Un’ estate da regina

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Solleone. L’imponente mole della Reggia di Caserta sembra sfumare nella calura, ma lassù in alto dietro la statua della fontana di Diana e Atteone si nasconde un luogo prezioso ,l’Aperia , luogo di bellezza e miele , come dice il suo nome fantasioso.

Un’ estate da Re è arrivata all’ultima serata , una manifestazione che come mi dice con orgoglio il direttore artistisco Antonio Marzullo è riuscita in un’impresa rara da queste parti : unire le forze e in questo modo arrivare alla sua terza edizione totalizzando un numero di presenze a numeri molto alti per una manifestazione estiva nata tutto sommato da poco.

Unite le orchestre del San Carlo di Napoli con l’Orchestra del Verdi di Salerno e stasera sotto la bacchetta di un maestro dall’italianissimo nome di Stellario Fagone ma che arriva , insieme al suo prezioso compagno e amico grande tenore addirittura dal BSO di Monaco,la manifestazione si conclude con un recital di canto di altissimo livello internazionale.

Maria Agresta è riuscita nell’impresa di portare a cantare in questo magico luogo il tenore del secolo : lei bellissima e affascinante nei due splendidi abiti scelti con cura per le due parti del concerto ha la statura di una vera diva , la cui voce sempre più bella e sicura incanta il pubblico che la festeggia con l’affetto dovuto ad una conterranea famosa.

Arriva circondata dai tantissimi familiari orgogliosi di lei : il papà emozionato , le sorelle trepidanti per la loro piccolina diventata così importante e commosse anche perché stasera sentono di più un vuoto recente che le accomuna nella memoria.

Lui Jonas Kaufmann , sudatissimo e del tutto informale , si è fatto come tutti la faticata in salita per arrivare a piedi al luogo delle delizie , lo si vede comunque contento di essere qui in questa Italia tanto amata e sempre più sua.
Una certa aria di improvvisazione , una confusione molto campana non riesce comunque a rovinare la festa.

Tutto all’inizio sembra abbastanza improbabile : il chioschino che non vende quasi niente , il red carper liberato dalla plastica all’ultimo momento , l’incertezza di quando e come fare aprire il cancello….

si aggiungano figuranti sciolti dal sudore in pesanti abiti settecenteschi , un presentatore “ore rotundo” oversize, le luci che proprio non riescono a inquadrare mai ,ma proprio mai i cantanti insieme, sembra creare incertezze, ma è vita e qui la vita è tale anche nell’allegra confusione disorganizzativa .

Poi siccome siamo alle porte di Napoli tutto si aggiusta , tutto funziona magicamente e che la serata abbia inizio.

Anche il programma viene abbastanza modificato al momento  , qua e là Maestro e suonatori svoltano pagine alla ricerca del pezzo giusto . Jonas la fa da padrone , si diverte molto e si vede.

Le due parti del concerto sono comunque scandite molto intelligentemente . Nella prima parte musica lirica : ci appaiono davanti Mimì e Rodolfo , Tosca e Mario  , poi infine Otello e Desdemona e in questo pezzo i due che seguitano ad intrecciarsi in teneri baci alla fine di ogni aria , fanno veramente scintille : si sente quanto questa musica sia già stata interamente loro , quando l’hanno cantata insieme a Londra lo scorso anno.

La seconda parte è dedicata alla grande canzone italiana , alle classiche romanze d’un tempo . Molti spettatori partecipano canticchiando i motivi del cuore.

Maria ci regala un paio di preziosità : il Bacio e la Vucchella fanno delirare il pubblico di casa .

Jonas si leva  la soddisfazione di cantare le canzoni napoletane in perfetto idioma partenopeo. Io  l’avevo sentito anche in anni lontani ma adesso la sua Catarì è diventata un gioiello di arte canora e di recitazione.

Poi la cosa  buffa è che anche il suo italiano , sempre più fluido si è napoletanizzato , già parlava correttamente tante lingue , adesso ne ha aggiunta anche un’altra : il napoletano e parlandoci ci se ne accorge , eccome!

I bis sono trionfali , la coppia fa scintille , il pubblico li osanna , una signora urla :siete pure belli!

La serata caldissima volge alla fine e come nelle fiabe degne di una reggia succedono anche cose rare , ma forse hanno fatto parte del sogno, il sogno di una notte d’estate nella strepitosa reggia di Caserta.

Saltzburg

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Estate caldissima , di festival in festival .

