Macerata Opera Festival .

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Otello

Si comincia bene. Dopo una giornata afosa , con un cielo bassissimo e carico di pioggia il temporale breve e violento si scatena pochi minuti prima dell’inizio dell’opera . Inizio suggestivo ..registicamente parlando.

L’allestimento bellissimo viene dal Festival di Peralada e credo che si avvantaggi della suggestione del grande fondale del muro dello Sferisterio.

Complimenti al direttore artistico per averlo scelto!

Nei bellissimi costumi un gruppo di mimi moltiplica l’effetto torbido delle azioni del crudele Jago ,un grande Roberto Frontali, vero protagonista di questa messinscena .

Otello , Stuart Neil , ingombrante fisicamente , dalla vocalita’ dura , la dizione improbabile , diventa piu strumento della storia che protagonista . Mi dicono che la performance alla quale ho assistito sia stata la sua migliore . In effetti il suo ” niun mi tema” era abbastanza coinvolgente, meno nella grande scena d’amore ” già nella notte densa…” nella quale l’erotismo era tutto e soltanto nella musica . Jessica Nuccio all’esordio nel ruolo di Desdemona , acerba e tenera e’ una promessa che sicuramente manterra’ . La sua grande scena dell’ultimo atto dalla Canzone del salice fino alla preghiera e’ stato un crescendo da brividi e non era solo per il vento iimpetuoso che l’ ha addirittura denudata nel momento violento della morte, un attimo pulp magari non voluto , ma che ha aggiunto un brivido di autentico realismo.

Cassio , Davide Giusti , giovane ed elegante nella bella divisa sobria ( tutti eleganti i costumi di grande semplicita’ ed effetto cromatico ) promette bene . Gli ho anche detto che il suo e’ un ruolo che puo’ essere foriero di buon avvenire.

Molto bravi tutti gli altri a cominciare dall’ Emilia di Tamta Tarieli fino al sicuro Giacomo Medici , una buona presenza locale.

Scenografie essenziali , con movimenti a vista di sicuro effetto . Apprezzabili le proiezioni video …il grande schermo maceratese ne diventa un moltiplicatore fantastico.

Il regista Paco Azorin , giustamente premiato in Spagna , merita di essere segnalato per l’eleganza e l’essenzialita ‘ con cui ha condotto con efficacia la tragica storia . Dopo tante “intzenierungregie” stranianti mi ci voleva qualcosa di piu’ mediterraneo.

Ottima la vibrante prestazione del Coro lirico marchigiano preparato con professionalita’ dal maestro Morganti.

Riccardo Frezza dirige con sicurezza l’Orchestra Filarmonica Marchigiana di questo Verdi sublime , sfumando per fortuna gli echi del lato verdiano giovanile . Qui , nell’opera della grande vecchiaia sentiamo la zampata del leone alle prese con il suo amato Shakespeare ,capace anche di gettare un guanto di sfida a quel …concorrente tedesco che ne minava il primato.

 

Seconda opera :

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Allestimento gia’ collaudato , cupo e nero quanto di piu’ non si puo’ . Direi un onesto prodotto da arena estiva , ma forse non sono obbiettiva con i tempi che corrono.

Il grande successo e’ principalmente dovuto ad una grande Leonora , una Anna Pirozzi in continua ascesa dal bellissimo canto spiegato , dalla coloratura classica . Una di quelle voci “antiche” che non aspetti al varco dell’acuto ma che vanno su con naturalezza e pulizia vocale .

Accanto a lei un Conte di Luna di tutto rispetto , Marco Carta , la solita grande tradizione italiana dei baritoni .

Manrico un diligente Piero Pretti il cui unico difetto ( se di difetto posso parlare perche’ la colpa e’ mia ), e’ di essere un cantante che pur senza una grande potenza e un aspetto piu che decente non riesce a trasmettermi nessun brivido . Troppo incombe su di lui la memoria di quanti passaggi vocali , di quanta espressivita’ potrebbe avere il ruolo .

Un esempio fra tutti : “non son tuo figlio? ” non e’ una frase fatta’ ma un dubbio atroce , una richiesta che qui non viene accentuata …e chi son io? Ebbene le note c’erano , il dubbio no.

Azucena , Enkelejda Shkosa, regge bene il ruolo anche se la sua vocalita’ e’ un   po’ troppo chiara e la sua splendida battuta ..d’una zingara e’ costume muover senza disegno…sua patria il mondo… .se la gioca male .

Questa e un’opera dall’ignobile trama , se il libretto non viene valorizzato diventa quel polpettone del quale apprezziamo le grandi arie adatte al pubblico vacanziero ,ma c’e tanto di pù nella partitura verdiana.

