Fuori tema

 

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Questo spazio , nato per raccontare di musica , con un protagonista molto amato , piano piano è diventato una specie di diario :

ho scritto di tutto , soprattutto riguardo a JK e alle sue meravigliose interpretazioni , ai suoi momenti di crisi , ai suoi ritorni trionfali,
ma ho anche scritto di me , della vita che mi circonda , degli eventi del mondo.

Non ho mai voluto parlare di politica ,anche se il blog è una parte di me , non mi pareva lo spazio giusto per certi argomenti.

Recentemente però grandi eventi sovrannazionali sono diventati così importanti che il tacere mi è diventato sempre più difficile.
Mi riferisco in primis alla Brexit e da pochi giorni all’elezione , veramente sconvolgente , di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.

Il terribile rigurgito dei populismi attraversa tutto il nostro cosiddetto mondo civilizzato.

E questo mi fa paura.

Oggi ricorre un anno dalla strage del Bataclan e sembra già si trascorso un secolo , dieci anni dopo l’undici settembre il terrorismo islamico ha bussato anche alle porte della vecchia Europa, nel nostro ventre che credevamo sicuro: Parigi e Briuxelles.

Intanto una ondata di dimensioni bibliche porta verso le nostre terre migliaia di disperati, ma saranno molti di più , i poveri dannati della terra che fuggono dalle guerre e dalle carestie :
dalll’Africa in primis e anche da quella che era la culla della nostra civiltà mesopotamica : dall’Afganistan , l’Irak , la Syria nelle due rotte della disperazione .

il Mediterraneo per gli africani , la rotta balcanica per gli altri.

Siamo in una di quelle ere di cambiamento epocale e sembra che pochi riescano a leggerle correttamente.

Le risposte sbagliate sono tante : l’innalzarsi dei muri è la più ferocemnete cretina , ma è anche quella che sventolata sapientemente dai manipolatori delle masse incolte riesce a ottenere il maggiore consenso.

Ripenso le parole di Primo Levi : voi che dormite tranquilli nelle vostre case…non ci sono più case sicure e contemporaneamente non c’è nessuna attenuante per chi non vuole impegnarsi per spiegare , per tranquillizzare , per chiarire , per raccontare il corso della storia che inesorabile si ripete nei secoli.

Gli uomini civili dei nostri paesi hanno il dovere di farsi avanti , quello che è in gioco è di nuovo il futuro della civiltà tutta: non è nascondendoci dietro la mano , come fanno i bambini quando credono di nascondersi chiudendo gli occhi .

Ecco perché oggi il mio blog non è leggero , non potrebbe esserlo perché mi sentirei colpevole :
usciamo tutti allo scoperto , noi che abbiamo letto più di due libri abbiamo il dovere di uscire per le strade a spiegare , a tranquillizzare e se servirà anche a combattere per la conservazione di quel bene prezioso che comincio ad avere paura a pronunciare , la democrazia, non sarà tempo perduto.

 

Il 4 di dicembre in Italia si vota un referendum che potrebbe cambiare alcune parti , non le fondamentali , della nostra Costituzione.

Putroppo una parte del paese ha pensato bene di farne una battaglia contro il Governo e in modo particolare contro il premier Renzi.

Queste persone , ho molti amici tra loro ,non hanno capito che non è una battaglia contro una persona ma una tappa di avvicinamento a standard europei che ci renderebbero più forti proprio nei confronti di quell’Europa chiusa nei Trattati che è ancora sorda alle nostre legittime richieste in merito ai problemi dei migranti e alla nostra necessità di fare fronte alle emergenze naturali che colpiscono il nostro paese .

C’è molta più credibilità nei confronti dell’Italia all’estero da quando c’è questo governo . Lo dico in base alle mie molte trasferte e ai tanti incontri che ho con la gente comune in Francia , in Germania e anche in Inghilterra.

Possibile che da noi prevalga la logica” dalemiana “tanto cara alla sinistra di sempre che porta catastroficamente al nostro indebolimento sullo scacchiere internazionale?

Sono andata fuori tema nel mio blog “ musicale” ma questa volta desidero far conoscere a tutti i miei lettori che voterò SI e se sono uscita così clamorosamente di tema l’ho fatto perché sentivo fortemente il dovere morale di farlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Guterslöh

 

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L’ho sempre detto che da quando seguo Jonas Kaufmann la mia vita si è arricchita di tante informazioni , di diverse delusioni , di colpi di scena e in ultima analisi anche di conoscenze musicali più approfondite.

Non avrei mai pensato di mettermi a studiare tedesco alla mia età e l’ho fatto per capire un po’ meglio i versi del meravigliosi Lieder cantati da lui.

Ho allargato la mia rete di amicizie in un modo selettivo sì, ma tanto piacevole .

