IL MONDO CAMBIATO

_85780848_syria_un

 

Accadono nel mondo svolte epocali , assistiamo a tragedie inimmaginabili solo nel secolo appena concluso .

Il mio mondo , quello che ho tranquillamente visitato con amore durante i miei anni verdi , il Medio Oriente , non è più visitabile.

Fra tutti i paesi visti , e ahimè non più visitabili c’era la Syria .

Un paese bellissimo , ci sono stata varie volte .

Mi colpivano tante cose : l’aspetto elegante della gente , la forte occidentalizazione ed alcune particolarità. Per esempio la cucina raffinata di tipo francese e la commistione tranquilla delle religioni .Davanti alla grande moschea dove ho pregato insieme ai mussulmani davanti ad una sorta di altare in cui si venerava la testa di San Giovanni c’era un bel negozio di stoffe e tappeti gestito da una famiglia ebrea , radicata da generazioni nel paese.

Ho ancora una giacca con un bellissimo tessuto damascato verde e oro e ogni tanto la metto per andare a teatro.

Il negoziante mi disse sorridente che quel disegno piaceva agli italiani in particolare e per ringraziarmi dell’acquisto mi regalò una piccola tovaglia con disegno batick.

Una volta , arrivando dall’Egitto in ritardo col volo perché li non avevano ben considerato il cambio dell’ora legale perdemmo la coincidenza per Aleppo e atterrammo a Damasco . Nel cuore della notte l’autista che doveva prenderci per andare a Palmira si fece il viaggio per recuperarci e non volle niente di sovrapprezzo!

Questo era un paese civile , bellissimo e adesso ridotto in macerie.

Inutile domandarsi il perché della follia umana , pare che dai tempi della Bibbia l’uomo non abbia cambiato niente .

Non scriviamo più su tavolette di argilla ma i nostri pensieri , o almeno i pensieri dei potenti seguitano a non cambiare.

Cinque milioni di siriani premono alle porte di questa vecchia Europa egoisticamente sorda ( e non dimentichiamo gli afgani , i palestinesi chiusi nella striscia di Gaza , gli iracheni ,i curdi ), tutte popolazioni sfruttate colonialmente in passato , sfruttate sempre a fini ignobili da chi teneva i cordoni della borsa .

Sempre l’Europa ha campato sulla pelle degli altri.

Che si possa affogare guadando un ruscello che divide la Grecia dalla Macedonia e poi essere rimandati indietro è una realtà che non si può guardare .

Personalmente grido : NON IN NOME MIO !

Ho un piccolo spazio nel web e mi sento in dovere di usarlo per cercare di arrivare , insieme a tutti quelli che mi condivideranno , più in alto possibile laddove , nelle torri grigie e lucide di cristalli uomini grigi seguitano a giocare sulla pelle di chi muore nel fango dei campi profughi.

Damasco_x

 

 

Puccini in periferia

65b418c8-14ec-4a08-bcb6-93eb1a5c3c61

 

Un pomeriggio di sabato , alle cinque e mezzo , vado a Falconara Marittima: un ininterrotto susseguirsi di case lungo la ferrovia ma lì c’è un apprezzabile cinema parrocchiale che mi permette di andare , fuori della data canonica , ad assistere al film concerto An evening with Puccini:

Convinta di essere praticamente sola con mio stupore mi trovo una fila di persone davanti al botteghino . Saprò alla fine che la media dei partecipanti all’evento in Italia è stata ampliamente superata.

Ovviamente tutti i partecipanti , per lo più anziani, sono lì per Puccini . Nessuno o quasi conosce Jonas Kaufmann.

Il concerto non mi procura particolari emozioni , io ero a Milano e quindi per me è solo un rinfrescare la memoria.

Per il pubbblico in sala no e piano piano sento salire la tensione , l’ammirazione , la partecipazione emotiva .

C’è chi si canticchia le arie ma ci sono soprattutto le vecchie signore nei loro cappotti con la pelliccetta , l’aria delle brave casalinghe che mi cominciano a chiedere chi è quel ragazzo ,se è davvero tedesco , se davvero l’ho sentito dal vivo.

