Una Bohème siderale

 

 

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images-1Ci voleva la superba direzione di Gustavo Dudamel per farmi riconciliare con un regista che avevo molto amato e che poi mi aveva profondamente irritato con un Fidelio a Salisburgo.

In quella occasione Claus Guth non riuscìi a farmi seguire il suo approccio mortifero che cozzava vistosamente con la sublime musica di Beethoven.

Invece questa Bohème spersa nello spazio siderale nel quale si muovono degli astronuti perduti nelle lontane memorie mi ha fatto ripercorrere con una lettura molto emozionante la storia dei poveri ragazzi delle Scene di vita di

Bohème di Mourger molto aiutata dalla perfetta lettura musicale di Dudamel.

 

Se ci fossimo trovati nella solita mansardina gelida non avrei avuto lo stesso senso di morte che dà l’apparizione di una Mimì in rosso,scalza,evocata con la candela in mano.

Questa evidente frattura rompe la rigidità di un’opera fissata nei clichè e paradossalmente ne esalta il freddo senso di perdizione che pervade la vita di questi ragazzi , qui sperduti nello spazio come possono essere sperduti oggi nelle tristi periferie di un mondo attuale ugualmente inospitale.

1840 o 2017 non fa molto differenza quando invece della Barriera Danfer Rochereau si è nei crateri di un piccolo pianeta sperduto nel vuoto siderale.

Anche qui cade la neve sui ricordi e il fiato manca per un freddo che comunque entra nelle ossa.

Mimì, in questa natura nuda non cerca di piacere:disperata e scintillante come in un sogno che esalta la miseria della sua condizione si allontana nel vuoto di morte dandomi lo stesso brivido di sempre.

Certo non tutto combacia perfettamente, alcuni passaggi risentono l’audacia di una forzatura che comunque ha il coraggio nella provocazione di renderci

la freschezza di un capolavoro assoluto.

 

Un paio di ragazzi ,digiuni di melodramma e addetti alla sala mi hanno chiesto se erano state anche cambiate le parole del libretto, perché gli parevano combaciare perfettamente con la diversa ambientazione….

 

Per fortuna adesso al Teatro delle Muse di Ancona si è aperto questo nuovo spazio per potere seguire le opere in streaming nel Ridotto.

Ne sono contenta perché spero che piano piano i tradizionalisti frequentatori d’opera possano cominciare a vedere cantanti che cantando recitano senza tenere l’occhio fisso per non perdere di vista il direttore, che non si piazzano a gambe larghe sul proscenio per attaccare l’acuto e che non necessitano di stazza extra-large per avere una bella voce.

 

 

 

 

O Paradis a Monaco

 

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A Monaco per il concerto “Francese” O Paradis
. Carissimo , poi ho capito anche perché. Orchestra e tre cantanti tre ….e tous le monde di queste parti , ma causa freddo siberiano rischiamo di ibernarci definitivamente,e vista l’età media degli spettatori potrebbe anche essere una soluzione.
Stamani però ho goduto di una stupenda Messa cantata in Alte Peter ( chiesona chiamata così affettuosamente dai vecchi bavaresi ) , uno dei motivi veri per cui amo tanto questa città.
Tristissime foto dello stato in cui era ridotta la chiesa dopo i bombardamenti , poi ho anche pensato che se lo erano meritato , per quello che era stata la follia nazista nata non tanto per caso proprio da queste parti.
Verso mezzogiorno , ricongiunta con l’amica bolognese , mi viene a trovare uno straordinario amico italiano che vive a Monaco , delizioso ospite ci porta a mangiare , bene , da Eatitaly….e come per felice incanto comincia a nevicare.
Neve vera , che attacca e mi fa infantilmente felice.
Alle sei e mezzo a teatro c’è tutto il mondo kaufmaniano, saluti e abbracci , la cara amica francese mi chiede anche cose più private e mi è molto cara davvero.
Del concerto cosa dire, che ci sono stati due momenti magici : il duetto dal Don Carlos ( omaggio in francese)) ma la zampata del leone di Busseto ha fatto scolorire tutte le arie francesi che l’hanno preceduta.
Un bel “cinque” con Tezier , molto più bello con barba e capelli di come lo aveva conciato Warikowsky, a suggello di una vera amicizia , non solo professionale .
Della seconda parte , di nuovo i languori della musica francese con finale scoppiettante in coppia con Ermonela Jaho, la grande scena di Saint Sulpice dalla Manon di Massenet.
Al solito , quando Kaufmann può fare un po’ di scena , entrare nel personaggio , la tensione nel teatro si rende palpabile e la longilinea bravissima soprano è stata decisamente all’altezza di cotanto partner.
I bis di Jonas : ancora Manon , poi Werter….e finale a tre con il Cantique de Noel di Adams con Tezier che la conosceva ed Ermonela ..che se l’è cavata con la professionalità necessaria.
Non nevica più , fuori la folla in fila aspetta delusa l’uscita del divo maximo bavarese, i pochi fortunati del backstage spiegano che non uscirà perché molto stanco ….ci salutiamo con molti arrivederci a Roma.