Ritrovo Salisburgo sempre uguale , sempre piena di turisti in gruppi accaldati , sempr più invasa di asiatici.

Un solo concerto  anche perché il resto é tutto sold-out ,

 La grande sala del  Festpielhaus è pienissima , il pubblico è addirittura seduto anche ai lati della fossa , ricoperta per l’occasione ma io che ho ascoltato per la prima volta questo Italieniches liederbuch di Hugo Wolf nella preziosa sala del Musikverein di Vienna capisco subito che il pubblico di Salisburgo non ha la stessa calda partecipazione .

I quattro movimenti in cui Deutch ha diviso la storia sono segnati come sempre dal colore degli scialli di Diana Damrau , il tablet nelle mani di Jonas non c’è ( il miracolo di questo mostro di memoria che solo tre giorni fa vestiva ancora i panni di Parsifal) , l’aspetto globale del racconto è addirittura accentuato dalla mimica dei due amanti dispettosi ma …la magia con il pubblico non si è creata , eppure qui sono in gran parte di madrelingua e potrebbero partecipare molto di più.

  Fuga finale di gran parte del,pubblico , un solo bis…ma il brivido che mi hanno dato i tre lieder finali della terza sezione del canto di Jonas valevano comunque la serata .

La linea melodica affidata alle voci ´, la preziosità della musica raffinata di Wolf la si coglie meglio dopo diversi ascolti che per fortuna ho potuto rivivere in una bella serie rubata da una fantastica ladra in quel di Budapest durante la passata serie di concerti primaverili , io questi stornelli che tutto sono meno che italiani me li sono goduti pienamente.

Ma faceva molto caldo e anche i tre sul palco non vedevano l’ora di finire . Direi comunque una serata minore che sicuramente ha reso bene alle casse dei protagonisti e del Festival .

Ovviamente nessuno é sceso a salutare lo sparuto gruppo di fedelissime in attesa .

L’enturage di Jonas sempre più scostante , il divismo fa di questi scherzi a chi vive di luce riflessa . Il lieder maximo sempre più ristretto nel frack sottotaglia vive bene solo in scena , nei suoi magici personaggi . Ormai ci si deve accontentare dei ritagli di un Kaufmann che fu e che per fortuna ho vissuto in anni bellissimi seguendolo .

Adesso che è preda del suo successo planetario ci dobbiamo accontentare  dei momenti magici che comunque con la sua diabolica arte vocale riesce ancora a regalarci .

Diana Damrau è deliziosa , Deutch prezioso …il resto non dico …c’è sempre un nuovo appuntamento dietro l’angolo.

Ancora Parsifal

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Si dovrebbe sempre vedere uno spettacolo perlomeno due o meglio tre volte . Ho inaugurato il festival di Monaco con il Parsifal e col Parsifal un mese dopo l’ho chiuso . Ebbene , alla fine questo spettacolo  mi è piaciuto ancora di più.

Poi i cantanti , tutti quanti al termine di una bella fatica ci hanno dato dentro con maggiore forza , se fosse stato possibile.,

Una Stemme clamorosa Kundry , reduce dalle tre serate del Ring come Brunnhde , Kaufmann dai suoi giri ballerini spagnoli , Koch da Wotan e Holländer. Pape a meta ‘ con Bayereuth …e poi la rivelazione Gehrharer nel ruolo di Amfortas che ha fatto pure una Liederabend in più non prevista.

Insomma tutti ben provati e soprattutto l’elfo magico Petrenko che per l’occasione si è tagliato anche un po‘ di barba ed è addirittura stato omaggiato con lancio di fiori ..dall’orchestra.

Se vogliamo capire la standing ovation bisogna viverla qui in certe magiche serate.

Ho addirittura cambiato idea sul finale e sulla regia , discreta ma molto più decisa di quanto non avessi apprezzato in prima battuta.

Il finale con la luce bianca è proprio bellissimo .

In tranquilla defilata posizione Frau Merkel ogni volta mi fa vergognare dei nostri politici italiani . Di tutti gli schieramenti.

Notarelle a margine : Kaufmann che raccatta sistematicamente i fiori al proscenio , Pape che se ne va senza lasciare mai un autografo , la folla delusa perché  i divi sono rimasti a festeggiare dentro , le pochissime  persone nel backstage …scelto con criteri misteriosi dalla Frau segretaria che mi ricorda tanto la Frau di  Frankenstine ….

In delirio  di potere .

Ho visto tantissimi amici veri , amici facebookiani e lettori dei miei piccoli pezzi del blog.