Comunque il colpo di genio musicale del Miserere seguita a restarmi dentro con un brivido ogni volta …il coro nello sfondo , Leonora al proscenio , Manrico progioniero nella torre . Il solito viva Verdi nel cuore .

Nella serata del sei agosto mancava il direttore Daniel Oren . Senza niente togliere al buon sostituto forse qualcosa nella lettura verdiana ci e’ mancata.

Un po’ inquietante il fantasmino bruciacchiato del presunto Garcia , effettaccio a favor di pubblico la grande fiammata che inonda tutti i sessanta metri del palcoscenico nel finale.

Brivido vero il povero tenore che e’ arrivato all’applauso dolorante e zoppicante in maniera vistosa .

Non stava letteralmente in piedi con una evidente smorfia di dolore sul viso , si era infortunato salendo spavaldamente dalla scala laterale.

Il Manrico azzoppato , versione Sferisterio . Pericoloso fare il tenore a Macerata.

 

Terza opera.IMG_0043

La Norma

Un’ autentica sorpresa la bellissima messinscena con la regia a quattro mani di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi che mi sono permessa di importunare al tavolo del caffe’ prima dello spettacolo .

Mi hanno subito detto di ricercare la fonte della loro ispirazione in una artista sarda : Maria Lai , scomparsa da qualche anno le cui opere suggestive si avvalevano di corde , intrecci , legami . Mi raccontano della sua opera forse piu’ famosa : Legare il vento quando riusci’ ‘ a legare un intero paese, Ulassai , a dimostrazione del legame che comunque intreccia le vite di chi ci vive .

Partendo da questa suggestione hanno costruito la loro Norma con l’aiuto della scenografa Federica Parolini e della costumista Daniela Cornigliano.

Le suggestive scenografie : crovigli di nodi , nodi tutti che intrecciano le vite dei personaggi del famoso dramma belliniano.

Una partenza borghese , una bianca famiglia che gioca : papa’ , mamma e due bambini ,poi tutto s’intreccia e calano i mille grovogli , le reti del destino.

Bella questa Norma originale e raffinata che chiude per me la tripletta maceratese alla quali ho aggiunto un po’ di prova della Medea ( spettacolo di Francesco Micheli a favore di Medici senza frontiere ) che non vedro’ perche saro’ gia a Pesaro . Da quel che ho visto mi e parso molto interessante , ma non si puo’ avere il dono dell’ubiqiuita’…..

Tornando a Norma ottima la compagnia di canto : Maria Jose’ Siri , Norma , Rubens Pellizzari Pollione  con una particolare menzione all’Adalgisa di  Sonia Ganassi che nonostante un notevole abbassamento di voce durante la rappresentazione ha dimostrato tutta la sua grande professionalit portando a termine la sua performance.

Attenta la direzione dell ‘OFM da parte di Michele Gamba e il consueto elogio al Coro Bellini diretto da Carlo Morganti .
 

 

in principio era il baritono

 

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I tenori non mi piacevano :quando da ragazzina andavo all’opera li vedevo ben piantati con le gambe larghe al proscenio e magari erano le grandi voci di un tempo ( soprattutto a dare retta a certi nostalgici meneghini ) e proprio non mi suscitavano grandi emozioni.

Anche perché  io all’opera ci andavo per sognare e chi mi faceva sognare erano soprattutto i baritoni, generalmente più presentabili di aspetto , molto più attori e quindi da me molto più amati .

Poi quando sentii Ettore Bastianini  nel Ballo in maschera davanti al grande quadro  di Riccardo attaccare ” eri tu che macchiavi quell’anima” e poi ” oh dolcezze , oh perdute memorie …fu il massimo dell’emozione.

Quando qualche sera fa a Monaco ho ascoltato Franco Vassallo attaccare con la stessa sensibilità e coloritura la bellissima aria ho riprovato la stessa emozione di un tempo.

Pioveva troppo alla fine dell’opera e non sono andata alla porta degli artisti : ci sono andata apposta però la sera dell’ultima replica per incontrarlo e dirgli grazie per la sua bellissima interpretazione.

Conosco e seguo da tempo questo bravissimo baritono , straordinario soprattutto in Verdi , ne conosco la serietà professionale e la naturale gentilezza e semplicità.

Gli ho detto che avrei scritto di lui nel mio piccolo blog e lui ha detto che non segue tanto il web e che ci pensa sua moglie .IMG_0260

Spero quindi che la moglie gentile gli faccia leggere questo mio omaggio che parte dal piccolo blog di una melomane che ama seguire i cantanti , soprattutto se italiani e bravissimi come lui.

