni sporcizia.

Contemporaneamente la mamma allattante riveste il piccolo pupo e anche lei raccoglie tutto il possibile , i bambini grandi ordinatamente in  fila aspettano, al passaggio finale non resta traccia della loro permanenza. Meglio evitare paragoni con analoga italica vicenda.

Un giovane altissimo e  bellissimo , probabilmente un indossatore ,  che mi mette un po’ a disagio per la sua inquietante figura ,occupa due posti con la borsa ,ma quando arriva una coppia di anziani si alza di scatto , aiuta a sistemarsi l’invalido e corre con grande falcata a comprare giornali e caffè per farsi perdonare dalla coppia riconoscente.

Per carenza di personale Lufthansa non c’è più l’assistenza sotto bordo , però all’interno del Terminal leggo un cartello  :  (fortunatamente mi ricordo che Tamino grida Zu hilfe ) ovvero Help , aiuto ..capisco e mi offrono un pensionato che mi aiuterà a portare la sedia a rotelle che non disprezzo per permettermi di prendere la coincidenza .

ll vecchietto arranca , il mio  Gate è proprio l’ultimo e penso che anche in Germania sono ridotti male se ricorrono ai pensionati per un lavoro che dovrebbe essere fatto da ragazzi.

Salvo che alla fine per eccesso di corsa sotto bordo il mio protettore mi scodella con frenata troppo vicino alla diabolica scaletta di ferro dell’aereo e io  plano sopra il primo scalino , a pelle di leopardo, con entrambe le ginocchia.

Le ginocchia bruciano , ma la coincidenza è salva anche se non riconosco più la mia Germania , come diceva il noto libraio di Friburgo.

Un gesto

Forse non si ha neppure la percezione di un gesto se questo non resta fissato da un obbiettivo.

Avevo pubblicato a confronto due foto che mi ritraevano nella stesso momento alla fine dei Pagliacci , solo che tra le due foto che a prima vista mi sono sembrate identiche ,non ci avevo fatto caso, c’era un particolare molto diverso

Dieci anni esatti erano passati fra le due foto , la stessa emozione e lo stesso sincero moto di ammirazione nei confronti di un cantante che avevo già cominciato ad amare da molti anni.

Guardando meglio mi sono accorta che avevo addosso la stessa giacca di velluto viola scuro e probabilmente anche se non si vede

In entrambe  la stessa comodissima borsa , non abbastanza da sera ma che mi consente da decenni di metterci dentro guanti , cappello , sciarpa , programmi e in passato anche macchina fotografica.

Infatti quella specie di shopper è bene in vita in diecine e diecine di foto in tutti i teatri d’Europa.

Ma quello che è tanto diverso fra le due foto è il gesto di affettuosa confidenza che ho nei confronti di Jonas nella seconda foto.

Gli ho messo con naturalezza la mano affettuosamente sulla spalla e mi ricordo che gli stavo dicendo : sei come Robert De Niro ormai!

La sua testa affettuosamente reclinata verso  di me  in ascolto di  una vecchia dama che è anche riuscita a portarlo nella piccola e lontana Ancona per ritirare il Premio Corelli alla carriera.

Da quel gesto in quella foto ho capito che ormai siamo davvero diventati un po’ più amici.

L’artefice magico

Foto di Angelo Capodilupo

Rotola il pagliaccio fuori dal sipario rosso e il Prologo comincia a cantare , e’ bravissimo e mi sembra di non conoscerlo , poi comincia a levarsi i grandi  occhiali , poi il cappello con i ricci e mi accorgo che è pure bello, voce stupenda , ops  : ma  è Jonas ! 

“Il teatro e la vita non son la stessa cosa “, mai sentito così  sillabato senza retorica ed è proprio vero , la magia è iniziata.

Arriva nel paesino calcinato , nella semplicità della scenografia di Ponelle , il traballante furgone .

La storia la sappiamo e una bellissima Nedda , una Agresta perfetta nel ruolo si muove quasi danzando nella sua aria malinconica.

Canio è quasi anonimo sullo sfondo , si muove lentamente, ma con i minimi gesti che compie capiamo la sua indole violenta,  sono particolari impercettibili.

