Pinocchio forever

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Sarà perché ho letto che Italo Calvino consigliava di impararlo a memoria che mi sono ricordata di quello che avevo vissuto personalmente nei tempi lontanissimi della mia infanzia.

Avevo più o meno tra i quattro e i cinque anni e la mia mamma Pinocchio me lo leggeva la sera , poi io guardavo le figure e mi addormentavo.

Dai e dai , leggi oggi e domani , ho finito per imparare a memoria perlomeno due pagine intere.

Cosicchè quando ho cominciato ad esibirmi in pubblico ( leggi nonni e zii) tutti hanno creduto che avessi già imparato a leggere.

Ancora oggi , se gettonata , posso iniziare : c’era una volta un re , diranno subito i miei piccoli lettori., no ragazzi avete sbagliato : c’era una volta un pezzo di legno ….e riesco ad andare avanti ancora per qualche rigo.

Ovviamente la mia truffa : -che brava l’Adriana che sa leggere così piccina , non venni mai scoperta perché nel frattempo avevo cominciato a leggere per davvero e l’innocente bravata restò solo tra le mie prodezze di memoria.

Stessa furbata poi la feci con le pagine di solfeggio che il nonno esigentissimo pretendeva farmi studiare prima di mettere le mani sulla tastiera del pianoforte.

Lì mi andò meno bene , perché in realtà il metodo noiosissimo mi allontanò definitvamente dallo studiare il piano e di questo risultato rimpiango ancora l’esito negativo.

Ma torniamo a Pinocchio , il grande classico italiano che non è un libro per bambni ma un grande testo universale sulla fragilità dell’essere umano e sulle sue debolezze .

Certo che a leggerlo bene ci si accorge che la grande bugiarda è la Fatina , quella finta buona che al povero Pinocchio davvero di balle ne racconta tante .

I personaggi che Collodi ha raccontato nel suo capolavoro hanno caratteristiche universali : il Gatto e la Volpe , falegname Geppetto , il Grillo parlante , Mangiafuoco, Lucignolo avrebbero ancora tanto da insegnare ai giovani e non solo , ma PInocchio oggi non lo si regala più ai ragazzi che magari amano i Manga giapponesi e si trastullano con i giochi sull’Ipad.

Anni fa nel bellissimo film Farheneit 451 tratto dal racconto di Bradbury quando si vede il rogo dei libri…(difficile non pensare al rogo berlinese) , l’unico libro italiano tra tutta la letteratura mondiale mandata al rogo era proprio Pinocchio!

Sarò forse una incallita retrograda , ma ancora ripenso al bellissimo sceneggiato di Comencini e al bambino che rispondeva a chi gli chiedeva notizie di famiglia : il mio babbo , falegname , povero . Dove il povero era condizione di dignità .

 

Verso Gavinana

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Sono di moda i percorsi alternativi , quelli alla scoperta di parti inedite o quasi del nostro paese.

C’è una strada che ho percorsa spesso negli anni quando andavo a trovare i miei genitori in una bellissimo paesino nell’Appennino pistoiese : Gavinana dove la mia famiglia aveva e mia sorella serba tuttora ancora la casa.

Uscivo con la macchina a Sasso Marconi dall’autostrada e cominciva un viaggio incredibile e suggestivo fra tante memorie.

La prima località che mi veniva incontro ,Marzabotto , con le terribili memorie dell’eccidio durante l’ultima guerra ,il museo , il sacrario ma a Marzabotto c’è pure un’area archeologica di scavi e questo non sono in molti a saperlo .

Da lì , quando ero piccina m’inoltravo nella valle del Sole , l’area dell’eccidio , ma io ci andavo con la mia tata Irma che abitava a Rocca Corneta in una casa enorme con la grande stalla e il camino sempre acceso . Mi ricordo il rumore della paglia nel materasso quando la sera si andava a dormire.

Lasciate le personali memorie andavo avanti:

fermi al passaggio a livello si vedeva da lontano l’incredibile Rocchetta Mattei di Riolo di Vergato : location di film e oggi anche di programmi televisivi : una volta il favoloso sogno delirante di un signore bolognese che aveva ricreato tra le tranquille montagne un fantastico maniero fra l’Art-deco e il fantastico orientale / medioevale .

