Note di viaggio

 

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dopo anni di solitudine riprovo l’esperienza di un viaggio in compagnia:
mi è andata benissimo, sono stata con la compagna giusta che mi ha anche regalato alcuni notevoli“benefit” diciamo così , da addetta ai lavori.

Non sempre si gira la ROH col badge Visitor al collo!

Non solo , non sempre si cena con gli amici cantanti , si passeggia per Covent Garden con una deliziosa e garbata primadonna antidiva così educata e gentile.

Noi vediamo solo una parte del meraviglioso e difficilissimo mestiere di cantante.

Questa volta è come se avessi spiato da uno spioncino qualcosa di più e ne ho tratta , se possibile, ancora maggiore stima e addirittura una nuova specie di innamoramento al femminile.

 

Dell’opera ho già scritto nel mio precedente blog ,non avrei molto da agggiungere salvo il fatto che il Teatro è in grandi lavori , non so bene finalizzati a cosa , e mi è mancata la visita alla serra –bar dove è tanto carino soffermarsi nell’intervallo.

Ma gli appuntamenti da queste parti non mi mancano certo in prospettiva , anzi!

 

Ho scoperto un quarto aeroporto londinese piccolissimo e comodo : Il London City Airport. Ho letto da qaulche parte che fu fatto per le comodità della Regina negli anni cinquanta ed

è molto simile ad un piccolo aeroporto delle mie parti.

Si atterra accanto al Tamigi e si vedono i classici canottieri che vogano, non si entra nella bolgia infernale di Gatwick o nel lontanissimo Stansted.

Ha una sensazione di domestic fly molto confortevole , spero in seguito di riuscire a trovare più spesso voli che mi portino qui.

 

Le dolenti note riguardano invece le solite compagnie low-cost : costringono a infilare nei piccoli trolley stragonfi anche la borsa a mano …solo per quei due secondi del passaggio al controllo per poi informarti seraficamente che da quel momento in poi il tuo bagaglio va nella stiva e per riprenderlo a Roma sono dovuta uscire letteralmente dall’aeroporto per rientrare in un altro Terminal col risultato di dovere rifare tutta la trafila dei controlli, spogliarello come se non fossi stata in transito! ..con tutta la comprensione dell’Alitalia , una volta tanto dalla parte di chi invece le cose le fa per bene.

 

Ma quando si viaggia per il proprio piacere i piccoli disagi si sopportano meglio , in fondo nel malefico Gatwick ci ho anche dormito una volta per terra in una sgradevole circostanza. In questi casi si pensa positivo : la visione della Londra stupendamente illuminata nella notte prenatalizia ,la delizia di un raffinato ristorante di pesce , la compagnia divertente della cena dopo-teatro . E mi ha anche graziato la nebbia che invece già il giorno dopo non mi avrebbe di sicuro fatto tornare a casa.

 

 

Due artiste

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Due artiste : due donne.

E’ difficile trovare due personalità così forti, due creature tanto dotate in un solo spettacolo.

Le loro vite si intrecciano in scena , non si intrecceranno mai nella vita , ovviamente escludendo una reciproca stima professionale e legate anche da uno strano fil rouge che solo i fedeli seguaci del mio blog potranno rintracciare.

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Così per un gioco delle parti il Trovatore diventa un’opera al femminile e la figura del protagonista sfuma nel confronto della madre e dell’amata.

Anita e Maria , due luminose stelle della lirica internazionale mi hanno regalato una nuova visione del capolavoro verdiano.

 

Sorvolando su una direzione banale , sui cori abbandonati a se stessi ( Belsadonna dove sei?) , in una produzione anglo/tedesca che comunque ha qualche sprazzo interessante , vedi il grafito iniziale che si trasformerà nel grande cuore di fuoco finale . La fiamma che attraversa la cupa storia d’amore e di morte è realizzata con abilità ed è valido anche l’uso del camper così caro a Bösch nella scena del campo ztigano che ne fa forse il momento figurativamente più felice dell’allestimento.

Le voci , mi dedico a quelle femminili perché è per loro che sono andata a Londra: un prezioso diamante Maria Agresta , una forza della natura Anita Rachvelishvili al debutto nel ruolo di Azucena.

Una particolare curiosità dell’allestimento ha rappresentato una figura femminile al proscenio che nel linguaggio dei segni mimava tutta l’opera con grande abilità.

