Un incontro con Eleonora Buratto

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Stasera ho incontrato Alice Ford , ma in realtà avevo già incontrato Adina alla Malpensa e in tempi  lontani , forse distratta da un Bacco leopardato, non avevo riconosciuto il volto bellissimo di Eleonora Buratto nelle vesti della ninfa  Echo nel Bacco ed Arianna a Salisburgo.

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Questa deliziosa donna mantovana , disarmante nella sua semplicità tra un paio di mesi esordirà al Met , poi a Chicago sarà Norina nel Don Pasquale col maestro Muti. In camerino mi racconta la sua carriera , dagli inizi quando quindicenne cantava il pop , poi il conservatorio , la scuola di Pavarotti e poi via via in un crescendo di teatri . Grata e riconoscente al maestro Muti e anche alla vulcanica Cristina Muti Mazzavillani  è venuta su cominciando con il ruolo di Susanna dei Due Figaro di Mercadante durante il Festival di Pentecoste a Salisburgo , ma lo racconta con doverosa semplicità e gratitudine queste sue tappe di una carriera importante  ancora in parte  da costruire  a partire dal quel suo inizio nel 2009. Un soprano lirico pieno  , nell’immediato futuro un concerto ad Amsterdam , tra qualche mese l’aspetta al San Carlo Micaela nella Carmen e poi finalmente , mi dice sorridendo , sarò Mimì. Mi racconta quando all’ultimo momento quest’estate  il 4 di luglio fu di nuovo Adina con Pavol Breslik a Zurigo , ha già calcato le scene del Colon di Buenos Aires, del Teatro Real di Madrid . Insomma non le manca niente per essere una diva e invece racconta grata di quando fu spinta dal maestro Muti a cantare nel Simon Boccanegra . Ammette di avere studiato un anno intero per arrivarci  preparata , evidentemente lo studio  poi le era riuscito bene. Una voce limpida e forte , una morbida figura femminile , un volto bellissimo e malizioso . Mi spiega quanto sia stato diverso cantare con le telecamere a distanza ravvicinata per quel divertente Elisir scaligero, ma tutto sommato alle fine di essersela cavata bene. Dal 2011, 12 ottobre , quando cantò nell’ultimo concerto che Riccardo Muti dedicò a Pavarotti ad oggi l’elenco delle sue presenze nei teatri del mondo è già fitta di ruoli e di date.

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Eleonora Buratto , sono contenta di averle rubato mezz’ora in camerino mentre si preparava ad andare in scena al teatro delle Muse di Ancona nel suo bellissimo abito rosso di Alice Ford . Appartiene a quella generazione di giovani cantanti italiani che ho incominciato ad incontrare e che in questo Falstaff eccezionale si amalgamano tutti in un insieme veramente perfetto. Tornerò ancora a divertirmi domenica alla replica e poi parlerò più diffusamente di questo Falstaff perché quest’allestimento felice del Festival di Ravenna , portato meritoriamente qui ad Ancona , merita molto di più di due righe .

Del sublime e di frivolezze

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Non è la prima volta che mi capita : già la scorsa estate ero stata ad ascoltare un concerto di musica da camera nella  Alte Pinacoteke di Monaco e il valore aggiunto di sentire musica mentre stavo guardando intorno a me dei capolavori del Rinascimento italiano mi aveva fatto godere di più sia la musica che la visione delle tele. Lo stesso momento di incanto l’ho provato sabato scorso nella chiesa di San Francesco alle scale ad Ancona per un concerto d’organo avendo per sfondo la bellissima Assunta del Lotto. Ne avevo anche scritto a caldo un piccolo pensiero sul social e visto il grandissimo numero di gradimenti penso sia giusto ritornarci sopra per riflettere ed analizzare perché il meccanismo del bello che si aggiunge al bello porta l’animo umano veramente in uno stato di grazia . E’ come se la somma dei due sensi : l’udito e la vista riuscissero  ad  interagire portando  la mente ad un più  alto livello di percezione. Non si riflette mai abbastanza quanto siamo fatti non solo di carne , la nostra componetene spirituale , nascosta dietro tante sovrastrutture quotidiane riprende il sopravvento solo semplicemente se ci mettiamo a ad ascoltare guardando una tela sublime.

