cogli l’attimo

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Ci voleva l’occhio lungo e la diabolica capacità di catturare i frammenti di video di una cara amica francese per regalarmi un divertente attimo di memoria.

La scorsa estate ero stata a Londra per vedere l’Otello e  per ben due volte.

La prima volta ero stata, privilegiatissima, in camerino con Maria Agresta e nell’uscire dal teatro l’avevo aiutata a portare i suoi molti omaggi floreali.

Arrivate alla gabbia vetrata del custode ho visto che dentro c’era ancora Jonas Kaufmann intento pazientemente a firmare autografi che la folla di ammiratori  reclamava.

Io che da privilegiata lo avevo incontrato prima sapevo che sarebbe dovuto scappare di corsa perché aveva una cena di amici che lo aspettava.

Nel vederlo ancora là dentro mi sono avvicinata sorridendo e gli ho detto :

sei ancora qui? e lui scherzando ha preso il piccolo microfono e mi ha detto con voce impostata: Si signora, ma adesso andiamo via!

Sono uscita ridendo e fendendo la folla che ancora premeva alla Stage door.

Mi ero accorta che dietro le spalle di Jonas c’era un cameraman, ma non gli avevo dato importanza.

Passano i mesi e all’uscita del documentario BBC sul tenore “del secolo” oltre a guardarlo riesco anche a scaricarlo prima che scompaia.

Credo di averlo visto perlomeno due volte ma…non mi ero mai accorta che ero stata ripresa nel brevissimo incontro.

C’è voluto l’occhio lungo della mia amica Josiane che mi ha mandato due “capture d’ecrain”…un piccolo regalo delizioso per ricordarmi il divertente siparietto.

 

La mia piccola riflessione adesso è : quanto realmente vediamo di quello che ci passa davanti agli occhi se addirittura io non ero vista in un filmato di un momento realmente vissuto?

Quante cose crediamo di vedere e soprattutto quante cose vediamo che non corrispondono al vero?

 

La piccola storia finisce qui , il regalo tardivo mi è rimasto , ora ben catturato dal contesto generale , ma mi resta l’interrogativo di fondo….

 

 

 

 

Un caso particolare

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Nel mio ultimo pezzo del blog ho citato un libro molto bello e nella mia mente ho intrecciato il nome dell’autore con il nome , anzi uno degli eteronimi del protagonista.

Ricardo Reis è uno degli eteronimi con cui ha scritto i suoi libri Fernado Pessoa, in realtà l’autore del bellissimo romanzo è un altro grande, un autore di culto che forse avrebbe sorriso del mio errore: Josè Saramago.

 

Molti hanno letto il mio pezzo , molti hanno anche commentato , nessuno si

è lamentato del mio grosso refuso , anzi del mio grossolano errore!

Il bello è che il libro , sulla cui copertina è metaforicamente ritratto Pessoa io l’avevo anche ripreso in mano per parlarne.

 

Ovviamente resta valido quello che avevo in mente di dire , mi scuso con i miei lettori per lo strano caso

.letterario in cui sono incorsa

 

la quotidiana follia

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Palpiti e fremiti nel mondo della lirica circa l’apertura della Scala , ma il mondo va avanti lo stesso nella sua quotidiana follia.

 

Ciclicamente sembra che la nostra stampa e soprattutto la nostra tv non sappia fare altro che inseguire se stessa.

Da giorni si parla solo di violenze passate , memorie anche lontanissime di palpeggiamenti osè, la fila delle povere stuprate per fare carriera è lunghissima, anche i poveri ex giovani attori subirono in silenzio.

Poi tutti insieme se ne sono ricordati e la stampa si riempie di storie pruriginose in cui oggi le vittime sembrano essere piuttosto gli accusati.

Del povero Kevin Spacey, attore bravissimo, sapevamo tutti che era omosessuale , anche se personalmente non ho grosse frequenze nel mondo dello spettacolo negli States. Non mi cambiava niente, stimavo la sua arte e tutto finiva lì. Invece no, uno strano puritanesimo di ritorno invade la stampa e molti affermati personaggi devono passare brutte notti a ripensare cosa hanno fatto durante una sbronza trenta anni fa.

