di napoli e dei ricordi…

 

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Kaufmann si è preso una pausa dopo la vacanza napoletana e il mio blog si concede una piccola puntata nel privato.

La passeggiata per Napoli ha risvegliato le mie tante memorie napoletane e mi è sembrato che in qualche modo rispecchiassero parte della mia vita .

Davanti al monumento in Via Partenope , da un lato il porto , il molo Beverello e il Maschio Angioino , dall’altra il Castel dell’Ovo mi sono seduta su una panchina a ripensare tanta parte delle mia vita mentre nel mare di Mergellina sotto di me tranquilli nullafacenti prendevano il sole e attempati signori nuotavano felici nel mare del golfo in un magnifico lunedì di settembre.

Il primo ricordo sembra preistorico : avevo sedici anni e con il mio babbo abbiamo fatto un avverturoso “viaggio della motocicletta” su uno scooter :

Firenze- Napoli, ovviamente senza casco e tute spaziali : quando siamo tornati a casa eravamo totalmente cotti dal sole.

L’albergo in Via Chiatamone recitava “ vista mare” che vedevi se sporgendoti molto dalla finestra coglievi molto lontano una sottile striscia luminosa blu.

Il percheggio consigliato consisteva in una grande grotta e ci lasciarono la metafisica ricevuta con scritto” Lambretta marca Iso .”

Solo i vecchi potranno capire l’ironia!

Poi la Napoli delle regate , tante , dall’OneTon Cup ,prestigiosa regata internazionale negli anni ottanta. Si partiva da un Circolo nautico molto blasonato proprio sotto la mia panchina e accanto a noi erano ormeggiati i mitici motoscafi blu dei contrabbandieri di sigarette . All’arrivo dei vincitori ci gettavano a bordo pacchetti di Marlboro per festeggiarci.

Poi le regate a Capri e le tante partenze dal Molo Beverello : io che guidavo da sola la macchina avevo sempre un po’ di tensione agli imbarchi e agli sbarchi , ma la vera avventura era guidare in Via Marina ; nessuno che si fermasse mai ai semafori , era un continuo rischiare di tamponare o di essere tamponata.

Passarono gli anni e una volta ho partecipato ad un bellissimo convegno nazionale sul teatro al Maschio Angioino : gli anni veltroniani in cui si sperava di essere un po’ meno fanalino di coda in Europa in quanto a risorse per il settore, anche queste memorie e speranze lontane.

Un po’ più recente un bellissimo convegno nazionale del FAI .In taxi mi offrì un passaggio la Giulia Maria Crespi , curiosa di tutto mi confessò di non conoscere Ancona , semplice e grandissima dama lombarda , le dobbiamo tutti qualcosa.

Quella volta vedemmo cose della Napoli più segreta e più bella :
si aprirono per noi chiostri profumati completamente affrescati ed erano spesso ai piani alti di preziosi palazzi .

Ricordo in particolare una serata nei Quartieri Spagnoli con i nostri pulmann che non arrivavano fino alla meta e una curiosa ragazzetta dai ricci capelli neri che affacciata al finestrino di una vecchia Panda inchiodata all’improvviso ci aveva apostrofato incuriosita delle nostre mises eleganti: ma vui che ci fate acchì?

Stavamo andando allo Spedale degli Incurabili che morivano in una bella lunga corsia ma gli affreschi sopra la balconata da dove i parenti calavano i cestini delle vettovaglie erano veramente magnifici.

Con ovvio Trionfo della morte sullo sfondo.

Poi l’ultimo , bellissimo viaggio con mio marito , diventato presidente di una banca che era a sua volta proprietaria di una banca a Napoi ed oltre ad essere alloggiati nel meraviglioso albergo di lusso davanti al Castel dell’Ovo ( la sera in terrazza vedevo le luci che cambiavano sulle vecchie mura con effetti turistico/speciali ) ero stata anche al San Carlo per un’opera che non ricordo molto bene , non doveva essere un granchè.

Mi sembra fosse una Sonnambula ,ma il ricordo più vivo furono le rose e gli altri graziosi omaggi alle signore che mi furono tributati in gran copia .

Ma in quella ultima occasione ..da Vip ebbi anche la fortuna di poter fare una visita speciale ,guidata da archeologi della Sovrintendenza ,agli scavi di Pompei : Le Domus chiuse al pubblico , gli scavi recenti ci furono mostrati con dovizia di illustrazioni e questo mi riporta all’oggi , anche JK ha fatto un giro più importante ,in altrettanto preziosa compagnia .

Ora io a Napoli vado in alberghi piccolissimi il cui unico metro di scelta è quello di essere vicini al Teatro .

La vecchia signora sola per altro può vivere fortunatamente di tanti bellissimi ricordi.

 

 

nel tempio della sua passione

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Di tutti quei chili di carta che il giornale Il Mattino di Napoli ha dedicato all’incontro con Jonas Kaufmann c’era ben poco da serbare.

Articoli sulla sua vita di cui ogni sua seguace potrebbe recitare il testo ,foto delle sue interpretazioni più note che stanno in ogni galleria di grupie degna di questo nome.

Ma nel momento di alleggerire i poderosi tomi che per tre giorni ci hanno inondato di ogni notizia riguardante il Nostro ( e povera la Laura Fontana che volenteriosissima tradurrà il tutto!) mi sono soffermata su una foto sbiadita , forse l’unica immagine inedita e tutto sommato curiosa che lo riguardasse.

Credo sia un fotogramma di quel Così fan tutte strehleriano di cui resta una copia nelle teche Rai e che fu prodotto dal Piccolo Teatro di Milano.

Jonas ne parla spesso anche perché quel suo incontro col grande uomo di teatro italiano gli aveva aperto gli occhi su come affrontare senza ripetersi i personaggi che avrebbe interpretato nella sua carriera.

Giorgio Strehler morì durante le prove , il giorno di Natale e quella messa in scena fu molto triste e molto inchiodata alle indicazioni del Maestro.