Attraverso la comune passione ho nuovi amici e amiche ovviamente in Italia ,ma anche in Francia , in Germania , in Inghilterra e pure in America ( del nord e del sud).

Ultimamente ho scoperto una città dal nome misterioso e mi sono dovuta mettere a cercare sulla carta dove diavolo fosse.

Nella Renania settentrionale, zona ricca e per me totalmente sconosciuta , ma ho visto dalle foto che c’è un teatro moderno e ho anche capito quanto deve essere ricca e opulenta la zona.

Gütersloh… neanche tanto facile da trovare sulla carta .

Ma andiamo per ordine : ero all’Opera Bastille per sentire Samson e Dalila e come faccio correttamente ho levato la suoneria al telefono che però ha cominciato a vibrare come un matto sulle mie ginocchia: ho resistito un po’ poi ,pensando a qualcosa di grave e urgente ,ci ho buttato un occhio .

E’ scoppiata la bomba ! Jonas canta in Germania mentre ci saranno le repliche dei Contes di Hoffmann e le grupies offese , specie le francesi, pare proprio che la cosa non la mandino giù.

Io ci ragiono un po’ e penso che come avevo sospettato , ematoma a parte, ci siano dei problemi forse psicologici prima di riaffrontare il pubblico a fine novembre .

Allora si ricorre al grande mentore e amico Deutch , si va sull’usato sicuro (Die shöne Müllerin ) , si cerca una città molto ricca di sponsors e il gioco è fatto.

I biglietti a prezzo di saldi di fine stagione , pochi posti e voila “sold out”.

Dalla mia approfondita ricerca ho scoperto che in zona ci fanno gli elettrodomestici Miele e che non arriva ai centomila abitanti .

 

Ultime della sera : causa raffreddore non ci canta più! Il mistero si infittisce.

 

di treni

 

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proseguendo le mie osservazioni sul mondo che mi circonda questa volta parlo di treni , ma per i miei amici stranieri occorre fare una premessa :
L’Italia non solo ha quella buffa forma di stivale ma ha anche una specie di spina nel mezzo che la attraversa tutta e che per esempio in questi momenti è fonte anche di terremoti ..ed ecco il mio raccontino sociologico.

..vivendo nella parte d’Italia in cui si è figli di un dio minore i treni sono spesso lenti e abitati da una varia umanità molto interessante sotto il profilo sociale.

Mentre sulle Freccie rosse che sfrecciano veloci dall’altra parte degli Appennini l’umanità è molto più astrattamente silente , salvo poi riempire i vuoti con abbondantissime valanghe di telefonate di ogni tipo : si va dal manageriale al privato , in una marmellata indistinta , sui treni dei poveri che portano da Ancona a Roma in un tempo maggiore di quello che ci vuole per volare a Londra , l’umanità è molto più colorata e varia .

I bambini urlano tutti , nella gaia tolleranza dei vicini . Si mangia il cartoccio di cibo portato da casa , ovviamente non esistendo nessun servizio bar ferroviario.

La componente extra comunitaria e ´ abbondante . Sono tutti molto vivaci , unico difetto urlano nei loro vecchi telefonini come se dovessero comunicare direttamente col Senegal e questo lo fanno anche con il loro vicino di viaggio.

Ci sono anche piccoli cagnolini bastardi , i loro tolleranti padroni ci parlano affettuosamente tra i sorrisi che accomunano tutti.

Sembra di stare piuttosto in una carrozza che attraversa il lontano West . Dopo un pô tutti sanno la meta di tutti e il saluto di chi scende ha una sincera componente affettiva. La   fauna studentesca ha carattere pendolare nel pendolare , salgono e scendono con i loro zaini ingombranti , incuranti di travolgere passando i passeggeri seduti che rischiano sistematicamente la decapitazione . La parola “scusi” non è prevista nel loro vocabolario.

Anche la taglia media dei passeggeri è più abbondante delle anoressiche figure delle Freccie rosse.

Di conseguenza anche i sedili sembrano più piccoli del necessario.

Mondo colorato di un’Italia divisa in due , certe volte può anche capitare che si possa fare una sosta abbastanza lunga da consentire anche di scendere a prendere un caffé a casa del capostazione di Baiano di Spoleto oppure farsi un bel ripasso carducciano alle fonti del Clitunno.

Ps. Mi correggo : esiste un servizio bar …abusivo ! Panini caserecci umbri . L’Italia è un paese meraviglioso.

 

 

aeroporti

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Una volta chiesero a Groucho Marx quanti anni avesse e lui , già molto avanti negli anni rispose serafico : venticinque .

Davanti allo stupore dell’interlocutore rispose : Certo , se sottraggo tutto il tempo che ho passato negli aeroporti!

Forse é per questo che quando sono negli aeroporti cerco di non perdere tempo e studio con attenzione tutti quelli che mi circondano

Cosi mi capita di osservare alcune delle piû comuni tipologie aeroportuali che mi divertono.

