Colpevole

 

 

IMG_1202

 

Cancellatemi dal mondo dei melomani se volete ma debbo finalmente confessare una grave colpa : a me Pélleas e Mélisande mi fa addormentare.

Ci avevo già provato una prima volta a trovarci tutta la poesia necessaria che c’è nella storia , ma poi Debussy con la sua musica liquida mi ha fatto l’effetto ipnotico disdicevole ..e mi sono addormentata . Colpevolmente risvegliata poi ho resistito fino alla fine dicendomi : che bello ,che spettacolo elegante ahimè soporifero.

Ci ho riprovato con la segnalazione di un amico colto e ho tentato di rivedere/ sentire il Pélleas e Mélisande di Aix en Provence con la mirabile contorsionista Barbara Hannigan dotata del doppio necessario per essere up to date. Scene scivolose e bellissime che vanno e vengono aggiungendo suggestione a suggestione e io ..mi sono riaddormentata anche perchè a un certo punto non riuscivo a riconoscere bene i due fratelli…sicuro effetto registicamente voluto.

Sarà l’accento nasale di Stephan Lissner ( che non capisce un tubo di lirica ) ma questo titolo , sospiro , che lui non è riuscito a realizzare come vorrebbe mi fa l’effetto riprorevole e soporifico di cui mi sento così colpevole.

Mi sento come Fantozzi e la sua dichiarazione a proposito della Corazzata Potiemkin e non mi aspetto applausi : tutti si vergogneranno di me.

Mi domando però se siamo sicuri che Debussy avesse avuto davvero l’intenzione di scrivere un’opera , io non ne sono affatto convinta anche perché il Debussy che amo qui proprio non riesco a trovarcelo..

Aspetto lumi e reprimende.

 

E vengo alla filastrocca dei Castelli: ma che bel castello marcondirondirondello , a che bel castello marcondirondirondà……

Si capisce che i borghesi amino varcare la soglia delle antiche e ricche dimore , ci sentiamo tutti gratificati e onorati nel varcare soglie una volta precluse ai non titolati.

La rivoluzione francese è passata invano , ancora subiamo il fascino delle castella. Lo dimostrano le varie associazioni come il Fai o il più titolato omologo inglese National Trust tanto che per andarci si paga pure il biglietto!

Se poi ci aggiungi che ci si fanno i concerti , anzi i Gala con le prestigiose presenze di famose star della musica , una sorta di moderno carro di Tespi,la fila si allunga e i prezzi si adeguano.

Ebbene , doppia confessione perchè oggi sono in vena di svelamenti.

La mia anima proletaria è insensibile a tanto richiamo: io i solisti e i cantanti preferisco sentirli a casa loro . cioè nei teatri e negli auditorium.

Sono fatta male.

La Walkiria di Giergiev

IMG_0005

 

Ci torno questa Walkiria di Baden Baden perché nella foga del momento , appena tornata dal lunghissimo viaggio , volevo comunque raccontare ai miei affezionati amici lettori come era andata la trasferta e non avevo abbastanza parlato della fantastica orchestra del Marinsky e del suo direttore Valery Giergiev .

Quel direttore che un tempo portò alla Scala un bellissimo spettacolo: Vojna i Mir ( Guerra e Pace ) di Sergej Prokof’ev che andai a sentire e risentire anche se dovevo prendere il treno per andarci.

Era giovane quel maestro con la faccia da tataro e aveva quelle mani incredibili che sprigionavano la musica , mi ricordo che lo amai moltissimo per quel suo modo di dirigere con quel curioso bastoncino sulla destra , piccolo come una matita.

Giovedì sera ero in prima fila e guardavo anche la mano sinistra a indicare il tremore ai violini , l’incalzare dei corni , lo slancio ai violoncelli.

I suoi capelli sono ormai radi e grigi ( del resto anche i miei sono diventati bianchi ) , ma allo stesso modo di tanti anni fa ho avuto la sensazione di grazia che danno i grandi maestri quando la musica sembra uscire dalle loro mani.

In fondo Wagner è talmente facile , specie nella Walkiria ,che sembra di stare ad ascoltare la colonna sonora di un film: l’amore , la paura , il potere , il destino , il dolore , la potenza e lo slancio virile li si segue come un racconto avvincente e visivo.
E’ tutto lì nella musica , non a caso un altro grande creatore di opere “ colonne sonore “ è stato Puccini e infatti Puccini amava tanto Wagner.

Non si scandalizzino i melomani seri di questa mia personalissima e blasfema valutazione riduttiva , io mi esprimo così.

 

Che dire poi delle sedie vuote . Nel mondo ci sono tanti cretini/e e bisogna smettere di credere che quelli che vanno all’opera , magari in abito da sera e spendendo tanti soldi come i fraquentatori di Baden Baden o di Salisburgo siano tutti intelligenti.

Il divismo è una brutta bestia , un po’ come la spada , chi di divismo ferisce può anche finire per perirne.

Qualcuno che amo comunque molto deve cominciare a riflettere sulle sue scelte commercial che comunque nella mia estrema cretineria seguiterò a comprare sperando che insieme alle canzonette esca anche quel miracoloso Das Lied von der Erde che ho tanto amato e di cui ho già a lungo parlato in questo mio piccolo spazio musicale.

 

Valchiria ohne Kaufmann

 

IMG_0012

 

 

A Baden Baden tra cortei di kaufmaniane affrante …ohne Sigmund. Ma la giornata e’ belliissima , il cielo di un bell’azzurro intenso e l’atmosfera “fin de siecle” agggiunge fascino alla romantica passeggiata nel mattino , in fin dei conti  non me la sento di recriminare piu’ di tanto .