 

Contemporaneamente il solito folle radicalizzato terrorista prende un pulmino e lascia una tremenda scia di sangue su una ciclabile a NewYork e la notizia si perde dopo due giorni nelle pagine interne : dal lungomare di Nizza ai ponti di Londra, dai mercatini di Natale alle Ramblas di Barcellona.

La fila è così lunga che l’opinione pubblica mitridatizzata perde il conto delle vittime.

Intanto il Mediterraneo seguita a restituire cadaveri, i numeri non contano quasi più.

Siamo di fronte ad una mutazione totale dei valori etici o la stampa, i social e la TV sono i veri colpevoli di questo imbarbarimento della specie ?

 

La televisione si può chiudere, i giornali non leggerli ma i fatti restano e restano anche le conseguenze politiche di questa deriva malata.

Infatti poi nei nostri paesi cosiddetti civilizzati assistiamo a rigurgiti di destre profonde , viviamo un mondo malato e imbarbarito.

Un bellissimo libro di Ferdinando Pessoa :L’anno della morte di Riccardo Reis parla del 1936, in quell’anno le sinistre perseno ovunque il loro afflato di speranza: rileggendolo capiamo che i corsi e ricorsi della storia non insegnano niente, si torna a sbagliare ciclicamente,con l’aggravante che adesso il mondo gira a una velocità impensabile solo la generazione precedente.

 

Oggi il mio piccolo spazio del blog non riesce ad essere leggero , me ne scuso con gli affezionati lettori,ma anche questo esagerato bellissimo autunno non sembra essere motivo di serenità.

A quando con la pioggia arriveranno esondazioni e smottamenti? Al solito i vecchi ombrelli non basteranno.

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Fakenews

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Non era ancora mai successo . Ora abbiamol le fakenews anche per la lirica.

Ovviamente si tratta dello startenor Jonas Kaufmann e la notizia invero appetitosa di una sua comparsa all’inaugurazione della Scala il sette dicembre ha messo molti in palpitazione.

Credo che il protagonista della , fino ad ora, informazione sballata non ne sappia assolutamente nulla.

 

In partenza per la Cina , con un calendario affatto leggero al suo rientro,quattro Chenier a Monaco, più due concerti prestigiosi alla vigilia di un nuovo tour che lo porterà da Mosca a NewYork via Giappone l’idea di un suo inserimento al Sant ‘Ambreus potrebbe voler dire molte cose.

 

Sicuramente che la scelta di mister Netrebko non è felicissima ,ma avevano tempo per pensarci , sono mesi che il calendario è ufficiale.

 

Probabilmente l’allestimento scaligero non è di quelli collaudati esssendo una prima ,allora si dovrebbe trovare anche il tempo per le prove…anche se Kaufmann se la cava bene anche senza le medesime ma la partner divina e impetuosa accetterebbe l’oltraggio?

 

Diverte che tutto sia partito dalla Barcaccia, unico organo informale ma ascoltatissimo per la lirica nel nostro paese.

 

Alla Scala non ne sanno nulla ….. dolcetto o scherzetto ?

 

il seguito alla prossima puntata.

Rotte mediterranee

 

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Con ritardo rispetto alla data tradizionale si è svolto alla fine di ottobre il Festival Adriatico Mediterraneo.

Ridotto nei giorni ,ma non nella qualità degli eventi :tre spettacoli interessanti con Nicola Piovani ,Alessio Boni e Daniele Sepe accompagnato da un gruppo O‘Rom…che già nel nome dichiara la sua origine.

Molto interessanti gli incontri di cui normalmente mi occupo io ,riuniti sotto la tutela del Garante dei diritti di adulti e bambini della Regione Marche ,sono stati tutti momenti pieni di emozione e di interesse.

Di due in particolare mi piace parlare:

il primo “cose turche! Democrazia e diritto di parola “ ha visto la testimonianza di una giovane giornalista che ha passato anche quattro mesi nelle patrie galere.

