Un selfie di quattro amici

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Un selfie di quattro amici : buon fine settimana dall’Ammersee, sembrerebbe una foto qualunque poi si realizza che sono tra i quattro più importanti cantanti wagneriani  che si possano esibire sul cartellone di un teatro d’Opera , oggi.

Ognuno di loro , da solo , sarebbe già un titolo di vanto per  ogni teatro importante , metterne insieme quattro ci indica quanta ricchezza in termini di qualità abbia a disposizione il Bayeriche staatsoper.

Se poi aggiungiamo che per questo nuovo allestimento del Parsifal,perchè di questo si tratta , la direzione è affidata a Kiril Petrenko e che l’unica voce femminile è quella di Nina Stemme si capisce che la calata dei quattro assi in un colpo solo sia un avvenimento quasi epocale.

Ho avuto la fortuna di sentirli separatamente ,o insieme fra di loro e conosco la qualità dei singoli cantanti.

Mancano quindici giorni alla prima , faccio tutti i miei scongiuri perché non mi capitino complicazioni familiari o di salute , invecchiando divento sempre più paurosa , ma di questa messinscena dell’ estrema opera wagneriana credo si parlerà a lungo.

Ovviamente sembra più importante di tutti Jonas Kaufmann nel ruolo del titolo anche se sappiamo che la sua è una parte relativamente breve , il peso più grande lo ha René Pape nel ruolo di Gurnemanz , sua la mitica frase : “ du siehst meine sohn ,zum Raum wird hier der Zeit” …con tutta la filosofia che contiene .

C’ l’Amfortas di Christian Gerhahrer e il Klingstor di Wolfgang Koch…

insomma il meglio del meglio..non c’è che dire.

Ho tanto amato la versione del 2013 del Met di François Girard ,credo di essermela vista e poi rivista tante volte da riconoscere dalle prime note del preludio l’opera magica.

Non so cosa mi aspetterà visivamente da questo allestimento , so che comunque la foto di quei quattro amici …al sole mi ha fatto pensare , e molto , a quanto siano ricchi in termini di vocalità i nostri vicini bavaresi.

 

 

Intermezzo

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Tre giorni di mare in compagnia di una  deliziosa nipote , tre giorni senza tv , purtroppo però non riesco a staccare del tutto . sulla bellissima nave c’è connessione dappertutto e quindi i social mi raccontano un’Italia bruttissima e della quale vergognarsi davvero.

Attraverso velocemente il bellissimo tratto di Mediterraneo blu e profondo tra la Sicila e le Eolie ,ripasso memorie di tanta navigazione a vela dei miei verdi anni,ma non posso fare a meno di pensare che in quello stesso momento una nave di disperati sta ferma poco distante da me ,calcolando in miglia marine .

Il Mediterraneo , un immenso cimitero su cui si può quasi camminare sui cadaveri dei poveri africani che tentano di raggiungere una dignità negata scappando dai loro splendidi paesi impoveriti in grandissima parte dalla mano dell’uomo bianco sfruttatore attraverso le colonie .

Tutti colpevoli , anche noi ,gli “italiani brava gente” non siamo stati da meno di francesi , olandesi , belgi , spagnoli , inglesi e via contando , tutti abbiamo un debito nei confronti dell’Africa  , la madre della nostra specie .

Forse non insegnano abbastanza a scuola che noi tutti siamo venuti da lì.

 

Già , la scuola!

Se nel nostro felice paese siamo di nuovo tornati tanto indietro da temere addirittura un rigurgito fascita possiamo ringraziare anche chi con minimi dettagli è anche riuscito a cancellare nei giovani i principi elementari della democrazia , intesa come forma dello stato .

Ancora al tempo dei miei figli alle medie c’era un libro di Educazione civica…non era il massimo , ma forse i saperi anche elementari servono , dato che poi ancora non ci è stato tolto il diritto/dovere del voto.