In un crescendo che mi intenerisce si comincia ad applaudire in sala fino alla emozionante chiusura in cui tutti , ma proprio tutti sono conquistati dallo spettacolo.

Riporto il tenerissimo commento finale della signora accanto a me che dopo avere forsennatamente applaudito esclama :

“nun te manca proprio niente , cocco de mamma , se bravo e bello un bel po’!”

A ripensarci , questa è la vera chiave del successo di Kaufmann ben oltre la sua bravura di cantante :
buca lo schermo con la sua simpatia , arriva al cuore degli spettatori e non è perché è bello soltanto

Il suo fascino è nella sua voce , nel sorriso felice alla fine di un’aria , nell’avere successo anche dove nessuno , dico nessuno conosceva il suo nome prima di sabato scorso.

Una città Altrove

IMG_1364

La definizione me la regala un garbato e intelligente storico dell’arte che lavora al Museo Revoltella di Trieste. E me ne regala anche un’altra : la città di carta per i tanti scrittori che ci hanno vissuto e ci vivono ancora,

Se uno ha voglia di fare un viaggio culturale vero nella mitteleuropa deve venire qui e se é fortunato come lo é stato per me questa volta il trovarci un borin abbastanza teso che ne rende i bei colori di questo magico Adriatico ,Trieste é anche piû seducente.

Città per certi versi fuori del tempo , lo sbocco al mare della Kakania felix, ma vivissima e piena di vita in una dimensione ritrovata e palpabile.

La cultura salva sempre da ogni forma di degrado anche se il tassista si lamenta che non abbiano riattivato una stupenda stazione abbandonata che portava direttamente in treno a Vienna.

Nel mio breve soggiorno triestino , oltre alla signorile ospitalità del mio anfitrione , ho apprezzato in modo particolare la passeggiata nel vento ( sempre pericoloso girare l’angolo ) per andare all’antico caffé San Marco , vivissimo tuttora con gli avventori persi nelle loro letture con la sola variante che adesso ci sono molti pc., ma regna il silenzio vero che dilata il tempo.

Le signore attempare davanti ai loro caffé al tavolino che discorrono garbate nel dialetto non ostentato , quanti caffé ci sono a Trieste!

Il pimo teatro d’opera italiano intestato a Verdi quando qui ancora non era Italia….potremmo ironicamente dire errori irredentisti del senno di poi.

Ma il modo per entrare nell’atmosfera di questa città é passare una mattinata al Museo Revoltella .

il barone Pasquale Revoltella , ricco uomo d’affari aveva molteplici e vari interesi , non ultimo quello di essere tra i finanziatori dell’apertura del Canale di Suez.IMG_0606

Amava l’arte e le belle donne . Nel suo palazzo si davano magnifiche feste , ambite anche dal gran mondo viennese. La magnificenza dei suoi ricevimenti gareggiava con quelle del principe Massimilano d’Asburgo, per i suoi banchetti i fiori venivano dalla riviera , il cuoco era francese come i garbati doni che faceva alle sue lusingatissime e selezionate ospiti , insomma andare a casa sua era un ambito privilegio . Ma il barone amava anche l’arte e nel suo palazzo aveva cominciato anche a comprare preziosi dipinti e statue.

Non solo , alla sua morte , la sua Fondazione ben dotata ha seguitato a comprare alle prime Biennali ( qui non era ancora Italia ) ed egualmente dalle grandi esposizioni di Monaco di Baviera.

Poi negli anni sessanta del secolo scorso alla preziosa dimora si é affiancato , progettato da Carlo Scarpa , l’attuale museo.

Il personale gentilissimo ci invita a partire dal sesto piano a scendere per scoprire tiutti i tesori che contiene,IMG_0615

Condivido volentieri un piccolo Morandi , poche pennellate di neve , datato 1944, un Dudovich con elegantissima signora e la sfarzosa sala da pranzo del Barone , nella parte antica del museo.

La visita , da sola , vale il viaggio nella affascinante città ” dell’Altrove”.