Ancora avanti e arrivavo a Porretta , ora la strada ora non l’attraversa più , ma fino a pochi anni fa si passava davanti ai bellissimi alberghi termali di fine secolo .

Poi un bell’angolo retto . A sinistra si va verso Pistoia , a destra ci si inoltra nella stretta gola della valle del Reno , una volta la chiamavano anche la Valle del Freddo.

Un paesaggio durissimo , la strada con curve su curve , il fiume impetuoso in basso e in alto dall’altra parte delle valle incredibili costruzioni messe come per caso sul crinale del monte e ogni volta mi domandavo come ci si arrivava e chi potesse vivere da quelle parti.

Poi ancora , poco prima di arrivare a Pracchia , dove finisce anche la ferrovia un piccolo cartello indica : Orsigna , lassù riposa Tiziano Terzani , spesso la voglia di salire a rendergli omaggio per ringraziarlo dei suoi bellissimi libri che ho molto amato.

Uscendo dalla valle si riprende la strada statale numero uno : dell’Abetone e del Brennero , mi faceva impressione quell’abbinamento così ampolloso.

La salita poi fino a Gavinana con i paesini infiorati , le belle case toscane , i vecchi al sole sulle porte .

Gavinana , meno di mille anime è nota soprattutto per la storia legata all’assedio di Firenze perché in quella strettoia si scontrarono le truppe delle repubblica fiorentina con quelle del Duca di Orange e di tutto ciò resta ancora la statua in piazza di Francesco Ferrucci e la famosa frase che la leggenda vuole lui abbia detto al nobile napoletano Maramaldo quando gli disse : vile , tu uccidi un uomo morto .

Ovviamente da qui ne viene il detto “ maramaldeggiare “ da dire a chi colpisce una persona già ferita a morte , anche in senso metaforico.

Dall’Emila alla Toscana . Due regioni dai colori diversi , in pochi chilometri .

Ultimamente il viaggio l’ho fatto in treno , ormai non amo più guidare , ma la porrettana è un’esperienza divertente anche fatta in ferrovia.

 

Ciao Renée

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C’è una cosa che mi è dispiaciuta non fare alla fine dello streaming dal Metropolitan del Der Rosenkavalier : la standing ovation alla meravigliosa Marschallin di Renée Fleming che con questa sua ultima performance ha annunciato di lasciare le scene.

I quattro gatti , letteralmente , che uscivano tranquillamente del benemerito cinema di Falconara non sapevano di avere assistito ad una serata epica per gli amanti della lirica.

Comunque questa messinscena di NewYork non è che mi sia piaciuta poi più di tanto , per una volta Robert Carsen mi ha un po’ deluso , forse si è perso nella solita grandeur del Met : troppi Schutzen , troppe cameriere , troppi dottori .

Tutto un affastellamento di una massa abbastanza confusa , anche musicalmente ,sotto la bacchetta di un tale che forse con Strauss non ha molta confidenza.

Anche l’idea dell’ultimo atto in un bordello non mi ha convinto per niente.

L’idea iniziale da cui è partito Carsen è il vago profumo di Kakania che c’è tutto nel magico testo di Hofmannsthal ma che si perde strada facendo nell’ammucchiata di coristi e ballerini .

Diverso è il discorso per quanto riguarda i cantanti : oltre la magica Fleming che già nella sua grande aria del primo atto ci fa sentire quanto di suo ci sia nel rimpianto del tempo che passa “ dove sono andate le nevi di un tempo?”per proseguire nell’ultimo incantevole “Ja , Ja” a siglare con maestria una chiusa veramente epocale ,c’è uno strepitoso Günter Groissböck , dalla potenza vocale portentosa che ci regala un barone Ocks sanguigno e pieno di voglie aiutato dalla sua reale età perché è ancora molto giovane per interpretare il presuntuoso Barone.

Elina Garança nel ruolo del titolo gioca bene le sue carte di ragazzo/ Mariandel/ ragazzo. Vocalmente ineccepibile , col fisico giusto carica forse un po’ troppo la sua figura equivoca , il gioco di citazioni è molto più sottile dei suoi atteggiamenti caricaturali.