Incuriosita ho chiesto alla fine il perché di quella presenza e mi è stato spiegato che nella giornata dedicata alla disabilità uditiva c’erano molti non udenti in teatro che in quello strano modo , attraverso gesti capaci di raccontare anche la musica potevano seguire l’intero plot narrativo.Cose della civilissima Inghilterra.

Uscendo nella notte piovosa con la testa piena delle mirabili arie verdiane resto sempre più convinta che la musica di Verdi si impreziosisce quando la bacchetta è italiana o comunque di livello culturalmente alto tanto da farci apprezzare i miracoli di alcuni passaggi psicologici, i fremiti del pensiero dei personaggi, la ricchezza della tavolozza cromatica.

Questo non avviene sempre e allora il Trovatore può esser sminuito nel “verdismo” di maniera e non basta che le nostre preziose interpreti abbiano aggiunto molto della loro personale sensibilità nei rispettivi ruoli.

Riparto comunque contenta ripensando al suono purissimo della voce diLeonora , alla potenza genuina della dolente Azucena.Altri Manrico ho amato nel tempo , altri Conti di Luna .

Qui riporto con piacere la segnalazione di un ottimo Ferrando ( Gabor Bretz) e la voglia di risentire ancora e sempre le immortali arie del capolavoro verdiano.

Questo mio piccolo pezzo stringato , buttato giù velocemente al rientro spiega anche il mio silenzio della due giorni londinese . Nella diabolica Albione fra le tante stranezze che la fanno unica se partendo uno si dimentica l’adattatore ( ne ho già ricomprati un paio ogni volta che ci vado ) si azzera la possibilità di comunicare attraverso le consuete forme del web.

Tornerò sulla cronaca a breve.

 

Butterfly Kabuki

 

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Considerazioni a caldo dopo la visione orribilmente sfumata sugli applausi ( viva la Rai!) della Butterfly scaligera .

Non oso addentrarmi sulla partitura della prima versione fischiata del 1904 anche se ho avuta la netta impressione che la splendida lettura di Chailly ne accentuasse le preziosità sinfoniche mentre certe lungaggini del libretto ne toglievano l’effetto emotivo tanto caro al puccinismo abituale.

Mi soffermo piuttosto su quello che la visione televisiva permetteva di valutare meglio , le scelte registiche.

Ammesso che per me Hermaniss non capisce un tubo di opera lirica italiana ( e francese ) e che forse lo dovremmo lasciare nel brodo amburghese in cui è nato, mi domando se la scelta Kabuki non si tramuti proprio nel contrario di quello che la vicenda realisticamente racconta.

Tutto l’orientalismo di maniera viene accentuato , il coté cartolina esaltato e questo accentua il contrasto con le preziosità orchestrali tanto che ne risaltano i cantanti più dotati di capacità attoriali :
una triade di esecutori perfetti ; Carlos Alvarez dalla bellissima linea di canto tratteggia uno Sharples perfetto nella consapevolezza del ruolo , Annalisa Stoppa , una Suzuki deliziosa , elegante , addirittura bellissima nelle movenze , lei sì giusta nel ruolo di controcanto alla infelice protagonista e Carlo Bosi , un altro nostro prezioso cantante , anche se pesantemente laccato riesce sempre ad esprimere tutta la complessità del personaggio di Goro.

La povera Siri , massacrata da un trucco bambolina che la imbruttiva oltre misura ha dovuto tenere le mani rigidamente a palettina tutto il tempo ( mi domando se non ci sia anche un pò di sadismo alla Scala , anche la povera Damrau fu svillaneggiata dai costumi aberranti nella Traviata )

Nel secondo atto , smessi dli abiti Kabuki perché lasciarle il volto di lacca ? registicamente non funziona e su questo argomento penso di poter dire qualcosa . O la fai tutta in un modo oppure scegli la via realistica ,la via di mezzo non paga mai , neppure emotivamente,

Vocalmente la cantante mi è sembrata all’altezza , ma qui mi fermo perché non si può giudicare dalla ripresa microfonata per la tv mentre mi sbilancio per la prestazione ahimè per me deludente di Bryan Himel.

Mi domandavo ascoltandolo se sapesse dove stanno di casa coloratura e legato . Urlare urla e tanto , infatti la cosa che gli viene meglio è lo straziante Butterfly del finale , effettaccio da lacrime faciili , parallelo alla chiusa di Rodolfo nella Bohème .