Da tempo ormai , seguendo l’intestatario del mio blog , tenore affascinante dalla coloritura calda e dalle straordinarie capacità attoriali ho un po’ cambiato la mia idea sui tenori e soprattutto sono cambiati loro!

Però seguito a cercare e seguire le voci italiane , uomini e donne , che cantano dappertutto nel mondo , con particolare affetto per le voci nuove e devo dire che ce ne sono di bravissimi e bravissime che portano , come Franco Vassallo ,alto il vessillo della nostra antica grande tradizione nel mondo.

In questo momento poi  mi  pare che in Italia  ne abbiamo particolarmente  bisogno!

fine del viaggio , ancora musica e non solo

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Ultimo ricordo musicale : una sera che non avevo opere in programma sono andata in biglietteria e ho comprato un biglietto per un concerto al Couvillier Teather che sta dentro la Residenz ,talmente bello del suo che qualsiasi cosa ci si ascolti vale sempre la pena di andarci.

Ho avuto fortuna . La prima parte del concerto Festpiel-kammerkonzert era musica francese del Novecento , molto piacevole e riposante , non conoscevo assolutamente i nomi degli autori . Ma e’ stata la seconda parte la piu’ interessante : undici Folksong di Luciano Berio , bellissimi e cantati da una giovane mezzosoprano americana formatasi alla Jiulliard : Rachael Wllson , veramente bravissima e con in curriculum di tutto rispetto

 

Questa volta poi ho anche avuto la gioia di una compagnia intelligente, un’amica conosciuta anni fa a Vienna durante un tragico Parsifal” ohne Jonas …..”

Abbiamo visto cose pregevoli  insieme : un interessante Centro di documentazione sulla nascita e la storia del nazionalsocialismo eretto sopra un vecchio edificio che ospitava la sede hitleriana del partito , ovviamente molte visite guidate di gruppi di studenti .

Ho pero’ l’impressione che ascoltino pensando ad un film piuttosto che ad una tragica pagina della loro storia.

Un nuovo allestimento del Museo egizio , non hanno molte cose preziose ,hanno in compenso fatto uno splendido nuovo edificio pieno di citazioni architettoniche . Dentro c’ e’ un po’ di egizio , un po’ tolemaico , copie romane …con una presentazione super.

Una mattina   con vento fresco in una giornata incantevole abbiamo fatto una stupenda passeggiata a piedi fino a Villa Stuck e ritorno lungo l’Isar.

La villa in perfetto Jungendstill bavarese era del pittore Franz von Stuck i cui interni ricostruiti con amore meritano davvero la camminata . Peccato che ci abbiano infilato dentro delle opere della cosiddetta arte pop,ultramoderne ….che impedivano di fare delle belle foto, e basta.

Qui comunque non badano a spese, le esposizioni museali sono tutte moderne , multimediali , niente a che vedere con le modestie italiche .

Per caso e per l’attenta curiosita ‘ della mia amica prof che ama l’arte , la musica , la letteratura e tutto quello che la puo’ incuriosire abbiamo visto anche una curiosa  mostra sul teatro dell’architetto Max Littmann, quello del Prinzeregententheater per intenderci, scoprendo cosi che era stato il progettista di tanta Monaco del primo Novecento , compresa la Villa Stuck vista il giorno prima.

Poi ..non mi e’ bastato il tempo , ci sarebbero state tante altre cose da vedere . L’amica colta e curiosa aveva proposte per ogni giorno.

Ogni volta che riparto da Monaco, e questa volta ci ero arrivata con l’incubo del terrorismo , penso a quanta storia abbia vissuto questa citta’ , quanta cultura , quanta musica e anche tragedie antiche e piu’ recenti abbia vissuto .

Mi piace anche per come sanno gestire intelligentemente le loro risorse.

Un esempio fra tanti con l’ osservazione di buone pratiche che mi fa riflettere : mercoledi un’ ottima cantante, Okka von Damerau , era Urlica nel Ballo ,giovedi Lena nei Meistersinger. Serieta’ e professionalita’ , nonche’ buona gestione anche in campo teatrale, credo si chiami ottimizzazione

delle risorse.

Non c’e’ due senza tre

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Avevo tanto parlato dei Meistersinger quando l’avevo visto per la prima volta . Avevo parlato della regia che aveva qualche forzatura , dell’ambientazione   triste , di alcuni eccessi non proprio condivisibili

Ebbene e’ tutto scomparso a distanza di due mesi scarsi . Piccole limature qua e la, perfezione nella ricerca del particolare e suprattutto un Kaufmann ancora piu attore , talmente perfetto nel gioco festoso del ragazzo innamorato che non perde mai di vista , anche con deliziosi sguardi lunghi trasversali la sua Eva , stupito e irritato quando i maestri cantori non vogliono ascoltarlo come lui riterrebbe giusto .