Bella e colta Asli Erdogan (soltanto omonima del premier turco) ci ha raccontato la difficile vita di chi tenta l’opposizione al regime e ha anche spiegato che adesso non riesce più a scrivere,ha come un pesante blocco emotivo.

Deliziosamente femminile al termine dell’incontro coordinato da Marco Ansaldo, giornalista di Repubblica,nei pochi minuti in cui abbiamo scambiato due parole mi ha fatto vedere con civetteria le sue collanine etniche, i suoi piccoli monili, deliziosamente femminile nonostante la sua vita dura.

 

Il secondo incontro “Matrimonio siriano. Il diritto all’infanzia” in cui una giovane coppia ( lei giornalista Laura Tangherlini, lui cantautore Marco Ro) hanno fatto del loro matrimonio un evento sociale trasformandolo in un momento d’amore nei confronti dei bambini siriani ospiti di campi profughi in Turchia e Libano.

Le loro voci, il loro video , le faccie dei bambini ora sorridenti ora piangenti valgono da sole a raccontare una storia d’amore che si è moltiplicata nel donare amore anche a chi oggi non ha più niente.

A lei ho chiesto off record il perché della sua conoscenza dell’arabo, mi ha risposto con un sorriso:l’ho studiato perché volevo parlare con i palestinesi….semplice no?

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Il pregio vero di questo festival sta tutto qui . nell’ascolto di vicende diverse, di voci fuori dal coro , come sta scritto nel titolo dell’ultimo incontro . Diritti e Rovesci, la tutela dei diritti in un mondo che cambia.

 

 

 

 

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la sovraesposizione di Jonas

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Quasi in contemporanea con il fiume di elogi , recensioni e foto puntualmente riversate sui siti a lui dedicati durante le repliche del Don Carlos parigino esce un documentario di più di un’ora sul tenore del secolo Jonas Kaufmann.

Il documentario porta la firma di un noto giornalista inglese e sembra la cronaca di ben due anni di vita artistica del tenore molto bien aimè.

Cronogicamente parte dal successo trionfale del tenore tedesco ai Proms del 2015 e si snoda nell’arco temporale fino ad arrivare alle prove dell’Otello londinese.

Ovviamente essendo inglese gran parte del docu-film parla degli eventi londinesi con exursus cronologicamente saltellanti del Nostro alla partita di calcio all’Alleanz-Arena di Monaco fino al saluto estivo dal Machu Picho.

Un prodotto ben fatto e che forse potrebbe accontentare le migliaia di fans sparse nel globo.

Ammirati testimoni della sua arte si alternano nel formare il coro : sir Tony Pappano, Eva MariaWestbroek , un raffreddatissimo Jochen Rieder e Helmuth Deutch ,l’abituale accompagnatore nella sua specialità liederistica.

Sappiamo così che Jonas si porta dietro i sacchetti di orsetti di Haribo, che è goloso di dolci , che va in visita dal foniatra, che raschia la suola delle scarpe nuove prima di entrare in scena e che torna in camerino di corsa a riprendersi la spada dimenticata del Moro di Venezia ad opera iniziata…ma il documentarista era sempre lì pronto a riprendere ogni attimo di curiosità?

Deliziose immagini private con la sua graziosa compagna sembrano essere l’unica concessione alla sua vita vera.

Molte risate a chiudere ogni discorso ,l’insieme ci da un ritratto così poco veritiero da rasentare l’effetto di una ageografia da rotocalco.

Nessun cenno ad una vita vera. dove sono i tre figli, dov’è la fatica del lungo silenzio dopo la crisi napoletana?

Dov’è quel generoso uomo che anche dopo la fatica di una intera opera si ferma a fare la foto con l’ammiratrice invalida sulla sedia a rotelle che lo aspetta devotamente all’uscita?

Manca totalmente nel documentario l’anima vera di Jonas, manca la sua intelligenza che è la chiave più intimamente vera del suo essere unico.

Ricordo che un giorno un amico giornalista scrisse di lui che era un ossimoro vivente: tenore e intelligente.