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Pensiero estremamente più frivolo: guardo su 2ZF la cerimonia di premiazione degli Echo Klassic e mi diverto a vedere come la moda attuale si scatena nell’interpretazione di quello che una volta era un abito maschile rigorosamente d’ordinanza che permetteva pochissime variazioni : lo smoking detto anche tuxedo . Variazioni registrate , tra le più divertenti : smoking classico portato con maglietta nera a V tipo canotta , giacca regolamentare con pantaloni di pelle ( va molto ), giacca normale , non da sera con pantaloni smoking e camicia fuori tipo gita fuori porta , doppi o tripli revers con effetto prestigiatore in scena , ma il top lo raggiunge uno che non nomino che ce lo ha sì firmato , ma fatto col tessuto delle tende di velluto della nonna . Al confronto del quale tutte le varianti in velluto di altri elegantoni fanno la figura del banale impiegatizio . Salvo il clamoroso velluto portato col pantalone di cuoio che comunque comincia ad essere un must.

Le povere donne avevano tutte dei normali vestiti da sera, il mondo sta decisamente cambiando.

Pensieri dopo il silenzio

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Una settimana di silenzio . Ogni tanto non fa male fermarsi . Pioggia , autunno che mostra tutta la sua tristezza , la natura che ci ricorda anche se con ritardo che esiste il ciclo naturale. La folle caldissima estate ci mostra quanto sia pericoloso il surriscaldamento globale : frane , alluvioni , smottamenti e morte. Ascolto una meteorologa spiegare che si tratta di flash-flood , letteralmente diluvio lampo . Mi piace di più soprattutto in confronto all’abusato termine giornalistico bomba d’acqua. E poi mi ricorda una piccola opera di Strawinsky  The flood che ho sentita negli anni felici delle Muse. Fu allora che imparai che si dice flad e non flud come sembrerebbe dalle due oo,. Food come blood . Una delle cose che mi rende ancora giovane dentro è la gioia di imparare .

Gira e rigira finisco sempre per parlare di musica e per non essere monotona allora faccio una piccola digressione politica . Mi arriva un lunghissimo documento da parte del mio partito . Leggo con stupore che si tratta di 40 pagine , incuriosita comincio la lettura . A parte l’evidente ” taglia e incolla” è il solito libro dei sogni  di pretta matrice comunista nella lungaggine appena rinfrescato con tante parole inglesi che fanno tanto moderno. Parole che peraltro potrebbero essere tranquillamente sostituite da analoghi significati in italiano : ma found raising fa molto più figo che dire reperimento dei fondi. Fu così che scorri scorri , l’ho letto online , sono finalmente arrivata alla voce cultura : pagina 38 o 39 non mi voglio stancare a ricercarla …. E’ la solita stora del pastore : i giovani , le donne , la cultura . Sono quaranta anni che leggo simili documenti , ormai ci sorrido sopra , non mi arrabbio più.

Quando riuscirò a vedere un documento , non importa di quale partito che metta la cultura al primo posto?
Per quanto ottimista per natura , disperatamente e ostinatamente ancorata al valore del partecipare alla politica penso che un documento simile , forse , anzi spero che lo leggeranno i miei nipoti.

La boheme alle Muse

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In una regione ,le Marche , dove nacquero tanti geni della musica esiste una provincia musicalmente più povera delle più blasonate Pesaro e Macerata. Qui la punta di diamante è rappresentata da Jesi città che dette i natali a Giovanbattista Pergolesi e che ha un piccolo eccellente teatro di tradizione. Ancona in cotanto contesto è la città più povera di tradizioni anche  se ha il teatro più grande e più moderno della regione. Già . Il più moderno , perché rinato da troppo poco tempo ed il pubblico non ha più la tradizione necessaria per sostenere concretamente una attività del melodramma come giustamente le assegnerebbe il suo ruolo di capoluogo di regione. Fu così che tra errori , gestione difficile e varie beghe che poco hanno a che vedere con la cultura  addirittura per un anno si è praticamente saltata la già piccola stagione lirica.

Si riapre di nuovo adesso , nel mese di ottobre , fra la fine di Macerata e l’inizio della stagione jesina con un progetto dal pomposo titolo Albe e tramonti . In realtà le opere  Bohème e Falstaff avevano ben poco per essere cucite insieme , ma i soldi sono pochissimi , le risorse sono quelle tradizionali del territorio : Amici della musica , Amici della lirica , con la collaborazione di tutte le realtà cittadine culturali in qualche modo collegate. Ne è venuto fuori un cartellone che a leggerlo bene sa di pane fatto in casa , con tutto il profumo che può avere una pietanza così povera.