Stasera al Festpielhaus si inaugura la stagione con l’ orchestra del Marinsky di San Pietroburgo sotto la bacchetta di Valery Giergiev.

Il cast resta notevole pure senza il bel tenebroso anche se io come tante altre sue aficionados sono arrivata fin qui per ascoltare dal vivo quel Sigmund tanto amato nella versione del Metropolitan di New York.

Per la verita’ la splendida aria Winterstürme wichen dem Wonnemond gliela avevo gia’ sentita cantare dal vivo in una cerimonia ad inviti tre anni fa al Bayreischestaatsoper nella quale ero riuscita ad imbucarmi grazie alle conoscenze teatrali di un caro amico italiano che vive a Monaco .

Ma tutto il primo atto della Walküre ed il bellissimo duetto con Brunilde del secondo atto non me lo volevo proprio perdere.

Invece il destino cinico e baro al quale ahime’ sono ben allenata mi ha informato la sera prima che Herr Kaufmann era leggermente indisposto e che sarebbe stato sostituito da Stuart Skelton di cui devo dire non sapevo proprio niente.

In verita’ la sua scheda mi diceva molte cose positive . Abituato a cantare Tristano , anche qui e non solo . Fra l’altro arrivava da Londra dove sarebbe tornato  di nuovo  per il repertorio wagneriano.

Insomma la Walküre era in forma concertante e il resto del cast veramente stellare mi hanno fatto cominciare a considerare il bicchiere mezzo pieno .

La leggera irritazione per la defezione dello startenor era aggravata dal fatto che il sullodato si era trastullato due giorni a Torino a registrare uno special televisivo per la ZDF a base di canzoni italiane in un bel pasticcio di repertorio adatto sicuramente ad un pubblico molto internazionale in una operazione commerciale di lancio del prossimo Cd dal titolo non proprio sublime di Dolce Vita.

Certo che presentarsi alla vigilia di una Walküre di alto livello con un direttore esigente e il resto della locandina da brividi penso possa avere consigliato una diplomatica marcia indietro alla quale e’ notoriamente affezionato.

Mentre   scrivo non so se recuperera’ la replica di domenica , se stava davvero male lo trovo improbabile , se cantera’ sarö ‘ felice per le persone che stanno partendo in queste ore per andare a Baden.

Vengo adesso a raccontare la fantastica serata di ieri sera .

Amo enormemente la Walküre   , un’opera felice . Wagner ci mise tanto poco tempo a scriverla e si capisce la sua vena fluida e ispirata.

La canto nel cuore e quando Stuart Skelton ha aperto la bocca sulla prima battuta ho capito che non avrei rimpianto nessuno.

Voce morbida e potente con forte tenuta , registro ineccepibile , espansione vocale perfetta. Accanto a lui Eva Maria Westbroeck in grande vocalita’. L’ho trovata perfetta nella linea di canto possente , dimagrita nel fisico, bella con la sua affascinante e naturale chioma bionda . Anche l’Hunding di Mikhail Petrenko era all’altezza del cast.

La fine del primo atto ha segnato il primo boato del pubblico . I Bravo! Bravo ! si confondevano con gli applausi grati e felici di un pubblico che si e’ sciolto nella convinzione di avere davanti un perfetto Sigmund.

Nel secondo atto sono arrivati  i due mostri sacri Rene’ Pape ed Evelin Herlitzius preceduti da una Frika, Ekaterina Gubanova, di alto livello .

Questi cantanti sono in grado di cantare recitando anche in forma concertante , anzi a certi livelli , senza gli inevitabili orpelli della messinscena , si gode di piu’ la linea musicale dei leitmotiv che si rincorrono felici per la gioia dei melomani wagneriali e non solo..

Tutto il teatro ormai era un tutt’uno . Il secondo atto , bellissimo , mi e’ volato talmente che sono arrivata alla fine quasi senza accorgermene .

Nell’intervallo gli ex delusi si felicitavano l’un l’altro . Praticamente non sentivamo mancanze .

Il terzo atto si e’ aperto con la presenza delle otto fantastiche Walchirie , una piu perfetta dell’altra e siamo   arrivati alla chiusa dolente di Wotan , un Pape oltre tutto bellissimo in frack che  per correttezza professionale cantava con lo spartito davanti ( unico in cotanto senno ) ma riuscendo a recitare anche con il violento ,teatralissimo giro delle pagine .

La Herlitzius sembra nata per essere Brunilde , ma potrei dire di lei che e’ altrettanto nata per essere Elettra , Kundri , Otrund . Praticamente questo scricciolo di donna ha una vocalita’ cosi’ potente da domandarsi come riesca a tirare fuori tanta voce dalla sua figura scattante e minuta.

Qualcuno ha perso l’occasione di essere forse primo in cotanto senno . Peccato, la serata e’ stata di quelle da segnare col bollino rosso nelle memorie wagneriane di sempre.

 

 

 

 

 

le donne e la Storia

 

image5

 

Ci fu un tempo perso nei millenni della preistoria in cui la società fu matriarcale.

Ce lo ricordano le statuette arcaiche di divinità mulebri con accentuati caratteri femminili : ventri ampli , mammelle moltiplicate , simboli semplici di divinità il cui riferimento alla fecondità le faceva sininimo di Madre terra.

Non sono un’antropologa , anzi del tutto ignorante in materia , ma so dai miei modesti studi di storia dell’arte quanto tutto questo fosse vero e documentabile .

Poi millennio dopo millennio si ebbe il naturale inesorabile slittamento al predominio di una società in cui il punto di forza fu l’uomo : cacciatore , predatore , poi infine anche pensatore .

Profondo è il pozzo del passato , dovremmo dirlo insondabile ? scriverà Thomas Mann nell’incipit di Giuseppe e i suoi fratelli.