Sarò troppo esigente ma questo lato importante della personalità nel documentario inglese un po’ mi è mancato.

 

 

 

Streaming alle Muse

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Qualche volta succedono cose positive anche nella mia città : dopo molti anni grazie all’Associazione dei palchettisti il teatro si è dotato dell’attrezzatura e adesso nello spazio del Ridotto si è inaugurata la stagione lirica con un Ballo in maschera dal Liceu di Barcellona.

Una messinscena mediamente tradizionale,anche perché il pubblico qui non è abituato alle attuali rivisitazioni o meglio non ne apprezza la novità.

Scena abbastanza asettica con qualche svolazzo risibile,ma una compagnia di tutto rispetto,perlomeno per gli standard attuali.

Io però mi soffermo su un particolare verdiano che ogni volta mi colpisce per la modernità della frase geniale e modernissima.

Nel drammatico momento in cui Amelia si raccomanda al marito perché le faccia ancora una volta riabbracciare il figlio e si dispera per ben due volte Renato la interrompe con un banalissimo “hai finito?”che io trovo uno splendido e realistico intercalare di marito che in cuor suo ha già deciso chi in realtà dovrà scontare la colpa,l’amico traditore.

Un attimo di genio , lo zampino del grande uomo di teatro che tanto teneva al recitar cantando.

Per quanto riguarda la messinscena catalana punto di forza il Riccardo di Piotr Beczala, una gradita sorpresa la sostituzione nel ruolo di Renato con un grande Carlos Alvarez ,il più perfetto del cast e calato totalmente nel personaggio .

Unì’Amelia con la classica non pronuncia dell’Est .giovane oversize  Ekaterina Metlova ,potenza vocale tanta, aderenza al ruolo zero.

Una vecchia gloria Dolora Zajck nel ruolo di Urlica e un’ottimo Oscar,di cui putroppo non ho ritrovato il nome neppure nel sito del teatro, anche lei una sostituzione dell’ultim’ora.

La direzione di Renato Palumbo, direi da buon routinier, i costumi di Cristian Lacroix ,aldilà del nome altisonante erano il solito mix di antico e moderno che va oggi per la maggiore.Regia di Vincent Boussard , non particolarmente incisiva.

Coproduzione catalana, francese e germanica come oggi avviene normalmente.

La speranza che questo avvio abbia un seguito all’altezza,la direttrice del Teatro mi ha detto di affidarsi per la scelta delle proposte al mio amico direttore della stagione lirica Vincenzo DeVivo . Un nome di garanzia assoluta.

Prossimo appuntamento il 12 dicembre con una Boheme da Parigi.

 

 

 

 

 

 

Pappano alla Carnegie Hall

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Questo mio pezzo di oggi è un omaggio e insieme un atto d’amore per un grande direttore d’orchestra che amo di un amore tenerissimo.

Sir Tony è per me qualcosa di più che il grande interprete di autori che amo, il perfetto manager di una orchestra che lui ha portato al livelli mondiali che oggi tutti gli riconoscono, è anche una persona speciale che sa trasmettere attraverso la sua persona un calore umano straordinario.

Ricordo ancora la prima volta nella quale lo incontrai in casa di amici: era venuto ad Ancona per un concerto nel quale generosamente si esibiva come pianista.

Il suo italiano era ancora molto indeciso e comunque rispondeva divertito alla curiosa domanda se la regina Elisabetta gli avesse messo sulla spalla lo spadino per dichiararlo Sir.

Da quella volta ho avuto il piacere e l’onore di incontrarlo molte volte ,ma soprattutto di ascoltare le sue preziose interpetazioni, per anni con quel gesto a mani nude,tutto suo ,di accompagnare la musica,adesso di nuovo con la bacchetta con la quale ci ha regalato un Kroll Roger sconvolgente.

Lo amo quando “canta” con i cantanti , quando ne segue il respiro :non tutti i direttori sono così piacevoli da seguire durante una prova come lui , ci mette sempre uno strano valore aggiunto fatto di partecipazione molto fisica ,di affetto verso gli autori e verso le voci.

