Macerata, l’Aida

 

 

IMG_0188Cominciai ad amare il capolavoro verdiano quando sfrondato di tutti gli orpelli , templi , palmizi e animali vari in scena lo sentii in forma di concerto diretto da Pappano a Roma .
Lo ricordavo mentre provavo lo stesso piacere di puro ascolto nello spettacolo messo in scena con la regia di Francesco Micheli che è la ripresa di quell’Aida di cui tanto si parlô due anni fa .
É uno spettacolo tutto sommato molto semplice e addirittura didascalico , la storia raccontata con le indicazioni dei nomi e con la grafica delle proiezioni diventa così spolpata quasi una forma semiscenica , in definitiva di nuovo è il predominio della melodia a risaltare .
Sembra uno spettacolo provocatorio , in realtà è molto tradizionale e perfettamente aderente a quella nuova ricerca della messinscena che privilegia l’ascolto alla pompa d’un tempo.
Non a caso si cita il ricordo all’inizio sul grande muro -laptop ( che acustica aggiunge la pedana !) e si proietta la storica foto dell’Aida del 1921 che inaugurò la nuova vita di questo spazio magico edificato per il gioco della palla-bracciale dai cento consorti ricordati nella facciata. Nel 2017 é intelligente fare l’Aida cosî.

Ottima compagnia di canto su cui svetta il sicuro Radames di Stefano La Colla che ci regala anche il raffinato diminuendo dell’aria di apertura « se quel guerrier io fossi « .
Gli é ugualmente valida partner anche l’Amneris di Anna Maria Chiuri che si permette anche di cantare sdraiata di spalle facendo comunque giungere la voce dalla dizione forte e chiara agli ascoltatori.
Forse l’Aida di Maria Pia Piscitelli é l’anello debole di questo prezioso triangolo . Non le manca niente , le note ci sono tutte , la dizione chiara ma non scatta l’applauso alla fine di «  patria mia » e un po’ me ne dispiace.
Ottimo il Re di Cristian Saitta , sicuro il Ramses di Giacomo Prestia , con qualche problema l’Amonasro di Stefano Mei sicuramente giû di forma.
Nel complesso il divertente spettacolo , orbato per un guasto tecnico di un particolare effetto che turbava il regista e che a mio avviso è stato risolto egregiamente era diretto da Riccardo Frizza , buon direttore che ha i suoi tempi ..preziosamente dilatati .
Orchestra , coro , banda cittadina in ottima forma . Divertenti le danze della compagnia Artemis danza e i costumi di Silvia Aymonino.

Turandot “famola strana”

 

Mi festeggio a modo mio , parto al mattino con calma e facendo un leopardiano percorso per li colli e le ville arrivo a Macerata godendo di un dolce paesaggio della Marca classica , senza fretta .
Compleanni pesanti , ho levato la data dai social , solo gli intimi lo sanno e mi va bene così.
Non avevo però fatto i conti con Caronte …verso l’una salendo spavaldamente le scalette delle vie deliziose del centro storico ho capito che allontanandomi dalla costa le cose non miglioravano , anzi!
Ho mangiato spaghetti che non volevano raffredarsi neanche dopo mezz’ora , la piazza bolliva e pensare che in questi luoghi ho ricordi di gelo , di venti che entrano nelle ossa , di scialli e coperte anche dentro lo Sferisterio.
Mi chiudo in camera , uscirò solo per andare incontro a questa principessa che spero mi trasmetta perlomeno un alito di vento gelato ….
Turandot , con la T finale ben pronunciata , mi raccomando.

Mi è piaciuta l’idea di sfrondare la fiaba di Gozzi da ogni riferimento kitch di Cina da cartolina . Il progetto registico Ricci/Forte é stimolante , moltissime buone intuizioni , forse in alcuni momenti sarebbe servito un piccolo opuscolo di istruzione per l’uso.
Comincio dalle intuizioni felici : mi è molto piaciuta Liû in abito da sposa , sogno d’amore inconfessato ed è giusto che lei chieda a Turandot di ucciderla e che Turandot lo faccia , sperando fino a quel momento di eliminare con lei il segreto del nome di Calaf.
Efficace che poi ne segua il funerale , come una diva anni sessanta , foulard in testa e occhialoni neri da sole .
Mi domandavo a quel punto , dove Toscanini disse : qui il maestro Puccini è morto perché ancora non hanno avuto il coraggio di interrompere davvero la meravigliosa melodia pucciniana .
Il finale lieto , lo giri come lo giri ha un senso solo in quell’Eros e Thanatos scatenato proprio dalla prova d’amore della piccola schiava .
La principessa di gelo si scioglie all’amore , Isotta felice ? , ma il popolo di Pechino in eterno lutto ci ricorda che muore ogni giorno chi ha paura ( di vivere , di amare?) . Finale atipico di forte impatto emotivo.

