Magia della lirica

 

Pensavo di non avere più niente da dire su questo Chenier ma non avevo fatto i conti con la magia dello spettacolo dal vivo che ogni volta rinnova le emozioni.
Questa ripresa estiva durante il festival è stata addirittura più travolgente dell’opera vista in primavera.
Una serata da standing ovation globale , un teatro in delirio , la tensione palpabile fino dalle prime note .
Già nell’entrare a teatro ho capito che il pubblico era diverso : l’eleganza delle signore , gli uomini in cravatta, nessuna sciatteria in giro , si capiva l’emozione di una « seratona ».
Hanno cantato tutti al massimo della loro emotività e alcuni piccoli accorgimenti della regia hanno migliorato decisamente la visione della complicata scacchiera scenica .

Effetto Kaufmann ? Non solo perché tutti erano in stato di grazia e il tempo è volato sulla tragica storia che mi sono cantata dentro con uno stato di emotività da brividi .
Mi sono trovata a ripetere dentro tutte le arie di questa opera tanto popolare e ammetto anche un po’ ruffiana , ma dal risultato avvincente .
Altro che «  pane e brioches! » Come dice un mio carissimo amico critico illustre.
Tanto ero emozionata che le foto mi venivano da schifo ma la mia insistenza con i cerberi alla porta mi ha fatto raggiungere i cantanti felici e contenti nella piccola folla degli amici dietro il palcoscenico.
Grazie alla gentilezza del direttore ho sfondato il blocco e per la prima volta in vita mia mi sono trovata ad abbracciare e baciare Jonas con naturalezza materna.

Mi sono anche ricordata di chiedergli quando all’uscita era sommerso da centinaia di persone plaudenti se potrò sperare di sentire i Vier Letznen Lieder in futuro .
Mi ha detto serio serio di si , che li ha in programma un paio di volte il prossimo anno, una sicuramente a Londra e l’altra in Germania ….e mi ha anche autorizzato ad anticiparlo nel mio blog .

Qui mi fermo , a Luca dedicherò un pezzo a parte. Per Ania un pensiero dolcissimo per questa sua « mamma morta » veramente callassiana .

Oberon re degli Elfi

 

La solita rarità del Prinzregententheater . Ogni anno in questo prezioso piccolo teatro realizzano spettacoli particolari e molto divertenti.
Quest’anno Oberon König der Elfen di Karl Maria von Weber di cui conoscevo solo un’aria ..cantata da Kaufmann in inglese.
Infatti questa opera fu scritta da Weber in inglese ma ovviamente ne esiste anche una versione tedesca ed è quella sentita a Monaco.
Scritta nel 1826 e rappresentata al Covent Garden due mesi dopo la morte del compositore.
La storia di Oberon e Titania la conosciamo anche per il Sogno di una notte di estate scespiriano , ma è stata ripresa tante volte , ogni volta ripresa a sua volta da un testo medioevale francese di lunga tradizione.

In questo allestimento la favola in chiave moderna e divertente si svolge in uno strano laboratorio dove il dottor Oberon vuole tentare l’esperimento su due coppie disassortite scelte a caso nel teatro , ovviamente per fare la scommessa con la dottoresa Titania sul fatto che possa esistere il vero amore.
Le peripezie sono le solite e non mancano naufragi , pirati , avventure di ogni genere , il tutto mimato anche attraverso dei pupazzi burattini manovrati a vista da bravissimi attori e mimi.
La vera rivelazione è Annette Dash in chiave comica , la famosa cantante si scatena e diverte coadiuvata da una compagnia di canto di straordinario livello tra cui spiccano Brenden Gunnell , Rachael Wilson e Jonannes Kammerl , ma è far torno agli altri nel non citarli tutti.
Anche il programma di sala è nella preziosa tradizione , parto da casa giu abbastanza oberata di inutile bagaglio estivo e riparto appesantita da tanti programmi bellissimi ai quali non si può resistere .
Questo è quasi un esercizio di lingua per me : Liebe ist ….con tante foto e frasi che ne accompagnano la definizione.
Ivor Bolton dirige un ensemble per lo più molto giovane dell’ orchestra bavarese , ne hanno di musicisti bravi da queste parti.
Tre ore e mezzo di splendida musica , di giochi e di canti , peccato che fuori ancora seguiti a piovere a catinelle!