Si parte per Saltzburg , la calda estate continua.

Aus einem Totenhaus

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Un’ora e quaranta di musica stravolgente : un Lager infernale in cui si dibattono anime perse ,creature segnate da destini violenti , un inferno di vivi .

La regia di Frank Castorf si avvale di una scenografia di Alexandar Denic’ che ruota su se stessa, tra luci taglienti e immagini video riprese a vista , l’occhio cinematografico ingrandisce l’orrore mentre ce ne porge sconciamente i particolari .

Gran bella musica e gran bel teatro e poco mi importa di sapere le storie di questi dannati della terra , un tenue filo della memoria mi rimanda ad un Dostojewski riletto da poco, ( si era dato alla Scala in un allestimento stupendo e diversissimo di Patrik Chereau ) .

Questo è molto più slavo nell’animo , molto più duro da reggere , ma in fondo è quello che ci racconta Leos’ Janacek con la sua musica ed è quello che resta nei nostri animi induriti alla fine del racconto nel quale si fondono sangue e sperma , lacrime e terrore,

Come al solito bravissimi tutti gli interpreti e sono davvero tanti. Il direttore d’orchestra è una donna dal polso , duro , si chiama Simone Young ,viene dall’Australia e ha la stazza delle donne di quel continente , da ricordare anche le riprese video a vista  di Andreas Deinert e Jens Crull un miracolo di tecnica registica in simultanea.

Il teatro é pieno di un pubblico entusiasta , penso con raccapriccio al forno di un italico teatro davanti ad un’opera in ceko …con millanta bravissimi cantanti -attori . Cose di Monaco , qui sono ben addestrati a tutto.

Cito per correttezza un po’ di nomi , tutti da ricordare a cominciare da Peter Mikulas a Evgeniya Sotnikova , da Ales’ Briscein a Bo Skovhus  ma farei torto a tutti gli altri :russi , tedeschi o americani , tutti ugualmente perfetti nei rispettivi ruoli.

Questo è uno spettacolo di quelli importanti da vedere dal vivo , ma per apprezzarne meglio la misica ci si augura la ripresa in Dvd, comunque da risentire..

Di mostre in mostra

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Alla KuntsHalle la mostra Du bist Faust?  Da ignorante e polemica mi è bastata un‘ora scarsa per vederla .

Riassumo : ottima idea , scenograficamente ineccepibile , ma oltre al fatto che non sono tedesca e che il Faust di Goethe non è proprio il mio libro da comodino , mi si è posto il problema di „ leggere „ comunque la mostra in chiave figurativa.

Dunque : spezzoni di film ( Mephisto, l‘Età dell‘innocenza , vecchi reperti tedeschi , ma manca il bellissimo film russo di pochi anni fa!) .

Riferimenti musicali , ovviamente . Il Faust di Gounod , la Damnation de Faust di Berlioz , casualmente (?) si sono dimenticati del Mefistofele di Boito.

il concetto è rappresentare il Faust che è in ciascuno di noi , quindi molti specchi su cui si va a sbattere e soprattutto molte croste ottocentesche , del genere „pompier“ … che non mi entusiasmano proprio .

Bellissimo un solo Kiefer , ispirato a Margarete e soprattutto ispirato alla Totesfuge di Paul Celan . L‘amica coltissima a cui la mostra è piaciuta molto , mi ha pure spiegato che su quella poesia Kiefer ha addirittura fatto una serie di quadri che  lei ovviamente aveva visto a Venezia …

L‘ignorante si inchina e resta comunque della sua idea . In fondo la storia di Faust e Margherita occupa solo una piccola parte del poema…e ci sarebbe tutto il Faust due , ma forse troppo difficile anche per i curatori di mostre bavaresi.

 

Alla Haus der Kunst , enorme scenografico monumento alla follia hitleriana si fanno mostre di arte  contemporanea , sublime vendetta storica , trionfo dell‘arte degenerata!

Pare che recentemente il direttore fosse addirittura nero…. in effetti gli enormi spazi di nefasta memoria , oltre ad essere un naturale set per film sul nazismo sono anche tanto grandi da giustificare le grandi installazioni .

Attualmente una mostra di chiama Blind faith , fede  cieca , non ho capito bene in che consista, ma l‘arte contemporanea ha questo di bello : è molto fotogenica .

Inoltre al secondo piano c‘e una mostra interessante e molto suggestiva di un autore indiano , ispirata ad una storia terribile , un tragico incendio di cui furono vittime piu di 400 fedeli , intitolata Disjuntures.