 

UN CAVARADOSSI PER TRE

Un Cavaradossi per tre IMG_0598Capita nei periodi di astinenza di rivedere i DVD e di ascoltare i CD in nostro possesso e capita anche di rivedere su Classica la Tosca di Monaco che sarà ripresa la prossima estate in memoria del regista Luc Bondy recentemente scomparso.

Per caso pochi giorni prima avevo rivisto la Tosca di Zurigo e allora per completare la tripletta ho riguardato anche la Tosca di Londra.

Sono tre messinscena diverse tra loro e dirô alla fine di questa piccola riflessione quale delle tre sia la piû cara al mio cuore.

Se guardiamo l’ordine cronologico prima viene Zurigo poi Monaco e ultima Londra , ma questo non ha la minima influenza sulla mia valutazione.

Comincio dalla Tosca di Monaco che in Karita Mattila una Tosca strepitosa ,una tigre appassionata non piû giovanissima , gelosa e innamorata del suo giovane amante per il quale ( e sono note di regia ) prima viene la sua arte , poi la politica e ultimo l’amore.

Ciô non toglie che sia sua la piû bella aria piena di sensualità …e lucean le stelle…e sia anche un inno disperato alla vita.

La Mattila ci regala del suo un “vissi d’arte ” strepitoso nel momento piû dolente delle sua resa .

 

La Tosca di Londra tradizionale nel piû puro stile R O H ci propone invece una Tosca bella e leziosa quanto basta, fino al punto di indicare vezzosamente con le ditina alzate il suo civettuolo” ma falle gli occhi neri” !

Bryn Terfel potentissimo nella voce conciato in orrida bruttezza anche per via di una infame parrucca di cernecchi spelacchiati ha comunque dalla sua la perfezione del canto.

La regia di Jonathan Kent , more solito , mi ricorda quello che diceva un mio amico a proposito dei film di Ivory : ottimi film di arredamento.

Ma dove questa Tosca é straordinaria é dal punto di vista musicale , la bacchetta di Sir Tony ci regala di un’opera magari anche troppo ascoltata sottigliezze mai sentite e che invece sotto la sua sapiente direzione rivela una partitura di raffinatezza ineguagliabile.

 

E vengo alla Tosca di Zurigo . Qui Robert Carsen gioca pesante e ci regala una Tosca con la Diva Emily Magee rovesciando la scena fino al tuffo finale del teatro nel teatro spiazzante e sconvolgente.

Il barone Scarpia qui é bello ed elegante e la sua perfidia lussuriosa risalta nell’interpretazione raffinata e non banale di Thomas Hampson , una volta tanto in stato di grazia.

Certo é una Tosca per chi di Tosca ne ha viste tante ma é quella che a me ha dato tutta la carica emotiva che fa risaltare come in filagrana tutta la potenza della musica di Puccini

 

Di Jonas Kaufmann che dire? Tre Cavaradossi diversissimi ed insieme credibilissimi, mai banale e riesce a darci

l’impressione di essere sempre quel pittore abbastanza sprovveduto che per la stupida gelosia di una donna finisce per fare una fine eroica che probabilmente non avrebbe mai neanche cercato.

Quel giovane con la giacca stropicciata di velluto che entra in scena col Corriere della Sera in mano é nel mio cuore come quel suo strepitoso rotolarsi disperato sul pavimento nella straordinaria apertura del terzo atto.

C’é da dire che comunque come riesce a morire lui in ogni allestimento é particolare , come se veramente quei colpi gli arrivassero davvero a tradimento anche se li fa precedere da piccoli sguardi frettolosi , quasi un angoscioso presagio d’angoscia e di paura, che aggiunge sempre , in ogni allestimento….cosî muore un artista!

Una giornata particolare

IMG_0597la giornata di ieri era cominciata come da programma meteo annunciato : vento , pioggia , calo della temperatura,

Niente di speciale , siamo a marzo . Quello che non era normale era la mancanza di elettricità , già durante la notte ,ma non mi ero preoccupata .

Quando è tempo brutto qui mi salta tutto , compresa la connessione internet , poi quando il tempo cambia tutto torna nella normalità.