Nella foto sbiadita Kaufmann , con ridicola parrucca bianca settecentesca è a dorso nudo , magrissimo e la Sovrintendete del San Carlo Rosanna   Purchia , all’epoca assistente di Strehler, ricorda quel ragazzo che sembrava più un scugnizzo napoletano che un tedesco.

Ho voluto anche serbare un articolo sulla sua visita al Conservatorio di San Pietro a Maiella nel cui libro d’onore accanto alle firme di Richard Strauss e di Toscanini ora c’è anche la sua.
La sua dedica è commovente e la riporto così come lui l’ha scritta : “ come un napoletano e un musicista “di tutto cuore” sono qui senza parole in questo tempio della mia passione. Metto la mia firma con le mani che “timbrano” in questo libro santo di storia della musica.

I fortunati accompagnatori di Kaufmann in questa visita lo hanno visto ritornare il bambino che assaporava come gustosissimi dolci quei segni vergati su carte ingiallite da mani sapienti e mentre li assaporava li canticchiava tra sé e sè come un sussurro che tutti hanno ascoltato in religioso silenzio.

Il disco Dolce vita , per sua ammissione è destinato principalmente al mercato di lingua tedesca ma la sua visita a Napoli non è stata solo promozione .

E’ stata un regalo che l’uomo colto si è fatto e se questo ha voluto dire uno stop al suo calendario personalmente glielo perdono molto volentieri.

 

 

Goethe colpisce ancora

 

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dai tempi del Grand Tour non c’è nordico che non desideri venire in Italia e d’Italia una tappa classica è stata da sempre  Napoli ,con i suoi tesori , l’incanto del suo golfo , le sue preziose vestigia archeologiche .

Poteva un uomo colto come Kaufmann resistere al richiamo delle Sirene partenopee?

Ci si è tuffato per un bel po’ di giorni , ha goduto di ogni bellezza che gli è stata offerta , si è fatto una incantevole vacanza sfuggendo spesso a chi voleva incastrarlo in cose programmate per la stampa e la televisione . Dico io , fortunatamente!

 

Personalmente anche io passeggiando ieri mattina per smaltire la tristezza della serata “cafonal” mi sono fatta un giro di memorie in Via Caracciolo ricordandomi gli anni della One ton Cup al circolo velico a Mergellina , un favoloso convegno nazionale del Fai dove vidi cose che voi umani ecccetera eccetera …(cftr.Blade runner)

Mi sono ricordata di quante volte sono arrivata al molo Beverello all’imbarco dellle isole, insomma mi sono fatta un personale tour di amore per questa città sfacciatamente bella e insieme sfacciatamente tragica.

 

Pensavo anche a Leopardi e alla Ginestra . Chissà se qualcuno degli pseudo amici gliene ha parlato , lui che ama tanto la poesia quando canta i magici Lieder delle sue liederabend ,credo avrebbe apprezzato anche citazioni come queste .

Spero che gliele abbiano fatte , se le merita e si sarebbe meritato di più , soprattutto maggior rispetto per la sua voce che ,come dice sempre , è uno strumento che non si può accordare come un pianoforte e va tenuto preziosamente riguardato .

Ma il sole di Napoli lo ha travolto , la sua generosità pure .

Consiglio il suo Pressagent , quando si tratterà di tornare in Italia a presentare la versione italiana della biografia di Jonas di chiedere meglio in giro dove e come farla .

L’Italia è bella lunga e di tesori ce ne sono tanti. Basta puntare il dito a occhi chiusi sulla carta e qualche magia viene sempre fuori .

Lo pensavo ieri in treno attraversando la Campania , il Lazio , l’Umbria e le Marche …quanti paesaggi incantati e non ho citato la mia amata Toscana!

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Ci vorrebbe una penna più attrezzata della mia per narrare la scompaginata serata in onore del grande tenore e se questo è il risveglio del Mattino consiglio vivamente di lasciarlo sonnecchiare perlomeno nel prossimo futuro .

Una abbondanza di servizio d’ordine in attezzatura antisommossa che ci avrebbe salvato da notevoli attentati del Daesh o meglio una farsa partenopea in salsa terroristica.

Si aspettavano gli studenti e sono arrivati i collettivi anonimi capitanati da una pasionaria arancione che poi sbandierava un vistoso bernoccolo ad usum televisivo, ovviamente .
Quattro ministri quattro come il Quartetto Cetra accompagnavano il Premier a sua volta accompagnato dal Governatore della Campania e , tocco di classe , c’era pure il vescovo in persona .

Renzi benedicente si rivolgeva magnanimo al loggione mentre in platea sfilavano le vecchie glorie uscite direttamente dal Museo delle Cere : Arbore e Laurito (lui col cappello , lei in sacchettone indiano nero-dorato ) Carla Fracci e consorte già mummificati e poi ..poi tutte le glorie vecchie e nuove della ribalta partenopea :una tristezza infinita .
Gentili signore in lungo e in corto e dichiaratamente spaesate in cotanto senno. Baciamani di vecchia nobiltà , abbonati offesi di non avere il proprio legittimo posto e tutti ad aspettare gli acutazzi del tenore che invece proprio non ci sono stati.

Lo spettacolo ..ma chi ha fatto l’accozzaglia paesana dei pezzi teatrali con gli inserti musicali?

E poi Jonas è arrivato , già afono, a raccontare di nonno Fritz , di quando aveva pianto alla Butterfly credendola morta davvero , di quando aveva perso la voce e poi l’aveva ritrovata grazie al maestro di Brookling.

Ovvio omaggio alla memoria di Giorgio Strehler , citazione Von Karayan sull’estasi controllata e pregievoli frammenti del vero Kaufmann nelle sue vere , belle interpretazioni .

Unico momento di brivido da parte mia , tutte prestazioni viste dal vivo che comunque mi mettevano una certa tristezza nel contesto .