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Ma in cotanta miseria…e senza la patrizia prole (nel caso leggi la mancanza di sponsor) succede che la Bohème fatta con tanti pochi soldi da sembrare un’impresa impossibile sia uno spettacolo più che degno , godibile e di buon gusto. Un impianto scenico estremamente ridotto . La soffitta del primo e terzo atto un praticabile a metà scena basta e avanza per rendere la povertà dello spazio , il caffè Momus realizzato con un bancone da bar , tavolini e sedie e sfruttando l’idea zeffirelliana dei due livelli  riesce a creare quel senso di folla necessario . Quanto alla barriera d’Enfer non c’è bisogno della neve : alberi spogli e fumo nebbioso , due bidoni ed è fatta . Come si vede siamo quasi alla Inszenierung di stampo germanico. Complimenti alla regia di Nicola Berloffa che ha trovato la congiunzione tra le scene in modo intelligente quasi  in maniera cinematografica tra i primo e il secondo quadro e fra il terzo e li quarto col cambio di scena a vista legando molto semplicemente la vicenda breve che dalla vigilia di Natale alla stagion dei fiori racconta l’immortale storia d’amore dei giovani bohèmien.

Tutti giovani i cantanti , tutti comunque professionisti già collaudati tra cui spicca la Mimi di Grazia Doronzio , ma farei torto agli altri se non li citassi tutti . Preferisco pubblicare la locandina . Nel pomeriggio accendendo la tv su Classica c’era la Bohème di zeffirelliana memoria , ho spento perché la sera mi volevo godere la mia modesta Bohème di Ancona , senz’altro più rispondente allo spirito dei tempi.

Lo strano caso dell’omaggiato che diventa omaggiatore

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Strano caso quello del superdivo Jonas che riceve tanti enormi mazzi di fiori , patetici pacchettini , singole rose romantiche alla fine dei concerti che tutte le sue ammiratrici corrono velocemente  a fotografare per eternare gli attimi fuggenti. Poi arriva la data del compleanno delle medesime e allora  cosa avviene? Si inondano le suddette di auguri…da parte di Jonas ! Vale a dire che le foto di lui che veniva omaggiato diventano le cartoline d’auguri praticamente riciclate per fare gli auguri alle fans. E’ un vero uso perverso dell’immagine , mi domando quale sia la logica dell’abitudine  di fare gli auguri con le foto di JK con i fiori in mano. Fiori dati dalle fans che tornano perversamente alle stesse , quasi cartoline precotte di auguri tra persone che magari neanche si conoscono personalmente.

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Il povero tenore non lo sa , ma quanti baci lui riesce a mandare , quanti mazzi di fiori offre senza saperlo…Personalmente lo trovo un piccolo gioco ingenuo  e certamente lui proprio non lo sa e non si rende conto  quanto suo malgrado fa contente tante signore e signorine che lo amano. Personalmente non ho mai ricevuto nessuno di questi omaggi..riciclato e non ci tengo ad averne , amiche di Facebook siete avvisate ! E non mi mandate tazzine con lui sul fondo , bottiglie di vino con lui sull’etichetta  , cornicette fiorate e immagini del caminetto col caro Jonas che sorride dalle vostre case , il mio gusto italiano si ribella . Mandatemi le sue arie , quelle sì , anche quelle più antiche e ormai cimeli su Youtube. Anzi se qualcuno ce l’ha mandatemi il suo Fidelio di Monaco che mi era tanto piacuto e ormai è stato inghiottito dalla memoria del Tubo. Questo blog di oggi è una specie di messaggio nella bottiglia , nessuno si senta personalmente offeso da quello che scrivo,, in questo caso vale il detto “de gustibus non est disputandum”.

Dedicato a un ragazzo siciliano

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Potrei cominciare oggi dicendo come nelle fiabe  “c’era una volta” . C’era una volta e c’è stato per pochissimo tempo un teatro lirico rinato dalle ceneri dopo sessanta anni di vuoto . Il teatro delle Muse di Ancona fu parzialmete danneggiato  durante un bombardamento nel 1943. Un buco nel soffitto. ci entrarono i piccioni , la pioggia infradiciò i palchi e poi quando arrivarono i soldati marocchini usarono anche i velluti per farsi i turbanti ( ma questa forse è una leggenda metropolitana). Poi ci pensò l’uomo , o meglio la politica a lasciarlo marcire per decenni con progetti vari che diventavano sempre più costosi oltre che sbagliati. Poi quasi a furor di popolo alla fine degli anni novanta le cose cambiarono e infine come nelle novelle nell’ottobre del 2002 finalmente le Muse riaprirono le porte alla musica . Il teatro moderno non piacque a tutti , aveva ed ha vistosi problemi di acustica , gli spazi non ben distribuiti , ma c’era di nuovo il teatro nella città e per un decennio abbiamo avuto delle vere stagioni liriche , piccole magari , ma molto qualificate . Soprattutto grazie ad un direttore artistico , grande scopritore di talenti , sono passati di qui tantissimi giovani ed oggi è di uno di quellli che voglio parlare.