La mostra è una specie di cammino della memoria , mi hanno molto colpito i letti bruciati di un dormitorio , in cui le reti sono in realtà tutte suole bruciate di scarpe e il gruppo scultoreo in terracotta delle 409 vittime .

Certe volte anche l‘arte contemporanea mi piace molto.  Mi fa pensare.

 

 

 

 

 

 

Götterdämmerung

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Siamo arrivati alla fine : l‘eroe  puro soccombe , il lungo racconto dai mille significati si chiude . La mastodontica impresa di Wagner , il suo superbo tentativo di raccontarci il mondo finisce amaramente .

Mi domando quanto il Nazismo ci abbia trovato di trionfale in questa fine cosmica . Siegfried simbolo della pura razza ariana ?

Più mi addentro nelle pieghe della storia e più scendo negli abissi dell’animo umano.

Solo Bruhnnilde „Erlösung durch Liebe „ si purifica correndo verso il fuoco con il cavallo Grane, fin qui Feuerbach poi con la lettura del mondo „come volonta‘ e rappresentazione „ Schopenhauer non ci offre molte speranze .

L‘Anello deve ritornare al Reno , la Wille, la volontà è questa . Del resto ce lo aveva già detto Erda : Alles was ist , endet.

Amare parole ‚ ovunque volgiamo lo sguardo sul mondo civilizzato riconosciamo la tendenza a degenerare della razza umana‘ ….e non sono parole mie ! è  una lettera di Wagner.

Ma il fiume che  torna a scorrere ci dice   di una fine e una rinascita continua , questa è la speranza della musica, anche se Alberich nonostante tutto vive e allora siamo di fronte ad una sorta di  filosofia ciclica : il male precede , si spegne e di nuovo sopravvive alla Storia stessa.

 Nel rogo del Wahalla cosa possiamo leggere ? Tutto e il contrario di tutto .E forse questo è il fascino di questa musica infinita.

 L‘ultima serata dell‘allestimento monacense chiude in bellezza . Viste in prospettive le tre giornate più  il prologo diventano un unicum molto positivo .

Grande , grandissimo Kiril Petrenko alla guida di un‘orchestra perfetta in tutte le sezioni .

Trionfo per Nina Stemme , stasera veramente bendetta dagli dei , anche il Sigfrido di Stefan Vinke che mi aveva lasciata un po‘ perplessa la sera del Titelrole , stasera è  stato ineccepibile.

Di grande livello l‘Hagen di Hans Peter König come la Dammerau nel doppio ruolo di una Norne e di Waltraude

,bravo come al solito Markus Eike , Gunther.

Di altri avevo già scritto via via , ma devo dire che un Ring dato con una compagnia di canto a questi livelli forse solo Monaco se lo può permettere oggi.

 L‘allestimento sottotono della prima serata ha avuto un andamento in crescendo fino alla intelligente e stimolante chiave di lettura dell‘ultima serata , di sicuro scenograficamente la migliore di tutte .

Ben risolti alcuni momenti topici ,in maniera originale e senza forzature stranianti., su tutti la morte di Sigfrido , dato come una notizia d‘agenzia tra molti fogli volanti , persone che corrono come formiche impazzite e stranamente ho anche pensato alla morte di un mega-manager.

Mi ero ripromessa di non comprare più i programmi enciclopedici , oltretutto rigorosamente solo in tedesco , ma a questo non ho resistito ,la copertina bruciacchiata ad arte era troppo bella e poi mi servirà di testo per studiarmi ancora un po‘ di questa lingua difficile che ho cominciato a parlare …con la cameriera ungherese e col tassinaro turco.

Vespri Siciliani

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Les Vêpres Siciliennes’ ovvero

Il  Grand-Opera verdiano, di cui tutti conosciamo l’Ouverture e la famosa aria «  o tu Palermo «  ovviamente nella traduzione italiana , quella che anche se non proprio tanto  frequentemente viene data in Italia.

Strano destino quello delle grandi opere francesi di Verdi : il Don Carlo-Carlos , in quattro o cinque atti ha avuto il grande successo che meritava , di questi Vespri oserei dire che il successo è stato decisamente meno grande anche perché forse il libretto non si rifaceva agli amati Shakespeare e Schiller , ma ai buoni librettisti Scribe e Duveyrier  che peraltro lavoravano già ad un precedente rifacimento donizzettiano.