Ma dico io , anche il suo Pressagent che era lì non gli poteva dare una mano a quel ragazzo che non ce la faceva più?

Gli Amici napoletani , l’Amica della Sony tutti li a godersi la vicinanza del Nostro ma nessuno che avesse pietà di lui che alla fine ha pure scoperto che c’era anche la diretta su Radio tre ..non gliela aveva detto nessuno!

Ha cominciato a cantare e ho capito con terrore che forse non avrebbe neppure finito le canzoni , ad un certo punto ( in questo caso il  mestiere aiuta )ha anche abbassato di un’ottava a metà una canzone.

Mano all’orecchio , largo uso di mentine , colpi di tosse trattenuti ;insomma un disatro e c’è stato anche chi carognescamente ha postato il video su YouTube : consiglio i veri amici a guardarlo senza audio , perlomeno si potranno divertire a vedere la giacca Dolce e Gabbana con la rosa ricamata tipo sponsor sfacciato.

Il bis Parla più piano lo cantava talmente piano che avrei potuto cantarlo anch’io.

Il disco è lanciato , per uso principalmente germanico ,credo: lo ha spiegato garbatamente lui stesso quando ha detto che sentendo quelle canzoni sotto i cieli grigi del Nord i suoi concittadini delle lontane terre dai cieli bassi e senza sole conteranno i giorni che li separano dal ritorno nelle incantare terre del Sud.

Se serve a questo è comunque una bella promozione turistica.

So che mia sorella ha chiuso la radio , che Enrico Stinchelli si è tanto rattristato da scriverlo pure sul suo blog , so che la faccenda si è rivelata quella che era :una pagliacciata piuttosto triste.
Meno male che Jonas si è consolato con il mega babà alla cena del Circolo, lui che riesce a passare come un folletto leggero anche nelle circostanze più avverse

Ora però si metta un po’ a dieta e stia zitto qualche giorno, le vacanze sono finite.

 

 

 

Mattinata

Rientro a casa dopo la breve puntata a Napoli per “il grande evento” del giornale Il Mattino , strombazzato oltre musura e mi sono divertita a leggere che sul Corrierone c’è solo un accenno alla sera in un inciso che riguarda la formale stretta di mano tra il premier Renzi e il sindaco De Magistris , per il resto silenzio.

Dunque torniamo a Napoli e alla giornata dedicata al Tenorissimo –

Ho deciso di dividere la mia cronaca in tre singoli momenti che pubblicherò un po’ per volta e che hanno tre titoli :
Mattinata

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Goethe colpisce ancora

 

..e si vada teatralmente ….. a incominciare :
Mattinata

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Incipit : grazie alla caotica , imperfetta ma comunque generosa disorganizzazione partenopea sono stata trattata benissimo: ottimi posti mattina e sera e devo aggiugere che credo sia la prima volta in cui sento Jonas Kaufmann parlare ( molto ) e cantare ( pochino) senza dovere neanche sborsare un euro , ma tanto lì non pagava nessuno!

Piacevoli incontri prima dell’inizio della chiacchierata che il Nostro farà con cinquecento allievi dei Conservatori campani: mi riconoscono e mi salutano varie mie lettrici del blog e questo mi fa molto piacere , vanità d’autore accompagnata dal fatto che invece ci sono persone quaggiù influenti che seguitano a non considerare il mio blog che ,guarda caso ,ha seguaci

anche in questa terra generosa.

Con brevissimo ritardo arriva il grande tenore che si fa subito amare dai ragazzi perché è vestito coni i soliti jeans sdruciti , maglietta stropicciata e le immancabili scarpe rosse che gli piacciono tanto .

…e comincia a parlare : un fiume di simpatia , grazia , eleganza e soprattutto tanta serietà nel rispondere alle domande precotte degli studenti .

Risponde con garbo e sincerità , strappa qualche risata ( avrebbe anche potuto fare il comico ) e poi lo confesserà in una delle tante interviste che come un fiume in piena riversa su tutti i microfoni che gli mettono davanti.

Sembra davvero dimenticare che in fondo è lì per fare promozione al nuovo disco che sta per uscire , prevale in questo uomo intelligente la voglia di condividere la sua gioia del canto.

Ho la registrazione che supera abbondantemente le due ore e posso giurare che non c’è stato un momento di calo d’interesse nell’uditorio salvo il troppo lungo e dotto intervento della ministra Giannini , una specie di ectoplasma che non si riusciva a fotografare nello sparato candore della veste.

Lui l’ha ascoltata a braccia conserte , lieve sorriso ironico e annuente in alcuni momenti in cui si parlava del ruolo dell’Italia nella nascita del melodramma.

Lui è un ragazzo istruito e queste cose le sa e si vede.

La ministra riparte ( e per me le è andata molto bene ) viste le turbolenze dell’avvio dell’anno scolastico, lui ha ripreso la sua conversazione banalmente interrotta e ha sollecitato con un :fuori altre domande ….!!all’organizzatrice che in maniera palesemente artefatta porgeva il microfono qua e là, appunto prer equilibrare la presenza dei quattro Conservatori .

Poi al grido : canta , canta finalmente si è reso utile il povero maestro Stellario Fagone , fermo e zitto tutto il tempo a braccia incrociate che fungeva o fingeva perlopiù da interprete per le poche parole mancanti in italiano a Jonas.

Ma io che l’ho incontrato a Monaco dopo un bellissimo concerto del suo Bayerichekinderchor sono dovuta ricorrere all’inglese per parlarci perché questo bravo musicista dal sicilianissimo nome l’italiano proprio non lo sa e se ne era scusato con me.

Comunque qualcosa sapeva e sembrava aiutare Kaufmann che comunque in italiano se la cava benissimo da solo.