Graziosa quanto basta Sophie di Erin Morley ,ottimo anche il Faninal di Markus Brück ma ho visto troppi Rosenkavalier per non rimpiangere altri allestimenti, anche quelli antichi e polverosi con le scene settecentesche come l’ultimo ripeschaggio dello Staadtsoper di Monaco senza citare quello meno classico , ma perfetto di BadenBaden ( e non solo perché c’era un certo cantante italiano).

Comunque alla fine tornado a casa in macchina mi canticchiavo il valzerino Ohne mich, ohne mich …le quattro ore e passa di musica mi erano volate , anche se mi ero dovuta sorbire le solite raccomandazioni di aiutare con i nostri contributi la Fondazione del Met ( tutto è relativo al mondo) e di sapere quanti begli animali in scena ci siano ( non solo cantanti cani) in dotazione al teatro nonchè quanto lavoro ci vuole per rifare l’angelo di Castelsantangelo ….al computer ! Tosca a parte , ovviamente.

 

Macron e Beethoven

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Emmanuel Macron ,  con una vittoria inizialmente non prevista diventa il primo presidente della repubblica francese sotto i quaran’anni e soprattutto non avendo un vero partito alle spalle .

Ma io non voglio parlare di lui politicamente , sarà il tempo in cui resterà in carica a dirci se il ragazzo manterrà le promesse di innovazione e crescita che promette , se riuscirà a brillare veramente di luce propria .

Non voglio neppure parlare del suo curioso amore per una moglie –mamma , sotto fatti suoi e del resto poco tempo fa avevo visto un delizioso film francese ( poi già ricopiato in versione italiana da sceneggiatori nostrani a corto di idee) in cui si vedeva un gruppo di amici a cena dibattere sul futuro nome da dare ad un figlio in procinto di nascere .

Ebbene , sul finale , si scopriva che l’amico solitario in odore di omosessualità altri non era in realtà che l’amante segreto della madre del protagonista .

A occhio e croce una differenza d’età ..alla Macron . Dunque la Francia non si fa di questi problemi , neanche in un film commedia borghese.

 

Quello invece di cui voglio parlare e mi piacerebbe saperne il nome , è l’identità dello scenografo e/ o comunicatore che ha pensato l’entrata di Macron nella grande spianata del Louvre , da solo , emergendo dal nulla , accompagnato dalle note dell’Inno alla gioia della Nona di Beethoven.

Un colpo di teatro notevole ( un buontempone su Facebook a caldo lo aveva definito una zeffirellata ) invece io penso , secondo la teoria di Mc Luhan ,che se il medium è il messaggio chi l’ha pensata sia veramente un genio .

Quei cinque minuti di grande effetto , la piramide di Pei alle spalle ,la famiglia a valanga che entra nel finale e la Marsigliese cantata coralmente sullo sventolio della folla festante fino alle Tuieleries mi hanno fatto per un attimo desiderare di appartenere ad un paese con una così grande cultura da trasmetterla con forza a tutti coloro che come me credono nei valori della Dichiarazione dei diritti dell’uomo uscita dalla rivoluzione francese .

 

le storie di Francesco Micheli

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Due ore di “non spettacolo “per raccontare con leggerezza e senza un attimo di caduta non una sola storia , bensì tre opere liriche cucite da un fil rouge dal titolo “Oriente “.

Un’impresa che può riuscire solo ad un funambolo del pensiero , un gioioso entreuner, un prezioso folletto dell’affabulazione:

Francesco Micheli ci intrattiene nel bellissimo Lauro Rossi del Bibiena , il teatro nobile di Macerata, per raccontare il prossimo Macerata Opera Festival.

Lo fa con la sfrenata fantasia e la provocazione colta di uno che se lo può permettere .
Passa dai trailer cinematografici ai Manga , dal volto di Kim Jong-un che accarezza le bombe per arrivare ad una notissima principessa cinese crudele , poi salta in Africa e ci racconta dei tormenti amorosi di una schiava etiope per poi tornare con un’ ultima capriola nel lontano oriente per accennarci la storia di una triste povera prostituta bambina.

E fa tutto questo partendo e tornado spesso alla lettura dell’epistolario  di Matteo Ricci , quello straordinario gesuita maceratese che arrivò agli inizi del 1600 in Cina e ci rimase tanto da essere l’unico occidentale ad essere sepolto nella Città Proibita .