Oggi però i tempi di attesa si allungavano e allora fiduciosa ho fatto il numero verde dell’Enel : primo errore , non avevo in mano il codice della mia bolletta , mi scuso mentalmente con la voce e torno con la bolletta in mano . Secondo step , il telefono fisso , questa è facile . Terzo ,il codice postale e qui mi intreccio, forse sarà il freddo : la voce non mi capisce : ricomincio ma poi arrivata allo stesso punto e terrorizzata che al prossimo mi avrebbe chiesto il codice fiscale o il mio numero di piede ho mollato tutto.

Fortunatamente il filippino della casa accanto, forse ha migliori amicizie di me , aveva provveduto ad avvisare , infatti verso le nove l’Enel è arrivata con bellissimo camioncino bianco e due ragazzi modello Playmobil.

 

 

I due operai sono arrivati quando già in casa ero sui 17 gradi e piano piano sono stati affiancati a consulto da altri tecnici, ne ho contati fino a sette ; ad un certo punto mi sembravano i dottori al capezzale di Pinocchio , tutti chini sul buco del marciapiede nel presunto punto di rottura del cavo.

Intanto in casa la temperatura calava a vista e insieme alla temperatura aumentava il numero di scialli che mettevo addosso.

Ogni tanto poi pensavo di mettermi al pc. per scrivere il pezzo del blog che avevo in mente , ovviamente senza corrente non si può fare .

Ho pensato di ascoltare musica ma la radio non si poteva usare , ovviamente niente telefono e tv . L’unica cosa funzionante l’Iphone , unico contatto col mondo .

E’ banale dirlo , ma quanto siamo legati oggi all’energia elettrica , senza non si fa praticamete niente!

Infine solo grazie all’intervento di una ditta subappaltatrice le cose hanno cominciato a marciare , intanto io mi facevo il training :

pensa se eri un rifugiato in un campo profughi , pensa se eri in ospedale , pensale tutte perché una rottura è sempre una rottura ma ci sono cose ben più gravi cui pensare .

Tutto vero , ma prima che arrivassi a livelli di freddo mentale totale ho pensato quanto il mondo di un tempo , molto meno bisognoso di tanta tecnologia aveva però in compenso dei sistemi magari più elementari per provvedere a riparare i guasti , una volta probabilmente un operaio solo avrebbe saputo da subito dove mettere le mani.

 

 

Si vendetta tremenda Vendetta

 

IMG_3130

 

Scrivo un piccolo pezzo del mio blog sulla necessità del “fare memoria” e collego una bellissima sollecitazione di Umberto Eco al fare memoria per i ragazzi che fanno teatro con me , ma dato che Kaufmann ci sta sempre bene in mezzo , ci metto anche una sua foto e la considerazione che lui di memoria ne ha sicuramente tanta da metterla fra le sue doti più evidenti.

Ma , e qui sta il problema , lo scrivo in italiano nel mio blog e allora le grupies offese non lo capiscono , non lo sanno tradurre , pensano a chissà quali rivelazioni sulla sua salute contenga il testo geroglifico .

Molti help di volontarie che concludono anche non essere esso stesso testo per niente interessante ( la cosa non mi sconvolge) e poi c’è il Soccorso Rosso dell’’amica che traduce tutto in inglese , ma forse il mio testo non merita la gloria!

Garbata considerazione : io sono pure andata a scuola di tedesco da qualche anno per capire non soltanto le frasi di Fb o gli articoli di giornale ma per apprezzare meglio la grande poesia tedesca trascritta nei Lieder e ho anche rispolverato il mio francese scolastico e il mio basic english .

Possibile che le francesi e le inglesi si sentano sminuite se tutto non viene scritto nelle loro , peraltro, amabilissime lingue?

L’italiano è una lingua bellissima , la lingua dell’opera per eccellenza e ,ringraziando gli dei ,molto bene parlata anche dal beniamino delle galliche e delle albioniche.

Cercando di essere il più possibile criptica e intraducibile

posto questo pezzo corredandolo di foto di Kaufmann rigorosamente private.

Mie care amiche anche se avessi notizie fresche della sua salute certo non sarebbe rispettoso e delicato comunicarlo pubblicamente e non verrei sicuramente a raccontarlo a voi !