Ps. La mattina da Brenner , grazie all’amico Capodilupo incrocio Luca Salzi e il direttore dello Chenier , manco per un pelo il solito Kaufmann , ma domani ( oggi mentre scrivo ) dovrei avere il pass per backstage …)

Il gioco delle sedie

 

Un grand Opera donizzettiano , opera della maturità del grande compositore bergamasco va in scena a Monaco con un terzetto di vocî di grande rilievo: la Favorite.
In lingua francese , opera degli anni della grande maturità del maestro, sta tra la Lucia a il Don Pasquale , ma è di raro ascolto nonostante le bellissime pagine .
Questa messinscena purtroppo è massacrata da una regia a dir poco demenziale che ne fa risaltare quei difetti che in qualche modo ne spiegano attualmente la poca frequentazione dalle scene,.
La storia che da libretto dovrebbe svolgersi intorno al 1320 in Castiglia viene attualizzata e fin qui poco male , non sarò io a scandalizzarmi per questo !
Ma trasportando ad un oggi improbabile una fosca vicenda imperniata sul dramma di una relazione regale adulterina con annessa scomunica papale diventa tutto abbastanza ridicolo.
Se poi si aggiunge una scenografia , diciamo astratta da cui traspaiono immagini sacre con Cristo in croce vivente , si arriva al ridicolo. Tutto un gioco di sedie continuamente sbattute per terra e i poveri protagonisti sempre in corsa a sbatterci contro con notevole fastidioso rumore di seggiole cadute .
Elina Garancia , grande voce e grande bellezza è dotata però di un paio di espressioni : diciamo cosi , con gli occhiali da sole e senza , Matteuw Polenziani a cui spetta la vertiginosa parte dalle arie acrobatiche ha dalla sua la perfetta vocalità dell’arduo ruolo ma alle prese ( ovviamente anche lui con gli occhiali ) del ruolo dell’infelice aspirante monaco non è altrettanto a suo agio drammaticamente . Quello che si salva meglio di tutti è Mariusz Kwiecien, presenza scenica sicura e voce potente ma anche lui costretto a mimarsi tutto il balletto ( che non c’è) ….con improbabili reazioni di stupore e di partecipazione.
La direzione non é di quelle che valorizzano la partitura , per dirla generosamente.
Peccato! Ero contenta di sentire questa rarità’del Donizzetti francese, prima che la follia lo portasse a spegnrsi prematuramente nella natia Bergamo

In Franconia ed oltre

 

Avere amici gentili e dotati di automobile in un giorno di pioggia senza spettacolo…non ha prezzo!
Nella mia vaga programmazione pensavo di andare a Garmisch a vedere la casa di Richard Strauss , ma un’altra amica preziosa aveva fatto ricerchina sul web e la casa non è visitabile .
Ora siccome a Garmisch anche con questo tempo infame non era il caso di andarci a sciare abbiamo di comune accordo presa un’altra via….

Destinazione Bamberg ´ in Franconia . Città antica e bellissima, con una imponente cattedrale e una Residenz tutta affrescata . Poi tanti ponti su un fiume impetuoso e una selva di ombrelli turistici a farci da coro.
I miei affezionati lettori non pensino ad un resoconto da guida turistica Io racconto storielle e nel caso la più carina è stata quella quando un burbero custode non ci voleva fare entrare nella cappella dove esposto il S.S Sacramento si entrava solo per pregare ..e in silenzio .
Quando il sospettoso gerdarme si è allontanato siamo entrati e al suo affacciarsi cupo dalla porta io ho assunto l’atteggiamento di Federico da Montefeltro ..orante e l’h fatto contento .
La cappella poi non era neppure la parte più preziosa della preziosissima chiesa .