Lì era Mimi,Mimi , qui Butterfly Butterfly….groppo alla gola garantito in entrambe le chiuse

e quindi non mi è dispiaciuto più di tanto il taglio dell’Addio fiorito asil , vista la prestazione del tenore.

Serata mondana , probabilmente si accontenteranno gli spettatori appagati da qualche sbirciata nel foyer, belli tutti gli uomini in smoking . E’ un abito che imbellisce tutti , lo dovrebbero portare più spesso.

L’estetismo giapponese piacerà di sicuro , a parte le mie critiche di fondo ,i costumi erano tutti decisamente molto belli.

Affollata di mimiche farfalle palpitanti la coreografia, la solita scacchiera scenografica a pannelli scorrevoli .

Mi viene da domandarmi : non si rinnovano mai questi registi?

 

Omaggio ad Agnese

 

 

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Oggi mi piace parlare di una donna che si chiama Agnese Landini e oltre a fare il difficile mestiere di madre e di insegnante è anche la moglie del premier Matteo Renzi.

Non credo che la sua vita di moglie , di madre e di insegnante sia stata particolarmente facile e non solo nel periodo di massima visibilità sotto le telecamere e davanti ai fotografi.

Una donna sottile e garbata con un raro equilibrio tra presenzialismo e ombra .

Oggi , giorno difficile della sconfitta referendaria ,anche se seguito a ripetermi che faccio parte di una luminosa minoranza di quel 40/% di italiani che sperava nel cambiamento , il mio blog lo dedico a lei .

Mi ha veramente colpito la sua presenza durante la conferenza stampa del premier dimissionario.

Distante quanto basta , ma presente al fianco del marito : diritta e attenta la sua figura , ancora vestita col golf e pantaloni con cui era andata a votare, composta e molto presente , anche lei in un modo inusuale nel nostro paese.

Qualcuno ha detto che il discorso di Renzi di undici minuti sia stato un discorso molto poco italiano e molto anglosassone .

Magari i nostri giovani politici imparassero lo stile scarno di chi la democrazia la pratica da molto tempo prima di noi !

Credo di avere il doppio degli anni di Agnese , in anni lontani di femminismo militante ho combattuto per le nostre figlie, che purtroppo non ho visto crescere e, nel mio caso ,per le mie nipoti.

Se i frutti di quelle lontane battaglie producono donne come lei ne sono particolarmente fiera.

 

Per ritornare al tema caro del mio blog :ieri sera ho rivisto l’Andrea Chenier del ROH . Pillole di nostalgia.

Come ha scritto qualcuno parafrasando la Callas ; Kaufmann ha fatto nella lirica più danni della gramigna : quando un ruolo lo ha fatto lui brucia tutti quelli che lo faranno dopo di lui.

Infatti vado a Londra a vedere per un Trovatore interessante soprattutto perché tutto al femminile .

 

 

 

Volantinaggio

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Ogni tanto torno a riflettere sull’atteggiamento delle persone in momenti particolari .

Nella vita ho fatto tante cose , anche il volantinaggio in piazza .

La reazione delle persone non è uguale per tutti , infatti in linea di principio si può dividere in due categorie :
quelli che prendono il volantino , tu sorridi , loro sorridono anche se probabilmente dopo tre metri lo mettono in tasca o addirittura lo buttano nel cestino della spazzatura .

quelli che fanno un salto all’indietro come se tu volessi lo mettere una bomba in mano e girano la testa sdegnati anche se non hanno la minima idea di quello che garbatamente volevi dare loro.

Poi ci sono quelli , già acculturato o ideologizzati e anche tra loro ci sono due categorie :
quelli che dicono grazie ma lo risparmi per qualcun altro ( e lì ti senti contenta di fare la scema in piazza).

quelli , già ideologizzati altrove, che ti scanzano come se tu fossi un’appestata che vuole ofrire un mostro alieno appiccicoso e repellente .

 

Sociologia spicciola ma divertente e mi piace riderci sopra raccontando che mentre io , vecchietta anacronistica offrivo volantino da un lato a tre metri da me un ragazzo , zainetto in spalla con vistosamente attaccato il segno della sua parte offriva volantini opposti.

Ci siamo messi a ridere insieme e abbiamo parlato con garbo dicendoci : facciamo una gara?

Mi piacerebbe che le cose andassero sempre così , senza rancore : questo è il bello della democrazia , per questo vado ancora a prendere freddo in strada , qualche volta.