Siamo arrivati alla piccolissima esibizione : ovviamente ancora in voce nonostante le due ore abbondanti di intrattenimento divertito ci ha regalato un “Non ti scordar di me ….a voce spiegata tenendo in mano il microfono che si era levato perchè lo infastidiva e ha fatto impazzire tutti i ragazzi che in piedi e poi assiepandosi sotto il palcoscenico lo hanno inondato di richieste di selfie e di autografi e lui felice , accucciato al proscenio se lo godeva davvero questo incontro ravvicinato con tanta gioventù.

Fuori del teatro già si era in stato di guerriglia urbana :polizia , carabiniei , esercito . Sbarramenti stradali , ma questo ve lo racconto domani.

 

 

 

Vento di Soave nella Marca classica

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Nella Marca classica si svolge il Festival Pergolesi Spontini giunto alla sedicesima edizione. Un festival coltissimo quest’anno dedicato in modo particolare ad esplorare la vita e il tempo di Federico II di Hoestauffen che proprio a Jesi nacque ,forse in una tenda davanti alla chiesa di San Floriano dove la madre Costanza d’Aragona lo diede alla luce.

Nel bellissimo programma del festival c’è l’albero geneaologico degli Hoenstaufen , Federico II , Re di Sicilia , Re di Germania e imperatore nacque da Costanza , nipote di quel Ruggero II d’Altavilla regnante in Palermo nel primo secolo del primo millennio , fratello dil Federico I , detto il Barbarossa.

Il festival quest’anno prende il titolo da un verso di Dante “Vento di Soave “

riferito proprio al tempo in cui Costanza diede alla luce quel piccolo imperatore di Germania nato forse per caso  in questa Jesi medioevale e turrita .

Nacque qui anche quel Giovanbattista Pergolesi che poi nella sua breve vita svolta particolarmente al Conservatorio di Napoli ci ricorda quanto le Marche abbiano dato natali a tanti illustri musicisti.

Di Pergolesi va in scena in scena il suo primo gioiello barocco e pensare che sia l’opera d’esordio di questo grande compositore riempie veramente di stupore.

Il lunghissimo titolo non tragga in inganno. Li prodigi della grazia divina nella conversione e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania.

L’opera corre leggera con musiche piacevolissime anche al nostro orecchio meno educato alla musica settecentesca.

, Detto più semplicemente il San Guglielmo fu eseguito la prima volta nell’estate del 1731 a Napoli nel chiostro del Monastero dei Filippini .Il dotto programma ci spiega le fonti e i probabili ripescaggi di alcune arie in opere successive , come la più famosa e ultima Olimpiade .

A Napoli questo filone religioso si disseminò attraverso traduzioni e rifacimenti e in scena potevano manifestarsi apparizioni sacre e miracoli , potevano avvicendarsi luoghi diversi e lontani , intrecciarsi eventi tragici e situazioni comiche , infatti c’era sempre anche un personaggio buffo che si esprimeva in napoletano e che in effetti si rifaceva al teatro spagnolo , a partire anche dai numerosi rifacimenti del Burlador de Sevilla di Tirso da Molina.

Intrecci culturali incredibili , nel programma quando si parla di Federico II e si arriva dai trubadores ai Minnesanger viene da pensare a questa Europa piccina che invece era già così piena di contaminazioni tanto tempo fa.

Tornado alla rappresentazione che ho avuto la gioia di vedere e che devo alla cortesia del direttore artistico del Festival Vincenzo De Vivo, mi ha colpito l’altissimo livello delle splendide voci , l’eleganza dell’allestimento e soprattutto la perfetta esecuzione de Les Talens Lyrique diretti da Christophe Rousset.

Una serata da segnare tra le cose preziose che si possono godere , abbastanza raramente , nel nostro paese.

La regia nella sua semplicità , pannelli scorrevoli a formare le varie tappe della vita del Santo impreziositi da videoproiezioni astratte che perfettamente si intonavano con la musica barocca, estremamente funzionale e leggera.

Due ore e mezzo volate in un attimo e mi piace nominare tutti e cinque i cantanti : Raffaella Milanesi ( San Guglielmo) , Sofia Soliviy ( Padre Anselo e San Bernardo ) l’angelo delizioso di Arianna Vendinelli , Clemente Antonio Daliotti ( Cuosemo) e Maharam Heseynov ( il Demonio).

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Mi faceva notaro con orgoglio il direttore artistico che le tre voci femminili , preziose , sono tutt’e tre italiane !
Ma sono tutti nomi da ricordare , come mi piace ricordare un verso dell’angelo “ non si vendica il ciel con chi si pente , chi si duol del fallir torna innocente” e la bellissima , dolce aria “tra fronda a fronda” di padre Arsenio.
Un vecchio amico che mi ha incontrato nel Foyer d’ingresso si è detto stupito che fossi lì; forse non pensava che quando si ama la musica la si ama tutta , ovviamente compresa la musica barocca.

Un ‘ultima casualità divertente : venivo dalla casa di mio figlio che abita a Chiaravalle ,ovviamente in Via San Bernardo.

Una occasione perduta

 

 

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Non sempre si può essere dove si vorrebbe , una occasione perduta è stata quella di non essere andata a Milano a sentire I Vier lietze Leader cantati dalla voce purissima di Diana Damrau con l’orchestra per me tanto cara del Bayerichestaadstoper e la direzione di quello straordinario ometto incantato che è Kiril Petrenko.

Ne hanno scritto con sensibilità e dovizia persone particolarmente stimate da me come Francesco Maria Colombo , me ne ha parlato “ ancora sotto chock “ un amico molto vicino al mio cuore .

Grazie alla fantastica possibilità delle nuove tecnologie ne ho anche una registrazione …molto domestica nel senso della mancanza di sofisticazione tecnologica e dal mio telefono sono sgorgate le magiche note che mi hanno confermato la nostalgia di non avere potuto partecipare ad un così straordinarrio evento.