 

Ma il mio è un piccolo blog eminentemente musicale e non ho molto da dire in questo periodo , poche cose avvengono nei teatri italiani che siano degne di rilievo , i nostri cantanti , i nostri direttori sono apprezzati nel mondo , qui , salvo rare eccezioni , i teatri giocano al ribasso.

 

la chiudo qui , con il rimando alla bellissima messa in scena di uno spettacolo “parlato” dai ragazzi del Centro teatrale che fondai millant’ anni fa : sono andati a Siracusa e hanno recitato un testo un po’ classico e un po’ no , sul mito di Orfeo. Tutto sommato vale ancora la pena di credere ,se ci sono giovani che oltre a studiare ,trovano il tempo di raccontare la vita attraverso le parole dei poeti.

 

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Fierrabras

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Franz Schubert non aveva avuto un gran collaboratore nel librettista Kuppelweiser , la sua opera Fierrabras é incredibilmente  complicata ed allo stesso  tempo ingenua dobbiamo la sua rinascita a Claudio Abbado che riproponendocela  a Vienna ci ha fatto scoprire il  fiume di bellissima musica che contiene , anche se la storia ambientata in un medioevo di maniera é comunque quasi irrapresentabile.

La storia si svolge al tempo di Carlomagno e delle Crociate , nella guerra contro i Mori infedeli ed è complicatissima ed improbabile  ad un tempo.

Però ne conosco una messa in scena mirabile che ne esalta la dimensione di favola e ne valorizza le bellissime arie.

Risale all’anno 2007 ed è del teatro dell’opera di Zurigo . Regia di Klaus Guth con il prezioso apporto delle scene e costumi di Christian Schmidt . L’opera fu ripresa anche negli anni successivi , addirittura in tourné parigina .

Fortunatamente la troviamo anche in rete ed è a questa messa in scena che ripensavo vedendo la modestissima realizzazione di Peter Stein per Salisburgo di due anni fa , purtroppo ripresa adesso alla Scala.

Non capisco perché Pereira , al tempo sovrintendente a Zurigo non abbia ripescato quella perla e abbia invece privilegiato l’edizione salisburghese.

Il paragone é impietoso , l’opera ripresa adesso a Milano mostra tutti i limiti del libretto e finisce anche per sminuire la preziosità musicale .

Un vero peccato ed una occasione mancata per il teatro milanese.

Parole magiche

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In fondo si è sempre trattato di sapere la parola magica per entrare : dalla grotta di Aladino ai misteri degli oracoli antichi .

Oggi le parole magiche sono le password e hai voglia di uniformarle finchè è possibile , di scrivertele sotto nuovo altri magici sinonimi . Ci sarà sempre il momento in cui , magari per la fretta o per stupidaggine qualcosa di sbagliato lo si farà e allora , come in un buco nero scompariranno collegamenti , aperture , informazioni , posta.

 

Così si entra nel panico e recuperare la magica chiave perduta non è sempre la cosa più facile , attualmente me ne sono persa una importante e mi sogno la notte tutte le possibili chiavi per recuperarla!

 

Non è poi così vero che ci muoviamo  in un sistema integrato tra smartphone , tablet e computer anche se sono della stessa costosissima “griffe”, sarebbe troppo semplice la vita!

Alla vigilia di un piccolo viaggio , non musicale , ho fatto un ripasso delle preziose paroline , poi ho deciso di portarmi dietro il cartaceo paleolitico in cui sono segnate  tutte ….il medioevo prossimo venturo è alle porte e oggi preferisco parlarne in modo lieve .

 

Il blog si riposa qualche giorno e con questo filosofico pensierino auguro un buon fine settimana a tutti.

 

 

 

Life ball in Wien

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Avrei preferito non parlarne : la solita sfilata di star , un pezzo per uno e Kaufmann , anche giocando sul fatto che il tema dell’anno era Heimat  si è esibito in un suo cavallo di battaglia : Grüss mir mein Wien di Kalman che conosciamo un po’ tutti perché è nel bel disco delle operette.