 

Quelli che : girano gli aeroporti in t-shirt anche se cade la neve dietro le vetrate . La loro indifferenza al clima è totale , qualche volta sono dotati di bambini piccolissimi che vengono guardati ai minimi indispensabili , il mio occhio di nonna soffre ma non scalfisce la loro indifferenza all’infante .

Quelle che : anche se fuori spira una brezza primaverile hanno sciarpe voluminosissime al collo , sembrano emergere da ciambelle di salvataggio di lane un po’ spelacchiate . Ovviamente hanno borse grandissime ed ogni due per tre tirano fuori bottiglie d’acqua alle quali si attaccano tipo beduino nel deserto ,Questa tipologia ha anche golf con lunghe maniche slabbrate nelle quali nascondono le mani

Quelli che sono sempre connessi : hanno tra le mani due smartphone tenuti a biscotto , sono sempre in cerca di un’attacco per le ricariche e devo dire che sono abilissimi nel trovarle . Nei maschi prevale l’uso del video gioco , nelle ragazze l’essere perse in tormentate telefonate .

C’e’ pure la tipologia manageriale , decisamente molto meno interessante, semmai la differenza la si può notare nei sessi . I maschi appena possono abbassano la testa sui loro personal e cominciano a lavorare , lo fanno anche le donne , ma lanciando spesso intorni sguardi lampeggianti che trasudano la cattiveria di guerriere sempre in guardia.

 

Poi ci sono gli anonimi viaggiatori come me , non siamo interessanti e questi non li studio . In questo caso sarebbe bene girare in aeroporti più esotici dei miei.

Parigi- – parte seconda

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Il secondo impero al Musé d’Orsay.

Ho scoperto gli autobus di Parigi , si fanno tour turistici con due euro ! La storia della Francia la guardo dal finestrino , non è come in Metro dove scorrono solo i nomi .

Se poi aggiungiamo una magnifica giornata di cielo parigino azzurrissimo pare proprio che non manchi niente e ricordo il mio primo viaggio scolastico-premio . Avevo vinto una specie di concorso e avevo scelto Parigi . Ai miei tempi era la città del sogno .

Una mostra strana e molto raffinata , vista grazie alla solita segnalazione del’amico colto e prezioso.

Un tempo , quello del Secondo Impero , molto snobbato dal punto di vista artistico . Non a caso la mostra si chiude sul Déjeuner sur l’erbe del Salon des Refusés…il che fa capire quanto si girava la pagina alla fine del periodo.

Ma l’imperatrice Eugenia e le sue mises romantiche incanta ancora , in una bella piccola statua ha il vestito della Cardinale nel Gattopardo , lo stesso di Elsa nel bellissimo Lohengrin della Scala !

Ci sono vetrine di gioielli di una bellezza mozzafiato e incantano le prime foto preziose di Nadir , piu affascinanti addirittura dei ritratti . C’è anche un bel pannellone storico :dal 1851 al 1870 …tanti destini d’Europa si incrociavano qui , compreso molto Risorgimento italiano.

Il nemico sempre lo stesso , gli amici oltre Manica , le guerre lontane sono i nomi dei boulevard e dei ponti di Parigi .

Nacque allora il teatro dell’opera , il Palais Garnier, non l’orribile scatolone grigio dell’opera Bastille che ogni volta mi pare più brutto e irrazionale .

Poi avendolo girato anche dietro le quinte é davvero demenziale .

Ma torniamo ai fasti del Secondo Impero . Siamo dalle parti della Dame aux camelias e c’é anche una sala dedicata al teatro ovviamente con molto Hoffembach,

Momento di debolezza mi fa venire la voglia di comprare il catalogo…poi penso al peso da riportare a casa , ai mille cataloghi chiusi in libreria e . potrô trovare tutto in rete…infatti c’e il bellissimo sito del museo su youtube con ben tre video sulla mostra.

 

 

Seconda opera in programma : Les contes di Hoffmann. Devo ammettere che non è mai stata tra le mie preferite anche se ne ricordo allestimenti sontuosi .Ricordo anche di averci portato figli e nipoti considerandola pure adatta ai ragazzini.

Questa messinscena di Carsen , genialissima , é molto divertente ( anche se forse mi ha troppo ricordato il suo teatro nel teatro:(don Giovanni e Tosca per citarne due ) non basta a farne quel capolavoro che non è. La precisissima lettura di Philippe Jordan per me non basta a fare il miracolo.

Forse , ma dei se e dei ma è tappezzato l’inferno , se ci fosse stato un Hofmann capace di affondare nel lato oscuro del personaggio la resa sarebbe stata diversa.

Invece si ride molto ,il teatro partecipa vivacemnte e Ramon Vargas ce la mette tutta , voce chiara , dizione perfetta . Salta e balla , si muove con vivacità, sa anche recitare , la sua performance è stata all’altezza , ma ….