Mondo parallelo , due.

 

 

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Va beh, faccio così:dello Chénier alla Scala non parlo ,non ne vale la pena.

Tanto più che avendolo visto solo in video con una regia televisiva demenziale e non evendo nessuna intenzione da andare alla Scala per l’occasione non ho neanche uno strumento corretto per parlarne.

Tanto il “graziato” signor Netrebko seguirà la fase ancora positiva della sua augusta e gonfia consorte (che ancora non riesce a spiccicare due parole se non in un inglese approssimativo) fino al naturale pesante appannamento e appesantimento della sua un tempo eccezionale vocalità.

 

Riprendo il mio discorso sul mondo”parallelo”e comincio dando il dovuto spazio al caro amico lombardo che si è messo a ristudiare canto con l’amore sincero per la grande musica.

Ha cominciato da”stonato”ed ora è già in grado di affrontare pubblico vero in un vero coro e addirittura a cimentarsi nel massimo della vocalità ovvero nella liederistica.

 

Rispetto alla lirica la sinfonica ha per me il grande vantaggio che se ne può godere anche col solo ascolto quindi attraverso i dischi e soprattutto sui pochi canali dedicati in televisione.

Così mi diverto a riconoscere le grandi sale da concerto ad un primo sguardo: mi sento a casa appena scorgo le cariatidi d’oro del Musikverein o nel riconoscere le due scale laterali del Concertgebouw di Amsterdam.

Anche la visione datata non scalfisce l’emozione , preziosi reperti di Kleiber o di Abbado non ne alterano l’emozione. L’unico che non riesco ad apprezzare in video è Von Karajan..le sue riprese video falsate dal montaggio mi irritano più che incantarmi

Certo che dal vivo è sempre un’altra cosa, solo nel mitico silenzio si apprezza

il suono dei Berliner alla Philarmonie o andare a Santa Cecila ad ascoltare Pappano.

.

Sugli autori prediletti il mio gusto si è evoluto nel tempo ,non so però se sia corretto parlare di evoluzione , meglio dire di allargamento di conoscenze.

Un tempo c’era Mozart e c’era Chopin, poi arrivai alla scoperta del nitore bachiano,magari con un incoffessato e colpevole amore per Tchaikowski.

Oggi ascolto Malher e Strauss , quasi esclusivamente.

E qui mi fermo perché mentre nelle arti figurative sono andata decisamente molto avanti questo allargamento di comprensione non mi è altrettanto riuscito con la musica.

 

Ultima notazione :quando salgo in macchina , rigorosamente sul terzo canale , cerco sempre di fare il giochino di indovinare l’autore.

Per l’epoca ormai non sbaglio più, ma qualche volta ho dei dubbi e da sola mi azzardo fino a restare in macchina in attesa della fine per sapere se ci avevo preso: ovviamente festeggiando e congratulandomi con battute di mano sul volante a mò di applauso .

 

Giochino innocente di una vecchia signora.

 

 

 

 

 

 

Mondi paralleli

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Un caro amico ha intitolato parte del suo diario: il mio mondo.

 

Anche io mi accorgo di avere un mio mondo parallelo , fatto di cari amici melomani che girano il mondo o che vivendo in felici città piene di musica

( come Vienna , Londra o Parigi) mi raccontano eventi , mi segnalano cantanti, mi tengono informata e qualche volta un pò invidiosa di tante belle occasioni che avrei potuto avere se girassi ancora di più di quello che faccio.

Ho anche ( e ne sono molto orgogliosa ) amicizie preziose con cantanti, non solo donne ,ma soprattutto cantanti giovani che mi piace seguire nel loro cammino difficile e prestigioso.

Da qualche tempo poi le mie preziose amicizie mi aiutano anche nella difficile

rincorsa ai biglietti” difficili”, a prenotazioni che qualche volta assomigliano a scommesse..sulla durata della vita . credo che il massimo fu una gentilissima amica francese che mi prenotò a Pasqua un biglietto per il giugno di due anni dopo; le sono ancora grata.