Questa edizione di Monaco poi direi che  non è proprio il  massimo , già vista anche in televisione , pecca di troppa fantasia germanica e osa anche una strana commistione musicale contemporanea per sdrammatizzare il balletto .

Tentativo comunque ampliamente buato , anche se in fondo non era poi così male…

Ma in mezzo a tanto Wagner un tuffo nelle arie di casa è stato comunque molto gradito.

Mi si perdoni ma mi taccio sulla compgnia di canto . Il migliore sicuramente il baritono Petean che aveva anche il grande pregio di cantare davvero in francese , direi l’unico.

Qualche imbarazzo e la solita supponenza di Erwin Schrott che alla fine , meno male, ha ringraziato il suggeritore.

 Ma la serata ha avuto un risvolto imprevisto e piacevole : avendo  intravisto Leoluca Orlando e avendo avuto l’occasione di conoscerlo personalmente tanti anni fa sono andata a salutarlo . Era raggiante e mi ha comunicato con orgoglio che dal pomeriggio di oggi Omer Meir Wellber sarà ufficialmente il nuovo direttore artistico del Massimo .

Con lui il Sovrintendente Giambrone e il maestro Ferro che diventerà Direttore onorario a vita .

Riporto la notizia ufficiale sul blog insieme alla promessa di andare presto a Palermo . L’invito mi è stato fatto formalmente , sarà  mia cura onorare il gesto gradito.

Orlando Paladino

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Come ogni anno durante il Festspiele il Bayerische Staatsoper regala agli appassionati anche uno spettacolo barocco nella suggestiva cornice del Prinzegententheater.

Qust‘anno la scelta è caduta sull‘opera più famosa ( e più rappresentata di Haydn)  , liberamente ispirata all‘Orlando furioso dell‘Ariosto.

Leggo dalle preziose fonti che vado cercando qua e là che ne esiste la versione tedesca intitolata Ritter Roland.

Il libretto fu scritto da Carlo Francesco Badini rimaneggiato da Nunziato Porta e rappresentato la prima volta nel 1782 in Ungheria al Castello Esterhaza a Fertöd.

Il soggetto eroicomico mette in scena nei tre atti canonici le avventure e sventure di Orlando , di Angelica , di Rodomonte , della Maga Alcina e del servo Pasquale , una ennesima variante di Sancho Panza .

 Questa rappresentazione , sotto la bacchetta di uno specialista del genere, Ivor Bolton , che non fu tanto apprezzato recentemente a Roma nel Requiem di Rossini e che invece qui ho avuto modo di apprezzare tante volte è veramente di un divertimento unico.

Si ride e si ascolta una musica preziosa che però senza tutte le trovate sceniche che si susseguono senza sosta potrebbe rivelarsi ad orecchie non aduse leggermente ripetitiva .

 Invece …invece quando si ha sottomano Haydn nella sua opera probabilmente più felice ( non a caso anche la più eseguita tuttora) e una regia provocatoria quanto basta tutto diventa magicamente velocizzato.

La trovata maxima è quella di avere ambientato tutto in un cinema anni cinquanta nel quale si da un film muto ovviamente in bianco e nero con le didascalie classicamente incorniciate ,

Ma questo non basta  : prima del film c‘e il film che racconta le storie dell‘operatore piuttosto porno , del gestore sporcaccione , della cassiera e della servetta giovinetta vezzosa.

L‘inizio clamorosamente osé ci porta poi nella storia della storia : il film ovviamente è intitolato Angelica e Medoro , il tutto viene raccontato su due livelli , in primo piano il cinema , sullo schermo la storia In costume, ma l‘osmosi veloce tra i due  livelli serve a velocizzare il racconto .

I cantanti si travestono praticamente a vista , gli attori muti ma fondamentali per realizzare un plot narrativo nel plot classico ariostesco sono diretti magistralmente .

Il regista ,da tenere d‘occhio , si chiama Axel Ranisch che si è fatto intervistare con il gatto voluttuosamente accarezzato in grembo è decisamente geniale .

Cantanti e attori stanno al gioco , si ride molto , le tre ore volano, la musica ne viene esaltata al massimo .

Abbiamo già  Masetto e Zerlina , abbiamo già una sorta di Calalogo cantato dal servitore , Mozart seguiva una strada già ben tracciata e qui lo sentiamo benissimo.