Le voci sono tutte ottime . Mi ha colpito in particolare Stephanie d’Oustrac nel doppio ruolo della Musa e dell’allievo Nicklausse   , anche il basso Roberto Tagliavini nella varietà dei suoi ruoli è stato perfetto , Ermonela Jaho alle prese con Antonia ha ben superato la prova anche se il suo personaggio e segnatamente tutto il secondo atto è sempre il meno riuscito dell’ intera opera , vivace e acrobatica la Olympia di Nadine Koutcher ,si tratta della prestazione più accattivante e il pubblico è generoso di applausi.

Un vero colpo di genio la famosa Barcarolle con la platea di un teatro semovente a ricreare le onde, fantastica e all’altezza la Guilietta di Kate Aldrich.

Ma l’opera ha troppi finali , soprattutto manca a Vargas la capacità di passare al tragico sprofondare nel suo delIrio di etilista del personaggio

Si ride , si ascolta una musica facile e giustamente Robert Carsen é sortito a prendersi i meritati applausi.

Un’ occasione perduta di avere un Hoffmann nel finale ultimo tragicamente perso nel suo delirio . Peccato , forse l’occasione non l’ho persa solo io.

 

Viaggio a Parigi – parte prima

 

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Avevo comprato tanto tempo fa uno strano abbonamento allOpera Bastille che mi assicurava buoni posti sia per Les contes di Hoffmann che per il Lohengrin e avevo, pensato che fosse una cosa buona anche perché . avrei avuta la possibilità di abbinare una bellissima opera con una grandissima Anita Raschvelisvihli, il Samson e Dalila di Saint Saens.

Buttavo via due spettacoli minori   ma avevo assicurato buoni posti per le tre opere di cui due con il caro tenore al quale sono particolarmente sffezionata , ma che mi costringe a notevoli esercizi spiritual di pazienza.

Non è la prima delusione dell’ anno . In media me ne da tre , anche se questa volta la media sul programma generale è decisamente più alta del solito .

Infatti ho cominciato a guardarmi i intorno , ci sono bellissimo spettacoli anche senza di lui e in fondo credo di avere già visto tanto del suo repertorio da pensare che non ci sia più molto di nuovo da sentire cantato da lui .

Insomma non è che faccio come la volpe e l’uva , cerco di essere obbiettiva …e come Cavaradossi comincio a cantare ” ce n’è tanti pel mondo!”.

 

Mentre gia mi beavo della sosta a Monaco perché per andare da casa mia a Parigi è la via ..migliore mi annunciano un bell’overbooking sul mio volo.

Vado al desk e nel mio franco/ tedesco /Inglese spiego che ho l’opera la sera e i gentilissimi comprensivi addetti aeroportuali monacensi mi lasciano il mio posto,: potenza della lirica …dove ogni dramma è un falso ….anche se nel mio caso era invece tutto verissimo.

 

Prima serata : una messinscena straordinaria con un’Anita/ Dalila da segnare nella memoria delle grandi interpreti . Ma cerco di andare per ordine : l’opera di Sains Saens è nota soprattutto per la grande aria : mon coeur s’ouvre a ta voix e per il baccanale kitch che piu kitch non si può.

Ebbene Michieletto ne fa un’opera bellissima , abbandonando tutto il ciarpame esotico-biblico , riportando ad una dura storia d’amore e morte un soggetto che risulta essere perfetto anche nella tessitura musicale.

Si aggiunga l’alto livello della direzione di Philippe Jourdan anche lui attento ad una lettura rigorosa , bellissimi i cori preparati da Jean Luis Basso, scene e costumi perfetti e si assiste a quel miracolo che ancora un’opera può suscitare : un teatro pieno di giovani , ovazioni a non finire ed era la penultima replica.

Quando Anita in camerino mi ha detto : è tutto nel libretto diceva la semplice verità, anche se la messinscena in abiti moderni poteva insospettire i nostalgici del peplo .

Nel gesto di Sansone che per amore si taglia da solo i capelli c’e una scelta consapevolmente umana e la sua sconfitta sarà anche la sconfitta di una Dalida osannata in una festa , questa si in pepli sgargianti di un popolo bue che si abbevera di denaro, ma che nel finale di pietà si ricongiunge al suo uomo sconfitto nell’accendere anche su di se’ la fiamma purificatrice.

 

Uno spettacolo bellissimo e intelligente . Il video è in circolazione . Non credo però che riesca a rendere tutta la passione che scorre nei tre atti veloci , nella forza della passione che agita i protagonisti . Io non avevo voluto vederlo ” prima” . Ora rivederlo mi permetterà di apprezzare anche di più tutti gli interpreti , in particolare Antonenko che stasera era decisamente giu di forma .

Anita è una forza della natura , fresca come una rosa se ne usciva alla fine serena con il suo giovane sposo , come se avesse fatto una passeggiata nel parco.