Sosta in gelateria italiana e poi grazie al fenomenale driver Ennio rotta per Bayereuth….oggi apre il Festival con i Meistersinger e non volevamo mancare l’appuntamento con Frau Merkel.
Infatti lei c’era e causa spiegamento abbondante di Polizei non abbiamo potuto ascendere alla sacra collina , ma solo girarci intorno .
Perô abbiamo doverosamente omaggiato in grande compositore andando a Villa Wahnfried , chinarsi sulla di lui tomba con annessa tomba del cagnolino e poi sempre sotto un’autunnale pioggia battente a vedere , solo da fuori , il prezioso teatro della Margravia..in perenne restauro.

A proposito di lavori in corso ce ne sono dappertutto la stessa Monaco è tutta un cantiere stradale . Ho cominciato a pensare che per fare girare l’economia e dare lavoro ai loro tanti immigrati se i lavori da fare non ci sono se li inventano , tipo tela di Penelope , infatti fanno e rifanno strade e tubature come in un perenne grande gioco da tavola.

Piccola divagazione sentimentale . In Franz Josephs Platz ho incontrato un ridgeback il quale camminava per gli affari suoi rasente al muro , con bel collare e tanta altezzosa indifferenza nei confronti dei pedoni , delle macchine e pure degli altri cani che incontrava . L’ho salutato e mi ha guardato un attimo, poi lui ha girato l’angolo e io mi sono trovata a piangere le tante memorie sui suoi confratelli che mi furono compagni per tanta parte della mia vita.
Per un attimo ho pensato di rifarmi il cane , poi come Violetta: follie, follie ….nella vita c’ un tempo per ogni cosa e anche un ridgeback appartiene all’Addio al passato .

E per chiudere dirô che il funebre arredo delle colonne dello Statdsoper non è il migliore di tanti visti in passato, quel Live scritto in bianco e nero non mette proprio allegria , forse avevano visto i bollettini meteo.

Una stupenda Semiramide

 

Scalare una montagna , perdersi in un oceano , questa é stata la sensazione ascoltando la Semiramide di Rossini . Una musica totale , una continua iperbole insieme carnale ed astratta .
Mai avevo sentito quest’opera eseguita in questo modo perfetto .
Il giovane pesarese che rende al grande pesarese ogni nota preziosa , fa cantare l’orchestra bavarese al meglio e canta insieme ai cantanti ( lo vedevo di profilo) ed era anche commovente.
Ovviamente se hai a disposizione una compagnia di canto ad altissimo livello , una regia intelligente , un coro all’altezza tutto sembra più facile e regala una esecuzione mirabile.
La cruenta storia della regina di Babilonia è ambientata in un tempo iperrealista di un regime pseudo sovietico , in una di quelle realtà fra il Tigri e l’Eufrate amaramente molto note.
La scena si apre con una enorme statua centrale del defunto re , sullo sfondo e ai lati i ritratti «  pompiers » della famiglia reale ci danno il senso della retorica di regime.
Poi la terribile storia di intrighi , delitti, tradimenti , fantasmi e terremoti si dipana in un tempo lunghissimo ma velocizzato dalla regia piena di trovate e dal ritmo incalzante.
Persino i costumi ironici anche loro contribuiscono a creare un effetto di disincanto e di leggerezza.
La crudele Semiramide , il suo amante Azur e il condottiero Arsace sono mirabilmente interpretati da un terzetto che non credo abbia rivali oggi nel mondo del belcanto.
Perfetta Joyce Di Donato Semiramide , Daniela Barcellona Arsace e Alex Esposito Azur sono altrettanto all’altezza delle loro acrobatiche arie , ma anche tutto il restante cast é ugualmente al massimo livello.
Devo citarli tutti: Idreno Lawrence Brownlee, Azama Nicola Hillbrand, Oroe Simone Alberghini, Mitrane Galeano Salas e l’ombra di Nino Igor Tsarkov.
Ma torno all’inizio e al direttore : quel giovane e sicuro Michele Mariotti , nato nella Pesaro in cui suo padre è stato il principale artefice di una delle più alte manifestazioni musicali italiane : il Rossini opera Festival .
In questa atmosfera si è formato questo straordinario talento , oggi sicuramente una grande stella internazionale . L’ho sentito dirigere con sapienza e sicurezza tanta grande musica , ma nel rendere al suo prestigioso concittadino ogni nota nella perfezione di una esecuzione sicura e impeccabile c’é come un valore aggiunto .
Il Rossini serio di questa Semiramide che dovrebbe più spesso essere sulle scene é la conferma del genio di un musicista totale .
Ho giocato per un po’ a sentirci Mozart , poi addirittura Verdi …poi mi sono persa in un ascolto mirabile che è l’opera completa di un valore assoluto del grande pesarese.