Così , ascoltando con l’orecchio attaccato allo smartphone mi sono trovata a sognare di quel vecchio signore nella sua villa di Garmisch , al vegliardo vicino alla morte e mi sono immaginata di vederlo passeggiare raccolto nei suoi pensieri musicali ripiegato su se stesso come ce lo hanno mostrato i preziosi momenti documentaristici che lo vedono nel sole del prato camminare pensoso e lento e quando il numero degli anni si allunga tanto , quando la prospettiva di vita la si sente finire e l’alito della morte sfiora il collo .

Forse proprio allora tutta la somma di una vita dedicata alla musica , tutta la propria conoscenza si è rarefatta in queste sottili melodie di una bellezza trasparente , impalpabile.

Me lo sono immaginata , nel suo giardino guardare le sue adorate Alpi da lontano , la sua Alpen Sinfonie nel cuore e quella infinita tristezza serena della fine vicina.

Ha consegnato alla nuora queste meravigliose ultime note , lui che ci aveva regalato i suoi Leader giovanili che mi hanno personalmente incantata :
da Habe danke a Cäecilie , da Befreit e Allerselen..una collana di perle che già da sole avrebbero fatto di lui il grande ultimo musicista sopravvissuto alla fine del periodo ultimo e fecondo della musica germanica.

L’altro grande , Gustav Mahler ci aveva già lasciato da un pezzo e lui saldo e forse un po’ insensibile a tutto quello che gli stava crollando intorno è stato capace nell’estrema vecchiezza di regalarci la musica pura delle queste sue ultime composizioni .

Devo dire che mi è dispiaciuto proprio di non avere preso quel treno per Milano. Grazie amico mio di avermene regalato un’eco.

 

Festival Adriatico Mediterraneo-I diritti negati

 

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Il Festival Adriatico Mediterraneo , giunto alla decima edizione , si è chiuso tra canti e balli nella notte .

Tra le tante sezioni in cui si è articolato io ne ho seguita una in particolare intitolata Diritti e Rovesci e che in realtà , aldilà del nome “tennistico” probabilmente scelto provocatoriamente con intelligenza, ha trattato il tema di fondo , il filo conduttore che ha legato tutti gli eventi , e sono stati davvero tanti spesso a sovrapporsi ed a imporre a coloro che volessero partecipare nelle varie sezioni a fare  talvolta delle scelte difficili.

Ma i festival sono così , qualche volta sovrabbondano di eventi e il nostro festival non è diverso da tanti altri che fioriscono , magari con più risonanza ma non con maggior livello culturale in tutta la penisola sul finire dell’estate.

Siamo partiti con un preciso evento indicatore della strada che avremmo seguito .

Il premio che ogni anno il Festival consegna con grande solennità nella prestigiosa sede della cittadella del Sangallo che domina la città ed è sede della macroregione Adriatico Jonica è stato consegnato nelle mani dei genitori di Giulio Regeni , il ricercatore assassinato in Egitto in circostanze oscure e sul cui delitto ancora non abbiamo avuto nessuna seria risposta dalle autorità egiziane : ill cartello giallo Verità per Giulio Regeni col logo di Amnesty International ha accompagnato tutta la nostra settimana di incontri.

I genitori ne parlano con serenità e forza , intervengono sempre ambedue a sottolineare la loro unione nell’impegno e le civilissime parole di Paola Regeni , una donna incredibilmente forte mi resteranno davvero nell’anima .

La sezione dal nome tennistico in realtà è stata una interessante e strepitosa vetrina di tanti diritti negati , di tante battaglie del nostro tempo .

Non posso parlare di tutti , certo che alcune personalità forti che ho incontrato :autori di libri , testimoni del nostro tempo , persone che hanno pagato e che pagano con esilio la loro scelta di vita hanno veramente dato ai tanti attenti partecipanti uno spaccato di realtà diverse tra loro e che non sempre leggendo i giornali o peggio ascoltando i superficiali servizi televisivi non fanno capire abbastanza tante diverse verità che ci circondano.

Inizio parlando dei giovani del collettivo Rakka , che non possono tornare nel loro paese e che vivono esuli in Europa . Hanno visto decapitare i loro amici e ora vivono le loro vite lontani da casa impegnandosi a raccontare attraverso le immagini la distruzione di Rakka . Grande città ,non un villaggio e che comunque conta ancora un milione e trecentomila abitanti.

O come il giornalista turco che non può tornare a casa perché sulla sua testa pende un mandato d’arresto e ci racconta con la forza dei numeri la perdità di libertà che il regime di Erdogan compie sistematicamente contro chi , in quella che fu una Turchia laica ,cerca ancora di raccontare un mondo più libero.

Ho ascoltato la straordinaria lucidissima e ,ahimè anche priva di speranza ,analisi del giornalista Domenico Quirico che tornava ancora una volta da quella Siria dove ha vissuto da sequestrato del Daesh.

Un uomo coltissimo , uno sguardo disincantato che ci dice amaramente quanto lunga sarà questa guerra perché , sono parole sue “ la guerra si nutre della guerra”.

Abbiamo ascoltato la voce di due Imam : il palestinese Imam di Firenze con la sua fatica di spiegare un Islam moderato e possibile anche nel nostro paese e quella per me sconvolgente dell’Imam di Parigi , un giovane elegantissimo asceticamente  biancovestito in abiti orientali.

Avrebbe potuto sembrare anche un religioso cristiano , di quelli che abitano le antiche abazie della Francia più colta : la sua provocatoria scelta di vita , il suo coraggio nell’accogliere nella sua moschea uomini e donne , coppie omosessuali , tutti indistintamente accettati nella sua attenta analisi dell’Islam più autentico e colto.

Il suo intervento parlava di poesia , di amore , di un Islam che dovremmo tutti ricercare nella cultura tramandata dei secoli passati quando nelle città d’Oriente vivevano mussulmani , cristiani ed ebrei in una tollereranza che veramente è alla base dell’unica ricerca della pace ,parola antica che è anche nell’origine semantica della parola Islam.