I nei di questa Turandot , diretta egregiamente da un ottimo Piergiorgio Morandi alla bacchetta della sicura Orchestra filarmonica marchigiana sono nella modestia della compagnia di canto . Privati per un incidente dalla presenza di Irene Theorin resta buona sia vocalmente che scenicamente la principessa / cover France Dariz.

Purtroppo non lo stesso si puô dire del tenore coreano Rudy Park .escludendo il classico « nessun dorma » che comunque strappa l’applauso a scena aperta , il resto è silenzio , come direbbe il Bardo.
Insufficente la Liu’ di Davinia Rodriguez, salta dagli acuti al pianissimo con vuoti paurosi centrali , mentre invece con buon professionismo i tre ministri Ping Pang Pong rispettivamente Andrea Porta , Gregory Bonfatti e Marcello Nardia danno una buona prova anche attorialmente , sia quando sono medici dei matti e soprattutto nella versione cabarettistica berlinese del secondo atto.
Servirebbero invece didascalie esplicative per spiegare un Timur più giovane di suo figlio e un Imperatore della Cina vestito da benzinaio che immette sangue nel box della principessa ( qui già svariano le interpretazioni ) . Leggo di chi lo legge come il sangue dei principi sacrificati e chi invece lo pensa sangue mestruale della finalmente umana principessa di gelo . Ai registi l’ardua sentenza.
Che mi dovrebbero anche spiegare perché i principi sono tutti bambini uccisi barbaramente in esecuzione tipo Daesh,anche se i Pueri cantores sono magnifici , intonatissimi e teneri .
Ottimo come sempre il grande Coro lirico marchigiano affidato alla mano sicura di Carlo Morganti.

Nell’arena Sferisterio tramutata quest’anno in forno infernale comunque questa Turandot “famola strana “ mi è piaciuta , complimenti per avere avuto il coraggio di proporla in un festival a grande tradizione popolare , ne valeva comunque la pena.

a proposito di Luca Salsi

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La prima volta che ho incontrato da vicino Luca Salsi è stato lo scorso marzo all’uscita degli artisti del teatro di Monaco alla fine dello Chenier .

Gli ho fatto i miei complimenti anche se lo avevo già sentito in altri teatri in giro per l’Italia ma quel Carlo Gerard mi era parso davvero notevole e lui si era pure giustificato dicendo di non essere in perfetta forma !

La forma smagliante invece c’era tutta la sera del 28 agosto alla prima delle due repliche durante il Festival estivo.

Una serata di grazia per tutti e per Luca in particolare quell’allargare le braccia sui versi finali della sua grande aria hanno fatto crollare il teatro dagli applausi (anche perché un piccolo tocco di correzione della regia aveva spostato l’attenzione dal torturato Chenier nel sottoscala tutta su di lui ).

Un grande baritono , nato in quella terra italiana dove queste voci nascono con più frequenza che altrove , la terra di Verdi che infatti amava particolarmente la vocalità maschile baritonale .

Anche io ho amato tutta la vita i baritoni e fra Renato e Riccardo nel Ballo in maschera per me non c’era storia , vinceva sempre il marito.

Poi è capitato che entrasse nella mia vita di melomane uno strano fenomeno , un tenore tedesco che sembra un italiano con una morbida voce baritonale e gli acuti sicuri e così mi sono un po’ convertita , ma forse perché Kaufmann è quasi unico.

Tornado a Luca Salsi e alla sua bellissima voce so di lui che ha due figli a cui ha dato nomi cari alla sua arte , infatti si chiamano Ettore ( Bastianini è stato anche un mio mito) e Carlo , ovviamente in omaggio al grande tenore  emiliano.