 

 

Attesa nostalgia speranza

 

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Il mese di novembre si chiude senza speranza di riascoltare a breve l’intestatario del mio blog che nel tempo è diventato sempre più “altrodime “e meno “Jonas Kaufmann and I” e non per colpa mia , mi pare evidente

Ma data la saggezza che arriva con l’età , le esperienze passate e la convinzione che il beneamato  (forse troppo ) tenore bavarese non abbia ancora chiusa la sua parabola di cantante ho deciso di mantenere ancora il sottotitolo.

Il motivo principale che mi ha spinto a desistere è stata un foglietto della Messa trovato in chiesa .

Inorridiranno gli osservanti integralisti per l’accostamento profano, lo so , ma le tre parole che introducono al periodo delll’Avvento mi sono sembrate calzanti:

 

Attesa , nostalgia , speranza.

 

Ovviamente le tre belle parole si adattano ad ogni attesa . ad ogni nostalgia , ad ogni speranza e sono perfette nel nostro caso .

Ce n’è anche un’altra , anche più preziosa , da usarsi con le molle nel caso in questione : Parusia ovvero presenza, vigilia , evento .

Qualche buontempone potrebbe dirmi : ma che fai ?

paragoni Kaufmann a Gesù bambino ?

 

Io non arrivo a tanto anche se molte care signore perse nell’attesa della riapparizione non si trattengano da fare dell’amato cantante una specie di icona infiorata e incorniciata.

Quindi mantengo titolo e sottotitolo , il calendario futuro potrebbe darmi ragione o in caso contrario spegnere del tutto le speranze residue .

La sua ultima ( per me infausta ) apparizione in das Land wo die zitronen blühen..per dirla col suo poeta nazionale non gli è stata fausta .

Ematoma o stanchezza..tutt’e due forse anche se era bello allegro quando è andato successivamente a Berlino per ritirare il premio EchoClassic, mi portano a pensare che la necessità di una pausa grossa fosse decisamente necessaria.

Forse meno necessario è il silenzio che lo circonda , alimentando di mistero il mito e credo che il suo staff farebbe bene a rivedere le strategie di un cantante che ha basato parte del suo successo planetario anche attraverso la sua festosa comunicabilità con il suo pubblico.

Non è vero che non vuole più incontrare gli ammiratori e /o le ammiratrici , l’ho incontrato troppe volte per credere a questa nuova strategia.

Coloro che lo circondano credono di proteggerlo , ma non è dagli altri che Jonas deve essere difeso semmai ,mi sia concesso di fare una piccola analisi personale , è da se stesso che deve essere protetto.

 

 

 

 

 

In morte di un dittatore

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la morte di Fidel Castro sui social si presta a considerazioni amare circa la capacità di valutare , non dico col senso della Storia , ma perlomeno sul senso della cronaca quello che ha rappresentato per un tempo lunghissimo il regime comunista di Castro .

Noto una pericolosa confusione nei commenti e nelle conoscenze minime di base degli eventi passati.

Hasta la vittoria siempre ….ma quello a cui ci si riferiva era il Comandante Che Guevara .

Adesso si è fatta la solita marmellata ideologica e persone anche abbastanza acculturate ma inesorabilmente con la testa girata all’indietro come nell’Inferno dantesco confondono i due personaggi facendone una sola ideologizzata persona.

Il Che , quante migliaia di magliette a proposito e a sproposito ho visto portare dai giovani rivoluzionari con la Kefià di casa nostra!

Ma il Che era un vero romantico della rivoluzione : questo ragazzo mingherlino che soffriva di asma e che si era laureato in medicina aveva un sogno ed era quello di unire tutte le genti dell’America latina contro il comune nemico sfruttatore rappresentato in quegli anni dagli Stati Uniti.

I suoi Viaggi della motocicletta lo confermano e questa sua epica traversata del continente ne ha ingigantito il mito.

Tanto cinema si è ispirato a questa figura davvero romantica di rivoluzionario , il canto che lo ricorda credo che lo abbiamo cantato tutti.

Diversa è la parabola dell’avvocato di Cuba Fidel Castro . Anche lui è partito per rimuovere la dittatuta dal suo paese , quella dittatura terribile di Fulgencio Batista che seminava terrore nella bellissima isola caraibica .Ma come purtroppo succede e la storia lo insegna ad una dittatura si è sostituita un’altra dittatura.