 

IMG_0886

La cattiveria all’Opera

i_due_foscari9

Ieri sera quando alla fine dell’opera i Due Foscari alla Scala sono partite le bordate di bohuuu nei confronti di Anna Pirozzi e poi incredibilmente anche nei confronti di Michele Mariotti ho pensato che io non sarò mai quel tipo di melomane che va all’Opera solo per divertirsi a disprezzare chi studia , suda e lavora per regalarci qualcosa di speciale , la gioia di potere condividere

la grande musica , il nostro glorioso passato.

Mi capita a volte di non condividere tutto quello che vedo e sento , allora non applaudo , mi taccio .

Me ne resto a pensare dove avrebbe potuto essere cantato meglio , dove forse non ce l’hanno proprio fatta , ma fischi e buhuu mai , per rispetto.

Forse se c’era qualcuno da cui dissentire ieri sera è Alvis Hermanis , un regista che ho imparato a non amare da un po’ di tempo.

Lui , a mio avviso non ama l’opera e soprattutto non ama i cantanti :
li mette lì come belle statuine . Due posizioni : in piedi o in ginocchio , altro non gli fa fare.

Nel Trovatore di Salisburgo ha impacchettato in un vestito da guardiana di museo Anna Netrebko , ha messo una parrucca da tappo tirolese al povero Francesco Meli mentre dietro scorrevano centinaia di quadri.

12771530_10153535146163165_4782153508710422832_o

Ha massacrato la Damnation di Faust a Parigi . La povera Sophie Kosch relegata in un angolo pure malvestita e a Jonas Kaufmann è toccato crollare alla fine su un mucchio di stracci per poi finire in carrozzella!

Mi limito ad alcune ultime pensate del sopravvalutato regista . In questa ultima messinscena scaligera ,forse lo hanno pagato poco , si è limitato ai tableux vivants…ha fatto meno danno.

Ma il regista non è quasi mai nelle mire dei melomani d’assalto : loro hanno nella testa le voci d’antan, generalmente se non sono morti da un pezzo non interessano . Infatti il loro massimo divertimento consiste nell’andare alle prime per distruggere i cantanti.

Poi hanno anche i loro siti dedicati , leggerli qualche volta è fare loro un regalo di troppo . Io per principio non ci vado più.

Personalmente nel mio piccolo blog preferisco scrivere solo in maniera positiva , mi piace parlare dei cantanti che amo : sia che siano affermati da un pezzo sia di quelli che scopro giovani e ai quali dedico volentieri il mio piccolo spazio musicale .

Non mi piace la corrida scaligera , sono abituata a condividere la gioia e la musica di gioia ne dà tanta!

Non è con gli urli che si fa critica , in questo modo si dimostra solo una grande maleducazione , in ossequio alla più nefanda tradizione.

Ovviamente questa non è una recensione dell’evento : e’ solo una considerazione di costume, ero davanti alla tv che ci permette di assistere all’opera , ma per parlarne davvero bisogna esserci fisicamente.

 

Del fare memoria

IMG_0603

In una recente intervista Jonas Kaufman ammette di avere una grande memoria e di essere capace in due o tre notti, sì perché pare che di notte gli riesca meglio, di studiare o di rispolverare un intero spartito.

Questa affermazione mi è tornata in mente leggendo una delle raccomandazioni che Umberto Eco faceva ai suoi nipoti e ai suoi allievi: non smettete di imparare a memoria le poesie, i le date, i luoghi geografici.
Esercizi ormai desueti e che invece sono preziosi per mantenere il cervello attivo anche col passare degli anni.

Nella mia esperienza di operatore teatrale nella scuola ho notato quanto il “fare memoria” aiuti poi i giovani anche laddove sembrerebbe non essere utile .

Non a caso i miei studenti/attori poi riescono meglio anche in quelle materie nelle quali l’esercizio della memoria non sembra essere fondamentale.
Per tornare a Kaufmann se ne elogiano tante qualità, non tutte legate alla sua splendida e particolarissima voce e faccio riferimento soprattutto a chi, un po’
per sminuirlo, ne loda molto anche l’avvenenza fisica, alla quale aggiungo una istintiva e strepitosa capacità attoriale oltre alla indubitabile preparazione musicale.