Mi ha ricevuto in camerino , la sua bella compagna Virginia Tola è stata così gentile e si è prestata a farci le foto , poi mentre aspettava pazientemente che Luca attorniato daigli ammiratori facesse i suoi tanti autografi ,mi ha spiegato di essere stata allieva della Kawaibanska e di essere argentina . Non l’ho ancora sentita dal vivo , era in partenza per una Tosca a Caracalla , spero di colmare presto questa mia lacuna.

Mi è spiaciuto anche di non essere andata ad Amsterdam per sentire Luca nel suo strano Rigoletto , un comune amico mi ha confermato che è stato straordinario .

Questa mia piccola nota sicuramente non sarà l’ultima , al gentilissimo baritono do appuntamento alla prossima ….magari nella sua terra ricca di splendide voci verdiane.

Intanto toi toi toi per Amonasro a Salisburgo!

 

 

l’importanza della macchina

 

 

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Nel fare l’annuale cartella di fotografie della vacanza in Baviera questa volta ci sono anche foto di paesaggi ed è quasi la prima volta .

Avevo tentato anni fa una escursione ai castelli di Ludwig ma non avevo fatto i conti con i turisti che sarebbero saliti sul pulmann.

Pioveva , coma capita spesso da queste parti anche in estate e ricordo solo le file di ombrelli , i tempi stretti , l’assoluta mancanza di atmosfera che invece nel mio cuore avevo cercato e sperato.

Per cui da allora solo Monaco , solo musei e in città ce ne sono talmente tanti da non avere poi tanto tempo per fare altro.

 

Ma quest’anno c’è stata una nuova benefica svolta nella mia vacanza bavarese. Ho due cari amici , una coppia di Cervia :lui il più fantastico driver che abbia mai conosciuto , lei la più efficiente secondo pilota da rally e anche la più brava ad accompagnare il viaggio con una stupenda colonna sonora tutta lirica e non solo.

Così infatti è stato che cominciando da una città della Franconia ,Bamberg , siamo anche arrivati fino a Bayereuth nel giorno inaugurale del mitico festival.

 

La pioggia è stata la compagna fedele di tutta la giornata , ma non ha rovinato la gioia della nostra gita , anche perché all’allegra compagnia si è aggiunta un’altra amica melomane di più antica conoscenza e anche lei , con la sua competenza e i suoi ricordi ha allietato la nostra giornata.

 

E’ il caso di dire che i miei amici diventano pure amici anche fra di loro quando si hanno tante curiosità e interessi in comune e si crea quella meravigliosa afmosfera magica che fa diventare bellissime le nostre giornate insieme.

 

Dopo la prima esperienza positiva un altro giorno , con “ spettacolo breve” siamo andati ad Augsburg . Sicuramente la cosa più interessante da visitare è il Fuggerei , un intero quartiere per i poveri offerto dai banchieri Fugger che erano i cassieri del papa che se ne serviva per riscuotere le indulgenze ma si salvavano l’anima facendo queste notevoli opere buone .

Poi Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg ma in Baviera ancora oggi per abitare le deliziose casette bisogna essere di comprovata fede cattolica.

 

Un’ultima gita nella natura , il nostro driver ha voglia di verde e per l’ultimo giorno ci viene regalato un cielo limpido e azzurro , si va in gita verso i laghi : prima tappa a Bad Tolz, cittadina termale sull’Isar . qui veniva a fare le terme anche la famiglia Mann.

Case con le facciate dipinte , l’Isar impetuoso scorre , il turismo è comunque molto discreto.

 

Poi verso un lago : il Tegersee, vele e ciclisti , finalmente tanto sole e tanta luce .

Poi ad un lago più piccolo ,il Wiesee con colazione rustica in macelleria .Per la prima volta in una settimana mangio anche la carne .

Notevole il macellaio cuoco , ma pare piaccia solo a me.

 

Certo che di cose belle da vedere ce ne sarebbero state anche tante altre , la Baviera è molto ricca di belle città e castelli , di chiese e abbazie ma io che arrivo in aereo con i miei tanti biglietti per il Festival musicale solo con i preziosi amici riesco a vedere qualcosa mettendo fuori il naso dalla città vecchia!

 

Ancora grazie alla bella compagnia , spero davvero che si ricostituisca in futuro, ce ne sarebbero di cose belle da vedere…..