Non per niente ,guarda caso,il mio tenore del cuore si affida volentieri al suo amico direttore per la preparazione dei ruoli nuovi.

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Quando mi piace di più? E’ facile rispondere ”sempre”,ma se dovessi proprio scegliere fra le tante emozioni che mi ha dato mi sbilancio e dico Puccini.

Il suo Puccini ”è” senza concessioni sentimentali ma parla dentro ,come se fosse il Maestro in persona a dirigere. Perlomeno a me fa questo effetto.

 

Oggi però mi piace pensare a questo direttore straordinario mentre esce da quel tempio iconico che è la Carnegie Hall (quando ci entrai per la prima volta mi fece davvero una certa emozione) con la mamma al braccio , orgoglioso e tenero.

L’immagine mi ha davvero commosso anche perché ho realizzato che ha la stessa età del mio primo figlio e devo dire che quando mi capita di rado di avere questo onore è una cosa particolare , che intenerisce davvero.

Bravo sir Tony, questa volta amo di te (in questa specie di lettera d’amore mi viene da darti del tu) anche il tuo amore di figlio e oltre la tua grande arte di musicista  la tua anima dolce di ragazzo italiano.

God bless you.

 

 

 

 

 

I Mostrifici

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Da anni vengo tacciata di snobismo perché non amo andare alle Mostre d’arte e soprattutto le considero una forma pericolosa di bassa cultura.

Finalmente qualche giorno fa ho letto sul Corriere della Sera che due critici d’arte hanno dato alle stampe un libro intitolato “Contro le Mostre” nel quale spiegano con articolate argomentazioni quanto io in maniera più semplice cercavo di spiegare polemicamente ai miei occasionali interlocutori.

I due autori Vincenzo Trione e Tommaso Montanari parlano addirittura di”mostrismo”.

Le loro argomentazioni coincidono perfettamente con la mia conclamata antipatia per queste manifestazioni che nel loro libro gli autori non esitano a paragonare alla logica dei “cinepanettoni”.

Si va alle mostre come si va ai centri commerciali in festose compagnie familiari o in gruppi organizzati , le mostre viste come pretesto di gite.

Spesso le opere esposte si potrebbero tranquillamente vedere nei musei delle stesse zone ,ma l’occasione di festa mancherebbe e anche il guadagno di chi le organizza e propone alle Amministrazioni andrebbe perduto.

I due autori si divertono a citare percorsi ironici :da Raffaello a Schiele o da Giotto a Morandi….e potremmo proseguire allegramente in alcuni casi con effetti esilaranti .

Spesso si ricorre ad un titolo “civetta”. Il nome importante nel titolo poi nel percorso della mostra dell’autore importante le opere si contano sulle dita di una mano.

Ovviamente ,ma solo in pochi rari casi ,le mostre valgono davvero e comunque hanno in sé qualche rischio non sempre calcolato.-

Gli autori ci ricordano che sopra le nostre teste sugli aerei volano i Rembrandt, i Vermeer, sottratti alle tranquille sale dei musei dove normalmente stanno così che mentre le opere rischiano i poveri visitatori che comunque ancora vanno nei musei trovano squallidi cartellini annuncianti la momentanea assenza dei capolavori in gita.

 

Non voglio fare di ogni erba un fascio : una volta al MART di Rovereto vidi forse una delle più belle mostre che comunque mi sia capitato di vedere :il tema era “ la montagna nell’arte”e credo che raramente si sia potuto in maniera così approfondita fare una bellissima mostra su un tema originale e poco affrontato dagli studiosi.

 

Al contrario e per chiudere con una risata :vicino a me si è fatta una mostra pomposamente intitolata daTiziano a Tiziano .

Ebbene, nella stessa città ci sono in effetti due opere del grande pittore , ma stanno a cinquecento metri di distanza una dall’altra: una in chiesa e una al museo cittadino .

Tutta da verificare l’utilità di una simile mostra, salvo forse per chi ha pensato di organizzarla.

