Cose di casa mia

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Nell’incanto dolce dell’entroterra marchigiano , Macerata , con il suo Festival estivo allo Sferisterio. Un posto speciale , un capolavoro architettonico di inizio ottocento, nato per il gioco della palla / bracciale , una sorta di pelota locale e miracolosamente trasformato , già da quasi un secolo , in uno dei palcoscenici estivi della lirica più belli d’Italia. Un posto tanto bello che sembra nato per la musica , anche se il suo enorme palcoscenico qualche volta  impensierisce gli scenografi e intimorisce i cantanti.

Vi hanno cantato tutti i grandi e con alterne vicende , non sempre si hanno dei direttori artistici eccezionali , qui comunque si è sempre fatto tanta musica nelle estati talvolta capricciose anche per la vicinanza con i Monti Sibillini che non garantiscono sempre la messa in scena senza incursioni temporalesche. Quest’anno no , tutto ok , anzi un bel caldo accompagna le note di questa stagione felice  anche per la straordinaria figura di direttore artistico che attualmente la anima.

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Un folletto geniale , un uomo di teatro a tutto tondo , un curioso giovane che mi viene da benedire per il suo entusiasmo , la sua creatività e il suo spirito: Francesco Micheli è il mago di queste serate e io , dopo i miei pellegrinaggi nelle lussuose  (musicalmente) terre d’oltralpe , torno a casa felice di condividere queste due ultime serate del Festival 2015. Cavalleria e Pagliacci. la prima delle mie due serate , mi riserva una bellissima sopresa . Una grande voce : Anna Pirozzi, una cantante dotata di una voce forte , sicura , spiegata .

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E’ anche una donna dolcissima , l’ho conosciuta col marito affettuoso e la bella bambina che , guarda caso si chiama Leonora ,  un bel ricordo di un debutto della mamma nel Trovatore giusto quattro anni fa. La conoscevo già di fama , tra i melomani i nomi che saranno importanti già si sanno e poterla godere dal vivo nei due ruoli di Santuzza e di Nedda , oltre tutto qui al debutto nel ruolo , mi ha fatto veramente molto piacere .

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Ottima la direzione di un giovane Christopher Franklin , la messa in scena di Alessandro Talevi , più convenzionale in Cavalleria e decisamente più riuscita in Pagliacci aldilà del nome italianissimo è un giovane sudafricano che si è formato teatralmente a Londra , un altro giovane di sicuro avvenire. Ottimo Tonio , nel ruolo anche scenicamente , Marco Caria e da segnalare un ventitreenne Arlecchino dalla voce pura , Pietro Adaini, un altro dono della terra di Sicilia.

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Il coro , il mio coro sempre all’altezza professionalmente . Ne sono molto affezionata  anche perché da molti anni ho un incarico nell’Associazione Corale Bellini da cui la formazione deriva. Insomma ieri sera ero tornata a casa , tra queste persone che conosco da sempre e che lavorano con tanto entusiasmo. Qui si respira quell’aria giusta , di collaborazione e fiducia reciproca che poi sfocia in risultati di ottimo rilievo , facendo i miracoli con  i finanziamenti sempre più scarsi , ma con tanta capacità di aggregare l’intera comunità  intorno a questo Festival che è veramente un vanto di tutti quelli che ci lavorano.

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Pubblico festoso e accaldato , piena la grande platea e tutti i palchi , grande  successo e generosi applausi per tutti alle fine.

Stasera chiude con Rigoletto , ne parlerò domani.

Home, sweet home!

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Il viaggio è finito . A casa con gioia , il silenzio e il recupero degli orari normali , dopo tante serate di teatro diventa un po’ difficile. La piccola montagna di cose da lavare , la valigia da mettere in alto nell’armadio , in attesa di una futura speranza di viaggio. Sulla scrivania tutti i programmi di sala , le brochures , le cartine , i biglietti feticisticamente serbati. Sarà la parte più difficile da riordinare , poi la serie di fotografie (tra la macchina e il telefono sono ancora molte quelle che non ho condiviso su Facebook). Ho il terrore di fare quei terribili album vacanze che non hanno un senso , recupererò solo quelle che mi/ci dicono qualcosa. Una banale osservazione ad usum dei fotografi accaniti , le foto dell’iPhone sono più belle di quelle della camera , anche se questa tutto sommato ha avuto una bella funzione specifica con lo zoom a teatro , fino a che un incapace non mi ha scoordinato tutte le funzioni e io che una supertecnica proprio non sono dovrò tornare dalla brava fotografa che me l’ ha venduta per farmi spiegare meglio dove non sono riuscita a rimediare da sola.