 

 

 

 

DI RACCONTI e ritorni

 

 

Sarà la stanchezza dell’ultimo giorno , il caldo improvviso , poi temperato da un breve temporale serale , sarà che la settimana bavarese volgendo al termine mi mette un po’ di tristezza ..ma questi Contes di Hofmann sono di una modestia terrificante ,

Messinscena con minimo sindacale , un’aria di famiglia al risparmio ( Diana Damrau fa tutti e tre i ruoli lasciando il suo più classico di Olimpia ad una giovinetta passabile), sarà che il dottor Miracle non è quel terrificante che avrebbe dovuto essere , sarà che Spyres non era proprio in gran forma , c’e scappata anche una piccola Imbarazzante stecca nell’aria di Kleinsack, certo che in tutto questo ha brillato di luce propria il Nicolaus di Angela Brower.

Lontanissimi dalla bellissima messinscena di Carsen che pure essendo del 2000 a Parigi , ripresa alla Scala e poi di nuovo a Parigi lo scorso autunno , nonostante l’essere orbati dal grande assente Kaufmann , era risultata una bellissima serata anche per la elegante direzione di Philippe Jordan , peraltro privata dei dialoghi inutili e qui molto presenti ,per molti con la dizione approssimativa.

La pièce – testamento di Hoffenbach nonostante i molti ritocchi non la si puô considerare musicalmente un capolavoro , se poi le levi anche quell’aurea surreale che i sogni drogati del poeta le aggiungono e la ambienti in una specie di mansardina parigina non si salva proprio niente .

Peccato : Richard Jones poteva essere una garanzia , ma il gioco al risparmio qualche volta fa brutti scherzi anche al Bayerische Staatsoper e la coproduzione con un teatro inglese non sembra essere una grande idea.

Pubblico di bocca buona domenicale , lontanissime le toilettes dello Chenier . Due pellegrini in sandali accanto a me bevevano vistosamente dalla bottiglietta autarchica di acqua minerale

Signora mia , qualche volta mi viene voglia di dire : non riconosco più la mia Germania..

 

L’avventura continua …parto dall’albergo con mega anticipo . Supero quello che credo essere il mio unico problema , cioè cercare un’anima buona che mi aiuti a scendere le scale mobili con la valigia pesante ….

Il baldo tedescone la porta con due dita e io penso : il più è fatto.

Invece una voce celeste , ovviamente solo in tedesco mentre il treno corre nelle verdi campagne bavaresi annuncia che a Ismaining dobbiamo tutti scendere , altre spiegazioni non vengono date .

Migliaia di sgomenti passeggeri , dopo un primo momento in cui fidiamo nella germanica organizzazione ci rendiamo conto che l’unica strada per arrivare in aeroporto è l’assalto alla diligenza ( leggi taxi ) .

Non nuova a simili imprese , basta avere grinta e soldi , agguanto il quindicesimo tassista al grido : ich bin alleine ! E salgo . Partono anche venticinque euro ma all’aeroporto ci arrivo .

Altre voci celesti annunciano mega ritardi , l’avventura continua. Alla fine di luglio canto di Gloria per essere a casa alle 17 e 30 . Fine della trasmissione.

Il fascino slavo

 