I due hanno combattuto affiancati , poi il Che cui non piaceva la deriva filo sovietica del suo compagno rivoluzionario si è allontanato da Cuba ed è andato a combattere ancora con i movimenti rivoluzionari che dal Nicaragua al Perù lo hanno portato a finire tragicamente la sua vita in in Bolivia . La sua parabola si è chiusa con la crudelissima morte in cui c’entra di sicuro la CIA ed è cominciato il suo cammino nel mito.cheyfidel

Intanto Fidel , l’ultimo comunista integerrimo mentre dava ai suoi concittadini la buona sanità e la migliore istruzione combatteva la libertà di stampa , arrestava gli omosessuali ,impediva la libera circolazione delle persone e del pensiero .

Oggi i cubani esuli a Miami festeggiano quella che sperano una possibilità reale di tornare nelle loro case , i cubani sperano che la profonda miseria in cui li ha ridotto un regime liberticida possa finire .

D’altronde il fratello Raul ,probabilmente gay, già da dieci anni sta gestendo in maniera più soft il regime e ha già permesso molte cose impensabili nel periodo duro rivoluzionario.

Tutti quei commmenti , le foto col Lieder Maximo , i ricordi commossi mi fanno lo stesso effetto delle posizioni qualunquiste dei rivoluzionari italiani di sempre . Sempre voltati acriticamente al passato.

Oggi i movimenti rivoluzionari si sono trasformati in cartelli della droga : Sendero Luminoso , Farc e l’esercito Zapatista si finanziano per una supremazia sul territorio decisamente molto meno ideologizzata.

Cerchiamo di avere il coraggio di studiare un po’ di più …c’è un bel film da riguardare : Fragole e cioccolato , lo consiglio a tutti i lacrimosi nostalgici della dittatura cubana.

Mediterraneo

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Molti anni fa ho navigato nel canale di Sicilia su una piccola barca a vela .

Lo facevamo per sport , mio marito aveva la passione per il mare e io , insieme ai miei figli ,lo abbiamo seguito.

Una passione di famiglia , la barca . Il Mediterraneo lo conosco bene e le regate lunghe , quelle in cui ci si misura davvero anche con la paura le ho fatte tutte .Tre volte la Middle Sea Race : praticamente si parte da Malta per tornare a Malta circumnavigando la Sicilia .

Con le barche piccole come la nostra erano quattro o cinque giorni e notti in mare .

Ho visto le onde più alte di noi correrci a poppa, il canale di Sicilia è veramente impressionante .

Lo facevamo per sport, con equipaggi preparati , su barche piccole , attrezzate con tutte le tutele necessarie , ma era duro lo stesso .

Posso dire di conoscere il senso di sgomento nel cuore della notte quando il vento rinforza , posso dire dei momenti magici quando una balenottera all’alba si levò dall’acqua davanti a noi con il piccolo attaccato al grembo, posso dire l’incanto della lava dello Stromboli che incandescente toccava il mare illuminando le onde .

 

Tutti magici ricordi di una vita passata oggi ridestati con angoscia vedendo una bellissima serie di piccoli video realizzati con lo Smartophone che passano sul sito di Repubblica intitolatI “Come è profondo il mare “

Immagini dure , crudeli e terribili di quelli che quel mare , senza sapere niente del destino che li attendeva , senza conoscere la realtà di una traversata comunque lunga e durissima sono saliti su quei barconi fatiscenti , ingannati da trafficanti di esseri umani , spinti dalla fame , dalle guerre , dal destino crudele di essere nati in quella parte del mondo tanto sfruttata da noi europei in passato che si chiama Africa.

 

La miniserie è dura da vedere , ma soprattutto è duro un passaggio quando si sentono le voci di italiani , voci settentrionali , che dicono cose orribili , che dubitano dei numeri della tragedia , che urlano “ rimandateli a casa loro !” . che

vomitano egoismo mentre scorrono le immagini di bambini affogati , di mani che si protendono inutilmente dall’acqua.

I piccoli video si concludono con la voce pacata di Corrado Augias e vale la pena e il coraggio di vederla .

 

Ho cominciato parlando di ricordi personali che nella loro piccolezza volevano comunque testimoniare che una cosa è parlarne e un’altra è avere anche una benchè minima esperienza di cosa è veramente navigare nel Mediterraneo.