Lo fa coinvolgendo il Sindaco di Macerata ( e vestendolo da Calaf) per risolvere gli enigmi di Turandot , lo fa raccontandoci anche la triste storia della nave Sirio che affondò nel 1906 al largo di Barcellona portandosi tragicamente dietro nel naufragio cinquecento migranti italiani.

Intreccia le storie con i video e la musica solo con l’aiuto di un pianoforte e di una giovane cantante chiamata all’impervio cimento di impersonare le tre eroine della rassegna .

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Francesco Micheli sembra parlare senza seguire un copione che invece è rigidamente preparato nella sua testa e con l’aiuto di pochi fogli distrattamente stropicciati sulle mani tiene avvinti i fortunati spettatori che nelle due serate ,(rigorosamente su prenotazione e altrettanto rigorosamente gratis )possono godere della particolare esperienza.

Sul palco portano il saluto i rappresentanti degli ordini professionali che contribuiscono concretamente alla riuscita del Festival ,sul palco sale alla fine anche il presidente dell’associazione benefica che quest’anno godrà del focus e dei contributi che il Festival le destinerà.

Tutto questo avviene senza pompa , citando brevemente che siamo comunque in una terra violentata dal terremoto che ha colpito anche gran parte del territorio maceratese e che anche questo non può essere considerato marginale per la riuscita del Festival.

Ma tutto è detto con semplicità e senza retorica.

La leggerezza , arte difficilissima dell’intrattenimento è la chiave del successo dell’iniziativa e del mago/ storyteller Francesco Micheli a cuì va il mio personale ringraziamento quale umile socio degli Amici dello Sferisterio.

Ovviamente le tre opere sono Turandot , Aida e Butterfly alle quali si aggiunge un’opera nuova dal titolo SHI , scritta dal giovane compositore milanese Carlo Boccadoro e dedicata al grande Matteo Ricci.

 

 

Ancora Cavaradossi !

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Foto di Angelo Capodilupo

 

Dubbio amletico : la guardo o non la guardo questa ennesima Tosca da Vienna ?

In fondo non può succedere niente di nuovo : la Serafin sostituisce la “malata” Gheorghiu,l’allestimento è quello solito vecchiotto e in più il segnale va e viene ( molto va e poco viene ) infatti mi perdo “recondita armonia”.

Distrattamente però avendo il tablet vicino al computer provo a vedere da lì e ..miracolo misterioso del web , anche se formato mignon e un po’ tremolante, riesco a vedere e sentire meglio .

Abbastanza di routine il tutto , anche se la Serafin è sicuramente molto più a suo agio nella parte e Jonas  fa la sua bella figura nel momento della “vittoria!”

Seguo con un occhio solo il lungo intervallo e all’inizio del terzo atto mi metto attenta : è il momento clou delle “recondite armonie” e comincio a incantarmi.

Il resto comincia ad essere ancora una volta storia del melodramma.

Jonas canta magnificamente la sua romanza seduto e piegato nella disperazione , il suo cantare è scandito come un metronomo, perfetto, già vale la pena avere aspettato davanti ad un piccolo tablet .

Poi l’uragano inevitabile e il bis….e che bis!

Solo un artista come Jonas ripete un bis facendo un altro Cavaradossi , un altro impeto , un’altra disperazione con uno scatto finale in piedi che è un nuovo capolavoro.

Il finale poi è tutto un crescendo con ottima intesa tra i due cantanti che sono di nuovo magicamente grazie alla grande musica pucciniana i due sfortunati amanti , niente da dire : la magia del teatro , anche in streaming , è tutta lì.

 

All’uscita sugli applausi finali ogni traccia di noia è sparita dalla faccia di Kaufmann, baci abbracci e consuete pacche sulle spalle dei colleghi .

Gli è ritornata la felicità del canto e del miracolo della sua voce ne possiamo godere anche noi poveri mortali attaccati ad un piccolo tablet.

Fortunatamente poi il solito prezioso amico francese ci consente di rivederci la doppia performance , non mi resta a mia volta che di condividerla con chi se l’è persa per il cattivo funzionamento dello streaming viennese.

 

Don Carlo , un ricordo

 

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Don Carlo , un’opera del cuore . In diretta da Firenze , mi metto davanti alla tv e comincio a soffrire : vorrei scrivere qualcosa ma mi trattengo .