Di nuovo al Prinzregententheater per una Liederabend . Il cantante è bravissimo e bellissimo , uno dei miei idoli , ma sulla carta leggere di in programma in boemo e slovacco un mette un po’ in pensiero ….
Ovviamente il programma di sala prevede la traduzione dei testi in tedesco . Speriamo bene. Solo una piccola parte del programma sembra più facile , sono Leader di Franz List in francese , su quelli perlomeno penso che non avrò problemi …e invece in un teatro gremito ed entusiasta ascolto con emozione musiche mai sentite prima , bellissime e coinvolgenti. Pavol Breslik accompagnato da uno squisito pianista istraeliano Amir Katz, mi regala qualcosa di nuovo anche dal punto di vista culturale .
Si presenta elegantissimo in nero e attacca la prima parte del programma : sono diciotto canzoni di Antonin Dvorak, la lingua dolcissima e comincio a seguire i testi nella traduzione tedesca . Scopro tutto facilissimo . Le canzoni raccontano di amori perduti , di abbandoni , di ruscelli , di cieli stellati
Il mio vocabolario é ricco di queste parole , i Leader romantici si assomigliano tutti !
La cosa curiosa é che mentre il testo boemo è brevissimo in una lingua morbida ,invece per dire le stesse cose in tedesco servono molte piu parole mediamente anche tanto più lunghe.
Dopo l’intervallo i Lieder di List sono facili , la voce di Pavol aumenta di volume e gli applausi addirittura interrompono la sequenza.
Poi un’uscita a metà e Breslik torna con una camicia bianca ricamata in rosso : è il mio costume nazionale spiega e attacca a cantare in una lingua più dura , piû ritmata canzoni di vita vissuta , di fierezza nazionale , addirittura una ninnananna e assomigliano molto di più alla vocalità della lingua russa.
Sono canti popolari e insieme a poesie recenti li canta spesso ritmando col piede e suscirando molto entusiasmo nel pubblico .
Quando , forzando il solito blocco riesco ad andare a salutarlo in camerino lo ringrazio anche per l’avermi fatto una specie di lezione linguistica.
Ride e mi abbraccia festoso, ci sediamo davanti allo specchio del camerino e lui cerca lo spazio per scrivermi la dedica sul programma del cd che il carissimo amico Angelo mi aveva precedentemente portato in dono.
Visto da vicino Pavol é veramente tanto giovanne e bellissimo . Glielo dico e ride , anche un po’ giovanilmente imbarazzato.
Sta per andare in vacanza quando gli chiedo dove mi dice con orgoglio : a casa , in Slovacchia! So gia che mi racconterà su Fb i suoi campi di grano e quelli di lavanda e mi metterà anche i frutti del giardino e le torte della mamma. Pavol é una persona solare , sono molto contenta della splendida amicizia!
Solo quando gli dico di venire a cantare anche in Italia mi risponde con rammarico che i nostri teatri programmano troppo tardi ….la solita storia ahimè….
Lo seguo quando esce per la cerimonia degli autografi , c’é una piccola folla entusiasta in attesa e Angelo felice in veste di «  paparazzo » (detto ridendo da Pavol ) fa foto bellissime anche alle mie amiche in fila per l’autografo.
Siamo quasi alla fine della vacanza , la notte dolce di Monaco ci regala la regale bellezza di questa splendida città.

Magia della lirica

 

Pensavo di non avere più niente da dire su questo Chenier ma non avevo fatto i conti con la magia dello spettacolo dal vivo che ogni volta rinnova le emozioni.
Questa ripresa estiva durante il festival è stata addirittura più travolgente dell’opera vista in primavera.
Una serata da standing ovation globale , un teatro in delirio , la tensione palpabile fino dalle prime note .
Già nell’entrare a teatro ho capito che il pubblico era diverso : l’eleganza delle signore , gli uomini in cravatta, nessuna sciatteria in giro , si capiva l’emozione di una « seratona ».
Hanno cantato tutti al massimo della loro emotività e alcuni piccoli accorgimenti della regia hanno migliorato decisamente la visione della complicata scacchiera scenica .

Effetto Kaufmann ? Non solo perché tutti erano in stato di grazia e il tempo è volato sulla tragica storia che mi sono cantata dentro con uno stato di emotività da brividi .
Mi sono trovata a ripetere dentro tutte le arie di questa opera tanto popolare e ammetto anche un po’ ruffiana , ma dal risultato avvincente .
Altro che «  pane e brioches! » Come dice un mio carissimo amico critico illustre.
Tanto ero emozionata che le foto mi venivano da schifo ma la mia insistenza con i cerberi alla porta mi ha fatto raggiungere i cantanti felici e contenti nella piccola folla degli amici dietro il palcoscenico.
Grazie alla gentilezza del direttore ho sfondato il blocco e per la prima volta in vita mia mi sono trovata ad abbracciare e baciare Jonas con naturalezza materna.

Mi sono anche ricordata di chiedergli quando all’uscita era sommerso da centinaia di persone plaudenti se potrò sperare di sentire i Vier Letznen Lieder in futuro .
Mi ha detto serio serio di si , che li ha in programma un paio di volte il prossimo anno, una sicuramente a Londra e l’altra in Germania ….e mi ha anche autorizzato ad anticiparlo nel mio blog .

Qui mi fermo , a Luca dedicherò un pezzo a parte. Per Ania un pensiero dolcissimo per questa sua « mamma morta » veramente callassiana .