Uno dei mari più difficili del mondo diventato adesso anche una immensa tomba di vittime innocenti.

Petra -Elvira

 

 

Lo spettacolo bello e interessante , Tony Servillo un mostro di bravura . Le sette lezioni di Louis Jouvet alla giovane allieva Claudia sul difficile monologo di Elvira nel Don Giovanni di Moliere stenografate da una fedele assistente sono un prezioso canovaccio sul difficile mestiere dell’attore ma il mio cuore e la mia emozione erano tutte per la giovane allieva : Petra Valentini , una mia amatissima attrice del Centro Teatrale del Liceo Classico Rinaldini di Ancona .

Petra , una figlia d’arte, già bravissima a sedici anni , Petra , il messaggero di Ippolito , Petra una dolcisima Alcesti, Petra oggi sul palcoscenico del Piccolo accanto a Servillo.

Devo dire che ho provato una emozione intensa e profonda mista ad un orgoglio abbastanza stupido perché Petra se era lî non c’era di sicuro per merito mio , ma del suo talento cresciuto nello studio , della sua testarda voglia di arrivare , della sua dedizione al difficile e magico mestiere che ha voluto scegliere .

Brava , bravissima , dolce materiale plasmato dal grande istrione al quale tiene testa con sicurezza . Lo so che alla fine il monologo lo reciterà con quella semplicità che il maestro voleva , lo so che lei è capace di fingere di crescere, e quel “bravo” secco che Servillo le dice alla fine è doppio , anzi triplo.

Alla memoria della vera Claudia che in quanto ebrea non ebbe la parte della Parigi occupata del 1940, alla Claudia della pièce che si recita sul palcoscenico e a Petra che é stata così matura da riuscire ad essere tutte queste parti con grande sicurezza e professionalità.

La   corsa in camerino alla fine per abbracciarla l’ho fatta correndo . Mi scuserà Servillo se non sono stata abbastanza genuflessa davanti alla sua mostruosa prova d’attore ma il mio cuore era tutto per la piccola magica Petra del Centro Rinaldini .

Avevo portato tre foto ricordo : Petra come Ifigenia e Petra come Alcesti . Le foto le ho date a Servillo e lui le ha prese con un sorriso .

Lo spettacolo è molto bello , con semplicità Petra mi ha detto che a gennaio saranno a Parigi al teatro Athénée , il teatro di Jouvet . Per caso sarò anch’io a Parigi negli stessi giorni . Non mi vorrei togliere la soddisfazione di assistere dì nuovo a cotanta emozione .

Milano – le mostre

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Devo ammettere che a Milano oggi si respira un’aria culturale veramente stimolante . In una giornata ,anche grazie ad una amica incredibilmente efficente , colta e gentile sono riuscita a vedere tre cose di tutto rilievo in tre diversi luoghi , con una sola cosa in comune , quella di essere luoghi che arricchiscono e fanno pensare .

Con una costante positiva , in tutti e tre i luoghi ho trovato tantissimi giovani .

 

Prima tappa . Tendenza del riuso industriale. in un’area ex Ansaldo in via Tortona , oggi una zona piena di gallerie d’arte c’è il MUDEC ovvero museo delle culture progettato da David Chipperfield   e contestato perché costato troppo ( comunque bellissimo) che ospita attualmente una ricchissima mostra monografica di Jean Michel Basquiat.

Ormai tutti sanno chi era questo ragazzo giamaicano che fu molti aiutato da Andy Warhol, amico di Keith Haring, di Clemente , di tutta la Transanguardia italiana . Vidi le sue opere nei primi anni ottanta in una galleria modenese , poi fu anche nella squadra di Bruno Bischberger e per questo lo conoscevo anche grazie alla mia amicizia personale con Enzo Cucchi.

Basquiat ebbe una folgorante e brevissima cartiera . Morî neanche ventottenne in una New York che lo aveva adorato ed esaltato dopo che lui aveva imbrattato con i suoi graffiti deliranti i muri della città.

La sua arte , ancora sconvolgente è comunque oggi già datata , l’arte contemporanea trita velocemente i suoi idoli .

Oggi Basquiat é già un classico.

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Seconda tappa . La Fondazione Prada .Zona sud nella ex Distilleria Italiana Spiriti, progettata dallo studio OMA e coordinato da Rem Koolhaas.

Un altro spazio industriale il cui riuso è già di per sé molto interessante .