Poi , semplicemente, la sua  violenza cresce e sembra crescere anche nella figura , il suo canto perfetto e studiato nei minimi dettagli pare addirittura essere un accessorio in più.

Non recita : è Canio che monta la sua disperata gelosia si che quando scappa di scena inciampando nelle misere vesti di pagliaccio pare cadere davvero.

Il suo rientro in scena mette paura , e’ di un furore freddo e palpabile , la sua disperata storia d’amore entra nella pelle .

Un canto lacerato ma che non lascia nessun margine ad effetti accentuati , misuratissimo e grande : Jonas Kaufmann a distanza di dieci anni mi regala un nuovo capolavoro di interpretazione.

Sono certa che nelle repliche cambierà sempre qualcosa , ormai è talmente padrone della scena che ne diventa un unico personaggio più vero del vero.

Ancora una volta mi regala uno spettacolo indimenticabile.

Viaggio a Vienna

 C’era da immaginarlo : viaggiare e’ diventata una scommessa . Partenza con una buona mezz’ora di ritardo e il resto a cascata ; in più una novità negativa : l’hostess Air Dolomiti  in volo mi informa non esserci  piu il servizio assistenza sottobordo anche se richiesto, a Monaco risparmiano perché non hanno abbastanza personale .

Mi cade l’ultima speranza di prendere la coincidenza poi il fato dira’ diversamente accumulando i disservizi.

Arrivo comunque con ragguardevole ritardo in una livida Vienna , e’ notte e solo la mia smaliziata prontezza di spirito mi fa beccare al volo un taxi molto conteso , il taxista evidentemente catapultato in Austria da molto lontano , non conosce neanche le strade e con molta pazienza vedo  infine brillare l’insegna del mio albergo …

Non ci sarebbe molto altro da dire ma io amo socializzare con il prossimo e anche questa volta ho motivo per raccontare belle storie di giovani , il che in tanto pessimismo diffuso mi fa ricredere sul futuro di chi verrà dopo di noi.

Prima bella storia : si siedono vicini a me , separati dal corridoio un ragazzo e una ragazza : in anni lontanissimi erano  stati compagni alle elementari , mai più  rivisti :ora

 lui prof. a Copenaghen , lei prof. a Toronto .

Marchigiani nel mondo , parlano allegramente durante il volo per Monaco , si scambiano ricordi , si raccontano progetti e quando scendiamo correndo verso le varie avventurose coincidenze vorrei abbracciarli e ringraziarli perché loro sono la speranza del domani

In volo c’è anche una deliziosa donna con un bambino biondo piccolissimo e nel marsupio la sorellina di cinque mesi , anche lei viene a Vienna e serenamente gestisce il piccolo biondo già obbediente bambino tenendo al seno la piccolissima dormiente .

Pratica di voli e di gioventù, bravissima e calma,  i suoi due pargoli non piangono e lei con i suoi occhi chiari e i capelli raccolti nella semplice coda la vorrei porre ad esempio per le nuove madri nevrotiche e incapaci , mi e’ solo dispiaciuto non poterla ringraziare per la sua gentilezza nei miei confronti , esistono ancora persone positive e concrete nel mondo.

Buona vita a tutti i miei compagni del volo Ancona Monaco . 

Quanto a me , cerco disperatamente di pensare solo alla musica che mi aspetta . 

Secondo giorno

Non ce l’ho fatta neanche ad arrivare a Santo Stefano . A metà di Kartnerstrasse  sono tornata indietro. Le mie cartilagini erano così rigide che sembravo un burattino rotto . 

Sono rientrata in albergo avvilita , il vento dei Carpazi aveva vinto.

Poi nel pomeriggio il miracolo : stessa temperatura , meno raffiche , sono arrivata sorridendo al Musikverein.

Decrepito sistema consegna gurdaroba , si sprecano anche i resti in centesimi ,vale anche per il programma.

Poi l’incantesimo al tocco della prima nota e ho pensato che una volta nella vita si deve venire qui a sentire la musica , chiunque diriga.