Oberon re degli Elfi

 

La solita rarità del Prinzregententheater . Ogni anno in questo prezioso piccolo teatro realizzano spettacoli particolari e molto divertenti.
Quest’anno Oberon König der Elfen di Karl Maria von Weber di cui conoscevo solo un’aria ..cantata da Kaufmann in inglese.
Infatti questa opera fu scritta da Weber in inglese ma ovviamente ne esiste anche una versione tedesca ed è quella sentita a Monaco.
Scritta nel 1826 e rappresentata al Covent Garden due mesi dopo la morte del compositore.
La storia di Oberon e Titania la conosciamo anche per il Sogno di una notte di estate scespiriano , ma è stata ripresa tante volte , ogni volta ripresa a sua volta da un testo medioevale francese di lunga tradizione.

In questo allestimento la favola in chiave moderna e divertente si svolge in uno strano laboratorio dove il dottor Oberon vuole tentare l’esperimento su due coppie disassortite scelte a caso nel teatro , ovviamente per fare la scommessa con la dottoresa Titania sul fatto che possa esistere il vero amore.
Le peripezie sono le solite e non mancano naufragi , pirati , avventure di ogni genere , il tutto mimato anche attraverso dei pupazzi burattini manovrati a vista da bravissimi attori e mimi.
La vera rivelazione è Annette Dash in chiave comica , la famosa cantante si scatena e diverte coadiuvata da una compagnia di canto di straordinario livello tra cui spiccano Brenden Gunnell , Rachael Wilson e Jonannes Kammerl , ma è far torno agli altri nel non citarli tutti.
Anche il programma di sala è nella preziosa tradizione , parto da casa giu abbastanza oberata di inutile bagaglio estivo e riparto appesantita da tanti programmi bellissimi ai quali non si può resistere .
Questo è quasi un esercizio di lingua per me : Liebe ist ….con tante foto e frasi che ne accompagnano la definizione.
Ivor Bolton dirige un ensemble per lo più molto giovane dell’ orchestra bavarese , ne hanno di musicisti bravi da queste parti.
Tre ore e mezzo di splendida musica , di giochi e di canti , peccato che fuori ancora seguiti a piovere a catinelle!

Ps. La mattina da Brenner , grazie all’amico Capodilupo incrocio Luca Salzi e il direttore dello Chenier , manco per un pelo il solito Kaufmann , ma domani ( oggi mentre scrivo ) dovrei avere il pass per backstage …)

Il gioco delle sedie

 

Un grand Opera donizzettiano , opera della maturità del grande compositore bergamasco va in scena a Monaco con un terzetto di vocî di grande rilievo: la Favorite.
In lingua francese , opera degli anni della grande maturità del maestro, sta tra la Lucia a il Don Pasquale , ma è di raro ascolto nonostante le bellissime pagine .
Questa messinscena purtroppo è massacrata da una regia a dir poco demenziale che ne fa risaltare quei difetti che in qualche modo ne spiegano attualmente la poca frequentazione dalle scene,.
La storia che da libretto dovrebbe svolgersi intorno al 1320 in Castiglia viene attualizzata e fin qui poco male , non sarò io a scandalizzarmi per questo !
Ma trasportando ad un oggi improbabile una fosca vicenda imperniata sul dramma di una relazione regale adulterina con annessa scomunica papale diventa tutto abbastanza ridicolo.
Se poi si aggiunge una scenografia , diciamo astratta da cui traspaiono immagini sacre con Cristo in croce vivente , si arriva al ridicolo. Tutto un gioco di sedie continuamente sbattute per terra e i poveri protagonisti sempre in corsa a sbatterci contro con notevole fastidioso rumore di seggiole cadute .
Elina Garancia , grande voce e grande bellezza è dotata però di un paio di espressioni : diciamo cosi , con gli occhiali da sole e senza , Matteuw Polenziani a cui spetta la vertiginosa parte dalle arie acrobatiche ha dalla sua la perfetta vocalità dell’arduo ruolo ma alle prese ( ovviamente anche lui con gli occhiali ) del ruolo dell’infelice aspirante monaco non è altrettanto a suo agio drammaticamente . Quello che si salva meglio di tutti è Mariusz Kwiecien, presenza scenica sicura e voce potente ma anche lui costretto a mimarsi tutto il balletto ( che non c’è) ….con improbabili reazioni di stupore e di partecipazione.
La direzione non é di quelle che valorizzano la partitura , per dirla generosamente.
Peccato! Ero contenta di sentire questa rarità’del Donizzetti francese, prima che la follia lo portasse a spegnrsi prematuramente nella natia Bergamo

In Franconia ed oltre

 

Avere amici gentili e dotati di automobile in un giorno di pioggia senza spettacolo…non ha prezzo!
Nella mia vaga programmazione pensavo di andare a Garmisch a vedere la casa di Richard Strauss , ma un’altra amica preziosa aveva fatto ricerchina sul web e la casa non è visitabile .
Ora siccome a Garmisch anche con questo tempo infame non era il caso di andarci a sciare abbiamo di comune accordo presa un’altra via….