Anche il testo di questa bella melodia è poetico , quel parlare di Vienna circondata dalle sue colline ,  quegli occchi ridenti delle sue ragazze , tutto ok.

Un po’ meno la orribile giacca dei famigerati D&G che il Nostro sembra molto contento di sponsorizzare esibita durante l’intervista mattutina : quei Love , Amore e patacche varie d’oro penso sempre che in un secondo momento si possano anche scucire.

Poi comincio a vedere la storia dello spettacolo , diciamo così , di piazza.

Chiaramente una  sorta d Gay Pride con quella  orribile Conchita Wurst che in Italia proprio non piace e che invece pare abbia tanto successo in terre d’Oltralpe , de gustibus.

A me ricorda la donna barbuta dei circhi di inizio secolo , quando povere creature malformate venivano esposte sulle piazze per la curiosità delle genti.

Non ho ben capito l’ironia della storia , ma il vescovo Kaufmann celebrante in viola e successivamente cantante in rosso mi ha lasciato un primo momento molto perplessa .

Poi ho capito che la performance era a favore della parità di genere e delle coppie omosessuali : Climb every mountains…salta ogni montagna , supera tutto in nome dell’amore cantata con enfasi insieme ai cantanti pop .

Poi la qualità comica di imitatore , generalmente riservata agli amici intimi e solo qualche volta accennata nelle interviste “serie” finalmente svelata a tutti : credo che il “latinorum” del vescovo austriaco , a saperne apprezzare l’ironia , sia molto divertente.

Insomma  un altro tassello della molteplice personalità del grande cantante che arrivato all’apice del successo mondiale si può permettere tutto , anche di mostrarsi festosamente mascherato da Don Pasquale fra due Drug queen e pare che la cosa lo diverta molto .

Anche il compassatissimo ed etero René Pape ne è stato contagiato , anche lui indossava le orribili ciabatte ricamate d’oro senza calzini forniti dalla inequivocabile coppia di stilisti.

Resto però del mio parere circa la totale mancanza di buongusto dello spettacolo , raramente si vede qualcosa di più kitch sui teleschermi , ma questo è un discorso che riguarda il decadimento dei costumi , non certamente le buone cause e gli outing di massa del Life ball.

dal Decalogo al Miracolo

 

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In anni molto lontani avevo molto  amato Il Decalogo di Krzystof Kieslowski , ricordo a suo tempo di averne letto incuriosita della presentazione della serie al festival di Venezia e poi , capitando per caso a Firenze ero riuscita a vederne due capitoli , non in ordine cronologico peraltro .

Avevo passato mesi a ricercarli nei cinema , ancora erano lontani i tempi dei film in cassetta e men che meno avevo la speranza di vederli passare in televisione , anche se erano nati per la tv polacca.

Mi emozionarono moltissimo e poi quando mi fu possibile comprai le cassette che come reperti archeologici stanno in uno scaffale inutile , non saprei neanche più come vederli in quella modalità ,ormai.

 

Incuriosita  e annoiata da quanto è passato in questo mese in televisione ho così cominciato a vedere , un’abitudine che non ho , la serie Sky di Nicolò Ammanniti intitolata Il miracolo.

Ebbene , ne sono stata presa come quella volta del Decalogo e ho capito anche che in qualche modo stavo vedendo uno spettacolo molto speciale e molto ma molto ben fatto.

Intanto l’interpretazione e la credibilità di tutti gli attori   e sono veramente tanti che ne fanno un unicum corale ineccepibile per credibilità e qualità interpretativa.