La Sharia si può anche tradurre con la parola via , strada , cammino e se le parole hanno un senso bisognerebbe ricordarselo spesso come hanno fatto con la loro corale testimonianza i Medici senza Frontiere che hanno portato i video dei campi profughi di Idomeni , ci hanno parlato della via balcanica , adesso chiusa dal doppio muro dell’Ungheria , della fatica dei tanti che biblicamente in cammino vogliono solo raggiungere lontano da casa una vita di pace nei paesi del Nord di questa nostra Europa.

Il senso vero del Corano ha cercato di spiegarcelo anche una graziosa giovane italiana di religione islamica che ha scritto un libro importante “Non ci avranno mai “e che con dolce accento lombardo ci spiega che la sua identità religiosa si concilia tranquillamente con la sua cittadinanza italiana.

Personalmente avevo qualche diffidenza per quel suo velo ostentato ma il suo visino gentile mi diceva solo quanto tutto sommato lei voglia solo mantenere la sua anima marocchina e come in tutti noi c’è sempre uno sguardo al ricordo delle nostre radici . Anche a me piace ogni tanto dire che nasco fiorentina!

M piace anche ricordare un bel libro di uno studioso italiano : Valerio Calzolaio che ci ha parlato della ineluttabilità di una integrazione già in atto , ci ha spiegato garbatamente che in realtà siamo tutti meticci e che il meticciato fa parte della nostra natura , del nostro essere uomini e donne in tutto il mondo.

Ogni giorno un incontro , ogni giorno le voci di chi tenta di spiegare con lucidità la nostra vita in un tempo di veloci , accceleratissime mutazioni.

Tutto questo settore è stato coordinato dal Garante dei diritti della Regione Marche che è anche un vecchio amico , anche se molto giovane in realtà . Un Ombudsman che credo svolga con abnegazione il suo difficile compito istituzionale.

Il Festival Adriatico Mediterraneo è stato anche molto di più , credo che in otto giorni si siano svolti settanta eventi…ma forse conto male.

Ieri sera le voci di Edoardo ed Eugenio Bennato risuonavano nel cortile della Mole Vanvitelliana davanti a molte centinaia di cittadini , molti in piedi ballavano al ritmo partenopeo o stavano allegramente seduti per terra intorno al delizioso chiosco centrale : serenità e speranza .

Da domani , oggi per me che scrivo, il Festival comincia a pensare alla sua undicesima edizione .

 

 

il tema della madre nel canto del tenore

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Spesso pensiamo alla voce del tenore soltanto in veste di amante , le storie del melodramma si raccontano abbastanza per stereotipi e la voce tenorile è quella per antonomasia dell’amore per l’oggetto del desiderio , la donna.

Qualche volta felice , molto più spesso infelice se non tragico questo registro è voce del cuore in maniera costante.

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Ma c’è un particolare momento in cui questa tonalità investe un altro ruolo , non meno forte e drammatico . Nel momento in cui si incontra con l’amore materno e questo è più evidente quando il cantante non è il solito tenorazzo a gambe larghe che spara gli acuti con gli occhi fissi al direttore , ma quando diventando più attore e si trova a esprime sentimenti più diversificati secondo al ruolo da interpretare .

Questo mi è venuto in mente ascoltando lo “schauspieler” Kaufmann in diversi ruoli , in diverse opere e soprattutto in tre diverse lingue nelle quali comunque emerge un tipo di interpretazione forte e incisiva.

La prima , vado in ordine di ..riflessione è la aria di nostalgia per la madre nella Carmen di Bizet .Non è Micaela che suscita il momento tenero è “ ma mère , je la revois dans mon village…dolcissimo lieve ricordo che verrà spazzato via dalla passione e che ritornerà violento nell’annuncio della morte che lo farà fuggire ( mais je reviendrais…)quando l’amore filiale prende il sopravvento solo per un ultimo sprazzo di ricordo.

Il secondo momento in cui la figura della madre viene fuori teneramente nella voce di Kaufmann è in Wagner .Nel Sigfrido : “meine Mutter….una ricerca lontana di cosa cela il suo passato di orfano affidato al nano Mime in cui proprio non si riconosce , un’ansia di conoscenza , la ricerca tenerissima dell’origine nascosta,la stessa nostalgia nella voce di Parsifal , quando ricercando nella memoria il nome della madre Herzelaide…pone anche le basi psicanalitiche della sua ricerca di amore nelle mani di Kundry.

Anche in Verdi abbiamo un momento importante di amore per la madre :in fondo “ di quella pira” altro non è che l’urlo di un figlio che corre in cerca della madre e che poi , rinchiuso con lei nella prigione le canterà “ ai nostri monti ritorneremo che altro non è che la versione filiale di “Parigi o cara…”

L’ultimo , forse quello che mi ha fatto scattare questa riflessione è nella Cavalleria rusticana : quel Mamma , mamma supplichevole del figlio che sa di andare incontro ad un tragico destino e che Kaufmann , in questo caso anche aiutato da un video strepitoso canta esprimendo tutte le sfumature di questo dolcissimo rapporto che diventa addirittura un’implorazione.

 

Ho molto pensato , prima di scrivere questa nota a quella mamma in cucina , a quel bambino con un pentolino in mano , una foto piccolo borghese di una famiglia che si capisce unita , alla vera mamma del tenore di cui non so niente ma che , mai nominata nelle varie memorie in cui primeggiano le figure dei nonni e nelle quali si cita solo il ruolo del padre scomparso forse un po’ troppo presto, la figura della mamma è nel silenzio , ma quando il cantante la invoca in ogni lingua e la sua voce si impasta di grande tenerezza mi viene il sospetto di credere che in realtà sia stata molto importante anche se pudicamente nascosta da una persona chiusa e sensibile che tiene ben separato il suo vero io dalla figura di adorabile amante che si è abilmente costruito addosso.