Nell’ allontanarsi offeso una volta si e una no fa ancora il gestaccio plateale che faceva a maggio , li manda al diavolo offeso .

Poi imbronciato resta nella sua convinzione di esssere nel giusto , pare un lieve slittamento del ruolo . Avevamo sempre pensato a Sachs/ Wagner …con questa interpretazione accurata ci accorgiamo che il portatore del nuovo , il cantore per le genti nuovo e’ Stolzing/Wagner che inventa piano piano il suo Preislied , come per caso , difficile raccontarlo se non lo si e’ visto.

Sachs , ottimo e attento trascrive convinto di accedere ad un miracolo ..la musica nuova che sgorga tra mille svogliature, dal canto felice di questo ragazzo.

Si e’ impreziosito anche il rapporto affettuoso tra Sachs e la giovane Eva , anche lei in stato di grazia . Pare che dove passa Kaufmann tutto il palcoscenico ne risenta in credibilita’.

Wolfgang Koch ci regala sua pagina memorabile , le sue memorie , i suoi ricordi si addolciscono nei gesti teneri verso il ritratto della moglie . Il suo dubbio circa il valore della musica nuova gli ronza in testa nelle note del liedmotiv come un dubbio piacevole.

Il sostituto di Heiche non e’certo come il suo predecessore , il suo Beckmesser risulta piu’ di routine ma allora il protagonista fa per due , riempie spazi teatrali dove c’e solo un buon cantante e non una spalla di rilievo.

Anche il pubblico quando c’e Jonas e’ diverso , non che sia piu elegante o piu’ numeroso , qui a Monaco fanno il pieno tutte le sere , ma quando c’e’ lui c’e’ piu elettricita’ nell’aria e il teatro sembra scoppiare in ogni ordine di posti . Ammettiamolo , e’ veramente solo grazie ad un divo come lui che forse possiamo dire di avere una speranza futura per la lirica.

Ho sentito in questi giorni , credo, i migliori tenori lirici su piazza ma nessuno altro mi da la gioia del canto spiegato , sicuro , felice come il suo. Altri sono bravi , lui e’ super.

Nel piccolo negozio musicale all’interno del teatro ho contato diciassette Dvd suoi , piu i fantastici Cd e si vendono tutti , con grande facilita’. La Sony che lo tiene legato da un contratto , credo abbastanza pesante, sbaglia solo nelle copertine photochoppate . Lui e’meglio al naturale.

Se l’opera ha un grande protagonista in scena ce n’e’ un altro in buca : Kiril Petrenko , il cui fantastico fraseggiare rende tanto piu’ facile e divertente la lettura dell’intera partitura e si scopre quanto la genialita” di Wagner emerga con chiarezza nella sequenza dei liedmotiv anticipando gli avvenimenti , come in una dissolvenza cinematografica.

Ho chiuso la settimana monacenze in bellezza : terza replica dei Meistersinger, se possibile ancora piu’ divertente , ancora piu’ fludio l’ascolto .

Gott sei Dank! Auf Wiedersehen Baviera…

 

 

Singspiel senza spiel …

 

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Se un ‘opera si chiama singspiel un motivo c’e’ . Si tratta di un tipo di spettacolo un po’ lontano nel tempo e nel caso specifico mi riferisco a Mozart .

Il ratto al Serraglio o se volete ” Die Entfürung aus dem Serail ”   e ‘ un singspiel molto divertente ,l’ultima volta che lo avevo visto , non piu’ di qualche mese fa a Berlino mi ero divertita molto .

Stasera invece , idea geniale del BSO , hanno levato i dialoghi dall’allestimento per renderlo , credevano , piu’ leggero e sostituirli , in parte, con una ragazza in chador , ma non e’ che al momento l’idea faccia ridere piu’ di tanto , che raccontava i dialoghi mancanti .

Risultato una noia mortale , appena alleggerita dall’eleganza dei divani colorati su cui scorrono odalische danzatrici.

Contornata da giapponesi in catalessi ho cominciato a pensare tristemente che di questo passo finita la generazione dei vegliardi in carrozzella , con stampelle o comunque gia’ incartapecoriti chi mai piu’ verra’ all’opera se seguitano a dilaniarla in questo modo ?

Al solito un’ottima compagnia di canto , sigla di garanzia di questo festival , con perfetta orchestra piena di giovani instancabili . Qui si fa spettacolo ogni sera e non c’ e’ neanche molto turn-over tra i volti nella buca.

Cito i bravi cantanti a cominciare dal sempre elegantissimo Pavol Breslik, Belmonte , Albina Shagimuratoya, Konstanze , Sofia Fomina , Blondie , Mattew Grills , Pedrillo e il bravissimo Osmin di Franz -Josef Selig.