Magari poi se e’ Zubin Metha siamo molto in alto in classifica .

Al primo attacco degli archi della terza sinfonia di  Mozart per violino e orchestra, violino solista Pinchas Zukerman , vedo tutti sorridere , suonano sorridenti e sorridiamo anche noi, pura delizia.

Per uno strano bis il violinista attacca due note : e’ un’aria natalizia, mi sembra la versione popolare della ninnananna di Brahms e cantiamo tutti , tutta la Golden Saal si unisce al coro .

Nel mio piccolo in italiano anche io canto ..buonanotte Gesu’….

Meglio questa gag che l’ormai improponibile battimani della Radewskimarch.

Dopo l’intervallo arrivano in tantissimi , difficile contarli, saranno più di cento . Sono un organico mostruoso . Torna l’omino magico , siamo perfettamente coetanei e per fortuna sua si arrampica da solo sulla sedia e attacca la Nona di Bruckner e qui dico una eresia : per fortuna non l’ha finita.

Momenti bellissimi e altri che non riesco ad apprezzare, mia massima colpa . 

Zetha dirige senza partitura davanti ma si vede bene quanto conosca la musica che gli sgorga dalle piccole mani per più di un’ora.

Forse non sono all’altezza di apprezzare l’intreccio dei temi , ma tendo a distrarmi e noto che finalmente anche le orchestrali donne hanno la stessa divisa degli uomini in giacca scura e pantaloni chiari d’ordinanza . 

Meno male perché e’ finita un’altra discriminazione. 

All’uscita, dopo la lotta per riprendere il piumino ci sono le carissime amiche viennesi ad aspettarmi , Gabriele e Hedith e andiamo insieme a cena davanti all’Opera .

Inutile mio tentativo di pagare , spero di riuscirci domani , mi godo la vista della scritta luminosa che sulla facciata del teatro porge l’estremo saluto a Otto Schenk.

Terzo giorno

Sfido il nevischio e arrivo in Cattedrale . Sono premiata da una Messa grande con coro e orchestra in omaggio al Tyrolo e inizia con deliziose coppie di vecchietti che arrivano danzando un valzerino al suono di una specie di fisarmonica, poi seguo sul foglietto e tutti cantano , pure intonati.

Saranno anche molto di destra in questo momento ma i loro costumi sono bellissimi e io ho una bella propensione per le maschere eleganti. Una dama ha un cappello talmente bello che vorrei pure fotografarla , poi non oso  perché sono abbastanza suscettibili.

Cade neve leggera , vado verso il Caffè dell’Opera . Mi aspettano le amiche , poi arriva anche Angelo , di nome e di fatto , che mi aprirà le magiche porte .

Cavalleria , classica e perfetta con una grandissima Garanca e un sostituto di lusso  ( Tetelmann è malato ) , Luciano Ganci un Turiddu ineccepibile, 

Curiosamente la messinscena , gli abiti neri delle donne mi ricordano un mio spettacolo , la mia Alcesti che ambientammo in un sud mediterraneo, belli comunque i neri scialli sulle nere vesti.

La conosco talmente a memoria che ne riconosco anche qualche debolezza orchestrale.

Poi dopo l’intervallo mi fermo . Qui ci vuole un capitolo nuovo , ne vale la pena.

Camminare

Un tempo avevo gambe più agili , un tempo camminavo volentieri ,per molti anni ho avuto il cane da portare a spasso e sono stati anni in cui i pensieri erano liberi di correre nella mia testa .Me ne accorgo ora che il camminare è diventato il trasferire il mio corpo da un punto all’altro spesso calcolando anche la possibilità di accorciare le distante tagliando un percorso , svicolando attraverso stradine secondarie.

Niente è così bello come il pensare liberamente ,senza il peso e la fatica di trasferirsi per qualche doverosa incombenza : la libertà di avere buone gambe era , senza che io me ne accorgessi, anche la capacità di guardarsi intorno , di osservare il mutare delle stagioni nel cambio dei colori della natura , nella gioia di incontrare qualcuno senza averlo programmato come un dovere .