Location perfette , ritmo incalzante , viene da pensare che ormai il prodotto televisivo abbia largamente superato la ristretta misura dei tempi cinematografici quando si tratta di sviluppare temi e pensieri articolati

 

Ho addirittura rivisto la serie completa anche perché mi era stato  necessario ricordare alcuni passaggi che nel passare una settimana tra ogni due puntate mi erano forse sfuggiti

La rilettura mi ha confermato il pregio e la qualità dell’intero progetto e nel rivederlo mi sono accorta della somiglianza col bellissimo lavoro di Kieslosky.

Stessa tensione di fondo , stessa circolarità di percorso..

 

La fede cercata e non trovata , la fede ritrovata , la fede ironizzata : tutto concorrre comunque a portare lo spettatore a pensare , a interrogarsi, il che di questi tempi sicuramente non è poco.

 

 

 

 

notarelle a latere

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L’opera buffa è finita , il bel paese ha un governo democraticamente eletto , tutte le considerazioni che si potevano fare adesso sono superate .

Il piccolo blog si diverte a commentare con  alcune notarelle di costume  gli eventi degli ultimi giorni:

1)abbigliamento tipo dei giornalisti appostati come in un safari intorno ai palazzi delle istituzioni : necessitano abbigliamento con giubbotto caccia/pesca dalle mille tasche e l’immancabile zainetto senza il quale forse non  ti accreditano neanche più.

2)la scoperta dei social del lato sexi del “vilain” Cottarelli , credo che in questo senso sia molto dispiaciuto alle signore scambiarlo con il più anonimo professor Conte.

3)la terribile “quadra” che se non riuscivano a trovarla sarei scesa su Roma con le falangi armate.

4) la sorpresa per la velocità con cui rispondeva gentilmente il centralino del Quirinale a chi telefonava la propria solidarietà al Presidente Mattarella ( memori delle attese centenarie dei numeri verdi istituzionali o meno).

5) l’eccezionale tempisto della bellissima serie di Sky Il Miracolo che alla fine chiude con il risultato di un referendum che sancisce la vittoria del popolo italiano per la permanenza nell’Euro.

 

Poi ci sarebbe da fare un discorso un po’ più impegnativo sul rinnovato spirito anti-germanico delle nostre genti . Ovviamente la storia non si cancella , ma se siamo riusciti mirabilmente a creare una Comunità Europea dovremmo riuscire anche a capire che ci sono differenze culturali tra i nostri paesi che sono ancora difficili da cancellare .

Basta prendere un vocabolario italiano –tedesco e cercare la voce debito = si traduce “schuld “ poi andare a cercare la parola colpa = si traduce schuld !

In Italia abbiamo un proverbio popolare che suona così  : a pagà e morì vien sempre a tempo……possiamo pensarla nello stesso modo?

opera buffa?

 

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In Germania sei mesi di tranquillo lavorio politico per la formazione di un governo e poi alla fine ci sono riusciti magari attraverso una serie di compromessi , ma con dignità.

Nel “bel paese” tutto diventa più teatrale : siamo a ottantacinque giorni dopo le elezioni e assistiamo inorriditi ad accoppiamenti e tradimenti , giravolte , drammi ed equivoci , tutto un repertorio che va dalla commedia dell’arte fino al più classico repertorio del melodramma.

Così nel bel mezzo di una crisi in cui non invidio i giornalisti che comunque qualcosa devono inventarsi ogni giorno mi è venuto spontaneo paragonare la vicenda italiana ad un andamento operistico nella nostra più pura tradizione .

C’è il crescendo rossiniano , su quello siamo bravissimi : basta pensare alle dichiarazioni folli , sempre più folli , poi smentite clamorosamente in quei finali a sestetto , tutti in fila al proscenio a dirsi uno sull’altro la stessa frase.

C’è soprattutto il grande dramma verdiano con colpi di scena : tradimenti più o meno consumati e alla fine tutti morti in scena , salvo poi rialzarsi allegramente per gli applausi sulla levata del sipario.