Ho anche l’amica “diabolik” la prenotatrice compulsiva, fantastica al computer

dove in effetti io sono decisamente molto meno abile, poi l’amico prezioso in terra asburgica, l’amica romana altrettanto brava, anche come agente di viaggio.

Insomma la mia rete è vasta perlomeno tanto quanto sarebbe la mia voglia di essere dappertutto.

Poi c’èil mitico “gattofilo” che con i suoi articoli spesso mi fa venire il rimpianto di buone cose perdute….poi penso che lui ha circa la metà dei miei anni e che oltretutto tutto quel girare lo fa anche per mestiere.

 

Direi che non si vive di solo Jonas, anche se inizialmente fu lui il colpevole di tanto mio slancio in età importante.

Ma io sono anche quella “rarità”in via di estinzione: la Callas l’ho sentita davvero dal vivo nei suoi anni fiorentini , in ben tre opere e credo che tutta questa mia passione nasca proprio da lei, che mi incantò come Elvira nei Puritani.

Comunque non si vive di sola lirica, in un prossimo futuro ripercorrerò anche la passione sinfonica, a cominciare dai miei anni con i famosi ”itineranti abbadiani”, attualmente perlopiù “pappaniani”.

 

Al prossimo capitolo.

 

 

 

 

 

Pensierino in rete

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Sembra impossibile ma quando mi si blocca il collegamento del blog mi

sento decisamente fuori rotta.

Tutto è cominciato con uno strano scherzo di Facebook, mi sono persa

la mia identità e addirittura ero un’altra ma avrei anche potuto chiedermi

l’amicizia!

Situazione pirandelliana e anche un po’ comica ,poi un nipote in gamba

mi ha ridato il mio diario anche se per ora non abbiamo ucciso il mio avatar…

Conseguenza primaria però era il non riuscire a rientrare nel sito del blog.

Ho letto da qualche parte che le due cose che contano nella vita sono la

salute e le password!

Confermo che è vero , mi spiegano i ragazzi che ne ho troppe, che sono

una nonna un po’ confusionaria,poi mi dicono che all’Università quando

raccontano di una nonna blogger gli amici guardano increduli.

Penso a quando alla fine degli anni novanta decisi di aprire il mio primo

portatile , non ci capivo niente ma avevo deciso che dalle quelle parti ci

sarebbe stato un posto anche per me e addiritttura mi comprai un manuale

d’istruzioni che non servì assolutamente a nulla ma piano piano cominciai

a imparare le parole misteriose: web,internet, mail…

Oggi tutto questo è alla portata di ogni ragazzino ma per quelli della mia

generazione che ce l’hanno fatta è stato veramente come scalare un’Everest.

Il mondo si è fatto piccolo piccolo , non necessariamente è più bello da vedere e forse la sensazione più vicina è quella che si prova quando in aereo

si guarda di sotto e tra le nuvole si apre il paesaggio , dalla nuvola della rete si vedono tante cose di più,penso che stia a ciascuno di noi fare sì che la visione sia il più possibile netta e pulita.

Ecco ,oggi ho ristabilito la mia connessione, ho ritrovato il mio profilo Facebook e questo è il pensierino della sera dal mio blog ritrovato.

 

Messaggi in catena

 

 

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Alcune persone ,magari anche normodotate seguitano a inondarmi di proposte tipo “catena di San’Antonio”.

Riguardano di tutto: se mandi a dieci amici questo messaggio ne avrai ogni tipo di beneficio ,oppure sempre ( variazione sul tema) se allarghi la platea questo servirà a sensibilizzare le donne a fare ogni tipo di controllo per la prevenzione sui tumori al seno .

Poi ci sono quelli patetici : augura ogni bene a tot amici , se te ne tornano tre avrai visto realizzati i tuoi desideri…e così via.

Io cancello tutto , non replico e non metto in giro queste scempiaggini ma il fatto mi dimostra che ci sono al mondo tante persone terribilmente sole che pensano di fare del bene affidandosi a simili messaggi.

Mi fanno l’effetto del messaggio nella bottiglia del naufrago, solo che il mare in cui gettano i loro pensieri è il web…nuovo mare informatico dove in effetti naviga di tutto.

Ne scrivo tranquillamente perché credo che chi mi manda questo tipo di messaggi non sia tra i miei amici , almeno così spero.