Il Teatro delle Muse

Il Teatro delle Muse

NEL 2011 fu messa in scena il Così fan tutte con due giovani Ferrando e  Guglielmo. Li incontrai a cena dopo lo spettacolo , giovanissimi e molto bravi il baritono Markus Werba lo riconobbi due anni dopo a Salisburgo quale fantastico Beckmesser nei Maestri cantori .

Invece il tenore Paolo Fanale lo avevo un po’ più perso di vista,poi lo ritrovai  marinaio a Milano nei  Troyens di Berlioz alla Scala , messaggero a Roma nell’Aida di Pappano ( ora anche nel disco ) e pochi giorni fa su FB in un frammento di prova delllo Stabat Mater  di Rossini da Parigi . Una voce piena , squillante ; bravissimo . Fra qualche settimana i due bravissimi cantanti saranno insieme ancora una volta con Mozart nel Flauto magico a Palermo. Se l’Italia non fosse così lunga mi piacerebbe andarli a sentire perché quando le giovani voci si fanno strada mi fa molto piacere e mi sento leggermente orgogliosa di averli sentiti ( e averne capito le potenzialità ) quando ancora i loro nomi non riempivano i teatri .

Non sono i soli nuovi nomi passati dal nostro teatro , diciamo così , nel decennio felice . Adesso in attesa che le cose cambino , perché c’è sempre la speranza che qualcuno che oggi conta possa ravvedersi oppure andare magari per premio a fare danni da qualche altra parte, il nostro teatro diciamo così eufemisticamente è in fase liricamente calante. Ecco perché ho voluto dedicare il mio blog a Paolo Fanale , un giovane tenore italiano che presto volerà , letteralmente , verso i prestigiosi lidi che merita. Magari in altra occasione parlerò anche di altri nomi affermati che sono passati  in questa piccola città . Il pezzo di oggi lo dedico a questo ragazzo siciliano , un Tamino notevole…e me lo ero perso , anche a Bologna la passata stagione.

Aida da centellinare

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Una giornata particolare : ieri ho presentato  per la prima volta il mio terzo libro ad Ancona .  Un piccolo locale in una piazza antica e bellissima : d’estate si fanno molti  eventi culturali all’aperto nello spazio sotto la chiesa di San Francesco. Ieri  ovviamente pioveva e non mi aspettavo molta gente , anzi lo speravo  perché all’interno lo spazio è veramente piccolo. Quando stavo  per uscire di casa mi è suonato  il campanello : è arrivato il Cd dell’Aida ! Se di segni qualche volta si può parlare questo per me è stato  davvero un segno : la presentazione andrà bene  con la benedizione di Pappano e del grande Giuseppe Verdi (senza parlare di chi nel cast è una specie di mio compagno musicale). Il gruppo di amici che è venuto alla presentazione era quello che desideravo di più , la metà  il  libro lo avevano già letto , la conversazione piacevole , l’aria affettuosa nei miei confronti.

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© Warner Classics

A casa mi aspettava il nero-dorato gioiello , raffinatissimo anche nella veste grafica. Si , l’Aida è questa : magia di suoni , i colori orchestrali incantevoli , il racconto drammatico si snoda con precisione quasi visiva. Un vero Cd da collezione. Mi limito all’ascolto del primo atto , voglio centellinarmelo perbene . Mi sembra di essere un goloso che mangia piano per gustare ogni minimo sapore . In realtà venendo dalla brutta Aida di Monaco avevo proprio bisogno di recuperare la magia che avevo vissuto a Roma , ma l’ascolto solitario ( non distratto dalla visione ravvicinata di quel Radames bellissimo nel suo frack ) mi consente anche di godere di più della musica.

Atto primo . mi domando come Pappano riesca a farmi sentire ogni vibrazione dell’anima , il grande Verdi della piena maturità che racconta la vita viene esaltato da una direzione insieme passionale e ineccepibile . Vado verso la prima grande aria di Radames . Dicono i detrattori che le edizioni discografiche non consentono davvero di valutare  la eccezionalità dell’esecuzione perché il suono si può selezionare e correggere : ma cosa si può correggere dall’aria cantata da Kaufmann? Siamo  veramente nell’eccellenza col diminuendo famoso recuperato alla scrittura originale. Orchestra e coro di Santa Cecilia , una compagine sinfonica che eccelle anche nella lettura di un’opera lirica. Stamani appena sveglia riprendo l’ascolto e cominciano le arie “difficili “ da mettere in scena : il coro e la danza delle sacerdotesse  , poi il secondo atto con la famigerata marcia trionfale . Pappano riesce a farci sentire le preziosità di una partitura niente affatto semplice , le grandi scene e i duetti si stagliano preziosi . Dal terzo atto fino alla fine persino nell’edizione di Monaco le voci hanno il sopravvento e l’ascolto è impreziosito dal cast internazionale.