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Per fortuna ho una piccola coda lirica che mi aspetta : lo Sferisterio di Macerata . Aldilà di impropri confronti sono contenta di ascoltare ancora musica , a casa mia. Il mio blog dopo la drastica decisione di uscire dai gruppi di adoranti acritiche ammiratrici scenderà nelle visite , non sempre si possono raccontare cose importanti , ma per l’immediato ho ancora buone prospettive , sarà una discesa lenta , meno traumatica. Poi vado in vacanza , d’altra parte , finalmente anche il tenore a cui il blog è dedicato , verso la ultima decade del mese , si prenderà una breve vacanza , almeno lo spero per lui.

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Cerco di leggere tutte le recenzioni tedesche di questo strano Fidelio , una osservazione mi colpisce : quegli strani rumori di scena , quei vuoti , le voci impercettibili sussurrate rappresenterebbero la sordità di Beethoven…ma quante se ne dovevano capire! Non si può sempre andare all’opera col manuale delle Istruzioni per l’uso! Io addirittura avevo pensato a qualche disfunzione tecnica , soprattutto visto che era la Prima.

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Riguardo le fotografie , con alcune notazioni mi pare ancora di potere raccontare qualcosa : l’imbecillità delle mode dei lucchetti, una Barbie a teatro , la brutta statua di Von Karajan davanti a casa e , per chiudere , una visione già lontana del ricordo del Fidelio.

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Florestano. Ovvero della fine dell’utopia

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Che questo Fidelio sia stato pensato in funzione della centralità del ruolo di Florestan lo si capisce dal primo momento, quando sulle note della prima ouverture la donna senza voce indica il volto pensoso del prigioniero sul sipario chiuso. La scena monocromatica indica un nonluogo classicheggiante in cui ruota al centro un inquietante cubo nero che in qualche modo ricorda il monilite di 2001 Odissea nello spazio. Ombre nere , gigantesche o piccolissime si incontrano mentre i personaggi prendono rilievo in relazione alle stesse. Minacciosi uomini in nero in contrasto con le bianche figure del coro dei prigionieri , tutto sembra preludere all’arrivo del vero protagonista dell’opera. Oserei dire , citando ancora una volta Bertolucci : la tua assenza più acuta presenza.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt// Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor Copyright:Monika Rittershaus

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Copyright:Monika Rittershaus

Ne risulta evidente il ruolo di comprimaria di Leonore , doppiata dalla sua figura giovanile senza voce con sforbiciature anche notevoli del libretto. Dice Claus Guth nelle note di regia : contrasta la banalità del testo a fronte della musica sublime , da qui la scelta di affidare grande parte del ruolo di Leonore ad una giovane sordomuta che con il linguaggio dei segni esalta la potenza lirica della partitura. Anche nelle note di Welser Möst si legge chiaramente una scelta e la citazione è tratta da una lettera di Beethoven a Carl Maria Von Weber che avrebbe diretto l’opera nel 1814: tagliate quello che volete, adattate la messa in scena alle vostre esigenze.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Questa è in ultima analisi la scelta di fondo di questo allestimento : partendo dal libretto francese fino alla versione in tedesco e con le diverse partiture a disposizione, l’allestimento di Salisburgo risulta un’opera in parte nuova , sicuramente stimolante nella realizzazione. Non sono certa che,  senza la straordinaria prestazione attoriale di Kaufmann , il progetto avrebbe avuto la stessa valenza, infatti la prima parte ne risulta priva del pathos che comunque è contenuto nella partitura con particolare riferimento alle bellissime arie di Marzelline e di Leonore.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Tomasz Konieczny:Don Pizarro, Olga Bezsmertna:Marzelline,  Jonas Kaufmann:Florestan, Sebastian Holecek:Don Fernando, Norbert Ernst:Jaquino, Nadia Kichler:Leonores Schatten, Hans-Peter König:Rocco Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Adrianne Pieczonka:Leonore, Tomasz Konieczny:Don Pizarro, Olga Bezsmertna:Marzelline, Jonas Kaufmann:Florestan, Sebastian Holecek:Don Fernando, Norbert Ernst:Jaquino, Nadia Kichler:Leonores Schatten, Hans-Peter König:Rocco
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Poi nel buio totale , nascosto dal cubo nero attacca il Gooottt…di Florestan che appare lentamente nella semi oscutità : quasi cieco , con scatti di vitalità irrazionali , gesti di incontrollata gestualità , un uomp perso , finito che infatti non ´riconoscerà Leonore e neppure Leonore ritroverà in questa larva il suo amore perduto. impaurito. Guarderà con curiosità l’acqua che gli viene offerta , rientrerà addirittura nella cisterna buco nero per sfuggire ogni incontro. Quando i minacciosi uomini neri , con Pizzarro lo accerchieranno Leonore, finalmente svelata , lo salverà in realtà le due figure si fermeranno bloccate dalla difficoltà di riconoscersi. Sul non incontro c’e una prima chiusura . Poi l’ opera riprende con la meravigliosamente eseguita Leonore N. 3 a sipario chiuso e quando questo si riapre sarà in un grande salone dal rosso tappeto con un enorme lampadario al centro. Ma l’arrivo del Governatore non porterà la luce nello spento Florestan che cerçherà vanamente di ritrovarsi e di riconoscere la sua sposa. Crollerà alla fine al proscenio , come la fine di tutte le Utopie, mentre la donna dei segno esalta il testo gioioso del coro fuori scena.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan, Tomasz Konieczny:Don Pizarro Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan, Tomasz Konieczny:Don Pizarro
Copyright:Monika Rittershaus