Da quel pozzo poche donne emersero: mi viene in mente Ipazia ( che poi non fece neanche una bella fine ) , una poetessa :Saffo, in mezzo a tanti poeti , poi il buio profondo :
Tu donna fila la lana , accendi il fuoco , costudisci i figli , aspetta il cacciatore che torna con la preda.

 

Non è che nel tempo lunghissimo non ci furono donne che contarono : posso pensare a Lucrezia Borgia o ad Elisabetta prima .

Nelle arti il salto è grandissimo : tra Artemisia Gentileschi e Rosalba Carriera non ne trovo altre degne di memoria.

Nelle lettere , nella musica , il buio totale, perlomeno in superficie : le donne hanno vissuto un tempo carsico , sotterraneo , il cui hanno seguitato a vivere ufficlalmente nell’ombra : ogni tanto emergevano figure come le sorelle Bronte o Jane Austin….ma questo ci avvicina troppo al discorso di oggi …

 

Ed è stato con mia grande meraviglia che per commentare l’orrore ultimo della strage di Dakka ho visto un Premier donna in Bangladesch , e da qui è cominciata questa mia modesta riflessione .

E’ come se in un momento di orrore , di confusione , di culture allo sbando l’uomo non trovasse altro che rivolgersi alle donne , ultima spiaggia e ultima speranza di civiltà.

Donne premier in Scozia , in Irlanda , in Norvegia , donne in Malaysia , Birmania , donne in Australia e sicuramente ne dimentico qualcuna, non ho fatto una ricerca scientifica.

Ovviamente senza fare l’ovvio riferimento a Frau Merkel che già da un pezzo , nel bene e nel male ,segna i destini di questa nostra Europa.

A Parigi il sindaco è donna ,a Barcellona è donna , donna meravigliosa è il sindaco di Lampedusa . una donna ( e speriamo tutto sommato che le vada bene ) corre per la prima volta con concrete speranze alla presidenza degli Stati Uniti .

Non  voglio dimenticare , pur nella personale notevole differenza tra di loro , due giovani donne italiane chiamate a fare il sindaco a Roma e Torino .

Non metto nel conto la ineffabile e perenne Elisabetta seconda , lei ha attraversato talmente tanto il nostro tempo da avere visto le particolari eccezioni di donne come Indira Gandhi e Golda Meyr , ma per loro il discorso si fa più complicato perché in realtà il loro potere si mosse su valori ancora tipicamente maschili.
Oggi la svolta è diventata una valanga se anche nell’Inghilterra squassata dalla Brexit sono due le donne in corsa per la premiership dei conservatori .

 

Dal movimento delle suffragette di inizio secolo , alle battaglie per il voto alle donne anche in Italia ( siamo arrivate abbastanza tardi a ad avere riconosciuto questo diritto) , fino al fenomeno del femminismo sessantottino tanta acqua è passata sotto i ponti della Storia .

Non sarà che a questo punto delle società in totale crisi di valori si riscopra l’antica saggezza di chi nel silenzio del focolare abbia sempre mantenuto più alto il senso dell’umana convivenza?

 

Un particolare

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualche volta un particolare rivela più di quanto vorrebbe dire di sé:
ho guardato con interesse un film inchiesta sulla tragedia di Ustica del DC9 dell’Itavia per molte ragioni.

La prima è che in quegli anni non eravamo abituati a tanto orrore sulla stampa: ricordo il corpo impudicamente esposto sulla copertina dell’Espresso che galleggiava in quel Mediterraneo non ancora pieno di tanti cadaveri come ai giorni nostri.

Conoscevo l’Itavia perché era una linea privata nata ad Ancona e ne conoscevo il proprietario , l’ingegner Aldo Davanzali che poi ci era praticamente morto inseguendo una verità che non riusciva a fare emergere ; ricordo anche di essere andata in barca a Ustica pochi mesi dopo la tragedia e mi venivano i brividi a solcare quelle bellissime acque blu.

In definitiva speravo di vedere un film ben fatto su un argomento che mi aveva tanto colpito trenta anni fa.

Un film inchiesta , trent’anni dopo : ormai tante cose si sanno , tanti elementi un tempo slegati si sono riallacciati , tanto mistero all’italiana ancora rimane , purtroppo.

Il film è veramente modesto . La storia d’amore pateticamente intrecciata alla storia di una mamma sanno di fiction neanche tanto curata , ma è un particolare che mi ha fatto capire quanto ancora un semplice analogo film inchiesta anglosassone sarebbe stato fatto di gran lunga in maniera tanto più credibile e con tutta l’attenzione necessaria.

Mi riferisco ad un attimo marginale : i due coniugi ( la pilota di elicottero e l’onorevole ripercorrono le loro memorie ed a un certo punto guardando le statuine souvenirs dei luoghi del loro amore compare una bella statuina di palazzo con sotto scritto San Pietroburgo.

Negli anni settanta ?

Quella volta la bellissima città si chiamava Leningrado e un simile errore mai sarebbe stato fatto da un regista inglese perché loro sì le sanno fare le ricostruzioni d’epoca.

Mi è bastato quel particolare per capire ancora una volta la nostra sciatteria italica . Il film vale poco : sfido chiunque che non sapesse la storia di trent’anni fa a capirci davvero cosa successe , cosa fu coperto , cosa non è mai venuto fuori di quel terribile segreto di stato .

 

Alla fine del film delusa ho cambiato canale e mi sono balzate davanti con la violenza ormai abituale le immagini dell’ultimo attentato , questa volta all’aeroporto Ataturk di Istambul.

Il vero , più puntuale di ogni finzione , sembra essere uno dei tanti action movie che vediamo puntualmente ogni sera.