Un inizio divertente

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Monaco mi accoglie come sempre in maniera affettuosa , mi piacciono l’aria fresca , i campi verdi, l’atmosfera bavarese .
L’unico cruccio l’avere scoperto tardi che oggi l’opera comincia davvero prestissimo e temo di non potere mantenere la promessa di andare a salutare alla fine un caro ragazzo italiano che qui canta nel ruolo di Carlo nella F.d.D .
E’ Simone Piazzola e dopo averlo visto nelle foto della prima ho pensato che quella sua aria triste , di cui conosco anche i motivi , potesse essere sollevata dalla presenza di amici italiani .
Mi salta la possibilità di arrivare a teatro in modo da potere avere un biglietto in piccionaia , per godermi la parte dell’opera in cui Simone canta parecchio .
Allora tento di andare perlomeno a salutarlo alla fine e vado alla porta di uscita degli artisti e dopo alcune difficoltà col portiere che fa finta di non capire, con l’aiuto di un garbato signore italiano riesco ad entrare insieme ad un altra italiana che come me era nella lista di Simone.
I cantanti sono ancora in scena per gli applausi finali e finisce così che il primo che incontro è proprio il divo Jonas che si mostra divertito della mia maglietta dell Otello.
Poi cerco Simone e attirata da canti festosi di compleanno entro in un bel camerino dove Anja Harteros festeggia con gli amici . Gentile e carina accoglie anche noi , poi finalmente riesco a parlare con Simone .
Triste e accorato ma il tuo calendario artistico è molto positivo : qui a Monaco ha ben tre opere in programma , ne sono molto contenta per lui . Il fisico asciutto , i begli occhi chiari , la voce limpida . Gli manca solo di essere un po’ più ..Schauspieler, non mi capisce , ancora non parla tedesco , ma si giustifica dicendomi che addirittura con poche prove l’aiuto regista ha preteso da lui una serie di variazioni che non ha potuto fare sue in così poco tempo .
Avrà modo di affinare , insieme al tedesco , anche un po’ più di arte scenica , è veramente giovanissimo.
Lascio questo giovane promettente baritono italiano ed esco dai meandri segreti del palcoscenico sulla pubblica via dove molte conoscenti di varia nazionalità mi guardano stupite , io esco dalla porta degli artisti mentre le folle plaudenti sono in fila dientro il cordone per l’autografo del grande cantante …
Rientro in albergo lentamente sotto una pioggia fittissima che mi godo come un lavacro dopo l’afa italiana di questi giorni.
Ho davanti a me una intera settimana operistica , la camera è molto carina , forse l’unica cosa sbagliata sono le troppo canotte leggere e nessuna felpa in valigia …ma la mia fantasia non ce la faceva a prevedere il fresco autunnale che mi aspetta.

SHI “si faccia”

 

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Il Macerata Opera Festival apre con una raffinata opera contemporanea : SHI , dedicata alla figura di uno straordinario personaggio : il gesuita maceratese Matteo Ricci.

SHI significa …”si faccia “ e ripercorre attraverso le suggestive sonorità compositive di Carlo Boccadoro ,maceratese anche lui e nell’occasione anche alla bacchetta, la vita dello studioso che , particolare non trascurabile , è ancora oggi l’unico occidentale ad essere sepolto nella Città proibita.