Direttore Christopher Moulds e Inszenierung discutibile di Martin Duncan.

Un ballo surreale

 

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Devo fare ammenda . Di questi Ballo in maschera del,BSO  avevo  gia’ scritto dopo averlo visto in streaming in primavera , ma vedendolo dal vivo devo ammettere che una sua strana logica questa ambientazione ce l’ha.

Come dire ” lo  streaming da , lo streaming toglie”.

Gia’ all’apertura del suggestivo velario con proiezioni di una coppia che balla si capisce che stiamo entrando in una dimensione un po’ metafisica , come di un racconto sospeso .

Poi che la faccenda risulti sempre positiva e’ un altro discorso perche’ la musica verdiana , cosi’ carnale e concreta mal si adatta soprattutto a certi passaggi.

L’orrido campo e’ difficilmente barattabile con un sogno anche se la voce stupenda di Hanja Harteros ci rende tutto il pathos verdiano.

Meglio invece l’enfatizzazione del ruolo di Ulrica , una Nemesi onnipresente , come Oscar deus ex machina ..brechtiano.

Ne escono molto bene la gia’ citata Harteros e un grande Franco Vassallo , perfetto baritono verdiano.Piotr Beczala poveretto invece alle prese con un ruolo molto impegnativo sta sempre al proscenio , bene in vista di direttore con due sole espressioni e a mio avviso anche con qualche sfasatura nella tenuta vocale.

Okka Von Damerau , Ulrica bionda fatale e Oscar Sofia Fomina molto bene sia nei ruoli che vocalmente , come pure i congiurati in frack Andrea Borghini e Anatoly Sivko.

Onesta direzione d’orchestra di Daniele Callegari , assolto il regista Johannes Erath di cui avevo detto tanto male . Dal vivo lo spettacolo e’ molto piu’ bello.

Il mondo salvato dai ragazzini

 

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Nel lontanissimo 1953 nel Giardino di Boboli a Firenze vidi un raffinato spettacolo : Les Indes galantes di Jean Philippe Rameau. Me lo ricordo bene perche’ anche se ero una ragazzina mi piacquero tanto i bellissimi costumi settecenteschi ispirati alle stampe d’epoca che raccontavano in maniera fantasiosa i selvaggi delle Americhe . Pizzi e merletti..e tante piume colorate.

Ebbene dimenticato tutto questo ieri sera e ho assistito allo spettacolo piu’ intelligente e di buon gusto di questo festival .

Sotto l’esperta bacchetta di Ivor Bolton con strumenti d’epoca l’orchestra del Münchener Festipielorchester, coro Balthasar-Neumann ,Freiburg e i bambini del Kinderstatisterie del BSO ho ascoltato musica barocca mai sentita prima cosi’ moderna .

I ballerini , da citare tutti per nome ( venuti da ogni parte del mondo) sotto la guida di Sidi Larbi Cherkaoui che ha curato anche la regia , insieme ai cantanti / attori tutti di altissimo livello hanno dato vita ad uno spettacolo vivace , intelligente , raffinato e attualissimo.

Le indie do oggi sono i poveri che premono alle nostre frontiere , la scuola vorrebbe raccontare un mondo pieno di belle cose naturali , ma arriva il Potere che incita alle guerre.

Anche la Chiesa ci mette del suo e i poveri rifugiati vengono accolti , in parte , solo quelli che saranno sfruttati dal sistema .

Nessuna pesantezza ideologica , si ride molto , si ascolta splendida musica suonata con maestria, i cantanti fanno anche i ballerini , tutti sembrano felicemente giocare con molta fantasia.

Doveroso citare i nomi di alcuni strepitosi cantanti : Lisette Oropesa,Goran Juric’,Anna Prohaska, Mathias Vidal, John Moore,Ana Quintans, Cyril Auvity, Francois Lis e mi scusino tutti gli altri, tutti degni di essere menzionati .

Ma la fine é in gloria , la musica di Rameau ce lo dice :Tout ce qui blesse la tendresse est ignoré dans nos ardeurs.

La nature qui fit nos coeurs prend soin de les guider sans cesse. Gli amori si ricompongono , i bambini finiscono in girotondo.

Anche il corposo programma di sala é bellissimo , dovrô studiarmelo con vocabolario , oltre la parte iconografica c’é molto da leggere….

Una regia inutile

 

Regia inutile

 

É talmente bello il Don Giovanni di Mozart, cosî pieno della musica piû coinvolgente mai composta prima di allora ( testamento mirabile di un genio)  con il fantastico libretto di Lorenzo Da Ponte che niente puô scalfirlo , neanche una regia inutile , banalmente provocatoria e in ultima analisi volgare .