Non siamo un paese serio e questo lo sapevamo da un pezzo , ma ora che la stretta si fa drammatica (e mentre scrivo questo ameno pensierino non so bene ancona come andremo a finire )mi sento solo di dire che si ha la sensazione di vivere in un incubo.

Beati i nostri avi che perlomeno sapevano da che parte stavano i valori per cui combattere : c’era la Patria , pensiero importante e c’era anche il nemico contro il quale combattere .

La nobile figura del padre non veniva mai messa in discussione , anche se non era del tutto specchiata , c’erano i biechi traditori , le vittime designate , il copione , anzi il libretto rispettava la gerarchie.

Le donne al contrario adesso contano sempre meno  nel nostro dramma giocoso , in questo siamo tornati decisamente indietro , il tenorino di grazia comincia ad avere l’aria spaesata , il baritono è sempre più protagonista .

Gli spettatori pagato il biglietto sempre più salato e la blogger si tace in attesa dei nuovi colpi di scena.

 

 

Un grande amore

 

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Una confessione molto privata : nella mia vita ho avuto tanti amori : umani , letterari , veri o presunti ma sotto a tutti sempre ha serpeggiato un amore profondo ..l’amore per il teatro .

Mi si può domandare quale tipo di teatro : di parola , musicale , classico , moderno , di ricerca ..

Se scatta la magia il teatro è tutto bello , a me basta l’odore delle tavole di palcoscenico ed è subito incanto.

Scrivo questo oggi perché ieri sera si è ripetuto per l’ennesima volta il miracolo di una serata particolare : in un piccolo teatro all’taliana della provincia di Ancona , nell’ambito di una altrettanto piccola rassegna di teatro della scuola è andato in scena uno spettacolo un po’ speciale dal titolo sibillino : da Orfeo a Orfeo .

Una piccola cosa , davanti ad un pubblico perlopiù di familiari,( lo spettacolo andrà in Sicilia nell’ambito della rassegna di teatro classico dei giovani e poi si replicherà ancora una volta …in città) ma la tensione e il successo ottenuto mi spingono a spiegare ancora una volta quanto sia prezioso il fare teatro,  ma soprattutto farlo con rigore perché ai giovani questo serve , la serietà e la disciplina e questa è una esperienza che permette loro di farne un tesoro prezioso per il resto della vita.

 

Un po’ di storia dello spettacolo di quest’anno : ..mi trovavo a passare di lì, non per caso , a Monaco di Baviera ,Prinzregententheater : l’Orfeo  di Monteverdi in versione hippy , mi piace moltissimo e comuncio a studiarmi il mito di Orfeo , un mito complicato e trasversale , ma non abbiamo un testo classico unico a cui attingere e alla fine della ricerca trovo un testo che mi  porta fino a  Pavese : i Dialoghi con Leucò ..e il cerchio si chiude.

Grazie al lavoro prezioso di una ottima operatrice teatrale il testo viene cucito , i ragazzi provano , la fantasia al potere ,perchè i soldi sono sempre pochini o addirittura nulli .

Le musiche dal vivo in scena , i costumi trovati in cantina , la contaminazione tra classico e moderno ( una carta vincente ) , si lavora per un anno e mi trovo a pensare al miracolo che si ripete , puntualmente !

Una prova tecnica luci , neanche una generale , neanche un’”italiana” ma le cose vanno , la platea attenta e l’applauso alla fine con quel momento di silenzio in più che racconta più di ogni altra cosa che lo spettacolo ha funzionato.

 

Ormai sono tanto avanti negli anni da permettermi anche il lusso di scordarmi quante volte la magia si è rinnovata , ma io so che certe esperienze che nascono da altre esperienze ( colpevole spesso un riccioluto straordinario attore –cantante, un amore nell’amore )   mi fanno ancora sentire giovane dentro : nel pomeriggio zoppicavo per un’antipatico reumatismo ad una gamba .

La sera saltellavo sulla perigliosa scala del palcoscenico …il  teatro come terapia anti-age.