L’opera si articola in cinque momenti della vita del monaco : dalla partenza dall’Italia , attraverso tutta una serie di difficoltà e scoraggiamenti nell’apprendimento di questa lingua difficile da capire e ricordare fino a entrare nella sua logica ed a esserne padrone tanto da potere esercitare la sua missione di religioso finalizzata a portare la religione cristiana nell’Estremo Oriente più misterioso .

La sua meta e aspirazione era quella di arrivare fino all’Imperatore della Cina , impresa tanto più ardua per le enormi distanze da percorrere , dalla difficoltà di entrare in qualche modo in relazione con i colti Mandarini con cui riuscì lentamente ad entrare in contatto.

Si fece cinese tra i cinesi , si fece portavoce della cultura occidentale attraverso espedienti vari , uno dei quali fu il portare un orologio fino alla corte di Pechino.

La narrazione è basata sulle lettere del carteggio che Matteo Ricci intrattenne comunque col padre a Macerata e sono lettere bellissime , piene di suggestione e sono stata la traccia su cui ha lavorato Cristina Ligorio , regista e autrice del libretto.

Un impianto scenico semplicissimo , tre figure in scena ,due baritoni : rispettivamente Matteo , Roberto Abbondanza e Bruno Taddia , l’uomo che guarda e un attoreTimone Tangolo , il viaggiatore.

Le musiche sono eseguite da un Ensamble di percussioni e da due pianoforti La massima suggestione ci viene dalle video preiezioni di Igor Renzetti che commentano il racconto attraverso tutta una serie di immagini proiettate su velari che scendono dall’alto e ci ìillustrano la difficile impresa dell’ apprendimento di questa lingua basata su ideogrammi bellissimi e tanto difficili da memorizzare .

Un percorso intellettuale durato un tempo storico lunghissimo , diciotto anni ci aveva messo Matteo Ricci , anzi Li Madou questo fu il suo nome cinese , per arrivare alla corte imperiale ormai abbigliato da Mandarino anche se morì senza riuscire a vedere il volto dell’Imperatore.

Matteo Ricci nacque a Macerata nel 1552 e morì a Pechino nel 1610.

, lavorò alla elaborazione e alla traduzione di mappe di quell’immenso paese che nell’immaginario europeo era sempre rappresentato lontano , all’angolo e invece il cui nome era addirittura La terra di mezzo .

Fu matematico , sinologo e cartografo , ma soprattutto il gesuita maceratese contribuì ad avvicinare due culture tanto lontane fra di loro da essere adesso considerato  una specie di antesignano della possibile integrazione tra popoli così culturalmente diversi.

 

Uno spettacolo elegante e bellissimo nelle sue suggestioni cui hanno sicuramente contribuito anche i giovani dell’Accademia di Belle Arti di Macerata , giunti alla fine sul palco , numerosi e festosi , orgogliosamente

fieri del loro lavoro raffinato ed elegante.

Una serata particolare , un’altra perla sortita dalla vulcanica sempre stimolante inventiva di Francesco Micheli , un Direttore artistico che resterà comunque nella memoria e nella gratitudine di una intera città alla quale ha veramente dato una nuova spinta culturale.

 

 

 

 

 

Una dedica speciale

 

 

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In una delle mie follie londinesi per vedere l’Otello mi ero portata dietro il Cd Das Lied von der Erde di Mahler , se fossi riuscita ad incontrare Kaufmann:

ci tenevo a dirgli che per me era diventato una specie di accompagnamento continuo , specie l’ultimo Lied : der Abschied.

Grazie alla garbata gentilezza di Maria Agresta sono riuscita nel mio intento e ho detto a Jonas , una volta tanto riuscendo a dirgli quello che avevo nel cuore che quel Lied mi stava accompagnando come un sottofondo continuo .