Poi un vecchio amico scrive se perlomeno l’ingresso era gratuito e si scatenano altri amici , capisco di non essere la sola a non reggere .

Lascio la diretta e senza alcuno sforzo , con un semplice clic ( evviva la tecnologia ) tiro fuori dalla mia pennetta già inserita nel televisore un prezioso reperto , neanche di grande qualità e oggi introvabile : il Don Carlo di Monaco del 2012.

Evviva , tutta la meravigliosa musica di Verdi riprende il suo splendore . L’allestimento non ortodosso ( tutto in una scatola con tante aperture ci da il senso claustrofobico della lugubre vicenda del povero Infante ).

I cinque atti , doverosi ormai , mi raccontano le pene , gli intrighi , gli affari di Stato che sono tutti nella stupenda partitura e nel libretto , basta rappresentarli come sono scritti.

Tutti sono nella parte a cominciare da un bellissimo Kaufmann , forse al massimo del suo vigore giovanile , Anja Harteros perfetta , un Re Pilippo di Renè Pape desolatamente disadorno nell’intimo , eccellono tutti anche e soprattutto nelle controscene mai gratuite, non ci sono sbavature e sguardi fuori posto alle telecamere .

Si fa tardi , molto tardi , ma mentre  il ricordo si fa più  vivo ( ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo con Tezier nella parte di Posa ) seguito ad ascoltare rinviando di spegnere perché via via ho ripreso ad aspettare i grandi momenti:

ancora fino al grande duetto del secondo atto , ancora fino al Lacrimosa sul corpo di Posa , ancora ancora e ho fatto le due di notte !

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Prima di recuperare un sonno ahimè perduto ricomincio a pensare all’opera di Firenze : vecchissima in tutto , anche la direzione stanca di Metha mi conferma che sia giunto il momento di staccare. Poche prove e si vede , ciascuno fa la sua parte , più o meno bene . Sembrano un puzzle di voci messe a caso. Si salva , per quello che ho sentito, la Gubanova che si stacca decisamente dal caos generale anche se orbata di un occhio .

Il prezioso (?) conduttore ci spiega che l’occhio bendato è una raffinatezza storica in un’ opera in cui tutto è inventato e qui davvero sobbalzo sulla poltrona !

Inventato Filippo secondo , Don Carlo , Elisabetta di Valois , la pace di Cateau Cambresis? Ma come li trovano certi esperti a Firenze?

 

Pensare che proprio al Maggio di tanti anni fa feci il primo incontro con la meravigliosa opera , certi erano altri Maggi e altra vita, mi verrebbe da dire col classico rimpianto dei vecchi.

 

 

Ci risiamo

 

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Ci risiamo , un nuovo mostro si aggira per il web.

Regolarmente , come una scadenza delle tasse , arriva il mostro di turno a turbare le belle anime delle mie amiche sparse per l’Europa e non solo .

Stavolta si chiama HACKER ed è l’ennesima versione dello spirito maligno che succhia le anime , stravolge il pensiero di medioevale memoria .

Avevamo appena finito di sentirci dire “ non date l’amicizia a …”e tutta una serie di nomi abbastanza banali , il che come prima reazione mi ha fatto pensare al fatto che molti diano amicizie a destra e manca forse solo per aumentare il numero dei cosiddetti amici di mouse.

Personalmente non ho un gran numero di amici e generalmente rispondo di rado alle richiese di nuove amicizie , però controllando bene prima di aderire vado a visitare i profili delle persone richiedenti , così tanto per una minima prudenza .

Se i richiedenti sono amici di un numero considerevole di conoscenti allora , ma solo allora , mi concedo.

Ma per tornare alle povere persone minacciate dal mostro che ora si chiama hacker mi sembra di ritrovarci in versione moderna una specie di diavolo delle pitture medioevali .

Le pie donne una volta andavano in chiesa a pregare adesso scrivono tremani . non condividere ! ma copia e incolla…pare faccia più effetto.

In un passato recente il mostro si insinuava nei profili , li rubava ( chissà quali inverecondi segreti nascondano le pagine di gentili signore di mezza età!
Personalmente non mi sono mai preoccupata di così allucinanti eventi che potrebbero duplicare , infangare , la mia pagina privata .