Destinazione Bamberg ´ in Franconia . Città antica e bellissima, con una imponente cattedrale e una Residenz tutta affrescata . Poi tanti ponti su un fiume impetuoso e una selva di ombrelli turistici a farci da coro.
I miei affezionati lettori non pensino ad un resoconto da guida turistica Io racconto storielle e nel caso la più carina è stata quella quando un burbero custode non ci voleva fare entrare nella cappella dove esposto il S.S Sacramento si entrava solo per pregare ..e in silenzio .
Quando il sospettoso gerdarme si è allontanato siamo entrati e al suo affacciarsi cupo dalla porta io ho assunto l’atteggiamento di Federico da Montefeltro ..orante e l’h fatto contento .
La cappella poi non era neppure la parte più preziosa della preziosissima chiesa .

Sosta in gelateria italiana e poi grazie al fenomenale driver Ennio rotta per Bayereuth….oggi apre il Festival con i Meistersinger e non volevamo mancare l’appuntamento con Frau Merkel.
Infatti lei c’era e causa spiegamento abbondante di Polizei non abbiamo potuto ascendere alla sacra collina , ma solo girarci intorno .
Perô abbiamo doverosamente omaggiato in grande compositore andando a Villa Wahnfried , chinarsi sulla di lui tomba con annessa tomba del cagnolino e poi sempre sotto un’autunnale pioggia battente a vedere , solo da fuori , il prezioso teatro della Margravia..in perenne restauro.

A proposito di lavori in corso ce ne sono dappertutto la stessa Monaco è tutta un cantiere stradale . Ho cominciato a pensare che per fare girare l’economia e dare lavoro ai loro tanti immigrati se i lavori da fare non ci sono se li inventano , tipo tela di Penelope , infatti fanno e rifanno strade e tubature come in un perenne grande gioco da tavola.

Piccola divagazione sentimentale . In Franz Josephs Platz ho incontrato un ridgeback il quale camminava per gli affari suoi rasente al muro , con bel collare e tanta altezzosa indifferenza nei confronti dei pedoni , delle macchine e pure degli altri cani che incontrava . L’ho salutato e mi ha guardato un attimo, poi lui ha girato l’angolo e io mi sono trovata a piangere le tante memorie sui suoi confratelli che mi furono compagni per tanta parte della mia vita.
Per un attimo ho pensato di rifarmi il cane , poi come Violetta: follie, follie ….nella vita c’ un tempo per ogni cosa e anche un ridgeback appartiene all’Addio al passato .

E per chiudere dirô che il funebre arredo delle colonne dello Statdsoper non è il migliore di tanti visti in passato, quel Live scritto in bianco e nero non mette proprio allegria , forse avevano visto i bollettini meteo.

Una stupenda Semiramide

 