Ho visto che gli brillavano gli occhi e alla mia richiesta di farmi una dedica ha tirato fuori la solita batteria di pennarelli e ha scarabocchiato qualcosa sulla copertina ,io felice , ho ringraziato e senza neanche leggere quello che aveva scritto sono corsa da Maria che mi aspettava.

Poi , con emozione e non senza difficoltà ho decifrato quello che Kaufmann mi aveva scritto:
“Un Abschied che diventa ..per sempre “e il suo sgorbio finale a chiudere .

 

Se quel cd per me era prezioso ora è addirittura una specie di feticcio.

Sono tornata a Londra anche per dirglielo e ho raccolto anche un suo tenero sfogo contro i loggionisti italiani che non lo amano…

Se qualche logginonista scemo non lo ama non se ne faccia cruccio , la sua arte è ben al disopra di certe stupidaggini dal sapore di un antico livore che rasenta uno strano culto per i cantanti morti.

Ripensando Otello

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Continuo a laggere riassunti , ripensamenti , emozioni di spettatrici dell’Otello londinese e mi colpisce una costante :

intanto sembra che molte non conoscessero la tragedia scespiriana e men che meno l’opera di Verdi . Tutte raccontano la storia nello stesso modo .

Povero Otello , vittima designata e crudele il suo destino di fragile colosso.

E la povera Desdemona ? Non fa pena a nessuno questa scema romantica ragazzina presa d’amore dal diverso , dal vincitore vittima di emarginazioni

( e io ti amavo per le tue sventure…) tanto scema da seguitare a ripetere quel nome “Cassio “ come un mantra tanto che ti viene voglia di urlarle dalla platea : smettila , stai zitta! non vedi la bestia che ribolle nel tuo uomo?

Ovviamente si tratta di un normale femminicidio , anche senza prove sicure , se escludiamo il bellissimo espediente scespiriano ( e poi verdiano ) del fazzoletto, vero simbolo della tragedia , una specie di raccoglitore di ogni delitto d’onore .

La gelosia di Jago muove l’azione delittuosa ma solo uno sprovveduto come Otello , insicuro nella sua baldanza soldatesca ci poteva cascare.

Quindi ammaziamola questa puttana che non è più solo mia , classico modo di ragionare del fesso latino o/ e mediorentale di turno.

 

Poi qui però c’è di mezzo una variante notevole : Otello è bellissimo ( hanno messo addosso a Kaufmann dei costumi talmente donanti che addirittura ne esaltano la bellezza virile) e Il nostro tenore è capace anche di ribaltare il senso profondo della vicenda .

Lui diventa vittima assoluta : Otello fu!

 

Però a pensarci bene, si tratta del valore aggiunto del mostruoso istrione o è stato Verdi a tirare fuori dal testo scespiriano questo finale assolutorio del mostro omicida e Kaufmann ha solo eseguito , come dice sempre , quello che era semplicemente scritto nella partitura?

A Paris

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A margine del grande concerto di Parigi alcune modeste considerazioni da prendersi con cautela e senza rancore ….

Intanto la “grandeur” del presentatore , gli colava da tutti i pori, il più , la più . etceterà etceterà…

Ammetto che era abbastanza veritiero perché anche se non credo che sia il più grande concerto del mondo all’aperto ( mi pare che la Waldbhüne a Berlino abbia 25mila posti a sedere) resta sempre un spettacolo magico con quel fondale che progettò l’Ingegner Eiffel e che fa sempre la sua bella figura sul Champ de Mars.

In realtà in me parla un’invidia nera per tutto quello che potremmo fare anche noi e che invece non siamo proprio più capaci di organizzare.
Si potrebbe dire dei cantanti : in effetti erano tutti , come suol dirsi , su piazza , non sono andati a cercarli lontano perché in Francia si fa teatro d’opera ad alto livello anche a luglio , anzi se ne fa di elevata qualità!

Hanno un’Orchestra nazionale di Francia e penso che se non ci perdessimo in campanilismi idioti ce l’avremmo anche noi l’Orchestra nazionale . Solo che si chiama Santa Cecilia e altrimenti si potrebbero turbare gli aficionados della Scala.