Eppure la compagnia di canto era di quelle di massimo livello , penso senza esagerare , in tutti i grandi teatri del mondo.

Comincio dal mio preferito : un Don Ottavio talmente di lusso per presenza fisica e vocaltà : Pavol Breslick da essere quasi sprecato per il poco spazio che ha nell’opera,

Metterei secondo  nell’ordine un brillantissmo  e vocalmente potente Leporello  di Alex Esposito, per me una vera rivelazione.

Terzo don Giovanni di Erwing Schrott, un pô perché é portato a gigioneggiare e un pô perché non é colpa sua ,non mi é simpatico . Perô devo ammettere che ha  una grande padronanza scenica abbinata ad un sicuro volume di voce.

Poi Masetto,,Brandon Cedel, un gran bel ragazzo , perô deve studiarsi ancora l’italiano per farsi capire. Piû che decoroso anche il Commendatore di Ain Anger,  ruolo ingrato sempre e in questa messinscena anche di piû.

Le donne , massacrate nei vestiti moderni e brutti ( sadismo femminile perché opera di una donna ) gran belle voci : Dorothea  Röschmann  donn’Elvira e Albina  Shagimuratova donn’ Anna sicure e padrone dela scena . Leggera e fresca la Zerlina di Eri Nakamura .

Sicura la direzione di James Gaffigan , al solito perfetta la compagine orchestrale e la qualita’ dei cori.

 

E vengo alla demenziale messinscena . .. La nomino solo per evitarlo  in futuro . Si chiama Stephan Kimmig , altro dirvi non vo.

Un bel giro di conteiner buoni  per tutti gli usi . Ormai anche loro sono diventati un must.

La scena si apre con vecchio scemo tutto nudo che ballonzola durante la splendida ouverture , non e’ riuscito a rovinarmela perche’ non l’ho proprio guardato . Poi il povero figurante e’ stato quasi sempre in scena appena un po’ piü vestito, spesso di piume , ma il suo ruolo dovrebbe essermi  spiegato . Di tutte le altre trovate sceme non voglio parlare , sarebbe dargli troppa soddisfazione.

Niente della grande tragedia con la scelta di estrema liberta’ del grande libertino , niente della condanna sociale verso i piü deboli , niente del cupo messaggio di morte. Tanto quello per fortuna c’e tutto nella musica e nel libretto.

Pero’ il pubblico ride e si diverte , applaude anche a meta’ del Catalogo , ahime’ come direbbe il libraio di Friburgo del Lessico familiare di Natalia Ginsburg, non riconosco piu’ la mia Germania.

Mefistofele rock

 

 

Mefistofele rock

 

L’opera di Arrigo Boito ,ispirata al Faust di Goethe , fu scritta nella seconda metà dell’Ottocento  .Dopo una  Prima disastrosa alla Scala  fu rimaneggiata dall’autore  e andô in scena a Bologna  col grande successo che la fece entrare gloriosamente quale titolo fisso nei cartelloni , prima in Italia e poi gradualmente  in tutto il mondo .

Fino agli anni cinquanta , sessanta del Novecento rimase saldamente in scena con assoluta frequenza , poi lentamente scomparve , salvo alcune luminose eccezioni dovute soprattutto ai grandi bassi d’antan che si arrischiarono nell’impresa,

Credo di averla vista veramente tante volte : il classico diavolone col mantello svolazzante , il povero Faust fermo nelle due bellissime arie e la dolente Margherita che tutti aspettavamo nella sua aria ” l’altra notte in fondo al mare”.

Poi c’era Elena col peplo , i cori celesti , il Sabba . Insomma era un’operona alla quale si andava al matinée con i bambini .

Quando quelli del BSO hanno deciso di riprenderla devono avere pensato come nel film di Verdone : “famolo strano ….”

Devo dire che ci sono riusciti con successo , anche in virtû di una notevole compagnia  di canto e dei cori strepitosi di cui sono dotati.

 

Ma per fare quel passo indietro necessario per capirci qualcosa magari ripercorriamo l’operona nei suoi quattro atti e un prologo, visto che attualmente di questo spettacolo uno spettatore impreparato potrebbe notare  di piû i difetti che il tempo vi ha evidenziato  piuttosto che   le bellissime pagine che ne decretarono l’antico successo.

L’opera si apre su un Prologo ..nelle sfere celesti , poi ci troviamo a Francoforte sul Meno dove il vecchio professore passegggia col suo allievo Walter ( dai campi , dai prati _) mentre il popolo festeggia , qui ovviamente siamo all’Oktoberfest perché pare che proprio non ci rinuncino  mai al loro festeggiare bavarese .