Un paese fragile

 

 2007-06-21 008

 

Una cena in famiglia , si festeggia , con ritardo , il mio compleanno . Prima erano tutti più o meno in vacanza e finalmente ( mancano solo un paio di nipoti  ma siamo tanti lo stesso )una bella riunione tutti insieme.

A letto serena , per quanto si può essere sereni con tanti figli e nipoti ,ognuno con la sua storia e i suoi problemi , con tanti anni addosso e fortunatamente un gran sonno per  chiudere la bella serata .

Poi alle 3 e 36 il letto ha cominciato a ballare , si è fermata la vecchia pendola in cima alle scale e ho riconosciuto il vecchio terry , quello che viene spesso a farci compagnia anche solo per ricordarci tutta la nostra fragilità umana.

Ormai sveglia ho aspettato un secondo tremore , sicura che ci sarebbe stato ed infatti è arrivato puntualmente dopo un’ora.

Niente da fare , chi è abituato a vivere in terre ballerine ormai conosce i vizi del vecchio sordo nemico che abbiamo sotto i piedi .

Ma alle sei quando ho visto , aprendo la televisione , cosa era successo un centinaio di chilometri più a sud ho capito che per noi stavolta era stata solo una specie di leggero promemoria.

Nel cuore del cuore d’Italia , tra quattro regioni :Lazio , Umbria Marche e Abruzzo in un  anello di antichi bellissimi borghi medioevali , una specie di sintesi della bellezza nascosta di un paese bellissimo che non mostra tutti i suoi segreti ,si è scatenato un inferno .

Qui il terremoto ha mostrato il suo ghigno feroce abbattendo case , chiese , locande e tante , troppe vite umane perché come era successo cinque anni fa all’Aquila , nel cuore della notte è più facile colpire a tradimento le persone tranquille nei propri letti.

Siamo un vecchio , spesso disordinato e malandato paese ma quando arriva la nera mano della morte arrivano tanti angeli soccorritori : la commovente testimonianza dei meravigliosi Vigili del fuoco , dei  carabinieri , della Croce rossa e di tanti tanti volontari accorsi subito da tutto il paese , compresi gli africani richiedenti asilo ospiti dell’ascolano.

Che strano paese l’Italia .

All’estero ci considerano poco da questo punto di vista , purtroppo prevale lo stereotipo dell’italiano magari creativo nelle arti , ma molto più considerato come mafioso , camorristico , poco ordinato e poco solidale , diciamolo chiaro siamo considerati molto cialtroni.

Invece no , noi siamo tante cose , è vero , ma siamo anche quelli che in Mediterraneo ancora salvano tanti disgraziati migranti , siamo ,insieme ai tanti bistrattati colleghi greci quelli che accolgono  sulle nostre spiagge chi scappa da guerre , fame e genocidi, siamo i paesi del sole che quando serve hanno ancora nell’anima tanto calore da condividere con chi soffre .

La televisione racconta con lucida spietata cronaca il terribile effetto dell’ennesimo tragico evento naturale.

Un’altra ferita che non si rimarginerà nel nostro antico paesaggio e  ancora non è finita la conta delle vittime .

Guardo le immagini e vedo sulle macerie i punti colorati dei tanti volontari che scavano , spesso anche a mani nude . Mi pare l’unico conforto.

Mi piace anche vedere i messaggi di chi l’Italia la ama davvero , come Anita Rachvelishvili che chiede notizie , come tanti amici cantanti che nel bel paese ci hanno cantato cantato e ci mandano la loro solidarietà.

Il mio profilo è intasato da tanti ( non tutti quelli che magari dovrebbero ) che mi chiedono notizie in tante lingue.

Grazie di cuore , prendo col cuore gonfio il saluto di quelli che si sono ricordati della bella Italia , anche quando non ne cantano le bellissime arie.

 

 

 

 

 

CANCIONES DEL CAMINANTE

 

 

credo sia la cosa più divertente alla fine della trionfale tournè sudamericana di Jonas Kaufmann leggere la traduzione di come diventa quasi allegro in spagnolo il meraviglioso ciclo di lieder mahleriani .

In ultima analisi è quello che ha fatto Jonas Kaufmann : ha camminato dall’Argentina al Perù finendo in una apoteosi di applausi nella MovistarArena in Chile .

Credo però che il momento più bello sia stato quello di entrare al teatro Colon di Buenos Aires , lì davvero ci hanno cantato proprio tutti i grandi di un tempo e tutto sommato mi pareva giusto che adesso toccasse anche a lui tanto onore.

Inginocchiandosi sempre , mandando baci a tutti i loggioni scatenati corsi a sentire “el grande tenor alemanno”….allungando i troppo raffinati programmi di tanti bis popolari , sopportando ( lui si , Baremboim e Deutch un po’ meno ) i battimani prima della fine , ridendo con complicità nell’ultimo concerto con l’amico del cuore , venuto espressamente dalla Svizzera per accompagnarlo nel concertone finale popolare.

Ma la foto che mi ha divertito di più è quella di Jonas vestito con la camicia degli Inti Illimani sullo sfondo del Machu Pichu.

Un divertito “caminante” certamente meno infelice del suo collega mahleriano che ostenta anche una strana fodera di lana per la macchina fotolgrafica …tipico prodotto peruviano di fiera artigiana.

Anche quando è andato a prendere l’ennesimo diploma , attestato , riconoscimento della sua arte non è che fosse proprio vestito troppo formalmente , le giacche stirate proprio non gli piacciono!

In cotanto clamore ed entusiasmo ,con  le kaufmanniane rimaste lontane che trionfalmente  postavano incredibili e spesso bruttissimi video delle serate, io invece mi sono rifatta al passato e approfittando dei noiosi giorni ferragostani in cui non si può fare quasi niente  ho rivisto preziosi cimeli del Kaufmann d’un dì:
Nina , ovvero la pazza per amore di Paisiello ( devo dire che era davvero bellino il ragazzo a quei tempi) e soprattutto la Traviata di Parigi con Christine Schäffer , un Alfredo incredibile , un attore che canta ,uno stupido ragazzo che inciampa , striscia , singhiozza , da star male : ma ora quel ragazzo lì proprio non c’è più .