 

Oggi qui finisce il pensierino del giorno ,piccola notazione di costume e visto che ho amici un po’ dappertutto nel mondo , specie sul blog ,spero che chi non vive in Italia poco capisca di questa nota.

O tutto il mondo è paese?

 

manca un mese

 

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Ci mangiamo il tempo . Manca un mese esatto a Natale e oggi partono ovunque luminarie, mercatini, ruote luminose.

Sembra di vivere in un grande baraccone,una fiera perenne che nasconde la vera paura di fondo: basti vedere quello che è successo a Londra in un pomeriggio forzatamente affollato per una strana nuova giornata di consumi imposta.

Il black friday vero , quello che giustifica il nome è avvenuto in una moschea nel Sinai ma in questo mondo impazzito le immagini tirate a lucido di Oxford Street deserta cancellavano dagli schermi le immagini tragiche delle salme allineate nella polvere della Moschea.

 

Viviamo un tempo strabico, mi ha comunque fatto sorridere il commento pacato di una persona intelligente che ha scritto:vorrei sommessamente far ricordare che Natale non è il 25 novembre, ma il 25 dicembre.

Una voce forse ironica, sicuramente amara.

Poi nelle chiese si chiude l’anno liturgico , comincia l’Avvento, ma chi se ne accorge più?

Al nord si mette ancora la corona con le candele , qui neppure quella ,il natale (volutamente minuscolo) è diventato un giro di boa commerciale,

anche se poi tutti faremo finta di essere più buoni , tra canti e carole tra un mese esatto a partire da oggi.

 

Per fortuna ci sono i bambini…ubriacati dalla pubblicità perlomeno loro aspetteranno con ansia il babbo natale inventato dalla Coca cola.

 

Addio Dima

 

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Lo sapevamo tutti e ce lo aspettavamo pure ,ma leggere stamattina che Dmitry Hostorowsky ci ha lasciati per sempre mi ha fatto sperare in una fakenews di cattivo gusto.

Invece è vero: questo grande baritono russo ci ha lasciati per sempre,ma come scrive nel suo bellissimo necrologio Frank Muzzano in realtà la sua voce resterà nei nostri cuori e nella nostra memoria per sempre.

La sua inconfondibile chioma bianca sul viso giovane e sorridente,la sua potenza vocale,quella specie di spavalderia tanto russa e sincera ci mancheranno come ci mancherà la sua arte di grande interprete .

E’ stato un grande baritono verdiano,appassionato professionista sempre attento a valorizzare i/le partners .

La sua generosità era palese anche nell’interpretazione dei tanti ruoli del suo repertorio su cui primeggiavano soprattutto le sue performances nella lingua madre: memorabile il suo Onegin.

Stamani , nel rendergli il mio lontano omaggio ho riascoltato il suo Credo dall’Otello, con un brivido in più nel finale .

La morte è il nulla caro Dima ,il nulla perché tu sei vivo oggi come lo sarai ancora per molto tempo a venire con le tue interpretazioni che restano nei cuori di chi ha avuto la fortuna di sentirti dal vivo e dei molti che non avendo avuto questa fortuna ti potranno ricordare nelle testimonianze che la rete ci ha lasciato per sempre.

Riposa in pace, che la terra ti sia lieve.

 

 

e di Speranza….

 

 

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Piccolo siparietto a margine della tournèe cinese di Jonas Kaufmann.

Arrivano poche foto della prima parte, le Liederabend preziose con Helmuth Deutch sono state, credo, abbastanza ostiche al pubblico cinese, le enormi sale nelle rare foto d’agenzia e quelle anche più rare dei pochi spettatori che le hanno fatte filtrare mostrano qualche poltrona vuota, addirittura spettatori con l’igienica mascherina sul viso….

Poi , da Bejin le cose cambiano. Qui c’è già molta gente con cultura più internazionale, il repertorio operistico molto più facile e sul podio una deliziosa ragazza italiana: Speranza Scapucci.

A Jonas deve piacere il suo gesto ampio e soprattutto la sua attenzione a seguire il cantante ( leggo dei suoi anni di apprendistato come assistente di maestri attenti ad assecondare le voci).

Ed ecco il siparietto : guardo distrattamente il bis di Shanghai ,il solito”nessun dorma” ed ecco che Kaufmann ad un certo momento fa uno strano gesto verso il direttore….mi viene da ridere perché lui è anche capace di questo:

dirigere il direttore!

E invece no : nel dire..e di speranza….si gira divertito e indica la treccia bionda del suo direttore Speranza.