Si intrecciano le scie di orrore , contrarie e parallele: da un lato i barconi dei migranti , i campi pofughi , il filo spinato che attraversa l’egoistica Europa .

Dall’altro il terrore che distrugge quel poco di civiltà che il nostro continente aveva cercato di ricostruirsi dopo l’orrore del secolo scorso.

 

Ho chiuso la televisione ,affranta e mi sono messa la Quinta sinfonia di Mahler sul lettore . La marcia funebre era l’unica cosa che volessi sentire ieri sera.

 

 

 

 

 

 

Ultima riflessione

 

Unknown

 

 

Un’ultima riflessione , nata da una serie di scambi e di informazioni , sulla scelta da alcuni ritenuta azzardata di Jonas Kaufmann nel decidere di interpretare “ beide Stimmen” Das Lied von der Erde.

Il dibattito , che si è svilupato soprattutto in Francia   ( le recensioni austriache mi sono sembrate generalmente più favorevoli all’impresa) ha visto coinvolte ottime penne della critica musicale d’Oltralpe.

C’è chi ha considerato l’esperimento inutile , pur riconoscendo all’interprete la curiosità di una sfida e chi addirittura lo ha considerato persino riduttivo rispetto alle precise indicazioni dell’autore.

Il quale autore peraltro in una lettera a Bruno Walter che lo avrebbe diretto la prima volta a Monaco ( quante preziosità musicali hanno avuto il battesimo in quella splendida città!) sei mesi dopo la morte dell’autore e che quindi non ha mai sentito in vita eseguire il suo stupendo poema musicale diceva che anche due voci maschili potevano essere prese in condiderazione.

La performance in questi termini fu realizzata con il baritono Friedrich Weidelmann alla prima viennese    ma Bruno Walter nelle sue memorie scrisse che se Mahler l’avesse potuto sentire si sarebbe ricreduto della sua idea sbagliata.

 

Ho già scritto sorridendo che nessuno dei due ( autore ed esecutore ) avrebbero mai potuto conoscere questo ragazzo, per l’appunto bavarese ,che sarebbe nato tanto tempo dopo.

Kaufmann non è nuovo a pensieri particolari , lui che ha affrontato con enorme successo i Wesendonck Lieder scritti dichiaratamente “ per voce femminile”.

Nel terzo Lied In Treibhaus c’è un verso chiave : “Ein Geshicke teilen wir , ob unstahlt von Licht und Glanze , unser Heimat ist nicht hier! “ noi condividiamo un destino , sebbene luce e splendote ci circondino , la nostra patria non è qui!

. Spiega Kaufmann se il parallelo si può fare è con Wagner stesso in esilio in Svizzera perchè anche per lui quella non era la sua Heimat. , da qui la sua scelta di cantarli pur essendo  un tenore e  mi pare che gli sia andata decisamente bene.

 

Torniamo al Der Lied von der Erde . Qualcuno pensa davvero che l’intero ciclo non sia un unicum biografico mahleriano?

Mahler dialoga con se stesso , parla attaverso le stupende eleganti immagini che sono cinesi solo nella forma , nella sostanza la sua musica è un lento allontanarsi dal mondo .

I sette “ewig” che ci lasciano con la sensazione del vuoto di un’anima stanca sono un’addio alla vita talmente chiaro che sembra impossibile ci possa essere qualcuno che non abbia capito la forte componente biografica del messaggio.

Jonas lo ha capito e con umiltà, senza cercare effetti di cambio registro , che peraltro avrebbe potuto fare , ci ha dato una lettura piana ,direi in sottrazione ,dell’intero ciclo.

Rispetto al suo precedente e notissimo inserto sotto la direzione di Abbado a Berlino , anche nella parte tenorile è stato più semplice , più colloquiale.

Non so se è successo anche a Vienna , ma quell’uccellino che risponde “Ja” a Parigi ha fatto sorridere di più, il suo “Dunkel ist Leben , ist der Tod” scandito diversamente ogni volta come un precipitare meno definitivo , più fluido.

I tre amici che parlano nell’elegante padiglione sono più eterei , niente a che vedere con Ping Pung Pang …e il ponte argenteo si staglia magicamente sul paesaggio lunare .

E poi il dialogo con se stesso scorre , si abbassa , suggerisce ma non imita una voce non sua .

E’ sempre lo stesso io che parla , freudianamete , con la propria anima stanca.

 

Per questo ho parlato di una lettura eccezionale , aldilà dei preziosismi vocali . Alla lunga fila di successi e di merito ottenuti penso che questa interpretazione difficile e insieme scoperta sia una delle perle da non sottovalutare di un cantante che ha  anche il dono , pare eccezionale per un tenore ,  quello di essere straordinariamente intelligente.

 

 

Il canto di Jonas

 

 

 

 

 

 

 

Se nelle sfere celesti ancora aleggia lo spirito di Gustav Mahler potrà finalmente pensare che il suo struggente canto d’addio ha trovato magicamente l’ interprete perfetto.

. La voce unica di Jonas Kaufmann ha interpretato Das Lied von der Erde con apparente disarmante semplicità mentre seguiva lo spartito ,strumento magico tra gli strumenti dell’orchestra , praticamente cantando ogni nota della partitura.

É stato flauto , viola , percussioni , la sua testa oscillava tranquilla seguendo ritmicamente ogni passaggio , spettacolo nello spettacolo e ci si poteva dimenticare della sua avvenenza , della sua maestria , del suo fascino .

Bastava seguire la voce magica che si snodava tra i Lieder, passando da un registro all’altro senza perdere mai la coloratura e la tonalità , l’aspetto che colpiva di piû era l’apparente semplicità di chi pur sapendo di stare   scalando una montagna impervia lo stava facendo con tranquilla serenità.