Direi che cantanti e attori vanno citati tutti a cominciare dal bellissimo Rodomonte di Edwin Crossley-Mercier che canta ,balla e recita pure …il Pasquale di David Portilllo , Orlando ridicolo di Mathias Vidal , Medoro di Dovlet Nurgeldiyev , Angelica Adela Zaharia , Alcina  Tara Erraugt, Eurilla Elena Sancho Perez , tutti cantano benissimo in italiano , tutti padroneggiano perfettamente la lingua ..ma di italiani non ce n’è nessuno !

Un plauso notevole alla coppia di attori Gabi Herz e Helko Pinkowski ( una specie di Bobo in carne e ossa).

Che dire , queste cose così fa rabbia non pensarle anche a casa nostra , veramente in questo caso lo dico con un po‘ di amarezza.

 Passare il Brennero farebbe bene a pubblico e critica , si eviterebbero cantonate clamorose.

Foto di Angelo Capodilupo

Siegfried

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Dopo il tempo del Mito dell‘Anello e il tempo della tragedia della Walkiria con il Sigfrido entriamo nel mondo della fiaba . Ci sono tutti gli ingredienti : Il biondo ragazzo che non conosce la paura , gli uccellini che parlano , il drago , la fucina del nano ,e poi il viandante misterioso , gli enigmi da sciogliere.

Di tutta la Saga Sigfrido è sicuramente la pagina più ostica e forse per questo quasi mai rappresentata singolarmente .

C’e in effetti un cambio di registro tra il secondo e il terzo atto , l‘autore letteralmente gira pagina e questo finale  altro non diventa che il prologo all‘ultima giornata la quale  non a caso si apre sul viaggio di Sigfrido sul Reno.

Del resto Wagner lo aveva detto …lascio Siegfried nel bosco ….

Che però  prima di uccidere il drago si era chiesto : doch heise mich das : har der Wurm ein Erz ? ( mi chiedo se il drago ha un cuore …) ed e‘ attraverso il sangue  di quel cuore che Sigfrido capirà un nuovo linguaggio ma gli verrà anche detto : ora guarda chiaro , vedi come finisce…..

 Un terzo atto musicalmente strepitoso che anche in un allestimento tutto sommato modesto e anche un po‘  datato con un primo atto di una bruttezza quasi imbarazzante si riscatta per la musica travolgente , per questa orchestra mirabile che sotto la guida dell‘incredibile piccolo uomo magico diventa uno strumento unico , una massa compatta e al tempo piena di raffinatezze quasi cameristiche.

Si capisce bene che tredici anni non sono passati invano , ogni tanto affioravano qua e là nella lunga prolusione di Wotan accenni a momenti di Hans Sachs e nel finale travolgente d‘amore sappiamo che Tristano è passato di lì.

 Grandi interpreti , tutti dalla perfetta vocalità wagnerina . Il riassunto  lo farò alla fine …..stasera vale la pena di ricordare quelli che ci perderemo per strada : Mime di Wolfgang Albringer-Sperrhacke , l‘ Erda della solidissima Okka  von der Dammerau, Fafner di Ain Anger che si giova forse del momento scenico più suggestivo , l‘apparizione del Drago.

 Non sono in grado di apprezzare ( o meglio di stigmatizzare ) l‘ironia antiebraica dell‘eloquio di Mime mentre ho capito bene la tristezza del saluto di Erda che ritorna nel suo eterno sonno., il suo fallimento presago della fine del tutto mi ha provocato quel brivido in più che scandisce la fine non compresa di Wotan.

Non riesco a parlare serenamente di Stefan Vinke . So che il ruolo è impervio ma scenicamente sa solo ridere da grullo e roteare la spada . Francamente davvero un po‘ pochino.

 

 

Ripensando Siegmund

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Ho capito di trovarmi in una serata eccezionale via via che la musica mi entrava nel cuore. Riflettevo e aldilà della meravigliosa performance del Met di tanti anni fa stavo realizzando che in forma scenica la Walküre  Kaufmann non l‘aveva più cantata.

C‘era stato il classico bidone a Baden Baden ma mi era stato giocoforza consolarmi. Oltretutto era in forma di concerto e poi Ghiergiev e compagnia non erano da buttare …ma…

Cosi appena ho cominciato a sentire questo Siegmund che attaccava il Winterstürm come un Lieder ho cominciato ad inabissarmi in una forma di miracolo musicale.

Il trittico: Kaufmann, Kampe, Petrenko, una miscela magica.

Perché il miracolo si è compiuto anche per la Kampe che è brava , ma così intensa non l‘avevo sentita mai. Lo stesso è avvenuto nel duetto del secondo atto con la Stemme : il dolore composto del giovane Sigmund che accomoda la coperta sotto il capo della compagna sfinita, il suo cullarla dolcemente non sono note di regia, se le inventa da solo ed è pure bravo a piegare la coperta !