IMG_1051

Tutte pregievolissime qualità che nell’insieme formano lo “startenor” amato in tutto il mondo.
Ma nessuno si sofferma anche su questa dote , credo in grandissima parte naturale, che lui ha per la memoria.
Il suo vastissimo repertorio operistico , il suo destreggiarsi nella liederistica, anche laddove la memoria diventa un elemento di fascino aggiunto e la sua facilità nel passare da una lingua all’altra in una banale conversazione all’uscita dei teatri confermano che se la natura è stata con lui provvida di doni non ultimo e non meno importante è quella specie di banca dati mostruosa che ha nella testa, oltretutto ben ornata di piacevoli ricci.

A mia memoria , e ormai lo seguo da un certo numero di anni, l’ho sentito una sola volta sbagliare ed è stato il meraviglioso siparietto durante il “nessun dorma “ alla Scala.

Gli facciamo venia per l’emozione , per la stanchezza dell’ultimo bis, ma ancora “chapeau “ per come è riuscito a riprendere l’aria in un modo strepitoso reinserendosi a tempo nella romanza, quasi fosse stato uno scherzo preparato.

Poi a ben pensarci anche a Vienna una volta si è scordato uno dei Wesendonck lieder, meno male, anche lui in fondo non è del tutto un alieno!

La Bustina di Minerva

UNITA32_20160220091309835-755x515

Nei miei anni verdi leggevo l’Espresso: appartenevo a quella borghesia che trovava nel settimanale quello che avevamo prima trovato nel mitico Mondo, cioè una rispondenza culturale che ci appagava e nel leggere quel settimanale la prima cosa che facevo era correre in fondo per godermi la Bustina di Minerva.
Fu così che Umberto Eco entrò nella mia vita, attraverso quegli elzeviri intelligenti che forse in qualche modo mi facevano credere di essere un po’ più intelligente e un po’ meno appartenente al piccolo mondo nel quale vivevamo.

Erano gli anni in cui avevo poco tempo per la lettura, i figli piccoli, la casa e la politica che nonostante tutto facevo per non sentirmi rinchiusa nel ruolo di moglie e di madre che mi era sempre sembrato un po’ stretto, mi lasciavano poco tempo per letture più impegnative.

Ma alla bustina non rinunciavo, pochi minuti per allargarmi comunque la mente, un ossigeno per il pensiero mai banale che conteneva.
Il professore veniva spesso nelle Marche e l’ho anche incrociato da lontano nelle case di amici senza avere mai il coraggio da parlarci, da giovane ero molto più timida di adesso.

Lo ascoltavo però parlare di tutto, la sua intelligente arguzia lo faceva piacevolmente salottiero, ricordo la sua voce, la sua erre arrotolata, il suo parlare preciso, forbito ma mai dottorale.

Quando stamani la radio mi ha dato la notizia della sua morte ho sentito che se ne andava un altro pezzo di me, quest’anno in particolare mi pare che gli astri si accaniscano particolarmente con la mia personale dose di memoria .

Sicuramente il fatto di essere anch’io abbastanza vicina alla scadenza naturale mi fa più vulnerabile a questo tipo di notizie.
Poi il gesto naturale di andare in studio a cercare i suoi libri, per fortuna, perlomeni i romanzi erano tutti in fila, i saggi stanno un po’ sparsi per casa, li cercherò con calma,

Ho fatto una carezza al Nome della rosa, così consumato dalle tante mani in cui è passato, al Pendolo di Focault che mi ha regalato un’estate in barca in cui non vedevo l’ora di potermi ritirare a prua in pace per leggere, ma riuscivo a trovare Il cimitero di Praga .

Solito panico , a chi l’ho prestato? Poi mi sono ricordata che stava di sopra, in un’altra scaffalatura e ho sorriso al pensiero del video sulla memoria in cui Eco cammina sicuro nella sua sterminata biblioteca e a colpo sicuro trova il lbro che cerca.