L’incombente frate grigio che incombe pauroso si rivelerà il diavolone col famoso fischio ( ma qui ne fa molti meno) .

Fatto il fatidico patto  Mefistofele / Faust via a cavallo …ovviamente traformato in chopper e si va all’idillio con la povera vittima Maddalena con conseguente seduzione che qui per alleggerire ( si fa per dire ) diventa il classico stupro in scena .

Si passa al Sabba infernale , fuochi  e fiamme si sprecano , la meravigliosa attrezzatura teatrale consente effetti speciali di tutto rispetto e i cori sempre notevoli nella loro perfezione raggiungono il loro massimo livello.

Poi la storia precipita . Margherita canta la sua aria , Faust si dispera , ma lei rifiutando la fuga si salva …e mentre il coro lo dice lei invece di elevarsi scende dritta dritta nel Paradiso …di sotto.

Ultima parte , che mi divertiva da bambina . Il vecchio Faust sta nel giardino delle delizie con Elena di Troia , qui tristemente in manicomio e la soccorrevole donna é una pietosa infermiera, detto per inciso una cantante strepitosa.

…e ” giunto sul passo estremo” rifiuta di mantenere il patto col diavolo che si contorceva sconfitto e si perdeva nei fumi del suo classico inferno.

Fine del racconto classico .

Nella rivisitazione resta poco , regia e scenografo fanno di tutto per levare ogni polvere dall’allestimento e gli interpreti si adeguano.

René Pape fa benissimo il diavolone da par suo  , del resto lo avevamo già visto nel Faust di Gounod, spiritoso e istrione affronta la difficile prova vocale con qualche cautela, divertente e sornione forse perô non era nella serata migliore.

Joseph Calleja ha una ottima dizione e affronta con sicurezza le impervie vette del suo  ruolo , peccato perô che gli mettano addosso un vestaglione accappatoio  che mi ha  fatto ricordare una sua antica indecisone sull’ intraprendere una carriera da pugilatore. Comunque  il migliore in campo.

Kristina Opolais é bella e sa recitare , la sua presenza in scena é notevole e fa dimenticare la voce leggera ,in alcuni momenti soffocata e addirittura coperta. Un encomio a parte per Karine Babajanyan nel piccolo ruolo di Elena . Bella e sicura ci ha detto all’uscita che presto sarà Manon ad Hannover , una cantante da tenere d’occhio.

La direzione affidata a Omer Meir Wellberg sicuramente attenta alla preziosità del recupero filologico in alcuni momenti mi é sembrata  perô un pô troppo fragorosa.

Allestimento nero fumoso , con grande dispiego di elementi mobili , diavoli punk metallari in classica rivisitazione “intzenierungregie”

di Roland Schwab. Buhne di Piero Vinciguerra e coreografie di Stefano Giannettl. Li cito volentieri , mi fa sempre piacere quando i nostri talenti italiani trovano spazio e lavoro all’estero. Una menzione  particolare al direttore del kinderchor Stellatio Fagone , tedesco dal nome siciliano.

Perô  tutto sommato posso dire di avere rimpianto il diavolo rosso col mantello svolazzante della mia infanzia?

 

Polvere sotto il tappeto

 

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A guardare bene Monaco sembra un po’ come quella signora che nascondeva la polvere sotto il tappeto.

Ci sono le bandiere a mezz’asta e ” di fronte alla Madonna”   in Marienplatz  ( cfnr. Tosca) c’é il solito altare laico con

I fiori e i lumini.

Alla Messa erano anche più del solito quelli in abito tradizionale : lehderhose  e dirdl si sprecavano , come a ribadire la forte identità .

Il chiaro messaggio di tolleranza era molto scandito nell’omelia e nel silenzio iniziale in memoria delle vittime.

Già ..le vittime. Dieci se ci mettiamo anche il povero ragazzo assassino , vittima di bullismo e diciamolo anche di razzismo strisciante.

Dieci giovavi vite stroncate in un pomeriggio di follia nella tranquilla Monaco di Baviera , c’é poi da sperare che il bilancio non si allunghi

perché  ci sono anche venticinque feriti , di cui alcuni gravi e follia nella follia , anche molti bambini.

Ma la polvere sotto il tappeto non riesce a farmi dimenticare i volti pallidi dei ragazzi sul treno ieri sera , bastava un attimo per vederglî

addosso le divise delle SS…ma ieri sera forse ero molto stanca.

Perô quando tra la folla domenicale ho visto due creature coperte dalla testa ai piedi ,con la tendina a nascondere il viso , con la testa fasciata

ho avuto anch’io per la prima volta credo nella mia vita un moto feroce di intolleranza.