Il suo gesto sicuro ( lo avevo notato tanto anni fa nella Traviata di Parigi ) lo rende di una manualità e di un realismo incredibile.

Aggiungiamo un direttore “mago” , sollecito ad accompagnare le voci senza mai coprirle e il miracolo è compiuto.

Una serata unica , forse pure irripetibile, perché Siegmund è suo, come non lo sarà mai Sigfried, come non lo è stato a suo tempo Pinkerton.

A Kaufmann piacciono i perdenti vittime affascinanti , anche per questo suscita tanto amore in tutte le donne che lo seguono nel mondo…

Foto di Christine Cerletti

Die Walküre

 

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Delirio per i biglietti , mi verrebbe voglia di avvisare che comunque Siegmund muore alla fine del secondo atto ….intanto piove ,piove , piove.

Una domenica triste per i turisti incartati negli impermeabili trasparenti , Monaco oggi non è nel suo aspetto consueto , ma abbiamo anche la seconda giornata della Tetralogia : per i melomani wagneriani è come se ci fosse il sole.

Sono passate le Ere , siamo passati dall‘Urzeit di prima del tempo al tempo degli umani , nella capanna di Hunding arriva un fuggiasco accolto con timore dalla moglie -schiava Sieglinde.

Siegmund non si presenta col suo nome e il suo racconto narra di fughe , di violenze , di una stirpe di lupi.

Questo primo atto è forse la pagina  più facile e più romantica dell‘intero Ring , dal momento del riconoscimento dei fratelli-amanti si costruisce il futuro della storia…

Winterstürm….fino all‘appello al padre e all‘estrazione della spada Notung dal frassino è un crescendo di avvincente bellezza .

Mentre i nostri amanti fuggono da Hunding e dalla loro colpa la storia cambia : arrivano le Walkirie , guerriere figlie di Wotan , ma prima di loro arriva anche anche Fricka , la dea madre che ha qualcosa da chiedere al suo non fedelissimo consorte .

Ammantata di moralismo chiede il sacrificio del Welsungo Siegmund e viene incaricata del triste incarico la figlia prediletta di Wotan :Brünnhilde.

Questa sarà la parte dura da accettare per la Walkiria ribelle , la storia la sappiamo e al padre non resta che punire con dolore l‘amata creatura .

Ma che la racconto a fare la storia ?, Wagner aveva la mano veloce e felice  , l‘opera sembra addirittura più corta .

 

Quello che invece vale la pena di raccontare è questa Walküre in più , una replica sola di un allestimento non nuovissimo , ma c‘e il mago della lirica : un Kaufmann benedetto dagli dei , tutto si galvanizza attorno a lui e il duetto d‘amore con Ania Kampe diventa una pagina irripetibile .

Anche il suo rifiuto di lasciare l‘amata Sieglinde , giocato con tenerezza sul corpo addormentato della sorella-sposa è  una pagina musicale da brivido , credo di avere assistito ad una serata indimenticabile.

 

Allestimento non memorabile , ma tutto sommato in linea con l‘altissima qualita‘ di Monaco , salvo una pericolosa scivolata sulla cavalcata delle Walkirie , credo che l‘intento fosse di sdrammatizzare la pagina troppo nota . Il risultato provoca le ire del loggione e non solo.

Tutti bravi , credo che la più in forma fosse la Fricka della Gubanova ; la Walküre Stemme ha cominciato con qualche problema , poi si è ripresa  e  il seppur bravissimo Wotan di Wolfgang Koch ho pensato per un momento che ci lasciasse le penne!

Ottimo anche il sicuro Hunding di Ain Anger e soprattutto la magica direzione dell‘incredibile Petrenko alla guida di questa orchestra perfetta , in tutte le sezioni.

Ho letto che probabilmente in vista dei suoi prossimi prestigiosi impegni questa sarà la sua ultima direzione del Ring

 Francamente sono molto contenta di esserci.

 

Ps. Wagner era veramente sadico ,secondo me  lui i cantanti li voleva far morire in scena…viste le acrobazie musicali a cui li sottopone ….ma non aveva fatto il conto su Jonas , chissà come gli sarebbe piaciuto!

Der Ring des Nibelungen

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Prima di affrontare il Ring penso sia utile ricordare la nascita del testo letterario ed anche la lunga gestazione dell’intero ciclo che Wagner ha affrontato nel tempo della sua vita , attingendo a fonti disparate  e con la solita megalomane consapevolezza di creare qualcosa di immortale.