Non sono sicura che i cinesi l’abbiano capito , certo che una volta ancora questo incredibile artista , tanto padrone dei suoi mezzi da permettersi anche simili divagazioni mi ha regalato una delle sue incredibili performance, al solito in italiano , perché per lui l’italiano è veramente la lingua del cuore.

La tournèe finisce in gloria , la brava Scapucci può essere soddisfatta. Il grande tenore le ha reso un omaggio delizioso.

 

Mika a Casa Verdi

 

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Ci voleva un dinoccolato altissimo cantante pop anglo-franco-libanese vestito di improbabili abiti per regalare alla modestissima televisione italiana una lezione di stile e un momento di grande poesia nel ricordo e nella memoria di un paese che si rinnega.

Non sono abituata a guardare la nostra tv generalista anche perché , salvo rare eccezioni , è più facile che mi deprima piuttosto che divertirmi.

Ma ,messa sull’avviso dalla gentile figlia del mio cugino Angelo ,ho visto pazientemente anche le puntate precedenti di questo Casa Mika dove ho scoperto un ragazzo sensibile che, tra una canzoncina e l’altra infilava dei discorsi garbati e pieni di umanità.

Non che le sue canzoni mi attirassero particolarmente ,ammetto che il pop non è proprio il mio genere.

Ho dovuto aspettare oltre la mezzanotte di ieri ma ne valeva la pena.

Mika ha fatto una cosa apparentemente semplicissima : è andato a Casa Verdi,ha parlato con i vecchi ospiti , poi ne ha caricati alcuni su un pulmino e li ha portati alla Scala.

Ebbene ,l’immagine di quei vecchi cantanti inquadrati di spalle sul prestigioso palcoscenico è uno di quei rari momenti di poesia che ci è dato vedere anche sul piccolo schermo.

 

Avevo già parlato della mia personale emozione ad entrare in quel posto speciale. La tomba di Giuseppe Verdi in fondo al cortile illuminato , il brivido nel salire le scale ,gli ospiti nella grande sala da musica, il pensare che il nostro grande compositore considerasse questa sua Fondazione la sua opera più importante , ebbene tutto questo un giovane cantante sensibile lo ha portate nelle case di tutti gli italiani.

L’ora tarda avrà impedito a molti di assistere al piccolo miracolo di poesia, per fortuna preziosi e volentierosi appassionati hanno riproposto l’intero servizio su Facebook e molti così lo potranno rivedere.
Devo anche ammettere che quando si hanno buone radici (da piccolo il cantante stava nel coro della ROH in una Frau ohne schatten diretta da Solti) questi semi danno buoni frutti.

L’ho capito quando ha cantato una piccola canzone nella quale ha raccontato del papà della sua mamma che era partito per una guerra dalla sua Damasco e la di lui madre era salita ad aspettare il suo ritorno sul tetto .

Al ritorno quel bisnonno non aveva più trovato quella mamma che era nel frattempo morta per il troppo sole preso nell’attesa.

Ebbene in quella canzoncina pop c’era qualcosa di speciale come speciale deve essere davvero quell’incredibile raffinato personaggio.

 

A nome di tutti i melomani italiani”grazie Mika”!

 

 

 

La paura del vuoto

 

 

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Forse ho scoperto l’acqua calda ma stamani a una prima lettura dei giornali sia della carta stampata che on-line ho capito che la moltiplicazione degli spazi d’informazione non moltiplica le notizie .

Allora avviene che gli eventi si gonfino, si enfatizzino o addirittura si inventino.

Nascono così i filoni su temi su cui sprecano pagine e pagine fino a che si arriva alla saturazione , allora il tema su cui si sono sprecati fiumi d’inchiostro si accantona per trovare un tema nuovo su cui buttarsi con rinnovato entusiasmo.

Purtroppo gli argomenti , spesso tragici, non si superano ma si esaurisce la spinta che ne aveva fatto principale motivo d’interesse per i lettori .

Adesso siamo arrivati alle denuncie sulle molestie , agli stupri “d’antan” e la gogna mediatica si arricchisce ogni giorno di nuove /nuovi verginelli pentiti di avere offerto le proprie grazie per ottenere una parte in un film.

Se ne ricordano tutti insieme ,mai nessuno che racconti un fatto di ieri, il pentimento avviene sempre a scoppio ritardato.

 

Questa è l’ultimo esempio ma tornando indietro di poco la stampa ci aveva inondato di storie spesso molto simili tra loro che avevano anche la pericolosa conseguenza di provocare episodi di emulazione.