Non é consueto vedere i Wiener Philahrmoniher ascoltare incantati una voce ,loro che sono a mio avviso la piû affascinante compagine orchestrale al mondo ,  umilmente al servizio di questo cantante unico capace di cimentarsi in questo straordinario esperimento.

Il dialogo tra le due voci diventa con lui una sola riflessione dell’anima , la dimensione apparentemente onirica del registro basso s’intreccia con la voce piû terrena del registro tenorile

 

Il TCE non gratifica allo stesso modo in ogni ordine di posti , spero che la registrazione per il futuro Dvd fatta al Musikverein renda meglio giustizia dell’attenzione con cui Jonathan Nott ha accompagnato , direi con umiltà , questo evento eccezionale.

Ho avuto la gioia di salutare Jonas all’entrata degli artisti : avevo da dargli un piccolo scherzo e una più seria informazione circa uno scritto di Mahler a Bruno Walter che auspicava solo voci maschili . Sullo scherzo si é fatto la sua famosa risata , sulla mia piccola ricerca ha detto serio , ah molto interessante . Ma la cosa che colpiva in lui , col solito sacco in spalla per il frack , con la solita incredibile maglietta fantasia era l’aria di un ragazzo che stava andando in vacanza .

Ebbene , la stessa aria leggera ce l’aveva alla fine quando perso nei sette ” Ewig” ci lasciava incantati nel magico silenzio della chiusa e lui riprendeva la sua aria di ragazzo felice , semplicemente contento del proprio dovere compiuto .

Allora ho pensato alle sue vecchie interviste quando raccontava che da piccolo a casa ascoltava spesso la musica ” difficile ” della sua famiglia .

Quella musica gli é cresciuta naturalmente dentro , solo amando Mahler in quel modo totale si riesce a seguire come fa lui con le piccole oscillazioni della testa ogni seppur piccolo passaggio , completamente immerso nel suono.

Avevo scritto di avere avuto un pô di disavventure per questo viaggio a Parigi , non avrei mai creduto di vivere una delle piû emozionanti esperienze musicali della mia vita .

Ci ho messo qualche minuto davvero per uscite da una sorta di apnea mentale alla fine del concerto.

Che dire , un’altra volta : grazie Jonas , purtroppo per me Das Lied von der Erde non potrà avere altro interprete al di fuori di te.

Ora vengo ad analizzare , per i melomani seri , la sinfonia di Lieder testo per testo :

Das Lied von der Erde fa parte dell’ultimo stile mahleriano spesso definito come “ la trilogia dell’addio al mondo “ insieme alla Nona e all’incompiuta Decima.

Il compositore partì dall’idea di una sinfonia di Lieder , in realtà non è né una sinfonia e neppure una raccolta di Lieder : e’ un unicum a sé , un’opera in forma totalmente originale.

Tra le circa quaranta poesie della raccolta di Behtge Die chinesische Flöte Mahler scelse sette testi , unificandone due per l’ultimo Lied.

Testi classici cinesi su cui intervenne con poche alterazioni che adattò al suo modo di sentire legando in qualche modo alle sue origini ebraiche la scia del pensiero negativista ottocentesco:
il primo Lied Das Trinklied vom Jammer der Erde doveva essere il titolo per l’intera raccolta : Nascere e vivere è male , nell’apparente inno alla giovinezza ci ricorda amaramente che “ oscura è la vita , oscura è la morte”.

Il secondo Der Einsame in Herbst è uno scenario limpido , opposto al primo : limpido e fresco, qui la natura appare felice e amica e in qualche strano modo è stato osservato che ci riporta a uno dei Vier letze Lieder di Strauss ( beim Schafengehgen).

Nel terzo Von der Judend un gruppo di amici eleganti conversano amabilmente nel padiglione di porcellana , le loro immagini si riflettono nello stagno ,specchio speculare in tinte lievi di un mondo fermato tra il passato e il futuro.

Von der Schönheit :la fanciulla guarda con desiderio il forte cavaliere , nel Lied si respira il senso di una forte sensualità : il desiderio comunque è destinato a congelarsi , prevale la poetica mahleriana del“ troppo tardi”, l’amore è perduto

Der Trunkene im Früling , ricorda nel suono dell’uccellino che canta un’eco lontana dei Gesellenlieder , perché destarsi se la vita è soltanto sogno?

Der Abschied , la chiusa stupenda : ritorno ai miei luoghi canta il cavaliere , ma quali luoghi per Mahler , straniero dovunque? boemi tra gli austriaci , austriaco tra i tedeschi , ebreo in tutto il mondo…..sono parole sue.

La Cina raccontata in flagrana non ha sonorità orientali , non c’è esotismo: ci racconta di un limbo dell’anima , una chiusa definitiva dell’artista dal mondo.

dunken ist das Leben , ist der Tod.

Ebbene nel suo canto Kaufmann ci dimostra ancora una volta la sua crescita dal punto di vista professionale .
Tutti noi abbiamo amato la sua interpretazione di tenore  nella imperdibile edizione diretta da Abbado .

Ebbene adesso lui è più maturo , anche nei tre Lied nella tonalità tenorile il suo canto è più recitato ,forse meno incisivo , più interiorizzato direi.

Nella parte della voce bassa resta tutto più sussurrato , per noi tutti che lo ascoltavamo era la parte più interessante da sentire anche con curiosità.

Dove comunque è stato magico lo è stato nell’Addio . da lui e da tutti tanto amato e mi ha fatto anche capire quanto desiderio avesse di cantarlo.

 

Correva l’anno Domini 2015

 

 

Correva l’anno Domini 2015 . Era il Venerdì Santo , Pasqua bassa e a Salisburgo nevicava .