Si dice nel terrorizzante messaggio : tu non lo vedi ma il mostro si cela dentro di te e dice tante cose cattive , infamanti e tu non ne sai niente .
Siamo evidentemente dalle parti dei posseduti dal Maligno, non si vomita crema di piselli come nei film horror anni sessanta e non si rotea la testa strabuzzanto gli occhi , ma ci andiamo vicini.

 

Però a pensarci bene un hacker potrebbe farmi comodo : potrei finalmente dire quanto mi fanno schifo i disegni ispirati ad un noto tenore che infestano alcune pagine suscitando ammirazione e godimento.
Potrei sempre dire che non sono io a premere il tasto infame , ma la mia anima risucchiata dal Maligno , potrei dirne tante quando chi scrive idiozie riceve i complimenti di altri idioti , potrei ( fingendomi hackerata ) finalmente rivelare il mio Io nascosto e cattivo, potrei farmi tanti bei nuovi nemici e poi ritirare la mano dicendo “ non ero io”, ma il signor Belzebù, Teufel, Belfagor e via citando.

 

Adesso però dopo questa bella dichiarazione di sfida al Maligno mi aspetto solo foto porno che vengano ad abbellire la mia pagina banale , è il minimo che mi posso aspettare.

 

La giornata di una scrutatrice.

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Una città di provincia , un quartiere medio borghese . Nessun intento politico o statistico nel mio discorso di oggi , solo una riflessione perché è sempre interessante vedere i nostri simili in momenti particolari e la scelta di recarsi al seggio per esprimere il proprio pensiero è sempre un motivo interessante

.

Età media alta , in certi casi anche altissima ( mirabili due sorelle ultra ottantenni che si sostenevano a vicenda e si spiegavano stizzite l’un l’altra come procedere : ho capito . ho capito ! la risposta irrritata di entrambe.

I rari giovani allegramente festeggiati dai volontari del seggio , si fermavano volentieri a parlare , una scelta tranquilla e motivata . La giornata di sole e il ponte non li hanno fermati . Spesso spiegavano : ora torno a studiare.

Ma il dato più evidente è stato vedere i votanti in coppia : lui e lei , una costante .

 

Spesso le coppie , attualmente quelle che arrivano a stare insieme diciamo fino alle nozze d’argento sono sempre più rare , ma le coppie al seggio non erano tutte sposate .

Molte le coppie unite dal comune desiderio di partecipare , a prescindere da vincoli legali.

Questo scegliere insieme mi ha colpito , non ne faccio un discorso morale o peggio moralistico , mi ha comunque molto impressionato , come mi ha impressionato la diligenza e il rispetto delle regole .

Tutti avevano il loro bravo certificato elettorale , tutti il documento di identità , tutti sereni anche se in alcuni momenti hanno dovuto aspettare in fila per le procedure un po’ complesse alle quali sottostare.

 

Un mio piccolo post sul social ha attirato l’attenzione , per questo ci ritorno col blog: la democrazia come elemento fisiologico , connaturata allo stile di vita.

Certo l’età media piuttosto alta ha fatto scrivere ad una commentatrice sconsolata sul mio diario : tra dieci anni i partiti tradizionali non ci saranno più!

Non ne sono convinta , infatti le ho risposto che anche i giovani di oggi invecchieranno e forse se le generazioni passate non hanno del tutto abdicato anche solo attraverso l’esempio a dire qualcosa a chi le seguirà io credo che in questa nostra vecchia Europa ci sia ancora qualche speranza di civiltà.

 

Teatro a scuola

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Da tanto tempo ho voglia di parlare di un’attività che mi è stata tanto cara e sulla quale penso di potere dire qualcosa di non troppo banale :

il teatro a scuola . Sembra una piccola realtà semplice e senza tanti motivi di interesse e invece io so che è un mare nel quale si potrebbe affondare da quanto è profondo.

Intanto c’è una enorme differenza tra la recita scolastica dei bambini all’asilo , per intenderci quella dei bambini con le alucce di angioletto che cantano le canzoncine di Natale e un saggio di fine anno di ragazzi vicini alla maturità.