Ha diretto un prestigioso maestro russo , i cantanti , a parte la gloria nazionale Ludovic Tezier erano due americani , una tedesca e una georgiana, qualità altissima delle prestazioni e poco conformismo nella scelta dei brani.

Si è cantato tanto in italiano , anche Mozart del Don Giovanni ma con tutto l’amore che ho per la Francia e per i francesi non riesco a digerire la loro terribile impudenza nel dire “O mio Babbinò carò” o nello francesizzare il caro Richard Strauss che regolarmente diventa Stross…ma pazienza cantavano tutti così bene .

 

Insomma io guardavo , ascoltavo e invidiavo . Perché da noi è impossibile pensare qualcosa di simile ?

Abbiamo le piazze più belle del mondo , le città d’arte e anche preziose realtà musicali ma …i teatri da noi l’estate chiudono , l’Arena di Verona sicuramente non è più l’Arena d’antan , Caracalla non mi pare faccia un cartellone all’altezza.

Si salva , mi si perdono il campanilismo , lo Sferisterio di Macerata e soprattutto il gioiello prezioso , anche a livello internazionale che resta ancora il Rossini Opera Festival.

 

Per chiudere questo attacco d’invidia ritorno a Parigi , che val sempre una messa , anche quando si tratta del concertone del 14 luglio.

Un autentico brivido la Marsigliese finale , confesso , invidio loro anche l’Inno nazionale perché mi sembra in fin dei conti anche un pò mio……

L’opera in piazza a Monaco

 

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Nonostante una sorta di idiosincrasia per la voce di KFV mi metto diligentemente davanti al video per ascoltare questo prezioso Tahnnäuser di Monaco.

Tanto prezioso per due diverse motovazioni : la direzione di Kiril Petrenko e la voce dolcissima di Christian Gehtahrer .

Avrei anche preso il biglietto a maggio , poi ho dovuto rinunciare per un importante raduno familiare , adesso quindi sono lieta che attraverso Arte lo possa sentire.

Insisto , sentire , non vedere perchè io Romeo Castellucci lo conosco dal tempo dei Raffaello Sanzio e mi sono sorbita varie provocazioni dell’illustre regista animatore della prestigiosa compagnia di ricerca .

Mirabile fu la volta della presenza in scena delle due anoressiche terminali ( poi infatti morirono davvero alla fine della tourné ) o giù di lì,

 

Poi convertito sulla via del successo internazionale volli dargli una prova d’appello con il Parsifal del Comunale di Bologna.

Ovviamente c’era l’Orecchio , pare fosse di Nitzche, ma c’era anche il vero boa bianco che si snodava per tutto il primo e anche un po’ del secondo atto.

 

Si salvò l’intuizione del mondo in marcia perenne nell’ultimo atto , anche se un centinaio o forse più di persone calpestanti non ci facevano godere abbastanza la pur pregievole direzione di Roberto Abbado.

 

E vengo a Monaco : Petrenko è un mago della direzione : frequentando molto il prestigioso teatro ho potuto apprezzare anche la versatilità della sua bacchetta ,ma ebbe del miracoloso la sua direzione dei Meistersinger dello scorso anno, non avevo mai sentito un Wagner così lirico , così leggero , così infinitamente vicino ai cantanti .

I Berliner che non sono stupidi giustamente lo hanno votato a maggioranza per il prossimo ricambio direzionale . Monaco piange ma Berlino ride.

Questo Tahnnäuser basta sentirlo , la visione è un optional neanche tanto interessante .

Tutte le cosiddette provocazioni per una che ha frequentato tanto la ricerca teatrale sono di una lettura addirittura banale .

In questo senso forse ha fatto meglio Emma Dante nel suo nuovo ruolo di regista d’opera , ha lasciato le sue belle provocazioni siciliane ed è riuscita a rinnovare i , almeno in parte, la sua cifra stilistica.

 

Ma vengo all’opera e alla magia della musica valorizzata dal grande gnomo che incanta con il suo gesto direttoriale.