Del tempo e della fede

 

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Due volte all’anno entro in polemica con le regole che condizionano la nostra vita.

Il giorno in cui entra l’ora legale e il giorno in cui torniamo all’ora solare.

Un’ora di luce di più la sera , un’ora di più la luce la mattina : è la stessa sensazione di quando a letto si ha una coperta troppo corta , la tiri in su e hai freddo ai piedi , la tiri giù e si scoprono le spalle.

Conosco tutti i ragionamenti “economici” che portarono i paesi occidentali a fare questa bella innovazione e so anche che adesso ci sono intere correnti di pensiero che rivedono questo meccanismo considerandolo inutile .

Io l’ho sempre sopportato con molto disagio : ci sono i ritmi biologici come la fame e il sonno che ci mettono un po’ a riaggiornare l’orologio , specialmente per quanto riguarda bambini piccoli e infatti in anni lontani con i figli in casa questo tira e molla del tempo mi irritava anche di più.

Passavo le estati a dire …sarebbero le …quando l’orologio segnava un’ora diversa….

Mi rendo conto che il tempo è un concetto metafisico , esiste la nostra realtà biologica ed esistono gli orologi per scandirla.

Detto poi in confidenza ogni volta che devo cambiare l’ora mi stupisco regolarmente di quanti orologi tengo ancora in casa mia!

Per non parlare di quelli elettronici per i quali ho dovuto farci sopra degli studi di settore e di quello della macchina che resta nel suo tempo ipotetico anche per mesi.

Ora per fortuna abbiamo il progressso e la mattina il mio telefono , il mio Pc, il tablet sono già aggiornati dalla magica rete che circonda tutto il nostro mondo .

In questo caso , anche se regolarmente ero portata a sbagliarmi nei ragionamenti ( vado avanti o indietro?) non mi sbaglio più.

E non vivo più il dilemma amletico che portò un figlio ingegnere a sbagliare clamorosamente e a ritrovarsi all’alba per la strada avendo messo indietro quando doveva mettere avanti gli orologi con il risultato di trovarsi con la differenza di due ore sul reale in un viale deserto la mattina di una domenica d’autunno.

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I miei affezionati lettori amici si stupiranno del fatto che oggi mi metta a scrivere del tempo quando dovrei ancora parlare della terra che mi balla sotto i piedi , dell’angoscia che prende alla bocca dello stomaco nel momento in cui tutto intorno si mette a tremare .

Ieri mattina avevo anche fatto la cosa cretina di filmare i lampadari ,la scossa è stata talmente lunga che ho fatto in tempo a girare per le stanze e a fare un video lunghissimo , poi ho pensato che i lampadari non fossero la cosa più drammatica da filmare e l’ho cancellato.

La tv  trasmetteva le immagini in diretta delle persone che arrivavando di corsa sulla piazza di Norcia davanti alla cattedrale di San Benedetto rasa al suolo si inginocchiavano a pregare .

Sembra che solo davanti alla violenza della natura l’uomo di oggi riesca a ritrovare il senso del divino , quel frate straniero che invitava alla preghiera , quelle monachelle spaventate erano la testimonianza di un mondo sommerso che solo la violenza della terra che si spacca sotto i nostri piedi riportava alla luce.

Mi ha fatto tenerezza quando ha detto San Benedetto non c’è più .. e poi ha aggiunto” la chiesa” perché San Benedetto invece è sempre con noi.

Deliziosa testimonianza di fede che viene dagli antichi borghi di questa terra antica.

 

 

 

delle Marche

 

 

 

 

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Quando arrivai nelle Marche ero una giovane orgogliosa della sua origine toscana e non capivo molto la bellezza tranquilla di questi paesaggi .

Poi piano piano sono entrata nella quieta bellezza azzurrina dei fondi delle tele marchigiane che a cominciare dal Quattrocento hanno narrato questa terra dura di rocce con i paesaggi sommessi e sempre un po’ metafisici raccontati dai pittori della scuola di Camerino.

Una vita la mia , anche politica , a girare le Marche e a scoprirne la bellezza nascosta, a conoscerne la natura delle genti : dalla costa fino alla montagna a riconoscerne il linguaggio dolce e le  espressioni ironiche e distaccate.

Gente che non “ se la tirava” direbbero i ragazzini di oggi .

Piano piano la mia toscanità si è stemperata in questa regione e adesso posso serenamente dire di essere tanto innamorata delle Marche e delle genti che la abitano con le dovute distinzioni tra la costa troppo urbanizzata ,la bellezza della fascia collinare e l’affascinante povertà della sua montagna spopolata.

Questi giorni in cui abbiamo ballato parecchio anche ad Ancona , ma da noi non facciamo mai notizia , ho rivisto in televisione i tesori perduti delle pievi diroccate e la gente composta avvolta nelle vestaglie con le ciabatte ai piedi rispondere con ironia alle domande cretine dei troppi giornalisti in cerca di scoop che tanto qui non troveranno mai risposte drammatiche.