 

Poi c’è la differenza tra il fare teatro nei vari paesi ( limitandomi all’Europa perché il teatro per esempio negli USA è quasi una materia curricolare in molte scuole ).

Ho passato una vita a fare teatro in un Liceo Classico nella mia città senza essere un’insegnante , ma anche grazie alla mia specifica esperienza nel settore anche a vedere molto teatro della scuola in tante rassegne nazionali e non .

Ho anche scritto un manuale edito da una piccola casa editrice specializzata su un settore particolare del teatro scuola : il teatro classico antico.

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Come ho cominciato a interessarmene ? quasi per caso tanti anni fa quando mi fu chiesto di disegnare dei costumi per uno spettacolo che poi finì per non andare in scena.

Ma il tarlo era entrato in me , la malattia di chi ama il teatro è pericolosa e così per un numero notevole di anni ho passato gran parte delle mie serate a provare clandestinamente , a lavorare sui testi insieme alle volentierose inegnanti che seguivano i nostri sforzi e i nostri adattamenti dei testi sacri per renderli compatibili con le esigenze e i regolamenti delle rassegne , dolorosi tagli che colpivano indifferentemente i classici della tragedia e della commedia.

Poi tutto è finito quando una preside cretina ( la categoria non è esente da simili soggetti) pensò bene che era più utile dare retta ad una insegante di ginnastica che prometteva grandi successi e poco impegno facendo sgambettare i ragazzi in stereotipate e per me aberranti recite di musical.

Così chi svolazzava a scuola di danza poteva esibire le proprie bravure , chi canticchiava la canzone americana di turno urlata alla maniera televisiva aveva il suo momento di gloria e tutti potevano improvvisarsi musicisti con quello che avevano imparato fuori della scuola .

 

Per quanto mi riguarda quello che orgogliosamente mi resta di tanto tempo perduto in compagnia di intere generazioni di giovani è il ritrovarli ancora ( loro riconoscono me , io qualche volta loro) nelle professioni , nei teatri e quando questo capita mi sento ringraziare per quel ricordo che per loro resta il momento più importante dell’intera formazione scolastica.

 

Questo aldilà del valore culturale delle singole esperienze : una cosa è leggere Eschilo e ben diverso farselo proprio interpretandolo. Resta in chi ha fatto un teatro rigoroso e duro nella preparazione un senso prezioso del lavoro di squadra , la consapevolezza di avere costruito insieme qualcosa che sempre è andato aldilà della semplice “recita scolastica”.

Ho sulla coscIenza anche la colpa di avere seminato un amore tanto forte per il teatro che alcuni dei miei “attori” poi attori lo sono diventati davvero , ma per la maggior parte i miei ragazzi sono persone normalissime che comunque hanno portato nelle proprie vite professionali qualcosa di diverso e di più di una normale formazione scolastica.

Questa volta il mio blog ha girato al privato , ma il mio amore per il teatro in tutte le sue manifestazioni si è materializzato spesso anche attraverso le conoscenze diremmo “interdiscipinari “che mi hanno sempre ispirato .

Non a caso una delle ultime messiscene è stata un’Elektra di Sofocle in cui la protagonista scandiva A-ga_mennon ..sulla musica di Strauss e con alcuni inserti da Hofmannsthal.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

pensieri alla rinfusa

 

 

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Anche aprile sta per finire: gioiranno le povere fans dello startenor orbate di novità e costrette a riciclare foto vecchissime ed altrettante vecchie interviste a favore di chi è arrivato da poco a scoprire il “piùgrandetenore del mondo” il quale saggiamente invece programma poco di nuovo anche perché non gli resta molto di nuovo da cantare se si escludono le due montagne Otello e Tristano.

Nel frattempo il mondo ha seguitato a girare e molti amici girano per i teatri italiani , devo ammettere che si fa molta musica anche nel Belpaese , magari non sempre di altissimo livello , ma qui poi entra in gioco anche il gusto personale .C’è che esalta un evento e chi lo aborre ….

Ovviamente tutti devono parlare del nuovo Cd kaufmanniano Das Lied von der Erde …anche a sproposito perlopiù. C’è chi l’ha sentito in diretta al TCE notando un suono diverso , ovviamente la registrazione è stata fatta al Musikverein ma senza pubblico e anche questo se lo spiegano gli uni con gli altri , quasi nessuno approfondendo davvero l’eccelsa qualità delì’operazione che un critico vero ha definito “probabilmente irripetibile”.