Con due amiche francesi mi capita di accennare ad un evento molto interessante che sarebbe avvenuto l’anno successivo a Parigi:
Jonas Kaufmann avrebbe cantato Das Lied von der Erde , beide Stimmen al Theatre des Champs Elisèe e le mie amiche mi dicevano che non è molto facile trovare i biglietti , ma una delle due , abbonata di quel teatro si era offerta di prendermi un biglietto che le era concesso in più sul suo abbonamento.

Ho ringraziato pensando pure : chissà se sarò viva tra più di un anno!

 

Passano i mesi e il famoso biglietto mi arriva , io pago attraverso le cordonnès bancaire ( così imparo pure la formula) e metto il biglietto a futura gioia in una busta sulla scrivania.

Passano altri mesi , anzi passa tutto l’anno e vengo a scoprire che quel concerto l’avrei potuto sentire due giorni prima in una città che adoro e cioè Vienna. Allora tento un blitz . Ma a Vienna i biglietti sono già esauriti da un pezzo . Va bene , in fondo Parigi val bene una messa….anche se andandoci a Dicembre per la Damnation di Faust non è che l’atmosfera fosse così serena e rassicurante.

Gli eventi terroristici del Bataclan li percepivi nelle faccie della gente , nella enorme quantità di soldati in giro , insomma non era una gran bella atmosfera.

Ma di qui a giugno ..pensai.

 

Poi , ma questa è storia più recente comincia le serie di eventi più o meno calamitosi .La Senna esonda , l’acqua arriva alla pancia dello Zuave sul ponte dell’Alma, si riaffacciano tensioni terroristiche legate ai fatti del Belgio e soprattutto arrivo a capire che ci saranno gli sciagurati Europei di calcio in concomitanza!

Mi preoccupo davvero e invece di accontentarmi della prenotazione secca di un giorno e mezzo , rimettendoci un bel po’ di soldi cambio il volo al giorno prima , cambio albergo che nel frattempo pure se sceso di una stella è diventato carissimo causa malaugurati campionati di calcio .

Ma non basta ! la Francia è in perenne sciopero perché i sindacati contestano la cosiddetta Loi Travail , cioè i contratti collettivi di lavoro.

La settimana scorsa un milione di persone è scesa in strada e ci sono stati anche dei bei tafferugli e feriti.

Il bollettino si fa sempre più fitto .. per tre giorni il sito meteorologico più affidabile , visto che tutta l’Europa era di nuovo sott’acqua dava in bella evidenza gialla sul sito di Parigi : allarme inondazioni. Quel pericolo stasera pare momentaneamente scongiurato.

 

Allo stato attuale però è previsto un nuovo sciopero generale proprio il 23 e mi arriva la notizia fresca fresca che dal 24 ci sarà pure lo sciopero dei piloti Air France.

 

Dimenticavo! Il caro Maestro Daniele Gatti che doveva dirigere il concerto si è ammalato di nuovo e si è ritirato . Per un giorno si sono rincorse le più allarmanti congetture su chi avrebbe potuto sostituirlo: è noto che i Wiener non suonano con l’ultimo venuto e trovare un direttore all’altezza ..e libero sembrava anche questo un bell’ostacolo.

Una volta tanto che Kaufmann non sta male si ammala il direttore , natürlich…

Superiamo anche questa , il sostituto , bravo , è stato trovato , i Wiener provano .

Stasera ho visto le foto delle prove al Musikverein , tra pochi minuti a Vienna incomincia il concerto.

Riuscirà la povera Adriana ad arrivare a Parigi domani , a sentire il concerto dopodomani e a ritornare a casa venerdi?
Il futuro è nel grembo degli Dei….

La mia agente di viaggio ed amica mi ha scritto che questo mio viaggio le ricorda il fil rouge dei Giochi senza frontiere e che se arrivo al traguardo il premio me lo deve dare Kaufmann in persona!

 

 

 

 

 

il sonno della ragione

 

 

 

Un’altra vittima dell’intolleranza e dell’odio irrazionale : così è morta una giovane deputata laburista , colpita da un uomo che gridava “ Britain first” , l’altro ieri una coppia di poliziotti francesi sono caduti sotto la lama feroce di un coltello pugnalati da un uomo al grido “lo vuole Hallah”.

Due giorni prima cinquanta persone colpevoli solo di essere serenamente gay sono state massacrate al Pulse , un Club di Orlando in Florida come a seguire la terribile strage nel centro disabili a San Bernardino in California del dicembre scorso.

Non passa giorno che le pagine dei giornali non siano piene di rigurgiti di intolleranze di ogni genere da parte di persone che per sfogare i propri disagi personali si investono ruoli di vendicatori.

Mentre leggevo ho pensato , per associazione uguale e contraria ad un bellissimo racconto di Leonardo Sciascia da cui Gianni Amelio trasse un altrettanto bellissimo film dallo stesso titolo : Porte aperte in cui uno straordinario Gianmaria Volontè interpretava un vecchio magistrato pieno di dubbi.

Si trattava di giudicare un uomo , reo confesso , per un delitto passionale nella Sicilia ai tempi del fascismo.

Il titolo derivava dal fatto che durante la dittatura era più giusto nascondere i fatti di sangue che avrebbero turbato un ordine pubblico che doveva risultare sereno e tranquillo.

La stampa taceva , la magistratura si adeguava , sicuramente il racconto ( e il film ) si schieravano contro questa dittatura dell’informazione nella dittatura generale.

Oggi invece si informa tanto e forse si informa troppo : la stampa gonfia ogni evento , siamo sempre davanti ad un evento epocale , solo che l’epocalità (vera ) della migrazione di popoli poveri verso l’Europa cede il passo , per qualche giorno , davanti all’epocale prossima e non certa uscita della Gran Bretagna dall’Europa e non si era ancora finito di definire epocale la strage americana che già emerge un’altra emergenza epocale .