Il marchigiano non ama l’iperbole , qui si è molto più ricchi di understatement dei londinesi della City.

Mi ritrovo piena di ricordi :a Ussita ci andavo a sciare ( i giornalisti ne sbagliano anche l’accento sul nome ) ad Amandola c’era un bel Festival teatrale , a Camerino una stupenda mostra con il grande critico Pietro Zampetti..

Una bella ragazza che ci faceva da guida mi raccontò di una signora milanese che guardando la Madonna della Candela del Crivelli disse : è più bella quella di Brera ! Ma guarda caso era proprio quella lì in mostra , la ragazza sorridente non volle offendere la signora dicendoglielo, una classica reazione tipicamente marchigiana.

I terremoti qui ci stanno di casa , alcuni non fanno molta notizia . Per esempio nel 73 ad Ancona ne abbiamo avuto uno bello tosto con uno sciame sismico che ci ha accompagnati da gennaio a settembre .

Nel 97 uno molto grande che ha colpito un po’ più a nord dei luoghi feriti di questi giorni .

Sempre senza clamore , in questa terra di confine dello stato pontificio , le cose sono sempre state fatte con modestia e tranquilità , anche le ricostruzioni dopo i terremoti.

Sono sicura che anche questa volta , piangendo i tesori perduti , dei quali l’Italia si accorge solo nel momento che non ci sono più ,la gente marchigiana rialzerà la testa sperando che questa faglia che ci spinge verso la Croazia ci lasci respirare quel tanto che serve per tirare il fiato tra una scossa e l’altra.

Dove il tempo si è fermato

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Tantisssimi anni fa , una vita fa , per andare da Ancona a Venezia si faceva una strada dal bellissimo nome di Romea , che di divertente aveva solo un momento quando ad angolo retto ad un tratto ci si trovava davanti l’Abbazia di Pomposa.

Allora il gioco in macchina era sempre lo stesso : un frate benedettino Guido d’Arezzo diede il nome alle note nell’abbazia di Pomposa presso Ferrara….

eravamo pronti per Mike Bongiorno.

Poi di nuovo curve su curve , trenta chilometri da Ferrara verso il Po.

Già , poi si arrivava a Po di Goro, forse il posto più triste del delta –

C^era anche un ponte di barche per attraversare il grande , lento fiume , ricordi lontani di un mondo scomparso.

Poi il viaggio riprendeva lil suo ritmo , mi piacevano i camini delle case che si allungavano , si sentiva nell’aria la promessa di Venezia.

 

Ieri ho risentito quel nome Goro , Gorino perché Il paese tristissimo è salito alle cronache per una assurda storia di egoismi tanto piccoli da fare grande notizia .i media non aspettano altro.

 

Io invece di pensare cosa ci fosse dietro le facce banali degli abitanti sulle barricate ho pensato allo sgomento di quelle dieci mamme con i loro otto bambini.

Di sicuro , qualinque fosse la loro provenienza , venivano da paesi solari , sicuramente poverissimi , probabilmente in guerra , ma che avevano fatto di male per essere sbattute nel tristissimo delta del Po?

Quei pescatori dalle facce indurite dalla fatica , quelle donne strette nei loro piumini da discount raccontavano di un paese con un solo bar ritrovo , l’unico svago nelle nebbie del loro semipaese.

La tv degli slogan egoisti e la paura , quella sì sincera del diverso ,li ha fatti salire su ridicole barricate .

Mi domando , ma non c’era un parroco in quel paese ? Mi domando anche se quel Prefetto di Ferrara avesse la minima idea di dove mandava quelle poche povere rifugiate con i loro figli.

 

Io sono contenta che le abbiano mandate via , credo che qualsiasi altra destinazione sarà per loro meno triste e nebbiosa di quella in cui le avevano spedite.

 

O namenlose Freude

 

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Grazie all’ennesimo programma di sala del Fidelio , comprato solo perché la collezione sia per quanto possibile completa , scopro una cosa nuova : l’inserimento della Leonora 3 dopo il riconoscimento degli sposi e l ‘arrivo del Ministro era la soluzione preferita di Gustav Mahler , come al solito una conferma che i miei gusti sono sempre allineati con i miei amori.

Ero partita con la convinzione che sarebbe stato un gran Fidelio , non immaginavo che sarebbe stato senza ombra di dubbio il migliore ascolto nella mia lunga frequentazione di questa strana opera che fu la mia preferita da quando la sentii la prima volta tantissimi anni fa.

Mi domando adesso che ne conosco ogni aria, ogni passaggio , ogni coro quanto ne avessi capito al primo ascolto .