Ospita mostre temporanee di altissimio livello e attualmente ce ne sono moltissime . La piû importante e forse quella di Coplay , a sua volta collezionista oltre che pittore.

Fantastica l’installazione di Luise Bourgeois , il mondo delle memorie di Betty Saar , il cuore perduto nel tombino di Robert Gober. Tutto nella dorata Hounted Hause , con montacarichi industriale d’epoca .

Persino il Barluce , progettato dal regista Wes Anderson ,affollatissimo di giovani ,merita una visita per la ironica citazione anni cinquanta degli arredi.

Particolare prezioso : è tutto gratuito , anche un comodo parcheggio riservato

 

Terza ed ultima tappa che condivide le preziosità dell’essere con la Fondazione Prada di essere visita gratuita e di avere anche li una bella zona parcheggio riservata . La Fondazione Pirelli / Ansaldo Bicocca., più semplicemente l’Hangar Bicocca

Tre mostre , di cui due temporanee e l’ultima ,una installazione permanente.

Delle temporanee mi ha colpito di più quella del giapponese Kishio Suga . Ci sono gentilissimi e preparatissimi giovani che spiegano tutto , ma ci sono anche eleganti libretti illustrativi.

L’altra , di ua giovane artista francese Laure Prouvost mi fa capire la distanza abissale tra quello che oggi è arte e quello che fu negli anni otttanta . suggestiva , ma non coinvolgente.

E arriviamo all’enorme spazio nero dell’istallazione dei Sette Palazzi celesti di Anselm Kiefer :

forse questa visione da sola merita il viaggio . Si rimane a bocca aperta davanti alle sette torri nel grandissimo spazio buio. Questa testimonianza verso il trascendente non è descrivibile a parole.

Le sette torri veramente imponenti hanno nomi che si rifanno principalmente alla cultura ebraica , ma raccontano la ricerca individuale verso un pensiero alto che poi ho scoperto essere diverso anche da persona a persona .

Le alte torri in cemento armato , piombo, sabbia e paglia hanno nomi suggestivi e raccontano attraverso il ricordo di piramidi egizie e di zigurrat assiro-babilonesi che diventano rovine , simboli inevitabili dell’ambizione dell’uomo che tenta di elevarsi ad uno stadio superiore .

I gentilissimi sorveglianti sono giovani colti e tanto disponibili come alla Fondazione Prada con la sola differenza che lî sono anche vestiti ,ovviamente Prada .

 

Una Milano fantastica , in continuo movimento , anche un po’ paralllela se si pensa a quella isola di superstiti che qualche volta sembra essere La Scala . Ma forse anche li bisognerebbe andarci non nei giorni dei vecchi abbonati !

 

Comunque la mia amicaa mi aveva anche portato ad una piccola mostra della Fondazione Magistretti e ad una cena elegante in casa di amici con vista sul Castello Sforzesco .

Dovrei andare più spesso a Milano !

 

 

 

 

mio cugino

 

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Viaggio a Milano .

Una giornata davvero particolare , un incontro con una persona eccezionale : Angelo Loforese .

Cugino primo della mia mamma Anna Loforese , il cui padre si chiamava Angelo , nome che poi fu dato alll’ultimo nipote dì una numerosissima famiglia , forse perché lo zio era un musicista , infatti il mio nonno suonava nell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ed era anche un compositore , l’omonimia musicale nel nome.

Poi la vita ha portato Angelo nipote ai fasti di una importante carriera lirica .Oggi lui vive a Casa Verdi a Milano e io l’ho incontrato , con molta emozione , in questa sua nuova casa.

Ero andata più di una volta in visita da lui , nella sua bella casa milanese dove ancora dava lezioni di canto a giovani speranze . A me aveva già dedicato qualche ora di ricordi con la sua garbata parlata meneghina , la sua origine pugliese solo nel nome e nella tradizione.

Ne ho già scritto piu di una volta , la sua vita raccontata con garbo e senza alcuna enfasi piena di nomi altisonanti e di qualche rammarico per avere avuto , nei suoi anni giovanili sempre una triade di grandi tenori davanti e lui sempre pronto con la valigia e coprire le defezioni , lui cui non mancava proprio niente per essere tra i grandi .

Un repertorio sterminato , una voce sicura e preziosa .