C’è el grande tenor…che le folle adorano , che si accontentano di tanti meravigliosi bis ma che non hanno vissuto il brivido delle sue grandi interpretazioni a cominciare da quel suo Werther con la giacca azzurra e il panciotto giallo ( che ogni volta se lo mette un altro mi pare lesa maestà!), da quel suo Don Josè con le molletine a trattenere i ricci di Londra fino al don Alvaro magrissimo della prima bavarese.

Adesso buone meritate e segretate vacanze per Jonas e molti ringraziamenti a You Tube per noi.

 

 

 

Riassunto di mezz’agosto

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La mia estate musicale è praticamente finita . Posso tentare un bilancio delle cose viste e sentite e trarne anche alcune considerazioni .

Ho cominciato molto bene con un bellissimo concerto a Parigi Das Lied von der Erde che mi ha rinnovato il duplice entusiasmo sia per Mahler che per il grande tenore che amo soprattutto in questo repertorio.

La seconda tappa estiva una bellissima Walküre a Baden Baden , che anche se orbata del prezioso Sigmund che speravo di sentire , si è rivelata una bellissima trasferta , soprattutto grazie alla meravigliosa direzione di Valery Giergiev che non mi ha fatto molto rimpiangere la defezione del caro ragazzo , il quale persosi a Torino in una giornata caldissima a registrare un programma per la Tv tedesca ZDF , quando è arrivato a Baden Baden probabilmente ha avuto un calo di forma che lo ha consigliato di disdire l’impegno .

Fortunatamente l’occasione mi ha fatto conoscere un ottimo tenore australiano :Stuart Skelton in quei giorni altrimenti impegnato in un Tristano a Londra , un’ottima scoperta.IMG_0838

Poi la grande abbuffata a Monaco :undici giorni di opere , ne ho ampliamente parlato sul blog .

Ripensando in prospettiva di sicuro il ricordo più vivo resta lo spettacolo al Printzregenteather : Les Indes galantes di Rameau, senza dubbio una sorpresa per uno spettacolo intelligente e raffinato.

Poi ovviamente valgono tutte le considerazioni già fatte e che mi confermano la troppo abusata tendenza alle intzenierungregie che ormai non scandalizzano più , semmai rischiano di annoiare perché di provocazione in provocazione , di rivisitazione in rivisitazione si finisce per perdere spesso anche il senso vero della natura stessa dell’opera.

Comunque un cartellone come quello di Monaco è prezioso per la grande abbondanza di splendide voci , sicuramente si sentono qui tutti insieme i più grandi cantanti oggi in giro in tutto il mondo.

Una lode particolare al direttore artistico Kiril Petrenko , che oltre ad averci regalato una lettura incomparabile dei Maistersinger , attraverso una intelligente programmazione anche cameristica mi ha regalato l’occasione di sentire un bellissimo concerto al Couvilliertheater in cui ho scoperto delle sconosciute Folksong di Luciano Berio che chissà quando mai avrei potuto sentire in Italia.

Poi sono tornata a casa . Due grandi Festival nella mia regione :le Marche. Differenti per vocazione e target sono stati ambedue una bella conferma che in Italia si fa ancora del gran teatro lirico , tutto sommato con quel tanto di novità necessario , ma al contempo senza l’appesantimento teutonico che fa giustamente arricciare il naso ai tradizionalisti.

Ne ho parlato già ampliamente su queste mie paginette , mi soffermo solo sulla differenza di fondo dei due appuntamenti ambedue interessanti per chi voglia venire in una regione tra le meno note d’Italia che nasconde in realtà tesori d’arte e cultura da tenere bene il confronto con la vicina e più paludata Toscana.

IL Macerata Opera Festival nacque con alterne vicende nel 1921 e si svolge principalmente in un luogo all’aperto fra i più suggestivi d’Italia :
Lo Sferisterio ,spazio straordinario costruito “ da cento consorti” per il gioco della pallacorda all’inizio dell’Ottocento , con il suo grande muro da un lato e i palchetti sul fondo è un vero teatro dalla stupenda acustica .

In questo periodo si avvale della direzione artistica di un autentico vulcano che si chiama Francesco Micheli e ha un giovane sovrintendente Luciano Messi , praticamente nato in casa ed insieme formano un team prezioso.

La stagione ha un carattere popolare nei titoli di cartellone uniti ogni anno da un filo conduttore , l’arena è molto grande con i suoi 2800 posti e alla fine lo stesso Direttore artistico ha ringraziato pubblicamente i circa 38000 spettatori di questa edizione.

Molto diversa la storia del Rossini Opera Festival , detto affettuosamente ROF che naque a Pesaro nel 1980 ,perché  Pesaro aveva dato i natali a Gioacchino Rossini , con l’intento di rappresentare e recuperare tutta la grandissima produzione rossiniana: festival colto che nacque grazie alla tenacia di un amministatore melomane : Gianfranco Mariotti che è tuttora il demiurgo del festival , accanto a lui studiosi , mecenati , tutti hanno contribuito a rendere questo appuntamento d’estate uno dei più preziosi e interessanti appuntamenti d’Europa le cui messe in scena sono sempre ad altissimo livello , sia per i cantanti che per gli allestimenti .

Oggi il figlio di quel visionario fondatore è il giovane e importante direttore d’orchestra Michele Mariotti e qui ha debuttato giovanissimo la grande voce di Juan Diego Florez.

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Fin qui la mia estate musicale . Il prossimo pezzo lo dedicherò , con sottofondo di marcia trionfale dell’Aida ,alla trasferta di Jonas Kaufmann in Sudamerica.