Certamente , data anche la mia conoscenza musicale modesta , non devo averne apprezzato tutto quello che riesco a coglierne adesso che fa parte in maniera totale del mio bagaglio culturale. .

Nonostante tutto questo la lettura che ne ha dato sir Tony Pappano è stata talmente eccezionale da regalarmi ancora nuove scoperte , nuovi arricchimenti.

La capacità di leggere nel pensiero beethoveniano ogni passaggio , di cogliere nello scorrere in ogni momento musicale il pensiero sottinteso , la purezza mozartiana del primo atto ,i richiami evidenti letti con finezza ne hanno esaltato l’esecuzione.

Mi è sembrato che il lungo cammino che ha portato Beethoven alla conclusione del suo messaggio etico e morale sia stato raccontato da Pappano in questa straordinaria esecuzione con la semplicità di lettura che solo i grandi riescono a trasmettere.

La bella orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia conferma il grande livello raggiunto da questa compagine , ormai da considerarsi nel novero delle grandi orchestre d’ Europa e non solo.

Di grande livello la compagnia di canto a cominciare dalla giovanissima Leonore di Rachel Willis-Serensen orgogliosa dietro le quinte di mostrarmi la foto di due gemellini piccolissimi sul suo telefono , due su tre , ha detto con orgoglio.

Direi perfetta la compagine maschile su cui primeggia il Rocco di Gunter Groissböck , seguito dalla sicurezza vocale e scenica di Sebastian Holecek , Pizzarro.

Semmai per me , ma è anche una questione personalissima perché il registro di heltentenöre , riferito a Florestan , non è per me il più gradito , Simon O’Neil nella grande aria di apertura del secondo atto , il vero punto di forza del tenore , non si è neanche preso un applauso a scena aperta  e sì che il pubblico non ne è stato avaro , anzi ha fastidiosamente applaudito anche a sproposito diverse volte , forse a dimostrazione della poca dimestichezza con questo capolavoro.

Deliziosa la Marzelline di Amanda Forsyte , anche con un vestito molto elegante ( rarità nelle forme semi- sceniche ) corretti il Jaquino di Maximilian Schmit e il Don Fernando di Julian Kim , una volta tanto un coreano alto.

Perfetto e prezioso l’apporto del coro , amorevolmente preparato da Ciro Visco che ci domandava compiaciuto se ne eravamo contente . La grande forza di Santa Cecilia è che tutti sono molto orgogliosi dei risultati che riescono ad ottenere , si che ogni orchestrale nel salutare la mia amica si fermava a domandare se ne eravamo rimaste soddisfatte!

Una parola sulla necessità dei dialoghi , arbitrariamente tolti in un famoso allestimento salisburghese. Fanno parte dell’opera , sono prezioso collegamento tra le arie , dimostrano anche la diversa capacità interpretativa degli interpreti .

Del Fidelio non si deve toccare una virgola , è perfetto nella sua gestazione difficile , nei suoi squilibri , nel miracolo del suo messaggio tra i piu alti nel raggiungimento della compiutezza del pensiero illuminista.

Anche tutte le letture “politiche” del capolavoro rischiano di sminuirne il suo valore in assoluto . L’idea del nobile perseguitato dal rivoluzionario folle non aiuta nelle molteplici interpretazioni che nei due secoli se ne sono volute dare .

Se Thomas Mann si chiedeva come fosse stato possibile il successo del Fidelio durante il regime nazista forse la chiave più giusta è quella che lo stesso Beethoven ricercava e lo dichiara nel titolo : Fidelio , ovvero l’amore coniugale . Tra tutte le letture interpretative non ne ho trovata nessuna che esaltasse così chiaramente il ruolo fondamentale della donna .

Gli uomini tutti , buoni o cattivi , sono comprimari . Il protagonista Fidelio , una donna anche fragile ,se è vero che la grande Malibran ne sottolineava le sfumature di debolezza che a mio avviso ne fanno anche di più un grande eroico personaggio.

…mi par d’udire ancor….

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foto di Adriana

 

Confortata da tanta inattesa solidarietà in rete e coraggiosamente pronta ad affrontare gli attacchi che ho già avuto col mio primo pezzo sull’argomento torno a parlare del nuovo prodotto Sony .

Con costanza ho deciso di riascoltare Dolce Vita perché ho talmente amata la voce di Jonas Kaufmann che mi pareva quasi impossibile essere arrivata ad un giudizio tanto negativo da rifiutare una prova d’appello .

Ho pensato di essere stata influenzata dalla brutta esperienza napoletana , dalla confusione che l’ha caratterizzata e forse anche dal guasto che la fatica della giornata poteva avere provocato sulla voce del tenore .

Peraltro in una sua intervista ad una tv tedesca in occasione degli Echoclassic anche lui , con il dovuto garbo che lo contraddistingue e il suo sincero amore per l’Italia ha raccontato della confusione in palcoscenico , dell’incertezza dei tecnici , dell’ improvvisazione imperante.