Comincio’ a scrivere il suo Rheingold nell’ottobre del 51 fino almarzo ‘52.  Walküre dal novembre  51 fino al luglio successivo. Sigfried praticamente in contemporanea e un abbozzo del Mito dei Nibelunghi lo cominciò addirittura a Dresda nel 48 , tutto fu finito a Zurigo nel dicembre del 52 . Lo pubblicò poi in 50 esemplari nel febbraio del 53.

Incredibilmente varie le fonti , ma fino a quel momento il suo intento era la rappresentazione di un mondo sociale pre-marxiano e si ispirava ad antiche fonti facendo anche riferimento alle Rune , alla Edda di Snorri.

 La musica del prologo la inizio‘ nel novembre successivo fino al gennaio , la partitura fu pronta il 28 maggio 54.

Velocissima la creazione felice della Walhüre : dal giugno al dicembre del 54.

Poi iniziò Sigfried nel 56 e si fermò alla fine del secondo atto . Scrisse allora : lascio Sigfied nel bosco….

Cosa gli era successo? Aveva incontrato Schopenhauer e la sua filosofia , l‘onnivoro geniale non sapeva o voleva andare avanti.

Nacquero così , direi ironicamente , nel frattempo il Tristano e i Meistersinger , quando riprese il grande progetto sapeva che il mondo sarebbe vissuto sulla distruzione dell‘antica morale , riprese e fini‘ Sigfrido e la chiusura con la fine del mondo dei vecchi dei che  avvenne nel novembre del 1871.

Tutto questo lo scrivo non per sfoggio di piccola erudizione , ma per capire meglio quanta strada ha fatto il Ring prima di arrivare a noi nella sua forma conclusa.

Vengo quindi alla rappresentazione di Monaco : il Vorabend , prologo si apre sulla magica nota fissa : il mi bemolle grave : la musica prima della musica .

Siamo nel tempo prima del tempo ,l‘Urzeit , il mondo dei Giganti e dei Nani , vi si aggirano gli Dei , ancora non ci sono gli umani e in un groviglio di intrighi e inganni in realtà si raccontano perfidie e delitti .

Le figlie del Reno proteggono il loro prezioso oro che Alberich ruba , Wotan con la sua lancia ricavata dal sacro frassino vorrebbe tutto il potere, Frika sua moglie vuole la liberazione della sorella Fraia , dea della bellezza e dell‘amore che è prigionieradei Giganti e potrei seguitare a raccontare ma …

Questi dei in scatola che si muovono in un non-luogo in abiti moderni , con l‘intento ,credo,  di esaltare il lato borghese delle loro gesta non mi convincono . Mi manca la rocca , il Reno , Alberich che si trasforma inrospo e in drago mentre Donner in grisaglia si aggira con un anacronistico martello in mano.

L‘unico momento suggestivo visivamente è la rappresentazione della fucina di Mime e decisamente convincenti Fafner e Fasold sulle loro montagne di corpi.

Mi accorgo di pensare che in fondo gli elmi e le corna qualche fascino lo avevano anche se la celeberrima messinscena Chéreau-Boulez ne fece per sempre piazza pulita e segnò la svolta dalla quale ovviamente non fu più possibile tornare indietro .

Mi rendo conto che oggi non sia facile affrontare questa immane, faraginosa vicenda su cui tanti filosofi e musicologi  hanno versato fiumi d‘inchiostro ma la strada intrapresa con questo Ring non mi convice del tutto.

Diverso e magico il piano musicale : Petrenko riporta tutto ad un magico fluire incantato da cui emergono tutti i temi che costruiranno la Tetralogia , le voci di un livello altissimo ne fanno una produzione di grande livello . Si segue il racconto affascinati dalla perfezione dei suoni : i Leitmotiv affiorano e si perdono senzasoluzione di continuità ,questa direzione ci regala un Wagner scarnificato e forse più pulito, sicuramente privo di vezzi e vizzi cui altre rappresentazioni ci hanno abituato.

È per me il vero pregio di questa prima serata , il cammino che ci attende mi incuriosisce molto , mi perdonino i miei scarsi lettori , di tutti gli interpreti grandissimi parlerò in seguito.

Per ora gli dei si avviano verso il Wahall con il loro carico di colpe e vaticinii, mi serve una birretta per mettermi al tavolo per parlarne con  gli amici.