La stampa , libera per fortuna , sembra voler fare da amplificatore di ogni evento e sicuramente i cittadini , specie le fascie più deboli culturalmente e mentalmente più labili vivono in stati di paura perenne che poi inevitabilmente sfociano in reazioni di inaudita violenza.

Non voglio con questo auspicare una pericolosa censura sull’informazione , ma un senso della misura più consapevole tutti i media dovrebbero forse imporsela deontologicamente.

Tutti ascoltiamo le chiacchiere da bar in autobus , tutti sentiamo i discorsi della “ggente” , tutti percepiamo la tensione perenne dell’opinione pubblica , ovunque ci troviamo.

Quando uno squilibrato sparò a Togliatti si disse che Gino Bartali vincendo il Tour de France aveva salvato l’Italia dalla rivoluzione , una partita di calcio distrae più di mille discorsi ragionevoli.

Anche se comunque ne paghiamo uno scotto .Si chiamino hooligan o casseurs avremo sempre degli scalmanati pronti a spaccare teste e vetrine ma se questo è il pedaggio che dobbiamo pagare per incanalare la violenza di massa lo dobbiamo accettare come male minore.

In Italia si uccidono in media tre donne alla settimana ,anello debole della catena umana , paghiamo lo scotto di essere comunque la vittime designate della violenza di genere e anche questa sembra essere una scia di sangue che genera sangue.

Vorrei solo che la stampa tutta , in questo termine ci metto anche i media televisivi ,non urlassero ogni giorno come se anche la loro fosse una fame di orrore e recuperassero il senso del pudore nel raccontare le notizie .

Il diritto all’informazione è sacrosanto , un po’ meno il diritto di soffiare sul fuoco degli estremismi e delle paure irrazionali .

Mai come adesso il sonno della ragione rischia di generare dei mostri.

 

 

 

Geduld , la pazienza

 

Grazie alla notevole e piratesca registrazione del recital catalano di Jonas Kaufmann al Palau della Musica di Barcellona generosamente postato dal prezioso Joachim di Fernem Land ho potuto ascoltare con calma l’intero concerto.

Libera dal tifo da stadio e dalle intemperanze deliranti delle fans ho ascoltato con la dovuta attenzione l’intero programma , compreso dei sei bis generosamente offerti e quasi fotocopia di quelli del recente concerto di Budapest .

E contrariamente a quanto ho letto ( con una sola eccellente diversità da parte di una gentile signora francese , evidentemente più adusa ad ascoltare i Lieder ) non sono per niente d’accordo sulla valutazione globale del recital.

Occorreva forse un orecchio più fino per capire che la apparente distrazione o svogliatezza dell’incipit dei Lieder eines fahrenden Gesellen era esattamente il modo in cui il ciclo va affrontato.

Una partenza lenta e dolorosa , la bravura di Deutch è fuori discussione, fa si che il crescendo di disperazione a partire dal terzo Lied si evidenzi in tutta la sua drammaticità per spegnersi dolorosamente nel finale .

C’è anche qui, in questo Wanderer malheriano il Lindenbaum ,magico simbolo ricorrente in tutta la liederistica romantica e c’è in nuce quello che sarà uno dei Lied più belli di tutta la tradizione tardo ottocentesca , quel: Ich bin der Welt abhanden gekommen dai Rückert-Lieder che non a caso Kaufmann aveva cantato come bis nel concerto di Berlino diretto da Baremboim.

 

Preziosi e difficili i Lieder di Britten dai Sonetti di Michelangelo.

Come ha giustamente fatto notare Kaufmann nella solita intervista fiume che lui regala a tutte le tv locali sono opere molto particolari : scritte da un uomo per un giovane uomo e musicate da un altro uomo per il compagno della vita :Peter Piers.

Credo che siano difficili ad un primo ascolto per chiunque , anche per me che ho cominciato ad amare Britten in tempi lontani attraverso il War Requiem e poi ne sono diventata entusiasta col Peter Grimes che ho avuto la fortuna di sentire recentemente a Roma , con Gregory Kunde diretto da sir Tony Pappano e quindi la considero ormai musica classica visto il notevole lasso di tempo da quando fu composta.

 

Sicuramente il pubblico catalano si è riposato di più nell’ascolto della seconda parte , i Lieder di Strauss fanno parte da tempo del repertorio abituale della magica coppia Kaufmann Deutch e devo dire che il Lied che ha più colpito il mio ascolto è stato Geduld ,meno noto ma non meno prezioso degli altri celebratissimi Acht Gedichte tratti da Letze Blätter di Hermann von Gilm . l’autore per interderci di Das Georgine e di Alleselen.

 

Ho letto anche di un buontempone spagnolo che si è divertito a denigrare Kaufmann sostenendo la personale teoria che si tratti di un baritono a cui mancano gli acuti tenorili.

Anche in terra italica c’è una uguale corrente di pensiero “retro”, soggerirei a tutti questi soloni musicali di ascoltarsi magari un Don Carlo o una Forza del destino cantati da Kaufmann che non ha certo bisogno di un avvocato difensore per correggere il loro supponente giudizio.

In ogni caso la voce di Kaufmann , duttile e magica lo è davvero ed è davvero unica , come tranquillamente si autodefinisce lo startenor più in voga ( forse anche troppo) del momento,

che per mia personalissima valutazione diventa anche più magica quando canta i Lieder.

 

 

Eternamente, eternamente

 

il 18 maggio 2011 alla Philhamonie di Berlino , nel centenario della morte di Gustav Mahler, Claudio Abbado diresse Das Lied von der Erde con i solisti Anne Sophie Von Otter e Jonas Kaufmann.