Mi domando cosa potrà rendere la ripresa televisiva di questo spettacolo che mi ha fatto pensare ancora una volta all’affermazione di Patrice Chereau che l’opera é uno spettacolo frontale e che solo in questo modo la si può apprezzare veramente. Certo , la faranno da padrone i primi piani del grandissimo attore sperduto nella sua lontananza , come abbia fatto Kaufmann a costruirsi questo personaggio andando avanti e indietro con Monaco per la ripresa di Manon , ha dell’incredibile. Forse per questo mi ha detto nel breve incontro per strada quando gli ho chiesto di farmi la sua famosa risata : oggi no, proprio non ce la faccio , sono troppo stanco. Semmai questo Florestan si avvicina al Don José disilluso di Orange, uomini stanchi come in fondo penso sia lo stesso Kaufmann in questo momento.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

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Copyright:Monika Rittershaus

Per tornare allo spettacolo , ieri sera la prima , molte mises improbabili in ogni altro loco. Qui sembra che l’Austria felix sogni di ritornare ai suoi fasti, solo i militari in divisa sembrano uscire da edizioni low-cost di operette. I biglietti andavano a ruba , si vociferavano cifre da capogiro , in albergo mi hanno considerato una miracolata , poi a teatro ho trovato vecchie amiche di Monaco felici di avere trovato i biglietti…la mattina, dovunque allignano le leggende metropolitane. Io sono molto contenta di avere chiuso questa mia lunga vacanza con uno spettacolo particolare , già bellissimo nel ricordo che sicuramente farà discutere , ne leggerò volentieri le dotte critiche e interpretazioni . Personalmente ribadisco la mia recensione a caldo di ieri sera: svuotato di ogni speranza questo Fidelio , non più Inno all’amore coniugale , è uno spettacolo bellissimo e triste, forse dimensionato alla cupa realtà dei nostri tempi bui.11850762_1284141128279727_638499568_n

Il Florestan di Jonas Stanislavsky Kaufmann

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Ultimo giorno , è scoppiato un gran caldo. Prima di addentrarmi nel racconto della serata spendo qualche minuto pomeridiano con notarelle  di costume. Questa Salisburgo è divisa in due tra il grande turismo di massa, che letteralmente la violenta nelle sue antiche stradine medioevali, e il pubblico del Festival. C’é un tale distacco, direi quasi epocale, che fa persino tenerezza. Nell’aggirarmi nei teatri, ovunque mi volga,  vedo smoking d’epoca ( veramente d’antan quelli bianchi)  e ho spesso la sensazione di stare in un grande ristorante , mi sembrano tutti camerieri! Tremolanti , con stampelle , in carrozzine , i ricchissimi vegliardi credo che non sentano neanche più bene la musica. Solo in alto , dove tutto costa un po’ meno ( si fa per dire ) si ha la sensazione di un ascolto consapevole , melomani incalliti , musicisti e aspiranti cantanti, il resto è silenzio direbbe il  Bardo .  Ogni tanto qualcuno/a ruzzola pure per le scale , sadicamente mi sento una ragazzina anche se poi gli specchi impietosi mi raccontano di appartenere già alla eletta schiera dei vegliardi. Rito nel rito, fuori nella strada tutti a fare “chi guarda chi” . So che stasera sarò guardata. Pare che questa prima sia la più ambita e la più elitaria del Festival…

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Strano questo mio amore per Fidelio. La prima volta fu alla Scala , dirigeva Muti , bellissime scene di Enzo Frigerio e c’era un ragazzo tedesco nel ruolo di Jaquino , non l’ho per niente memorizzato. Il programma poi non lo trovo più , il caro compagno della mia vita era talmente distratto che  li seminava al bar , dentro il palco , mentre si metteva il cappotto al guardaroba. Insomma il reperto magico non ce l’ho più. Ho perà il ricordo di essermi innamorata di questo Beethoven , di questo inno alla libertà , di questa Leonora/Fidelio . Insomma della protagonista.E stasera tutta l’attenzione della stampa , delle tv , dei social è per Florestano , saremo un po’ strabici? Una specie di santissima trinità: Franz Welser Möst, Claus Guth , Jonas Kaufmann.