Harteros , Kaufmann , Semenchuk , Schrott , voci preziose a livello mondiale sono stati radunati per questo progetto ambizioso e abbastanza inusuale ai giorni nostri nei quali prevale la supremazia dell’immagine. Se dovessi fare dei confronti direi che solo Tezier sembra un po’ sottotono rispetto a Vassallo , ma forse non stava già bene a febbraio. Le voci italiane : Spotti , Fanale e Buratto sono perfette e non sfigurano in cotanto senno. Consiglio a tutti l’acquisto , ci si può regalare un’Aida da amare forse in un modo diverso , addirittura la si può vedere meglio con la fantasia ascoltando questo prezioso disco.

Aida a Monaco

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Non avevo mai amato l’Aida che per me era sempre stata il ricordo delle palme e delle colonne kitch dell’allestimento tipico dell’Arena di  Verona. Poi la folgorazione : l’Aida a Roma in forma di concerto . Il cast eccezionale , la direzione stellare di sir Tony Pappano e tutt’ ad un tratto ho capito gli amici melomani colti che mi spiegavano le raffinatezze della partitura, la trama intimista messa a fuoco dalle sublimi arie anche troppo note che mi avevano fatto perdere la perfezione verdiana. Con queste premesse sono partita per Monaco , ovviamente per risentirmi il mio amato JK , ma convinta che il BSO mi avrebbe dato una versione  magari minimalista e forse un po’ provocatoria alla tedesca , ma comunque valida. Evidentemente non è un buon momento per la Germania : mi delude la garanzia assoluta di serietà della Volkswagen , mi crolla il mito della serietà tedesca e mi trovo ad assistere ad un’ Aida che in certi momenti non esiterei a definire imbarazzante.

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La regia di  Christof Nel comincia quasi bene , durante il preludio, dietro in velatino, i guerrieri in mezza luce,  mi sembrano un po’ fuori tempo , ma non è male come visione. Il velatino si alza e comincio a distinguere meglio : tra i guerrieri in fila c’è ovviamente Radames con orribile semi.pentola di alluminio sulla testa , la corazza , si fa per dire , che accentua  l’effetto barattolo , pantaloni a zampa d’elefante , scarpe bianche da ginnastica. Ovviamente perfetto canta la sua aria tanto attesa : Se quel guerrier io fossi . Sublime , intonatissimo , voce squillante , finale in diminuendo poi crescendo poi diminuendo ,  gli piace anche variare , beato lui che può permetterselo , si diverte anche a variare sennò si annoia, sono parole sue. Ma alla fine il teatro non crolla nell’applauso . Cosa è successo ? Manca il miracolo , quel feeling magico tra la scena  e il pubblico, non scatta il brivido . Kaufmann è  distratto e lo si sente , purtroppo soprattutto per chi lo conosce e lo ama come me.

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La scena si illumina in una scatola scenica rotante , buona per tutte le stagioni , ci puoi allestire qualsiasi opera in calendario . E’ un allestimento non nuovo , una sola settimana di prove , un direttore, Dan Ettinger, assolutamente modesto. Il coro fatica a prendere gli attacchi , c’ è un certo disagio tra i figuranti che spesso si devono guardare per trovare un minimo di sincronia  per i movimenti. Le trombe , ahimè scroccano pericolosamente nella marcia trionfale , stando centrali alla platea si vede lateralmente e in controluce intravedo addirittura Kaufmann ridere mentre stanno per bendarlo(?) per l’iniziazione guerriera. Eppure le voci , tutte , sono di altissimo livello , niente da dire dal punto di vista vocale . Oltre al caro Radames l’Aida della Stoyanova e Amneris di Smitova sono assolutamente ineccepibili . Vassallo è un Amonasro che fa rimpiangere la parte troppo breve , Spotti su improbabili trampoli è comunque una garanzia vocale. Anche il basso , altissimo e bello Ramfis ,Christophoros Stamboglis, una sostituzione last minute, è perfetto. Ma la prima parte si chiude in un imbarazzato applausino , delusione totale . Nel trionfo e nelle danze Radames si aggira , braccia incrociate , finto severo , entra ed esce dalla scatola girotondo e ho la netta sensazione che stia contando i minuti alla fine . Solo ad un certo momento lo vedo muovere a tempo impercettibilmente la testa , sembra quasi che senza accorgersene stia dirigendo il direttore. Commenti un po’ imbarazzati nel foyer , ovviamente le groupies numerosissime non accennano a ipotesi  di critica , ma il teatro nel suo insieme non ha quell’aria magica e felice di tanti straordinari allestimenti che questo teatro mi ha regalato nel tempo. Poi comincia la seconda parte e la musica , non solo letteralmente cambia . Si susseguono le grandi arie che tutti amiamo  Aida , Amneris , Amonasro , Aida e finalmente Kaufmann è sceso dal suo annoiato aggirarsi senza scopo .