Scalare una montagna , perdersi in un oceano , questa é stata la sensazione ascoltando la Semiramide di Rossini . Una musica totale , una continua iperbole insieme carnale ed astratta .
Mai avevo sentito quest’opera eseguita in questo modo perfetto .
Il giovane pesarese che rende al grande pesarese ogni nota preziosa , fa cantare l’orchestra bavarese al meglio e canta insieme ai cantanti ( lo vedevo di profilo) ed era anche commovente.
Ovviamente se hai a disposizione una compagnia di canto ad altissimo livello , una regia intelligente , un coro all’altezza tutto sembra più facile e regala una esecuzione mirabile.
La cruenta storia della regina di Babilonia è ambientata in un tempo iperrealista di un regime pseudo sovietico , in una di quelle realtà fra il Tigri e l’Eufrate amaramente molto note.
La scena si apre con una enorme statua centrale del defunto re , sullo sfondo e ai lati i ritratti «  pompiers » della famiglia reale ci danno il senso della retorica di regime.
Poi la terribile storia di intrighi , delitti, tradimenti , fantasmi e terremoti si dipana in un tempo lunghissimo ma velocizzato dalla regia piena di trovate e dal ritmo incalzante.
Persino i costumi ironici anche loro contribuiscono a creare un effetto di disincanto e di leggerezza.
La crudele Semiramide , il suo amante Azur e il condottiero Arsace sono mirabilmente interpretati da un terzetto che non credo abbia rivali oggi nel mondo del belcanto.
Perfetta Joyce Di Donato Semiramide , Daniela Barcellona Arsace e Alex Esposito Azur sono altrettanto all’altezza delle loro acrobatiche arie , ma anche tutto il restante cast é ugualmente al massimo livello.
Devo citarli tutti: Idreno Lawrence Brownlee, Azama Nicola Hillbrand, Oroe Simone Alberghini, Mitrane Galeano Salas e l’ombra di Nino Igor Tsarkov.
Ma torno all’inizio e al direttore : quel giovane e sicuro Michele Mariotti , nato nella Pesaro in cui suo padre è stato il principale artefice di una delle più alte manifestazioni musicali italiane : il Rossini opera Festival .
In questa atmosfera si è formato questo straordinario talento , oggi sicuramente una grande stella internazionale . L’ho sentito dirigere con sapienza e sicurezza tanta grande musica , ma nel rendere al suo prestigioso concittadino ogni nota nella perfezione di una esecuzione sicura e impeccabile c’é come un valore aggiunto .
Il Rossini serio di questa Semiramide che dovrebbe più spesso essere sulle scene é la conferma del genio di un musicista totale .
Ho giocato per un po’ a sentirci Mozart , poi addirittura Verdi …poi mi sono persa in un ascolto mirabile che è l’opera completa di un valore assoluto del grande pesarese.

Un inizio divertente

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Monaco mi accoglie come sempre in maniera affettuosa , mi piacciono l’aria fresca , i campi verdi, l’atmosfera bavarese .
L’unico cruccio l’avere scoperto tardi che oggi l’opera comincia davvero prestissimo e temo di non potere mantenere la promessa di andare a salutare alla fine un caro ragazzo italiano che qui canta nel ruolo di Carlo nella F.d.D .
E’ Simone Piazzola e dopo averlo visto nelle foto della prima ho pensato che quella sua aria triste , di cui conosco anche i motivi , potesse essere sollevata dalla presenza di amici italiani .
Mi salta la possibilità di arrivare a teatro in modo da potere avere un biglietto in piccionaia , per godermi la parte dell’opera in cui Simone canta parecchio .
Allora tento di andare perlomeno a salutarlo alla fine e vado alla porta di uscita degli artisti e dopo alcune difficoltà col portiere che fa finta di non capire, con l’aiuto di un garbato signore italiano riesco ad entrare insieme ad un altra italiana che come me era nella lista di Simone.
I cantanti sono ancora in scena per gli applausi finali e finisce così che il primo che incontro è proprio il divo Jonas che si mostra divertito della mia maglietta dell Otello.
Poi cerco Simone e attirata da canti festosi di compleanno entro in un bel camerino dove Anja Harteros festeggia con gli amici . Gentile e carina accoglie anche noi , poi finalmente riesco a parlare con Simone .
Triste e accorato ma il tuo calendario artistico è molto positivo : qui a Monaco ha ben tre opere in programma , ne sono molto contenta per lui . Il fisico asciutto , i begli occhi chiari , la voce limpida . Gli manca solo di essere un po’ più ..Schauspieler, non mi capisce , ancora non parla tedesco , ma si giustifica dicendomi che addirittura con poche prove l’aiuto regista ha preteso da lui una serie di variazioni che non ha potuto fare sue in così poco tempo .
Avrà modo di affinare , insieme al tedesco , anche un po’ più di arte scenica , è veramente giovanissimo.
Lascio questo giovane promettente baritono italiano ed esco dai meandri segreti del palcoscenico sulla pubblica via dove molte conoscenti di varia nazionalità mi guardano stupite , io esco dalla porta degli artisti mentre le folle plaudenti sono in fila dientro il cordone per l’autografo del grande cantante …
Rientro in albergo lentamente sotto una pioggia fittissima che mi godo come un lavacro dopo l’afa italiana di questi giorni.
Ho davanti a me una intera settimana operistica , la camera è molto carina , forse l’unica cosa sbagliata sono le troppo canotte leggere e nessuna felpa in valigia …ma la mia fantasia non ce la faceva a prevedere il fresco autunnale che mi aspetta.