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan Copyright:Monika Rittershaus

Salzburger Festspiele 2015/Ludwig van Beethoven/Fidelio/Premiere am 04.08.2015/Musikalische Leitung:Franz Welser-Möst/Inszenierung:Claus Guth/Bühne und Kostüme:Christian Schmidt//Jonas Kaufmann:Florestan
Copyright:Monika Rittershaus

Riprendo dopo teatro : stasera un commento veloce , domani in viaggio sarò più dettagliata. A botta calda  : Jonas Stanislavsky Kaufmann salva ogni cosa , ormai non ha neanche bisogno di cantare , infatti il suo Gooot , peraltro cantato al buio e quasi fuori scena non era poi così lungo come una volta ; secondo metterei Welser Möst che ha diretto i Wiener in maniera prodigiosa , soprattutto la Leonora tre prima della fine , ultimo , in altri casi eccelso Claus  Guth , a furia di essere troppo intellettuali e ieratici qualche volta si affonda nella banalità di ritorno . Ma per tutto c’è una spiegazione e domani approfondirò meglio, mi aiuteranno come al solito le note al programma. Chi forse ha il diritto di essere perlomeno irritato è proprio Beethoven , gli hanno addirittura levato il lieto fine! Stop , faccio la valigia perche’ domattina il treno per Monaco aeroporto ce l’ho abbastanza presto. A teatro comunque il regista è stato buato di brutto.

Norma con Cecilia Bartoli

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Da dove comincio ? Non è stata una giornata particolare salvo forse l’affettuoso saluto del signor Schatz dell’omonimo konditorei,  che  ieri era chiuso  e puliva il negozio. Stamattina vedendomi passare mi ha salutato con un gesto di invito e cosî nel pomeriggio , di nuovo riverendomi, mi ha chiesto se era davvero buona la Kardinal schnitte . Gli ho detto in esperanto che è forse la cosa piu buona che giustifica un ritorno a Salisburgo. Per il resto e per la gioia delle galline ho visto Juan Diego Florez , lo conosco da quando appena ventenne cantava a Pesaro . Stasera grande recital per lui, ma io…mi sono regalata una Norma così fuori norma che ho dovuto comprare il programma/libretto anche se credo di averne diecine a casa.

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Ma volevo capire di più . Intanto la Bartoli canta divinamente e non è vero che ha una gestualità esagerata , anzi , visto il taglio dello spettacolo e la caratura del personaggio direi che era addirittura ieratica. Istintivamente guardando un poster con una foto di scena avevo pensato ad Anna Magnani. Infatti la famosa foto di Roma città aperta è addirittura nel programma. Quindi una Norma neorealista , con lieve accenno all’esercito occupante , quattro comparse all’inizio , sembrano proprio della Wehrmarcht, poi più nulla. I partigiani sono partigiani dappertutto uguali e Pollione (ho sempre pensato un destino nel nome) ha un classico trench anni quaranta. Ma  lo spiazzamento notevole l’ho avuto a livello musicale . Le voci sono molto diverse dal solito: Adalgisa è un soprano leggero e il sullodato è un tenore di grazia , la Bartoli è un mezzo con vocalità , solo Oroveso resta un basso , anche se qui lo canta magnificamente Michele Pertusi. Corro a leggere le note : in effetti c’e come uno slittamento vocale , documentatissimo con i riferimenti ai cantanti dell’epoca . Quindi una interessante rivisitazione molto ragionata e devo dire con pregevoli risultati.

Scordate tutte le lance , i Druidi , gli effettacci , visti anche recentemente. Qui siamo in un rigore filologico notevole e l’opera ne acquista in drammaticità  mentre la storia di questo sacrificio d’amore diventa anche emotivamente molto più vicina a noi. E’ come un binocolo rovesciato , ma nel quale si vede tutto più chiaro. L’orchestra La scintilla , un ensamble zurighese è parte integrante dell’operazione ed è diretto da Giovanni Antonini, coro della Radiotelevisione svizzera. La regia Moshe Leiser/ Patrice Caurier. Gli interpreti oltre a Cecilia Bartoli – ma perché in Italia ce l’´hanno con lei ? la sua Casta diva, senza fronzoli ,  è da manuale – Pollione John Osborn , vocalità chiara e dizione perfetta , Adalgisa una giovanissima messicana Rebeca Olvera, intensissima. Nel programma c’e un bel saggio di Giovanni Gavazzeni , in tedesco! Ci metterô un paio d’ore per ri..tradurlo.