 

Passo a parlare di cose un po’ più serie e ovviamente l’argomeno del giorno sono le Primarie francesi e il risultato che ha fatto tirare un respiro di sollievo , perlomeno in prima istanza , a tutti gli europeisti convinti come me.

Ma nel mare di informazioni che riguardano il vero vincitore della partita , quell’Emmanuel Macron uscito dal cappello a cilindro di una Francia sconcertata e delusa dai partiti tradizionali , c’è una notizia marginale ma curiosissima .

Leggo e credo si tratti di un refuso : accompagnato dalla moglie sessantaquattrenne …. mi documento meglio : in effetti Macron ha una moglie tanto più grande di lui , era la sua insegnante di teatro quando aveva sedici anni e nonostante la famiglia contraria quando ha potuto se l’è sposata felicemente.

Considerazione assolutamente non politica che riguarda piuttosto i comportamenti maschili in generale : gli uomini deboli invecchiando cercano sempre più spesso la donna giovane , quella che si illudono di controllare .

Al contrario gli uomini forti , quelli che non hanno niente da temere dalle donne serenamente amano compagne mature , anzi viene da dire molto mature e senza problemi le amano di vero amore .

Non è una variante del toyboy , quello davvero lo lasciamo al gossip dello spettacolo . Si tratta di una scelta culturale , molto francese e ne esistono esempi simili in ambito artistico anche nel passato.

 

I miei lettori mi perdonino il volteggiare tra gli argomenti , ma questa primavera tanto capricciosa che ha fatto riprendere i piumini a mezza Europa mi ha invitato alla leggerezza , anche se l’immagine che mi è restata nel cuore in questi giorni è la foto del volto pulito del poliziotto francese ucciso sugli Champs Elisées dal solito folle terrrorista idiota : quel ragazzo che lascia un compagno e un figlio adottato da poco è l’immagine vera di questa nostra società matura e tollerante , questa società che ancora una volta la Francia ci ha ricordato nei suoi valori più alti.

 

 

 

La democrazia

 

 

 

 

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Sono nata in un paese che viveva sotto una dittatura , ma sono poi cresciuta in un paese felice di essere democratico , in un paese povero che usciva dalla povertà , dalla guerra e dalle privazioni .

Per molto tempo ho considerato le banane come un dolce , pensavo fosse giusto che i miei vestiti allungati all’inverosimile poi passassero alle mie sorelline .

A casa mia si spengeva la luce uscendo dalle stanze , il primo frigorifero arrivò qundo io mi sposai e insieme arrivarono le prime automobili , la televisione.

Si dice sempre “ ai miei tempi “ con un sospiro di nostalgia anche se so benissimo che i bei tempi erano belli solo perché si era giovani , ma una cosa dei bei tempi comincia a mancarmi davvero .

Il senso di gioia che mi dava il gusto della libertà di vivere democraticamente , convinta come ero che la democrazia , difficile da conquistare e sempre da proteggere, fosse la forma migliore che gli uomini si fossero dati per garantire i propri ed altrui diritti.

Ultimamente però i miei inossidabili principi cominciano a franare sotto una serie di colpi “democratici” che fanno vacillare la mia sicurezza.

Democrazia la Brexit , democrazia l’elezione di Donald Trump e ultimo colpo gobbo la democratica elezione a dittatore di Erdogan.

C’è qualcosa di imperfetto in questo mondo dove la platea “degli aventi diritto “ si è allargata smisuratamente insieme alla grande massa di informazioni vere o manipolabili a disposizione di intere popolazioni.

Allora ho ripensato alla mia mamma maestra , forte dei suoi quarant’anni di insegnamento quando priva di statistiche e di grafici mi spiegava che in una classe ( ai suoi tempi le classi erano molto numerose ) c’erano uno o due molto dotati , quattro o cinque mediocri , alcuni furbi che fingevano di capire e poi quelli che proprio non capivano niente …e concludeva amaramente : poi da grandi votano tutti !

Forse la mamma non era proprio un modello di democrazia ma sicuramente era , oltre che una gran brava maestra , una persona che conosceva il mondo e non si faceva tante illusioni.