Si tira un sasso dal cavalcavia e subito altri imbecilli si mettono a tirare sassi.

Si sballano nelle discoteche , poi la cosa finisce male o addirittura malissimo e non è che questo fermi gli episodi, anzi la lente d’ingrandimento li moltiplica per imitazione.

 

Pagine e pagine : la stampa è un grande contenitore di “distrazione di massa”, cosicchè le notizie vere, quelle che dovrebbero influenzare il pensiero dei lettori scivolano dietro l’evento principe del momento.

Sicuramente gli organi di informazione si nutrono di notizie ,ma quanta malafede c’è dentro questi meccanismi perversi?

Non credo basti a giustificare la rincorsa a riempire le pagine la paura del vuoto .

il disegno finisce per diventare pericolosamente perverso.

Anche nella modesta stampa locale avviene lo stesso :raccolgo una cartaccia unta di pizza davanti al supermercato( a due metri ci sarebbe il cestino dei rifiuti) e la signora benpensante mi guarda e dice:tutti questi stranieri ci sporcano le strade !

Sono giorni che si parla della movida nel centro storico che lascia al mattino quintalate di bottiglie di birra vuote dappertutto.

Peccato che siano molto spesso i nostri ragazzi , quelli che a casa aiutano la mamma a portare l’immondizia nella differenziata a lasciare questo strascico di schifezze nelle piazze e nelle strade cittadine.

 

Ma la signora benpensante legge il titolo del giornale , vede il Tg locale e percepisce che il problema è l’estracomunitario .

 

Decodificare, filtrare, capire: sarebbe un bell’impegno per la scuola , mi pare però che salvo rare luminose eccezioni , sia ancora molto lontana dal prefiggersi questi obbiettivi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Lied romantico

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C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono imbattuta nel Lied e attraverso questa conoscenza ho cercato di intraprendere una specie di viaggio nella cultura austro-germanica.

“Il Lied non è un frammento, ma un mondo autosufficente,non la provincia minore di un regno, ma un reame sovrano.

Sono parole di Quirino Principe che prosegue :il Lied è come uno spazio parallelo ad ogni altra musica .Si entra nel suo spazio come Alice attraverso la tana del coniglio.”

Ripensavo a queste parole in questi giorni nei quali mi capita di riascoltare quasi come un rito il bellissimo Allerseelen di Richard Strauss.

Allerseelen ( il giorno dei morti) è il doloroso tempo del poi: il ricordo e l’illusione di ritrovare la persona amata . Il ricordo si colora oltre la nube colorata di profumate resede e di rossi astri che una mano silenziosamente depone sul tavolo.

Spesso ritroviamo i colori nelle poesie che ispirano questa musica particolare, fatta di sospensioni ,come una sequenza impercettibile di stati d’animo.

Parlo di questo Lied in particolare , ma basterebbe tutta l’opera10 , tutti gli Acht Gedichte di questo autore per amare questa musica straordinaria.

Se poi mi allargo e ritorno all’amatissimo Schubert dei grandi poemi : dalla Schöne Müllerin alla Winterreise per poi proseguire fino ai grandi cicli di Gustav Mahler mi accorgo che col tempo sono diventata un po’ “Lied dipendente”.

Non abbiamo niente di simile nella nostra pur vasta e importante produzione musicale dell’Ottocento . le belle romanze di Tosti e di Leoncavallo non hanno niente a che vedere con questa musica nata in un tempo e in una terra circoscritta dalla lingua tedesca.

La traduzione corretta significa ”canzone” e forse è più facile ritrovare un filo con questa magica fioritura nell’incanto di alcune canzoni napoletane e qui il paragone diventa più facile ,basti pensare a Era de maggio di Salvatore Di Giacomo.

Ma sono momenti sospesi , non un’organica linea di ispirazione che ha attraversato tutto un secolo per poi sfociare fino al primo Novecento.

Ovviamente è facile riscontrare in questo mio innamoramento la colpa di un interprete particolare anche se devo ammettere che attualmente per esempio Christian Gehrahrer è ritenuto da molti l’interprete più raffinato di questa musica così particolare.

Mi domando anche quanto le folle cinesi plaudenti possano entrare in questo mondo europeo di poesia e di nebbie germaniche e per quanto riguarda il caro Jonas Kaufmann lo penso un po’ “lost in traslation” e mi si perdoni la sottile vena di scetticismo per una cultura altrettanto raffinata e antica come  quella cinese.