Suken Karte , bitte

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Domenica 2 agosto. Data la scarsa possibilità di gite a causa della pioggia battente ed essendoci nel Duomo di Salisburgo addirittura due messe consecutive di Mozart : una,  mai sentita e bellissima, la Credo Messe,  che ascolto per intero volentieri,  e poi la Missa brevis in si bemolle maggiore con due cori , quello della Cattedrale che aveva cantato anche prima al quale si aggiunge l’Hongkong Children Choir , una delizia di bambini in divisa da scolaretti. Penso di restare a godermi la musica. Arrivano silenziosissimi , ciascuno col proprio zainetto e la sacca portaabiti con il cambio per la Messa.   Mi fermo un pò per ascoltarli ma, benchè siano veramente tanti , il grande coro in alto nella navata centrale fa perdere la gioia di queste piccole voci infantili che proprio non si sentono . Sono deliziosamente fragili come i loro proprietari. Esco nel nubifragio , il meteo parlava di isolati temporali…Vado con scarse speranze all’entrata del Festpielhaus. C’è la generale del Fidelio , folla di “suken Karte , bitte” sotto gli ombrelli . I fortunati gioiosi che hanno l’invito li vedi dalla faccia sorridente. Non riesco a capire che tipo di pubblico sia , mi pare molto locale, non vedo stampa o sponsor , forse sono anche i parenti degli orchestrali e del coro . Nessuna speranza di imbucarmi , non vedo proprio nessuno che conosco.

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Dopo essermi inutilmente bagnata sotto lo sgocciolamento degli ombrelli vado a mangiare i prodotti tipici locali . Fidelio lo vedrò in pompa magna alla prima. Mi aspetta un concerto importante , ne leggo già su Fb , è stato a Milano nei giorni scorsi, ne ha parlato in modo entusiasta una persona che stimo e poi…la Quarta di Mahler. Insomma parto felice …e torno al settimo cielo . Io non l’avevo MAI sentita cosi perfetta , celestiale , lieve , un’esecuzione incredibile! Non sapevo niente di questa orchestra ungherese , anzi piu esattamente non pensavo ci potesse essere in Europa un’orchestra all’altezza dei Wiener, che ho sempre amato piu dei Berliner ultimamente , ma che nel cuore della vecchia Europa , proprio nel cuore antico si nascondesse un cosi raro esempio di virtuosismo orchestrale proprio non me lo immaginavo.

Diretti da Ivan Fischer, con la voce solista di Miah Persson e poi alla fine , come bis incredibile , tutta l’orchestra in coro a cantare con la solista prodigiosa il Laudate Domini di Mozart. Leggo nei tanti commenti entusiasti che hanno fatto seguito all’entusiasmo di Francesco Maria Colombo che esiste una registrazione di Fischer della quarta di Mahler dal Concertgebouw di Amsterdam. Sarà da ricercare per le giornate tristi. Per la cronaca del mio blog devo dire che anche la prima parte del concerto non era male . Bartok , Pezzi magiari e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra con un solista all’altezza di tutto il resto , Yefim Bronfman. Se vogliamo trovare un unico neo , ed a Salisburgo proprio non me lo aspettavo,  un caloroso applauso dopo il primo tempo della Quarta…mala tempora…

Aimez vous Schubert?

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Primo agosto , meno quattro . Come Forrest Gump comincio ad essere un po’ stanca . Comunque stamani l’ amica gentile mi ha proposto  una cosa interessante  . Andare ad ascoltare Claus Guth spiegare il suo Fidelio . Con lui c’è anche lo scenografo/costumista. Misteri della mente : Guth lo capisco , diciamo al settanta-ottanta per cento , il suo scenografo arrivo al massimo al venti. Poi Helga mi spiega che mentre Guth ha studiato alla Hauptschule di Monaco , l’ altro parla con accento tedesco del nord . Il primo ha un raffinato tedesco colto pieno di riferimenti classici , molti latinismi , il secondo , mi si dice , ha un tedesco piu moderno , piu attuale. Ovviamente  c’ è un motivo piu profondo , quello che dice Guth in gran parte l’ho anche  sentito in una intervista di Kaufmann. Sono amici e si frequentano dai tempi della scuola di musica di Monaco. Il suo Fidelio non ha riferimenti politici attuali , i personaggi vivono in un non luogo atemporale e ci sono anche delle ombre in doppio, ma questo lo vedrò a teatro.

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Non ci sarà happy end , troppo tempo e’ passato e ha logorato le menti di Leonore e Florestan, . Ha  detto anche altre molte cose sulla sua impostazione dello spettacolo, ma ovviamente aspetto di vederlo per parlarne con cognizione di causa. Una cosa curiosa su Jonas però l’ha detta : che ha i nervi d’acciaio e quando ad un ora dalla generale del Lohengrin a Milano hanno cambiato con i monitor tutto il secondo atto il nostro amato tenore non ha fatto , come si suol dire , una piega e tranquillamente ha eseguito le variazioni. Alla fine dell’incontro non ho resistito e sono andata a fargli i complimenti per quanto à bravo , ovviamente e volutamente in italiano. Sono in albergo afflitta da uno pseudo jazzista che suona per strada sotto la mia finestra…e gli battono pure le mani . avevo sperato non avesse successo cosi avrebbe cambiato  la postazione…Concerto di Grigory Sokolov alla Grosse Festpielhaus. Sono in una loggia laterale in alto , è quello che ho trovato , qui tutto è a peso d’oro , anche gli abbaini , ma l’acustica è straordinaria . Penso anche che possa dipendere dal fatto che la sala è scavata nella roccia  e questo la rende  veramente insonorizzata . Potrei intitolare il mio diario di oggi “Aimez vous Schubert?” parafrasando un vecchio libro della Sagan. Ebbene io adoro Schubert e più lo sento e più mi piace. Non è comunque che tutto il programma non fosse bellissimo : prima parte Partita N. 1 di Bach e poi la sonata N. 7 di Beethoven.