Ho provato a riascoltare il Cd varie volte : pessima registrazione anche dal punto di vista tecnico , a fatica si riconosce la voce appiattita da un suono banale , quasi da renderla infinitamente più anonima .

Il risultato , forse incoscio , è che per un paio di volte mi sono assopita a metà, oppure ho saltato gli ascolti delle canzoni più brutte tanto che sono dovuta tornare indietro.

Poi stanotte , l’insonnia gioca brutti scherzi ,mi sono detta che sarebbe stata la volta buona per un ascolto pacato , magari anche rilassante.

Niente da fare , l’irritazione ha preso di nuovo il sopravvento e mi sono trovata a odiare le orchestrazioni esageratamente rumorose , gli effettacci da banda di paese , le incomprensibili ,per me, scelte dei testi della compilation.

Non capirò molto di mercati discografici ,ma tutto quello che avevo apprezzato nella ricerca musicale e storica del “Du bist die welt für mich “qui non esiste proprio.

Insalata temporale , altalena tra passato e presente , tra alta musica di tradizione e bassa scelta contemporanea.

Ho pensato che trattandosi di una cover avrebbero potuto trovare tanto di meglio nella produzione italiana , diciamo grosso modo , degli ultimi quaranta anni.

Faccio provocatoriamente dei nomi : Tenco , De Andre’ , Battiato …l

 

Mi sono dovuta purificare e ho preso il Cd dei Leader di Strauss. La voce tanto amata c’era tutta , riconoscevo il mio Kaufmann , il miracolo delle sue mezzevoci, l’eleganza della sua emissione.

Ho riascoltato Verdi e Puccini , tanto il sonno non c’era più. Il,risultato è sempre lo stesso : ammirazione e incanto .

 

Mi fa comunque piacere che il disco , fatto per il mercato di lingua tedesca , entri in classifica , magari che ci resti e che salga in graduatoria . Per me resterà sempre una brutta caduta di stile, incomprensibile e volgare .

Se voleva essere un omaggio all’Italia il risultato non lo ha certamente raggiunto.

 

 

 

Certi ragazzi

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Ogni tanto mi viene voglia di fare una divagazione sociologica , forse perché comincio ad essere veramente tanto colpita da quello che succede oggi intorno a me.

Mi capita spesso di fare le medesima strada nel vecchio centro di Ancona , una piccola media città di provincia dell’Italia centrale.

Quando attraverso la zona pedonale nell’ora di punta dello “struscio” che sarebbe il passaggio serale mi trovo in mezzo a tanti ragazzi , tutti vestiti nello stesso modo , omologati verso il basso , decisamente brutti nei loro jeans sdruciti , quelli delle ragazze poi sono anche vistosamente rotti sulle ginocchia .

Hanno tutti i capelli tagliati allo stesso modo , portano tutti il berretto girato all’indietro , le ragazze hanno tutte i capelli lunghi e se sono appuntati lo sono nello stesso modo a cipolla in mezzo alla testa .

Il risultato è quello di avere una sorta di replicanti di massa che si muovono in branchi e quando mi incrociano mi trapassano senza guardarmi , mi devo sempre scansare io perché letteralmente non mi vedono .

Maleducati e per lo più anche urlanti sono una sorta di allucinante visione apocalittica di una mutazione antropologica generale perché gli stessi “replicanti” li incontro a Berlino , a Parigi , a Roma , a Monaco , a Londra .

E’ una terribile omologazione verso il basso di intere generazioni europee a cui sembra non interessare niente , salvo una strana alienazione di gruppo.Le stesse folle le vedo nei telegiornali anche nell’Est europeo, le stesse faccie , la stessa indifferenza verso il reale politico nel quale ci muoviamo.

Sono la generazione urlante solo nella protesta , basta dire NO , il resto non conta.

Hanno una terribile sfiducia della politica , non è roba che li riguardi , la rabbia strisciante non è finalizzata a riscatto , solo al no qualunquista generalizzato.

Non sono solo bianchi , già nella nostra piccola citttà ci sono ragazzi che vengono da tanto lontano e che parlano italiano con lo stesso accento dialettale dei loro compagni di scuola.

Penso con terrore a cosa debbano affrontare i docenti con questi ragazzi attaccati ai loro smartphone come all’unico contatto col mondo.

Certo ci sono le élites , quelli che studiano , quello che non vedi allo struscio , quelli che saranno i padroni del domani.

Le masse non lo sanno e il solco si allarga sempre di più . Mi sembra , nella mia estrema età , di assistere ad uno strano ritorno verso un tempo di basso medioevo, come se fossero passati invano secoli di Rinascimento e di Illuminismo .

Sono il frutto estremo di una rivoluzione marxista fallita e di un capitalismo crudele che li emargina senza che loro se ne accorgano.