 

 

 

 

 

 

 

Kaufmann al Barbican

 
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Quando nella primavera del 1948 il figlio Franz e la nuora Alice andarono a Pontresina a trovare il vecchio compositore deluso e avvilito dalle molte vicende storiche e personali che lo avevano immalinconito Richard Strauss accolse con poca voglia i testi di tre poesie di Hermann Hesse che la nuora gli mise in mano , poi lui ne aggiunse una che aveva in mente da tempo ed era di Eichenndorff.

Buttò giù quel miracolo musicale che lui stesso chiamò “ die Letzen “ con l’intenzione di farne una quaterna e li riconsegnò alla nuora , tornata a trovarlo dicendole : questo sono i Lieder che tuo marito mi ha ordinato di scrivere!.

Naquerò così , dall’animo stanco del vecchio amareggiato un capolavoro assoluto , quella che Qìuirino Principe definisce una delle opere più terribili di Strauss e sembra avvolgere l’ascoltatore come in una sfera fisica.

 

Sono pensati per voce di soprano , anzi addirittura in parte dedicati ad una bellissima cantante : Maria Jeritza.

Per soprano li ho sempre sentiti e se ne hanno bellissime testimonianze , l’ultima in ordine di tempo Diana Damrau , ma anche Hanja Harteros ne ha fatto un suo cavallo di battaglia .

E adesso , per le solite vie misteriose del web ,mi è arrivata la registrazione di Jonas Kaufmann al Barbican due giorni fa.

Per la verità si tratta di un rinvio , questi Vier letze Lieder due volte annunciati , due volte deluse le folle plaudenti , due volte anche la sottoscritta rimasta con la curiosità di ascoltare una musica bellissima e molto amata  cantata diversamente.

Per quello che vale una registrazione pirata convengo che non abbia deluso le kaufmaniane corse a Londra , mi resta il dubbio che sia stata una operazione utile ad aggiungere qualcosa ad una pagina magica.

L’intervento “beide Stimmen” su Das lied von der Erde aveva un altro significato , là la voce maschile per me addirittura aggiungeva fascino all’intera partitura.

In questo caso , forse coadiuvato da una direzione “casalinga “ del sodale Jochen Rieder, non certo da una più titolata  bacchetta ( vedi Pappano) l’orchestra mi è sembrata decisamente piatta e poco vibrante.

 

Ma si sa , è sempre riduttivo giudicare da una registrazione e mi riservo di tornarci su quando , se ne avrà voglia e se giudicherà positivamente il risultato ,Jonas Kaufmann canterà di nuovo questa pagina mirabile.

Oppure .se risulterà un po’ troppo ipnotico il canto di un tenore sulla musica straussiana questa esibizione resterà un unicum irripetibile.

 

 

 

 

 

 

A proposito di lirica

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So benissimo che è molto difficile parlare di lirica e non solo in Italia.

L’opera costa troppo , lo sanno tutti ed anche in paesi più sensibili del nostro al richiamo culturale dell’opera  lirica non è che le cose vadano benissimo.

Mi riferisco in modo particolare alla Germania , dove ci sono ottanta teatri ,ma non tutti godono di larghezza di fondi come un tempo.

In Francia , aldilà di Parigi , ci sono poche piazze importanti , idem in Spagna e potrei parlare a lungo della situazione americana , dove tutto si basa su contributi privati , a cominciare dal mitico Metropolitan.

Solo in Cina pare che si costruiscano ancora teatri e la fame di cultura musicale la si misura anche con la grande quantità di straordinari artisti che arrivano a noi  dal lontano Oriente.

Ma l’opera è nata in Italia , si parla italiano nel mondo musicale , l’opera fa parte in modo molto rilevante della nostra formazione storica nazionale ed è tristemente avvilente vedere come invece alla voce cultura non esista in tutto l’arco della politica nessuna sensibilità nei confronti di questa parte rilevante del nostro essere  italiani.