Sokolov sembra l’omino di burro di Pinocchio , si allontana e torna a salutare senza espressione , ma tutta l’espressione la mette nelle sue mani e quando poi nella seconda parte , tutto Schubert, quelle mani si scatenano io parto “sturm und drang” . Sonata scritta nel ‘22 , dopo la prima grande crisi dovuta alla scoperta della sua malattia , è un grido dell’anima e mi manda nel pallone . Per i lettori colti e curiosi è la Sonata in la minore. Op.143 D 784. Poi Sei momenti musicali , tutti bellissimi e pieni di un rigoroso vigore. Scappo vergognandomi un po’ prima del bis , fuori piove di nuovo e io come al solito l’ombrello lo porto solo quando non serve.

Maria Agresta al Mozarteum

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Terzo giorno , torna il sole e la voglia di andare in giro . Vado alla ricerca della tomba di Haydn nelle catacombe  del convento di  San Pietro. Io penso sempre alle catacombe come qualcosa che vada per l’in giu e invece queste sono tutte in salita, scavate nella roccia e le scale sono decisamente faticose da salire. Ma ne vale la pena : dall’alto il cimitero ordinato , con le tombe coperte di fiori , ispira veramente una gran pace ,le folle turistiche si fermano intimorite da tanta pace , per fortuna.

Vicino ad Haydn c’ è anche la sorella di Mozart e soprattutto un  bellissimo pannello del ‘600 con una ingenua e terrificante Totentanz… Sei riquadri con le scritte in latino e tedesco gotico , bianco e nero , mi incanto a leggermelo tutto e il ragazzo gentile addetto all’entrata mi regala la brochure , vorrei pagarla ma mi fa il gesto del regalo . Si vede che gli piace quando qualcuno si ferma a pensare in silenzio.

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Serata bellissima al Mozarteum . Canta Maria Agresta e la sala  tutta stucchi e ori (quante volte vista su Classica ) è  pIena di un pubblico particolare , raffinato , non mondano. Il programma parte da una preziosa aria barocca e prosegue con intelligente cronologia con testi in francese e in italiano. Un repertorio inedito per i più da queste parti , forse anche inusuale , ma la splendida vocalità  di Maria conquista tutti e alla fine è proprio con un’ovazione che la salutano dopo i due festeggiatissimi bis. Intorno a me signore tedesche mi fanno i complimenti per la felice serata, hanno capito che ero italiana.

Vado a salutare Maria , garbata  e felice del successo , elegante nei due abiti messi nelle due parti del programma , come una vera diva salisburghese , solo molto più elegante di molte blasonate cantanti d’oltralpe. Il suo accompagnatore ha avuto una incertezza iniziale , lei molto carinamente ha sorriso… C’era a salutarla anche , orgogliosissimo , il maestro Gianandrea Noseda , Maria non solo è una nuova grande cantante , ma anche una donna deliziosa.  Il  marito sorridente e orgoglioso le stava vicino. Spero di poterla risentire presto nei nostri teatri , giovane e bella saràsicuramente tra poco una diva , ma sono sicura che non perderà la sua aria serena di chi è sicura del proprio canto e della propria professionalità. Complimenti Maria!

 

Boulez e Mahler

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Secondo giorno a Salisburgo . Fa un freddo quasi invernale , tira vento ed esco praticamente con tutto quello che ho addosso.  La giornata comincia col gioco dell’orientamento . Non sono mai stata al Mozarteum e la gentile signorina delle reception me lo mostra sulla cartina , anzi mi ci disegna sopra addirittura il percorso, ma io questo Mozarteum proprio non lo trovo! Per fortuna  Salisburgo non è proprio Parigi e domandando qua e là finalmente lo trovo . Avevo fatto un divertente girotondo perché il Mozarteum è a due passi da qui. Meno male la mia solita prudenza , se fossi partita per il concerto con le indicazioni alberghiere il concerto di domani me lo sarei perso perlomeno a metà. Seconda parte della mattinata , vado a salutara una bella Madonna quattrocentesca nella chiesa dei Francescani e poi mi accorgo di avere una fame da lupi. Praticamente  il giorno prima non avevo mangiato . Siccome in quel locale ieri c’era entrato un certo amico mio mi ci sono fermata…per simpatia e ho   preso una schnitzel gigante, con conseguente abbiocco pomeridiano.