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La sua voce calda , dolce e potente riempie i cuori , la Stoyanova perfetta ( ma anche a lei hanno negato l’applauso a scena aperta dopo la sua grande aria ) , sicuramente tutto prende quota , ce ne importa un po meno se i sacerdoti giudici arrivano con delle borse legali e poi si mettono il cappuccio da beati paoli , ormai l’ Aida c’è , Kaufmann c’è ! Come griderebbe un cronista sportivo durante  una gara di moto…Resta la sensazione di un’allestimento imbarazzante nel suo pressappochismo che avrei male tollerato anche nei nostri scassatissimi teatri di provincia italiani. Da uccidere scenografo e costumista sadico con le povere cantanti , specialmente la oversise Smirnova massacrata da un vestitino bianco ammazza tori e la parrucca ridicola  modello scopa di saggina messo in testa alla povera Aida. Che dire , va bene che c’è l’Oktoberfest , che l’ Aida è un titolo nazional-popolare , ma siamo a Monaco , mica nella profonda provincia squattrinata italiana. Non c’ era backstage e alla fine il divino non è riuscito a salutare il gruppetto di fedelissime e fedelissimi che comunque in religiosa attesa volevano perlomeno un suo sorriso . Va bene che anche lui e’ un po’ vittima di tale sconcertate caduta di stile , ma forse proprio per questo l’autografo poteva regalarlo sul Dvd Aida che gia’ tutti avevano in mano e che fortunatamente mi aspetta a casa spedito da Amazon alla fine di questa settimana. Ovviamente ne parlerò , recupererò la magia delle foreste imbalsamente e mi illanguidirà sulla fatal pietra, Verdi vince sempre ovunque.

I like Facebook

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Una riflessione sui “social “ e sull’uso che se ne può fare  e cosa ricavarne di positivo.

Non sono di quelli che non vanno su Facebook perché hanno paura di compromettersi.

Non sono di quelli che invece ci stanno sopra continuamente tanto che qualche volta , vista la velocità delle risposte penso che stiano davanti al monitor tutta la vita.

Non sono di quelli che pensano siano pericolosi e che influenzino negativamente coloro che invece li frequentano.

Non sono di quelli che mettono un Like sotto a tutto tanto per far vedere di esistere , perlomeno a livello di web.

Non sono di quelli che hanno paura di venire derubati di foto , idee , informazioni generali sulla propria vita. Nessuno ci obbliga a metterci cose se non si vuole esserne derubati!

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Sono grata invece ai social (tutti e in particolare a Facebook) che mi ha fatto trovare tante persone nel mondo con cui condividere alcuni comuni interessi. Mi ha fatto rinfrescare l’uso delle lingue straniere , oggi leggo e rispondo molto più velocemente alle notizie in francese ed in inglese di quanto facessi qualche anno fa . Per il tedesco devo dire onestamente che spesso mi devo ancora aiutare con il traduttore. Mi ha fatto capire molto di più del mio prossimo di quanto il mio prossimo stesso voglia dire di sé: si va da chi mette le foto di famiglia , a chi mette le foto degli animali ( di casa e non ) , a chi mette i piatti di cibo ( sono il sottogruppo dei mangiatori ),a chi mette tutte le frasi saggie che trova in giro , a chi mette le foto d’arte . Per non parlare dei gruppi dedicati e monotematici : lì si comincia a rasentare la patologia , ma su quelli ritorno più approfonditamente in seguito. Mi fa risparmiare tempo per la lettura dei quotidiani . Le notizie arrivano quasi sempre in tempo reale , qualche volta battono anche i telegiornali in velocità di informazione diretta. Mi sento libera di starci e di non starci , aspetto il tasto Dislike che qualche volta veramente sarebbe stato utile invece di essere costretta a eliminare o peggio a commentare dove il silenzio sarebbe stato d’oro. In definitiva l’apertura mattutina del contatto via web mi apre una finestra sul mondo , probabilmente sul mondo che ho scelto di frequentare attraverso l’accettazione di amici a me affini e sono grata a chi riportandoci le notizie del mondo senza tanti filtri mi consente di indignarmi , commuovermi , irritarmi , annoiarmi , scandalizzarmi e soprattutto informarmi.