Non mi è dato questo bene, io faccio la caccia al tesoro per ritrovare i libri che vorrei ritrovare.

Forse, in memoria del Professore, potrei cominciare a mettere in ordine nelle mie scaffalature.

Perché Sanremo?

sanremo_panoramic_view-thumb

la prima sera l’ho visto perché una persona intelligente, nonché amico mio, costretto ad andarci per lavoro mi aveva spinto a curiosare in un luogo televisivo da me snobbato da sempre: poi, ma cercherò di spiegare il perché, ho finito di vederlo quasi tutto, se si levano le botte di sonno all’ascolto di alcune canzoni per me incomprensibili.

Inutile cercarci un filo melodico, un’idea originale. Niente, quegli sono stati i miei momenti di vuoto.
Poi l’ultima sera in effetti, dato che non avevo la surspence di sapere chi avrebbe vinto, durante la vacua declamazione di Renato Zero ho avuto un calo di zuccheri e ho deciso di chiudere la mia esperienza di telespettatore festivaliero.
Ma mi è rimasta la curiosità di capire perché tutto sommato io sia stata tante ore a vedere cose modestamente interessanti dal mio punto di vista e poi ho capito:
è il fascino della diretta!
Mi si dirà che è un po’ l’uovo di Colombo, sempre uno spettacolo “live” ha una forza superiore ad uno spettacolo riprodotto.
Credo poi che il frutto di quello che è sembrato un banale e lunghissimo spettacolo televisivo in realtà abbia avuto una regia ferrea ed impeccabile.
Niente affidato al caso, il ritmo non si è mai allentato, le entrate calibrate perfettamente in modo da non far cadere mai l’attenzione (salvo comunque alcuni momenti musicali per me davvero inutili).

Allora mi si dirà: ma sono le canzoni le protagoniste dell’evento!
Io ne dubito anche perché è dimostrato che negli anni non sono le canzoni vincitrici a rimanere nella memoria come altre che pur non avendo vinto invece sono entrate nell’orecchio per rimanerci anche col passare degli annni.

ed altro…

 

943917_901897533261741_7645520266425260419_n

Come al solito passo ad altro. Il mio blog riguarda molto relativamente le canzoni e il modo della musica leggera in generale.
Torno alla lirica , o meglio torno ad analizzare il comportamento delle povere ammiratrici del tenore momentaneamente mancante all’appello.
Ho già ampliamente sorriso sul photoshop sistematico: Il povero ragazzo spalmato dalle tazzine alle torte ,soprattutto incorniciato come immagine mortuaria tra i fiori. Se il ragazzo ha un po’ di spirito imparato dalla italica frequentazione è autorizzato a fare ogni sorta di scongiuri!.

Ma dove si è raggiunto il massimo è stato l’omaggio per San Valentino : per festeggiare l’amore la Chorégies d’Orange ha messo una bella foto del femminicidio di Carmen da parte di Don Josè.

Vive l’amour!

Un Riflesso

dicembre2005 (13)

Torno a parlare di fotografia anche se in realtà il mio è come sempre un discorso musicale. Mattino presto, casa, un giorno di sole: sento musica come al solito.

Passo distrattamente nel piccolo ingresso e mi colpisce uno strano effetto luce su un quadro.
La tela non è granchè, un modesto paesaggetto, appartiene al mio periodo pittorico : in effetti ho fatto di tutto negli anni, dopo la pittura sono venute le
poesie, poi i libri, il teatro, il blog e via via vivendo.

IMG_1359

La cosa che mi colpisce è un effetto di luce arcobaleno sul quadro, devo cercare da dove provenga quella luce e attraverso una ricerca sulle ombre la trovo in un prisma del lampadario al piano di sotto.

IMG_1360 (1)

Mi piace tantissimo questo cammino della luce che trasforma in maniera surreale una tela modesta e corro a prendere l’Ipad per fotografarlo .
Capisco però che si tratta di un effetto magico solo perché è accompagnato dalla musica, l’incanto non è il banale effetto rifrangente, è il momento dell’alzata del sole di Eine Alpen Sinfonie che sto ascoltando, “die sonnenaufgang,” l’alba.