Se venite da noi , e noi vi accogliamo, levatevi quegli inutili cenci d’addosso avrei voluto dire . Quando andavo in viaggio ed entravo nelle moschee per rispetto mi toglievo le scarpe, mi mettevo addosso , mi ricordo a Damasco , un lurido bourka nero.

Perché qui in Europa dovete girare conciate come beduine nel deserto ?

A pensarci bene , non solo a Monaco , anche nelle nostre teste nascondiamo la polvere sotto il tappeto. Fino alla prossima strage , temo.

 

Per alleggerire la riflessione ,dedicandola ad un caro amico melomane che rimpiange la pompa della Chiesa , vorrei invitarlo ad un viaggio

in Baviera . Stamani alla “kleine” Messe cominciata alle nove e mezzo e finita un pô dopo le undici ho contato otto chierici adulti , quattro chierici  nani ,due chierici porta-ceri,  due concelebranti minori e un celebrante maggiore : totale diciassette , tutti intonati al verde del Tempo ordinario.

Non sono rimasta alla Messa grande ( ovviamente di Haydn ) che cominciava alle undici e mezzo .

Fuori c’era un bel sole e ho preferito godermi il vento fresco della bella giornata.

Stasera comincia la mia kermesse musicale . Mi aspetta Mefistofele.

Arrivederci in Baviera

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Mancano pochi giorni alla mia vacanza musicale a Monaco.. Il pensiero mi mette allegria , una intera settimana musicale in una città che amo, mi sento come una ragazzina alla vigilia di un viaggio premio.

Non é che non viaggi abbastanza , ma lo faccio per solito per periodi brevissimi , mordi e fuggi. Questa é la vera vacanza estiva , per me un classico ormai.

Per la prima volta non ho il fantastico collaboratore del blog degli anni passati. Mi affido a un nipote che spero faccia da tramite con i miei lettori.

Arrivederci dalla Baviera!

MALA TEMPORA

 

 

Unknown

 

 

Il sottopancia del telegiornale scorre in forma binaria : strage Nizza – golpe Turchia .Sembra un titolo surreale , cambio canale . Funerale di tredici vittime della strage del treno in Puglia .

Torno indietro appena di qualche giorno con la memoria e mi riappaiono le immagini della mattanza di italiani a Dakka , dei poliziotti americani a Dallas .

I capi di stato interrompono i loro viaggi , questo nostro mondo sembra davvero impazzito .

Per alcune di queste tragedie si ravvisa forse un filo conduttore nel terrorismo , sicuramente nel razzismo ,male oscuro della nostra era .

Per il tragico scontro dei treni in Puglia sicuramente si parlerà di inefficenza , forse di malgoverno.

Provo ad analizzare : unica cosa certa e’ il bla bla mediatico . Su ogni evento tragico si scoprono esperti tuttologi , tutti parlano di tutto e le menti deboli , o per meglio dire , le persone semplici sono incapaci di filtrare il senso autentico degli eventi.

Assisto cosî inorridita alle reazioni sui social , raramente razionali ,spesso di un qualunquismo sconcertante .

Questa nostra epoca e’ segnata dalla stupidità oltre che dal terrore. Nel nostro paese l’informazione televisiva é quanto di piû modesto ci é dato di riscontrare . Per mia abitudine ormai cerco le informazioni sulle tv europee : molto piû secche le notizie , con molti meno effettacci lacrimogeni .

Il fatto nudo , il commento secco , l’eventuale esperto . Molto meno margine al “chiacchierificio ” nostrano che poi diventa matrice dello stupidario da bar.

Invece di stigmatizzare si riprende l’oltraggioso applauso alla fine dei funerali, questo applauso alla morte forse é il segno piû vero della perdita di ogni vero valore umano.

Uno studio serio ,segnalatomi da un amico intelligente ( fonte giornalistica francese) mi dimostra che i cosiddetti lupi solitari , i terroristi radicalizzati erano spesso persone chiuse , dalla personalità fragile , con tendenze schizzoidi . Il classico identikit dell’assassino della porta accanto : una brava persona , riservato , silenzioso .Questo ci racconterà l’inviato italiano fermando il vicino di casa felice di essere inquadrato dalle telecamere .

Del resto non é già che le persone normali corrano a farsi i selfie al sangue nei luoghi delle stragi?

Intanto piû di cinquanta bambini feriti in modo piû o meno grave sono ancora nell’ospedale pediatrico di Nizza , molti dei quali risultano ” abbandonati”, cioé sono soli e terrorizzati.

E poi non ci credo al golpe turco , durato meno di un colpo di sole in spiaggia.

Mala tempora currunt avrebbe detto un vecchio avvocato che conoscevo bene.