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Appuntamento alle cinque e mezzo con Helga davanti alla Festpielhaus, un pubblico mondanissimo , retrò che di piu non si può, è la Salisburgo che non amo , quella della gente che guarda la gente . Tutti in tiro per il gran Gala di Domingo , francamente non  mi pareva di perdere tanto a non andarci. L’amica gentile entra e io mi trovo a gironzolare in attesa di entrare al mio concerto e siccome i pellegrinaggi se si fanno si devono fare seri vado a prendere una favolosa fetta di torta da Schatz con il the . Concerto di nuovo alla Felsenreitschule , orchestra della ORF , direttore Cornelius Meister. Quando arriva , il podio è piazzato al centro della platea,  mi fa impressione perché è praticamente un ragazzino. Prima parte Rituel in memoria di Bruno Maderna di Pierre Boulez.  Sono sul difficile , ma la strana disposizione dell’orchestra che praticamente ci circonda , con le sezioni musicali , otto per l’esattezza  che si susseguono in  una strana armonia indefinibile e soprattutto con questo ragazzino che ho molto vicino e che vedo dirigere in maniera strana con tutte e due le mani alzate e le dita aperte mi affascina davvero. Vedo anche lo spartito , enorme , con strane linee , non ci sono le note , mi piacerebbe capirne di più.

Seconda parte  e qui sta il regalo del giorno : la prima di Mahler , il Titano che tanto amo e mi canticchio dentro perché riconosco i temi dai Lieder eines fahrenden Gesellen… “Schöne Welt!“ . Il maestro , questa volta sul podio tradizionale con la grandissima orchestra  mahleriana, volta le spalle ma vedo che dirige senza spartitp con una gioia che mi ha ricordatato quella di Abbado quando dirigeva questa sinfonia.Ha solo trentacinque anni , penso che ne risentiremo parlare parecchio. L’ho aspettato quasi un”ora all’uscita e lui imbarazzatissimo perche mi aveva fatta aspettare , con una timidezza deliziosa mi ha voluto fare una piccola dedica sul programma. Stasera il cielo è ritornato sereno , di notte spariscono  i turisti a frotte , Salisburgo ritorna decente , anche se capisco Mozart che se ne era andato via presto.

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Peana per un’antica civiltà

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Nel mio albergo di Monaco, un po’ troppo sulla pubblica via e privo di stanze accoglienti in comune , così da non dovere stare per forza in camera se non si ha voglia di uscire nella Babele estiva, ci sono comunque cose carine da segnalare . Una buona tranquilla colazione ad un prezzo giusto , belle docce moderne nel bagno pieno di mensolette e, per finire, il personale : praticamente tutti greci e tutti molto veloci a capire le richieste della clientela. Fra tutti il fantastico Kostas:  mi ha stampato velocemente tutta la mappa per andare alla casa di Thomas Mann, mi ha dato ogni tipo di informazione e soprattutto, mi ha recuperato sulla memory card le mie foto perdute._dsc0105_ret

Questo lo ha fatto la sera , tornando a casa e mandandomi decine di messaggi per farmi capire come avrei potuto fare per  riavere i miei preziosi reperti.  Santo subito! Spero trovi il tempo di fermarsi ad Ancona quando va a casa per le meritate vacanze e se non trova il tempo lui lo troverò io quando , se Dio vorrà , tornerò a Monaco a fine settembre. Lui viene da qualche parte vicino a Igoumenitza , a poche miglia da li un mio posto del cuore : Sivota. Ci ho passato giornate di sogno , con la barca ormeggiata in una baietta quasi privata, ci svegliava il ragliare del somaro e la notte un gallo senza orologio ci faceva compagnia Tuffi all’alba e cene da Joannis con avventurosa traversata in canotto . Ora quel mondo non c’è più anche perché tornandoci pochi anni fa per una gita col FAI ho scoperto che il paesino addormentato è diventato un banale luogo di villeggiatura con la costa deturpata da orribili villaggi vacanze.

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Mi a me resta il ricordo di quella Grecia gentile , di quella frase : italiano-greco , una fazza una razza…che ci faceva tanto sorridere. Grecia , terra di emigranti poveri , di antica cultura , di gentilezze lontane. Metto in scena i grandi classici da tanti anni , so riconoscere nella bellezza di un verso antico  tanta più forza di quella che si trova in retorici reportage sull’ immigrazione di oggi : ” è troppo grande l’ala del dolore…per tutto il mare che abbiamo arato…” Ogni volta che penso alla Grecia ho come un nodo dentro , ora ci si aggiunge anche la gentilezza del garbato portiere Kostas.