 

La versione video

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Dopo avere visto lo spettacolo dal vivo a Bastille ero molto curiosa di rivedere il Don Carlos in video , anche perché generalmente quando si hanno così grandi cantanti-attori lo streaming aggiunge o addirittura migliora il risultato.

Così non è stato ed ecco le mie considerazioni finali:

raramente ho visto scene così brutte e squalllde , addirittura nel campo lungo peggioravano perché il gran vuoto ne accentuava pure lo squallore.

Orribili anche i costumi che oltre ad essere di un tempo non identificabile pesanti e ingoffanti sacrificavano anche i movimenti , addirittura la più imbruttita risultava la Youncheva che in realtà vista da vicino è una bellissima ragazza.

 

Invece qualcosa è migliorato perché penso che durante lo streaming siano ricorsi a equilibrare il sound attraverso una sorta di bilanciamento vocale infatti mentre in teatro spesso l’orchestra copriva le voci ed io pur essendo io in ottima posizione faticavo a distinguere le varie vocalità soprattutto nelle scene corali, questo nella ripresa non si è verificato ed è stato uno dei pochi vantaggi della qualità del video.

 

Ovviamente la parte del leone l’ha fatta Jonas Kaufmann , aiutato dalla sua mimica attoriale fantastica, sempre in parte anche nelle controscene , la sua grande arte ha recuperato tutta la drammaticità del personaggio e ci ha restituito  il Don Carlo tanto amato delle diverse edizioni viste in passato.

Per esempio , tutta la controscena della prigione grazie ai primi piani risulta migliore e come al solito il suo contributo al risultato finale supera di gran lunga la visione più penalizzante del ruolo vista a teatro.

 

Tutta la grande squadra messa insieme da uno Stephane Lissner grondante orgoglio patriottico ha dato il meglio si sé, è difficile sbagliare quando si hanno ,se non proprio i più grandi cantanti al mondo come da lui pomposamente affermato ( forse non saranno contenti tutti gli esclusi) certamente un cast degno di tutto rispetto .

 

Il vero pazzo è Warlikowsky, vedere la sua intervista durante l’intervallo (in cui Kaufmann tranquillamente parla in tedesco(!) ,può spiegare molte cose del personaggio , sviolinante e manierato ci racconta la sua versione dei fatti , orgoglioso di tanta bruttezza di cui pare serenamente orgoglioso.

Oltre a tutto seguita a ribadire che solo lui ha recuperato l’atto di Fontainebleau quando personalmente perlomeno negli ultimi anni ,in italiano , io questo primo atto l’ho sempre visto e ho anche sentito il Lacrimosa recuperato .

Anzi , dirò di più. Al confronto con questa messinscena anche quella banale di Peter Stein di Salisburgo è bellissima , ma soprattutto resta eccelsa quella di Monaco con Jonas capellone e della quale ho avuto anche la fortuna di vedere una ripresa con Tezier nel ruolo di Posa.

 

In questa seconda visione comunque meno partecipata emotivamente risulta evidente e si capisce quanto Verdi , nella versione italiana in cinque atti nel rimettere mano al suo capolavoro abbia saputo introdurre dei tagli teatralmente efficaci , forse liberato dall’obbligo della lunghezza del Grand’opera .

Un esempio per tutti :nel dialogo Filippo/ Posa del secondo atto tutto è più stringato, ci sono poche note ,un vibrato di archi per descrivere il sospetto di amore tra il figlio e la moglie.

Sembra un brivido e basta a far capire quanto potrà avvenire…ti guarda dal grande Inquisitore….

Che poi Rodrigo sia costretto a cantare a Eboli la raccomandazione per chiedere l’udienza di Carlo destinata a Elisabetta è una bella forzatura registica , anche se non è l’unica.

 

La più lapidaria reazione a commento della messinscena l’ha fatta la persona semplice che passava spolverando accanto al mio pc. mentre guardavo l’opera:

tutto qui? ha detto delusa guardando il palcoscenico disadorno. Non mi pare servano commenti ulteriori .