Come immaginavo la voce di Gehrahrer mi riempie l’anima e Anja Harteros ha dalla sua la capacità lirica per rendere la magia del ruolo di Elisabetta .

Un meraviglioso Tahnnäuser da sentire , perdonando la voce per me abbastanza fastidiosa dell’illustre tenore germanico . ma si sa, sui gusti non si discute!

Poi c’era anche l’incanto della piazza da apprezzare : un mondo educato e civile . Per esperienza personale di queste Opere für Alles . Dieci minuti dopo la fine Franz Joseph Platz è vuota e pulita come se non ci fosse stato nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Otello forever

 

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foto di Valeria Blarzino

 

Avrebbe dovuto piovere, invece la cappa di calura su Londra toglie il respiro . Il teatro è stracolmo e bollente . Nella serra del teatro c’ è un’afa che annebbia anche le foto .
Una vela , una vela ! La tempesta verdiana non muove un alito di vento , arriva la scheletrica nave e so che in palcoscenico non hanno neppure l’aria condizionata .

Lo spettacolo è sempre più avvincente , già toglie il fiato del suo , figuriamoci al calor bianco.
Seguo la tragica vicenda del povero “ leone di Cipro” e provo una grande pena per lui e per la povera sua dignitosissima sposa veneziana .
Il capolavoro verdiano in questa messinscena acquista spessore e drammaticità nuove nel rivederlo ormai per la terza volta.
Mi soffermo su particolari che restano nel cuore . Il più prezioso è il gesto dignitoso , appena accennato della povera Desdemona sbattuta a terra dal marito ormai furioso . Lei sembra una bambola rotta , Emilia corre in suo soccorso e lei ferma il gesto pietoso con la dignità della sua nobiltà ferita.
Un altro particolare . Il sempre più evidenziato torturarsi di Otello che con quello stringersi angosciosamente le tempie ci porta al cuore della sua nevrosi , il particolare appena accennato nelle prime rappresentazioni adesso e molto più accentuato e penso che sarebbe molto piaciuto a Verdi.
Vado avanti nella tragedia che stasera ribolle fino all’ultimo e sembra toglierci quel poco di respiro che resta anche a noi spettatori anche se in teoria dovremmo stare più freschi per l’ aria condizionata del teatro , ma siamo talmente tanti che praticamente riusciamo a mala pena a respirare.
Al terzo atto Jonas non ha i pantaloni turcheschi , credo non ce l’abbia proprio fatta a indossarli ( peccato , gli stavano bene!) , poi mentre spia dall’alto si leva anche la giacca e alla fine la sciarpetta proprio non si sa dove sia finita .
In compenso eroicamente Maria resiste nelle sue nobili vesti , “noblesse oblige”.
Il mio non è il racconto fedele di un Otello verdiano , è qualcosa di diverso e più personale, è il racconto di una melomane innamorata dell’opera straordinaria che aspettavo da anni con questi interpreti e con questo direttore amatissimo.
Sir Tony alla fine non era sudato , era totalmente bagnato e , lo ha confessato , vicino a collassare alla fine del secondo atto.
Poi mi ha detto una cosa alla quale non avevo fatto caso . Secondo lui il contrasto tra il canto un po’ grezzo di Vratogna e quello raffinato di Kaufmann crea una sorta di valore aggiunto nella differenziazione dei personaggi . Confesso che non ci avevo pensato.

Ho letto molti resoconti dello spettacolo , molte entusiastiche interpretazioni della spirale di paranoia in cui cade Otello , molte recensioni colte e molte cose inutili .
In ultima analisi penso che questo Otello  con i suoi limiti ,soprattutto registici , resterà nella storia del melodramma come un momento altissimo del “ recitar cantando” tanto caro al nostro grandissimo compositore .
Il vecchio leone di Busseto non ha avuto dubbi nel contaminarsi col grande rivale tedesco . Lo stupendo leitmotiv del duetto ritorna nello struggente finale a stringere i cuori sui corpi allacciati nel sangue dei due tragici e infelici protagonisti.