L’evento non fu a suo tempo molto reclamizzato e solo una pregievole registrazione ci ha permesso di rivivere l’ esecuzione preziosa dell’evento eccezionale.

Durante l’esecuzione , quando seduto sulla sedia nell’alternarsi delle voci Kaufmann ascoltava la von Otter, si vedeva che stava pensando.

Gli sarà venuta quella volta l’idea di cantare entrambe le voci di questa straordinaria sinfonia di Lieder ?

C’è una lettera di Gustav Mahler a Bruno Walter nella quale l’autore propone che siano due voci maschili : tenore e baritono, a cantare i sei Lieder che compongono l’insieme.

Fu fatto una sola volta e a Bruno Walter non piacque tanto che sconsigliò anche Dieter Fischer Dieskau di ripetere l’esperimento.

Quando un anno fa , era Pasqua ed ero a Salisburgo , lessi che Jonas Kaufmann avrebbe cantato “beide Stimmen” a Parigi sotto la direzione di Daniele Gatti Das Lied von der Erde non ebbi dubbi , l’avrei proprio voluta sentire.

Fu così che una gentile amica francese mi procurò più di un anno fa il biglietto senza sapere cosa sarebbe stato arrivare a Parigi il 23 giugno 2016!

La data è quasi arrivata e io mi sono presa un bellissimo libro di Quirino Principe in mano per rinfrescarmi la memoria a proposito di questa non-sinfonia che spero , eventi avversi permettendo, di potere finalmente ascoltare dal vivo con questa particolare scelta di una sola voce recitante.

 

I sei Lieder sono tratti da un’antologia di Hans Bethge “Die Chineserie Flöte” , appartengono tutti all’epoca T’ang e risalgono a poeti del periodo che va dal 699 fino al fine del 700: Malher ne scelse setti unificandone due per costruire l’ultimo Lied.

Ne parlerò di più ovviamente dopo averli sentiti dal vivo , intanto alcune riflessioni generali sulla scelta mahleriana.

Il brindisi del dolore della terra , che doveva anche essere il primo titolo per l’intera raccolta rispecchia il pessimismo ottocentesco che passando da Schopenauer si riallaccia fino alle radici ebraiche del Quelet: nascere e vivere è male : “oscura è la vita , oscura è la morte”.

Manca l’esotismo cinese e i riferimenti alla Cina sono sterilizzati e assorbiti in un amalgama di cultura europea decadente .

Scrive Adorno : Das Lied von der Erde è localizzato in quella macchia bianca del mappamondo spirituale dove una Cina di porcelana confina sotto un cielo minerale con le rocce delle Dolomiti colorite di un rosso artificiale”.

Il punto culminante è sicuramente Der Abschied , la chiusa struggente : D’azzurro s’illuminano i lontano i orizzonti! Eternamente …Eternamente…..

Si può leggere l’Ewig come un “mai più” , oppure il suo rovescio “ non ancora” . La fine è un punto all’infinito…gli ultimi versi messi in musica da Mahler.

 

L’attuale calendario del tenore prevede prima anche una serata al Musikverein di Vienna :

averlo saputo un anno fa!

Adoro Vienna e certamente sarebbe stato meno complicato raggiungerla della Parigi infestata da mille avversità : dagli eventi naturali , agli scioperi ,alla minaccia terroristica per passare per i nefandi , per me , Europei di calcio .

Il teatro ci informa anche che il ponte dell’Alma sarà chiuso , che i percorsi dei bus sono stati modificati ……evviva!

 

…und Morgen

 

tanti anni fa quando cominciavo a seguire Jonas Kaufmann trovai un video delizioso di Esti , una signora francese che in quel periodo gli aveva dedicato diversi omaggi, ormai di culto , che seguitano a circolare e sono spesso trovati da neofite appassionate che puntualmente li rimettono in rete .

Il piccolo video di cui parlo è intitolato JK e son àme…si vede un Kaufmann un po’ più giovane ,con una camicia di seta marrone e cravatta analoga ( andava di moda) che all’Opera Garnier prova un Lied .

Quel Lied è Morgen e un appassionato straussiano lamentava che ne mancasse la coda pianistica. A me era bastato vedere come quel giovane cantante , non ancora il divo assoluto di oggi , seguisse quelle note ..con l’anima.

Adesso Morgen è uno dei suoi bis più acclamati dalle platee adoranti , in effetti anche se  pare impossibile lo canta sempre meglio ogni volta .

 

Stamattina grazie alla generosità di una amica spagnola l’ho risentito dal Palau della Musica di Barcellona,  lo aveva già cantato anche a Budapest , a Vienna e ovunque lo porta la meravigliosa accoppiata col suo caro accompagnatore Helmut Deutch, che non è solo un pianista eccezionale ma anche un amico affettuso e un maestro orgoglioso del suo antico allievo.

Una volta disse di avere accettato tra i suoi allievi questo giovane “polemico “ perché era curioso di capire se fosse davvero particolare.

Credo non si sia pentito di averlo preso alla sua scuola , perlomeno dallo sguardo con cui lo segue e lo accompagna affettuosamente verso l’uscita .

 

In quanto a me devo dire che ho scoperto , grazie alla splendida accoppiata e a quel prezioso piccolo video , la meraviglia del Lied che come una perla tira l’altra mi ha rivelato la sottile bellezza di tutta la sua produzione liederistica di Strauss.

Come dice Quirino Principe : nell’opera 10 ci sono capolavori assoluti che da soli giustificano la grandezza di Richard Strauss:
per me una scoperta e uno dei tanti regali che mi ha fatto Jonas Kaufmann.