 

 

 

Un prezioso Don Carlos

 

 

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Per la cronaca visto che sembra tutto merito di Lissner l’avere recuperato il Don Carlos in francese mi sembra giusto ricordare che nel 1985 Claudio Abbado con l’orchestra della Scala lo aveva registrato corredando il Cd di tutte le parti tagliate nelle successive rivisitazioni .

Quel prezioso Cd fu un regalo che mi feci e che purtroppo stando in una libreria in basso in una stanza con tanta umidità salina mi si è in parte rovinato, ma anche se non riesco più ad ascoltarlo per intero rappresenta un prezioso ricordo .

 

Il cast davvero stellare,si direbbe oggi:

 

Don Carlos Enfant d’Espagne -Placido Domingo

Philippe II, Roi d’Espagne- Ruggero Raimondi

Rogrigue,Marquis de Posa-Leo Nucci

Le Grand Inquisiteur- Nicolai Ghiaurov

Un Moin-Nikita Storojev

Elisabeth de Valois- Katia Ricciarelli

La Princesse Eboli-Lucia Valentini-Terrani

e un divertente Alessandro Corbelli come boscaiolo.

 

Nelle preziose note del libretto ho scoperto che il nome “La Peregrina”dato alle danze di scena ,unica parte tagliata in questa edizione integrale era dovuto al nome di una perla scoperta verso il 1560 donata a Filippo II da uno schiavo, appartenuta poi a Napoleone III e chel’ultimo proprietario fu Richard Burton il quale la regalò alla moglie ElisabethTaylor.

 

Forse se Lissner lo avesse saputo magari ce le avrebbe anche rimesse!

 

 

 

 

l’Opera Garnier

 

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Mi concedo un giorno di più a Parigi perché voglio ritornare all’Opera Garnier, ci sono stata in un tempo tanto lontano che quasi non ricordo più.

Mi capita in calendario Così fan tutte, sicuramente un Mozart amato e che conosco quasi a memoria, accetto volentieri.

L’Opera Garnier supera addirittura l’emozione del ricordo: lo sfavillio delle luci, gli stucchi, il foyer strepitoso e una vista su Rue dell’Opera in questo caldissimo ottobre che mette allegria.

Mi turba un po’ l’effetto “Fanthome of the opera”, l’avevano ricreato davvero bene a NewYork…sembra quasi di vedere il teatro riprodotto!

Poi comincia l’opera , la mia ennesima messinscena del capolavoro Mozart-DaPonte e comincio ad annoiarmi.

Ne ho viste di tutti i tipi e ne riassumo mentalmente le messinscene più belle o quelle classiche che ho visto nel tempo,mi distraggo pericolosamente.

Una classicissima alla Fenice di Venezia ,una napoletana a Spoleto ,una solare ad Ancona…

Forse la più interessante quella di Claus Guth a Salisburgo,moderna e torbidamente sensuale.

Qui siamo dalle parti dei”doppi”, fanno tanto rivisitazione.

Nella fattispece i doppi sono ballerini bravissimi ,l’allestimento è già molto collaudato , non c’è bisogno che ne faccia una recensione, ma..io mi annoio pericolosamente.

Sarà che sono in giro da tre giorni , sarà che ho anche sonno ma tendo a passare da un’aria all’altra con gaudio aspettando la riconciliazione finale :

“belle o brutte così fan tutte” e amen!

L’ho già scritto ma forse chi valeva la pena ascoltare su tutti è stato Edwin Crossley-Mercer,oltre tutto anche bravo a ballare!

 

Mi risveglia all’uscita lo scoprire anche qui come a Zurigo pochi giorni fa decine di coppie allacciate in tango esibirsi sul “sagrato” per il divertimento dei passanti incuriositi.

Una moda divertente, in questa Parigi appesantita dall’incubo del terrorismo misurare una tale “Joie de vivre” per la strada allarga il cuore.

Riprendo fiduciosa la via verso Bastille: Metro 8, entro nel ventre di Parigi con la musica nel cuore: Mozart e Piazzolla…strano connubbio parigino.