Nella migliore delle ipotesi i politici parlano di opera lirica come se parlassero una lingua straniera , senza traduttore , ripetendo slogan e affidandosi al generico riconoscimento di un fattore italico folcloristico.

Avviene così , e forse è il caso più clamoroso ,che venga nominato responsabile di un teatro importante un personaggio abbastanza incredibile , tale da suscitare addirittura la rottura  con un importante direttore d’orchestra che era vanto di quel teatro.

 

Esistono però nel contempo situazioni positive , laddode si creano importanti sinergie tali da produrre eventi bellissimi quando si riesce a creare collaborazioni , traduco per i non addetti “coproduzioni “ anche internazionali che riescono a trovare nel mettersi insieme l’energia e i finanziamenti necessari  finalizzati alla riuscita di eventi straordinari .

Certo bisogna affidarsi a chi ci capisce , a chi conosce i teatri , le lingue , i cantanti e ha l’esperienza necessaria per mettere in atto tutti questi necessari legami che alla fine producono eventi importanti sotto ogni profilo.

 

Questo pensavo mentre guardavo ammirata il Billy Budd di Roma , ne ho già parlato nel mio piccolo blog , questo pensavo anche mentre ascoltavo persone incompetenti parlare di lirica come se invece parlassero della saga della focaccia , ma tant’è , e il peggio forse deve ancora venire nel nostro felice paese nel quale nacque non a caso anche la Commedia dell’arte e ne vediamo quatidianamente gli epigoni.

 

 

 

 

 

 

 

Un cambio di programma

 

 

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Ho una cara amica viennese che qualche volta gentilmente mi compra i biglietti delle performance di Kaufmann.

Gentilissima e colta parla un buon italiano e ci siamo conosciute in uno strano paese che si chiama Cesky Krumlow proprio in una occasione ..kaufmanniana .

Quest’inverno ero con lei a Vienna per il bellissimo concerto Italienisches liederbuch di Hugo Wolf e per farmi cosa gradita mi aveva già comprato il biglietto per il concerto “l’Opera” di maggio.

Ma io , che il concerto delle arie francesi lo avevo già sentito a Monaco ho preferito , ringraziandola molto , rinunciare alla trasferta e lei molto gentile ha subito rivenduto il prezioso biglietto attraverso un magico sito.. unofficial.

 

Questa premessa serve a raccontare come , quasi per grazia ricevuta io sia in realtà andata a Roma ad assistere a due preziosi eventi , di quello che si ricordano ..per il resto dei propri giorni.

La Nona di Mahler e Billy Budd di Britten , due serate davvero uniche e tutto grazie ad una mia rinuncia ( forse saggia) di andare ad ascoltare un concerto che sarà stato anche divertente ma che niente avrebbe aggiunto alla mia sete di conoscenza e di arricchimento spirituale.

Ne ho già parlato sul blog , sono state due serate uniche e magiche insieme e sono anche la dimostrazione che essere monomaniaci non porta molti frutti.

 

Contemporaneamente però leggendo molti commenti estatici delle neofite seguaci del tenore  ho capito che Kaufmann è diventato un fenomeno mediatico che poco a a che vedere con la lirica .

Basta che si inventi un bis in cui canta l’aria della soprano nei Contes di Hoffmann , peraltro stravisto in tutti i siti, che la faccenda diventa ..indimenticabile!

 

Non a caso affezionate seguaci di un tempo sono meno fanatiche di tutto quello che canta, le vere melomani seguono un panorama più vasto di cantanti e di conoscenze musicali .

Comunque , se la kaufmann-mania porta più gente a teatro non è affatto disdicevole . Basta sapere che gli idoli restano tali , anche nella memoria e dobbiamo essere grati a chi , magari per vie traverse , porta ancora le folle ad ascoltare della buona musica , cantata divinamente , nei teatri d’Europa ed oltre.