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Un discorso a parte meritano i gruppi di fans. Ahimè ci sono dentro anch’io e la voglia di cancellarmi diventa ogni giorno più forte, qui la patologia da web rasenta la paranoia , il gioco si è fatto tanto ripetitivo quanto banale. Certo che se frequentassi gruppi di cacciatori parleremmo solo di caccia , se frequentassi gruppi di cuochi sarebbe tutta una ricetta  e così via per ogni interesse particolare . Stando dentro a gruppi di fanatici acritici e sfacciatamente curiosi della vita privata dei loro idoli si rischia di diventare scemi. Probabilmente sono arrivata alla overdose: meno Fb e più web : Il  mio blog è  sicuramente lo spazio più giusto per cominciare la disintossicazione , almeno qui le mie osservazioni  restano davvero tra coloro che hanno scelto di seguirmi , mi sento tutto sommato molto più a casa. E ringrazio l’amica berlinese che mi dice di tutta la musica che si può ascoltare in quasi tutta l’Europa , ringrazio  l’amico gentile che mi informa delle belle mostre nel mondo , ringrazio l’amico intelligente che dalla sua isola mi mette ogni giorno attraverso il suo pensiero TUTTO MAIUSCOLO una goccia di cultura nel mare magno delle banalità, ringrazio gli amici che mi mettono tanti bei brani di musica rara e di musica generalmente  poco ascoltata. Non ringrazio i commentatori politici , sono perlopiù dei banali qualunquisti che sfogano le loro poche e male approfondite idee , si dovrebbe trovare la voglia di rispondere con argomentazioni serie , ma qui devo dire che ormai mi manca la spinta a controbattere, preferisco cancellarli , anzi no , preferisco tacere , mi diverte di più.

L’elisir d’amore alla Malpensa

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Un pomeriggio di domenica , il messaggio di un amico fidato  : scaricatelo. Io non ho voglia di scaricare un’Elisir d’amore , dall’aeroporto poi! Però non ho molto da fare e mi metto  a guardarlo . Comincio a divertirmi subito perché contrariamente a quanto accade in Italia ci sono due commentatori  garbati  e  intelligenti : Neri Marcorè , che sa anche parlare le lingue e la mitica presentatrice di Arte  Annette Gerlach, berlinese poliglotta e tutt’e due non dicono le  stupidaggini tipiche dei presentatori e presentatrici che inflazionano e rovinano i rari momenti in cui nel nostro paese si presenta la lirica. Mi accomodo meglio sulla sedia e mi diverto , mi diverto davvero per due ore, non tanto per l’idea non nuovissima di fare l’Opera all’aeroporto . Pereira è uno che di queste  e spero di altre altrettanto valide  idee ne ha davvero. Mi colpisce la qualità dei giovani cantanti , si muovono sicuri davanti alle telecamere , forse solo il giovanissimo baritono  Mattia Olivieri cerca un po’ troppo il monitor ma la Eleonora Buratto e soprattutto Vittorio Grigolo sono fantastici e naturalissimi.

Appartengono finalmente ad una generazione di cantanti attori che fino ad ora scarseggiava in Italia. Ovviamente mattatore Michele Pertusi , una garanzia di successo anche oltralpe. Il maestro Fabio Luisi bravissimo a padroneggiare orchestra e cantanti , deve avere avuto anche un bel caldo con la cuffia in testa per tutto il tempo , ma la riuscita è ottima . L’orchestra della Scala è una vera orchestra capace di suonare anche seguendo “solo” il gesto del direttore , come alla fine farà notare proprio Luisi. C’è una bella e appropriata recensione di Roberta Pedrotti sull’Ape Musicale che analizza meglio di me la parte puramente tecnica della riuscita dell’operazione. Io sono una spettatrice , niente di più  e quando mi diverto , lo ripeto volentieri mi diverto a sentire e vedere l’ennesimo Elisir della mia vita vuol dire che lo spettacolo funziona. Assai carino è l’arrivo di Belcore alla Leonardo Di Caprio contornato dalle hostess, fantastica la Furtiva lacrima dopo il controllo al Gate, divertente il saltare dal realismo iniziale al fantastico per poi tornare al realismo nel finale . Ottima idea del regista Grisha Asagaroff che ha mosso il coro con competenza confondendolo abilmente tra figuranti e spettatori veri e divertiti. I nuovi metodi di ripresa affidati a tecnici straordinari , la serietà dell’impresa mi hanno fatto pensare addirittura che non si trattasse di un prodotto italiano .Siamo europei , come ha detto giustamente la Gerlach . Meno male una volta tanto questa affermazione trova un senso anche nella collaborazione artistica : se continua così la Rai forse mi rivedrà tra i suoi spettatori.