Poi col passare degli anni , scomparsi tutti gli altri , il suo mito è cresciuto in maniera esponenziale anche per la sua incredibile longevità nella quale non ha perso niente della preziosità della sua voce e della lucidità del suo pensiero

É sicuramente molto riduttivo dire che ha 96 anni, Non è il numero degli anni che lo fa eccezionale , è la sua grazia , la sua lucidità , il suo senzo dell’umorismo .

Veramente un incontro prezioso in un luogo straordinario.

Devo dire che entrare a Casa Verdi in maniera così informale mi ha riempito di un particolare orgoglio, la tomba di Verdi illuminata sullo sfondo , il portiere gentile , la ricerca del Maestro .

Non risponde in camera e mi invitano ad andare al primo piano . C’è un concerto nella sala grande , forse é li.

Salendo le scale mi sembra di sognare : le note del viaggio di Sigfrido sul Reno mi accompagnano .

Come ? Wagner mi accoglie in casa Verdi ? Mi affaccio alla sala , una scena degna del miglior Sorrentino: un centinaio di teste canute , qualche sedia a rotelle qua e la, anche un pô di trespoli per le flebo . Gentili infermieri/ badanti assistono affettuosamente . In gran maggioranza donne , cinicamente m spiegano : per forza , campano di piu!

Ma il cugino elegante non c’è. Mi aspettava in un salottino , mi appare davanti elegante e distinto col suo bastone da passeggio .chiaro che lui snobba il documentario concerto. Infatti mi porta nella sua camera , poi addirittura mi invita fuori , al bar , per un aperitivo.

Capisco che questo pensionato prestigioso gli sta stretto , mi dice anche che con una piccola cauzione ha anche ottenuto una chiava per rientrare ..quando vuole!

Presto andrà a Bologna per una masterclass al Conservatorio, poi é spesso invitato d’onore a concorsi lirici , anzi uno recente era proprio intestato al suo nome .

Capisco che non vuole lamentarsi del presente . I rimpianti sono solo quelli lontani , come quella volta che Corelli gli soffiò con un contratto già firmato il ruolo di Dick Johnson nella Fanciulla ….

Quando gli chiedo come faceva a ricordarsi le parole del suo sterminato repertorio mi dice che era la musica ad aiutarlo, anche per una canzone le parole le ricorda   solo quando ascolta la musica .

Alla domanda se é un ascoltatore severo mi risponde che lo è solo quando è nel ruolo di insegnante , quando é spettatore è molto più clemente . Sa che essere un cantante lirico é il mestiere più difficile del mondo.

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La piccola visita con passeggiata al bar vicino volge alla fine , lo aspetta la cena , piuttosto presto per i suoi gusti .

Al portiere che mi chiama un taxi spiega con orgoglio che sono sua cugina , venuta apposta a Milano per incontrarlo.

Gli prometto che tornerò presto , lui mi saluta sul portone, mentre il taxi si allontana, togliendosi galantemente il cappello.

 

 

 

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Sempre sulla tratta adriatica ma questa volta verso il mitico nord a bordo di un Freccia bianca .

Mi sento più sicura e poi soprattutto non devo cambiare , la vita sembra meno complicata ma non avevo fatto i conti con l’imponderabile Trenitalia .

Tre Pesaro e Rimini la voce celeste ci comunca che per un controllo ( non meglio specificato ) su treno precedente ripartiremo con dieci minuti di ritardo che poi seraficamente diventano venti , trenta ,…per poi arrivare alla festosa ripartenza ai cinquanta

. Penso che il controllo debba essere stato molto accurato e che forse stavano cercando un pericoloso terrorista , forse il cervello di tutte le operazioni terroristiche passate presenti e future .

Non ci è dato saperlo , anche la componente “mistero” aggiunge fascino al viaggiare nel bel paese..

Intanto scatta la solita solidarietà tra compagni di avventura , si ripete l’effetto Ombre rosse , magari con meno allegria della tratta country verso Roma . Qui la gente deve prendere aerei , connessioni urgenti per lavoro ma l’aria del ” vogliamoci bene” cara a una consueta cinematografia casalinga c’e tutta.

Poi la magica Trenitalia che aveva vantato tramite la voce celeste che saremmo stati gratificati di un bonus qualora fossimo arrivati con ritardo tra i trenta e i cinquantanove minuti ( e dopo un’ora niente?) ha invertito la tendenza e corri …corri siamo arrivati a Milano Centrale esattAmente con un ritardo di ventinove minuti . Magica Italia !