Forse tra le cose che mi mancano di più, in questo appesantimento degli anni è proprio la gioia del cammino senza condizionamenti.

Forse è per questo che non ho più voluto prendermi un cane , so che non proverei più la gioia di lasciarlo correre davanti a me mentre la mia testa correva libera dietro ai miei pensieri.

Comunque stamattina mentre avendo fatto un breve percorso ero arrivata a comprare alcune piccole piante dal mio abituale fioraio  e nel momento di pagare col telefono  ho letto una breve notizia : Cecilia Sala è libera e sta tornado a casa .

E’ stato un attimo , un lampo di gioia e i sacchetti con le piante non mi hanno più pesato per niente . Ho camminato più leggera , non era tanta la strada per arrivare al parcheggio ma per qualche minuto ho camminato come un tempo . 

Un pensiero leggero fra tante tristezze che appesantiscono i miei passi in questo nostro  tempo .

Tornando a casa  le margherite gialle le ho piantate sorridendo.

La speranza

E’ il primo enigma della principessa Turandot  :… di notte nasce ed ogni giorno muore …. la ha usata anche Papa Francesco per farne il tema di fondo di questo anno giubilare : é la speranza!

Ed è veramente qualcosa che assomiglia a un ultimo appello al quale ci rivolgiamo tutti in questo nuovo anno che si annuncia già abbastanza difficile , con tutti i conflitti aperti , con i problemi irrisolti del cambiamento climatico , sempre più evidente anche agli stolti negazionisti , con l’ondata migratoria dal sud povero del mondo verso questo nord impaurito e incapace di accettare la  mutazione 

biblica che non sappiamo gestire.

Ciascuno di noi , nel proprio piccolo mondo di privilegi non voluti cerca di dare risposte , di darsi un segno di cambiamento , di sentirsi meno solo per affrontare un domani che sarà davvero incerto per le nuove generazioni.

Vago e incerto sentire , niente di concreto nella vuota parola magica , serve però per andare avanti .

In definitiva anche il principe sconosciuto aveva cominciato da li il suo percorso vittorioso , visto mai che sia la strada giusta?

Sono previste migliaia e migliaia di genti in visita a Roma per questo Giubileo , magari i pellegrini non avranno un bastone da far fiorire per accogliere le loro preghiere , ma come diceva Pascal : gli uomini non avendo nessun rimedio contro la morte , la miseria e l’ignoranza , hanno stabilito , per essere felici , di non pensarci mai.  proviamoci allora ancora una volta, visto che ormai sembra l’unica una strada praticabile.

Dunque , speriamo.

Anno dopo anno

Da Magdeburgo a New Orleans , il passaggio da un anno all’altro sembra ripetere la stessa follia , un uomo alterato e preda di suoi inferni interiori si scaglia su persone inermi e felici , là un mercatino di Natale , qua il passaggio simbolico del calendario .

Ovviamente tutto è ammantato di ideologia ed è estremante riduttivo pensare che siano ideali di fanatismo religioso a  smuovere  le azioni delittuose, no,  queste servono solo a coprire gli impulsi di menti malate che cercano giustificazioni ideologhe al loro delirare.

C’è un modo di dire tedesco per indicare il passaggio da un anno all’altro , Rutsch“ scivolare dal vecchio al nuovo , noi non stiamo scivolando ,stiamo precipitando in un giorno sempre uguale e sempre più illogico e terribile.

Sbaglia il futuro presidente degli USA a pensare che questa follia sia colpa dell’immigrazione clandestina , ci pensi un attimo prima di urlare “ al lupo”.

Qui siamo di fronte a elementi coltivati in vitro di folli in cerca di motivazioni che rendano le loro pazzie nobilitate da presunti ideali cresciuti nelle loro menti malate .

La giustificazione islamica , comunque la vogliamo etichettare , è il risultato di antichi odii che l’Occidente non è riuscito ad arginare .

La scia di sangue che scorre da un anno all’altro ci deve invitare a pensare ai tanti errori che le cosiddette democrazie occidentali coltivano e seguitano a perseguire , negando ed emarginando un pensiero diverso che incita solo all’odio .