The Puccini Album

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Il doveroso pezzo sull’arrivo ufficiale del CD Nessun dorma di Kaufmann, precisamente il giorno 15 perché Amazon è una cosa seria e ti racconta anche il tracciato della spedizione , non lo faccio . Il mio blog non è così banale , ma lo faccio invece sul numero di “esperti” pucciniani che l’arrivo del  desideratissimo cd ha provocato. Chilometri di analisi , pezzo su pezzo che spiegano quello che ogni melomane di media cultura sa da una vita . Le analisi per solito sono curate da garbate signore che conoscevano  sicuramente la Bohème , Butterly e Tosca e  che ora ci spiegano con dovizia ( ?) di particolari la gestazione dell’Edgar e delle Villi perlopiù in tedesco , ma anche le francesi non scherzano in quanto a saggi pucciniani. Mi colpisce semmai l’età media molto abbassata delle fans new-entry.

Scoprono la bellezza della Fanciulla del West ( grazie!) e della stupenda drammaticissima aria del Tabarro . Onestamente cantata da dio. Spiegano anche al colto e all’inclita perché manca Suor Angelica , per  me poteva anche provare a cantare la Contessa , sarebbe piaciuto lo stesso . E’ che non gli piacciono i personaggi troppo antipatici , infatti solo uno striminzito Fiorito asil dalla Butterfly ( aria aggiunta per contentare il tenore ) perché Pinkerton non lo ritiene abbastanza affascinante per le sue caratteristiche di affascinatore perenne. Ma un’aria mi ha fatto ahimè quello sgambetto sentimentale che ormai da vecchia kufmanniana pensavo di avere superato : Non piangere Liù …il tuo piccolo cuore …Ebbene se riunisci i due gran ruffiani  (detto in senso buono ) Puccini e Kaufmann si scioglie qualunque muscolo cardiaco . Anche  l’aria di Rinuccio  del Gianni Schicchi  assolutamente non adatta alla sua vocalità e per me neppure tanto a quella di Pappano mi ha toccato una corda nascosta : sentigli dire  che Firenze è come un albero fiorito e sei una fiorentina in esilio da secoli ,ebben sia pur…arriva la commozione!

Il primo giorno di scuola

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La scuola è cominciata e su facebook leggo messaggi di insegnanti che salutano gli allievi e gli ex allievi , leggo di amici non più giovani che rievocano la “loro” scuola di un tempo e soprattutto vedo tante foto perlopiù in bianco e nero con le file ordinate dei banchi , i ragazzini con i grembiuli : in Toscana bianchi e neri , nelle Marche a quadrettini bianco-rosa e bianco-celeste. Ovviamente aria di nostalgia , soprattutto penso per le proprie infanzie lontane , per un tempo lontano millenni da quello che vivono i ragazzini di adesso. Ci si alzava all’ingresso dell’insegnante , si diceva la preghiera prima di cominciare la lezione , si stava sull’attenti se entrava un ospite e  le classi erano rigidamente maschili e femminili. Non era una scuola migliore , era la scuola di un tempo lontano , oggi impensabile, certamente si è trattato  di una mutazione quasi genetica e velocissima .

La maestra Anna Loforese, la mia mamma

La maestra Anna Loforese, la mia mamma

Non credo che ci fosse molta differenza tra la scuola nella quale insegnava mia nonna e quella nella quale insegnava mia madre. Ma la nonna aveva cinquanta ragazzi in classe . C’è una foto incredibile di questa donnina piccola con tutti quei ragazzi , alcuni più grandi di lei sulla scala fuori della scuola  rurale  e la mamma che di scolari ne aveva già meno erano sempre più di trenta nelle foto di classe alla scuola Mazzini di Firenze. Non c’erano le faccettine colorate dei bambini che vengono da paesi lontani , non c’erano i tablet che fanno arrivare i bambini a scuola già digitalizzati e campioni del taglia e incolla.

La maestra Anna Loforese, la mia mamma

La maestra Anna Loforese, la mia mamma

Anche le mie due  sorelle sono state insegnanti , solo io che ho insegnato di tutto , dalla vela , al catechismo , al teatro. non sono mai stata ufficialmente della categoria. E’ per questo che oggi anch’io ho avuto voglia di scrivere questo benvenuto al nuovo anno scolastico con un saluto alle molte amiche che ancora insegnano e a quelle che pensionate sentono la nostalgia dei propri allievi. Ho mangiato pane e gessetto  ho detto tante volte ed è vero che magari pur standone fuori ho l’odore della scuola nel naso e quando ci vado per vari motivi ho sempre quasi un moto di nostalgia.Questo è il mio piccolo omaggio all’inizio dell’anno scolastico . Un solo rimpianto : che non ci siano più i maestri , come nella famiglia anche nella scuola le figure maschile e femminile erano utili . Io poi per i maestri ho avuto sempre una passione particolare , non che fossero più bravi  ma erano comunque l’altra metà del cielo ( con uno slogan rovesciato) anche nella scuola.