Il sinfonia mi è particolarmente cara, in modo particolare legata al ricordo di chi mi regalò il CD.
Fu mia sorella Renata tanti anni fa: ricordo che durante un mio breve soggiorno a Firenze, assolutamente lontano dal mio compleanno lei tirò fuori questo disco dicendomi: un regalo di compleanno, quando ho sentita questa sinfonia a teatro ho pensato a te che ami la montagna e te l’ho comprato, così, per condividere.

Era fatta così mia sorella, aveva nei miei confronti dei moti gentili di vicinanza dell’anima , una vicinanza fatta di cose piccole e grandi, cose sussurrate e non dette.

dicembre2005 (12)

Ieri mattina la luce trasformata nei colori arcobaleno sul mio piccolo quadro , la musica tanto amata , i miei ricordi della montagna lasciati indietro come tante
altre cose della vita quando nel cammino degli anni ci si lascia indietro piano piano tutto un vissuto mentre insieme si resta legati anche a chi ci ha lasciato
,ma solo materialmente , mi sono sembrati un messaggio , una carezza dall’altrove , da quel “nowhere” da cui Renata ieri mattina mi salutava attraverso quel prisma che in maniera del tutto casuale si andava a rifrangere ul mio quadretto col magico effetto arcobaleno.

Banale considerazione sul mio blog: i miei carissimi lettori mi perdoneranno , ma se in questo periodo di astinenza musicale mi rifiuto di correre dietro ai patetici ricordi rispolverati che nei siti dedicati allo startenor fioriscono in abbondanza , resto attenta ai programmi , alle molte segnalazioni future e ricomincio a preoccuparmi : al solito il calendario in lontananza si infittisce e riprende la lotteria .

Non sarà che di nuovo qualcuno rimetta , come si dice , troppa carne al fuoco?

Non so fare i Selfie

images-1

Lo confesso , i selfie proprio non li so fare : probabilmente il mio braccio è troppo corto , la tecnica di posizionamento rispetto alla mia immagine sbagliata , certo è che se per qualche momento di demenza ci provo poi cancello di corsa l’orrore che ho provocato .

Eppure ho sempre amato fare fotografie, anzi ho sempre avuto la passione anche per le macchine fotografiche e senza essere un vero esperto fotografo qualche volta per caso le foto mi sono venute pure belle .

Adesso poi se ne fanno di valide anche con uno smartphone anche se comunque a teatro ricorro ancora a qualcosa di più adatto : la mano che trema nello scatto non si addice al palcoscenico .

Forse è una questione generazionale , basta avere trent’anni meno di me e vedo delle persone ( anche i miei figli ) capaci di selfie anche divertenti.

images

Pure il mio cantante preferito li fa con allegria con le mie care amiche attempate , tanto lui viene sempre bene!
Ma dove , selfie a parte, la mia incapacità diventa orgoglio è quando la mia ritrosia diventa una scelta etica.

Certi selfie con le cose che abbisognerebbero di pudore sono contenta di non saperle fare e in questi giorni sono veramente scandalizzata dal selfie con la mummia del santo perché qui si rasenta , forse involontariamente , l’orrore.

Ricordo che una volta durante un bel viaggio culturale in Polonia in cui scattai tante bellissime foto al momento di entrare sotto la terribile insegna Arbahit macht frei di Auschwitz misi la macchina in borsa e di quellla visita ho tanti ricordi emotivi , ma nessuna fotografia.

La memoria ha bisogno di silenzio e in certi momenti anche il clik può diventare un rumore di troppo.
Per chiudere questa breve riflessione sull’uso della fotografia penso a tutte le torme di turisti sul vaporetto a Venezia che non vedono più niente che non sia filtrato dall’obbiettivo di qualunque apparecchiatura riproducente .

Sicura che per vedere cosa hanno realmente visto molti di loro devono tornare a casa e guardare con nostalgia tutto il loro materiale digitalizzato.
Per molti la memoria è già diventata un dischetto o una pennetta USB.

426683_517952978231883_1145743422_n