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Die Eroberung von Mexico di Wolfgang Rihm

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Forse stavolta proprio non sono all’altezza. La musica contemporanea  non la conosco  e questa Conquista del Messico , se volessi essere sincerissima dovrei dire come Fantozzi che ” è una gigantesca bojata! ” . Ma poi ci ripenso e come sempre mi metto a pensare in positivo , che è sempre più utile e anche più educato . Comincio dalla location . Per ammissione degli stessi curatori la Fellsenreittschule e’ l’ambito ideale per la performance. Nell’ossesivo ritmo delle percussioni piano piano dall’essere volutamente accecati da sinistre luci gli spettatori scoprono macerie della nostra civiltà, auto sfasciate simili a mostri , lampi di accecante bagliore che sembrano cercare qualcosa anche tra il pubblico, copertoni abbandonati e su tutto questo un lindo ambiente piccolo borghese in cui una donna rassetta e custodisce con pignoleria.

L’arrivo del maschio , banale e con il mazzo di fiori in mano , prelude alla violenza che lentamente si realizza portando la donna alla sottomissione violenta fino all’arrivo , effettaccio banale , di tanti uomini in nero che scendono dalla platea, i nostri vicini di posto , guarda caso.  .  Poi arrivano le donne nude che soggiogano gli uomini , poi praticamente ne vengono tutti sconfitti , la macchina rossa bella lucida , penso si tratti di un nostro idolo consumistico viene allontanata in quinta. Montezuma ( lei ) e Pizzarro ( lui ) , muoiono tutt’e due su alcuni accordi a cappella , credo. Nessun applauso. Una fuga alla spicciolata in un brusio imbarazzante. Non ho voluto comprare il programma che sicuramente mi avrebbe spiegato i raffinatissimi perché di tanto spreco di energie e di denaro dai molti prestigiosi sponsor , tutti ben evidenti in alto , forse per indicare il nemico consumistico. Di teatro di ricerca ne ho visto e sentito tanto , questo spettacolo , ad essere buoni , mi sembra addirittura un po’ datato, non a caso viene da Artaud. Sulla musica non mi pronuncio ,per mia ammissione di colpa non l’ho proprio nè capita nè sentita. Tamburi lontani…fuori pioveva.

Manon Lescaut e le fotografie perdute

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Ieri sera ultimo spettacolo a Monaco . Di nuovo Manon , di nuovo Jonas , di nuovo la messa in scena di Neuenfels. La prima volta a dicembre mi era piaciuta, soprattuto amo la meravigliosa musica di Puccini e avevo trovato in questo allestimento astratto alcune idee intelligenti . Ieri sera invece le idee intelligenti le avevo già , come dire , metabolizzate e mi interessavano molto  meno . Addirittura quando nel secondo atto manca Des Grieux mi ero addirittura accorta di appisolarmi e non era tardi… Ho pensato che forse stavo accumulando stanchezza e un filo di stress per la partenza di oggi : seconda tappa , verso Salisburgo. Poi arriva il terzo atto , Des Grieux ritorna protagonista , la musica mi prende e alla fine avrei voluto gridare Viva Puccini ! Perché questa opera di un giovane , piena di violenta passione è una di quelle che ti prende nel profondo dei visceri non ha bisogno delle pesanti e mortuarie didascalie in tedesco  che vogliono spiegare tutto il destino di amore e morte e in realtà interrompono il flusso musicale mozzafiato. Kaufmann ce la mette tutta , anche la Opolais col gran fisico che si ritrova è una perfetta Manon dai bei capelli d’oro , ma la grande voce spiegata del suo partner si inghiotte la sua voce  piccola e dolce. Alla fine grazie al miracolosamente riapparso press-agent di Jonas riesco ad andare a salutare i cantanti e allora gli chiedo di fare le foto con il mio terzo libro in mano. Gli sembra di averle già fatte e mi guarda con i grandi occhioni stanchi , è tutto sudato , ma acconsente lo stesso gentilmente . Me ne faccio scattare quattro o cinque sempre sperando che ce ne sia almeno una buona.

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Ringrazio Angelo Capodilupo

Ci salutiamo, ciao , io vado ad aspettarti a Salisburgo per il Fidelio ed esco per l’ultima volta in questo viaggio tra la folla degli ammiratori invidiosi. Già per strada controllo , fotografie non male , alcune da ritagliare , ma sono abbastanza contenta, soprattutto perché non ero affatto sicura di entrare nel backstage , anche se invitata il giorno prima dalla Opolais…Per completare il mio giudizio devo dire che mi mancava  tanto anche Pappano , Altinoglu è una buona bacchetta , è giovane e pieno di impeto , ma anche a lui forse pesano i lunghi momenti di silenzio necessari perché il pubblico si legga tutte quelle spiegazioni pressoché inutili . Appena arrivata in albergo , cretina , attivo subito la procedura per scaricare le foto sull’ iPad  e…me le cancello tutte! La casalinga disperata Adriana avrebbe forse voluto anche piangere se non fosse stata così forte la rabbia per la propria dabbenaggine. Come ! trovo Jonas  gentile , ancora in abito di scena che acconsente di  aspettare per andarsi a fare la meritata doccia , si mette graziosamente in posa per me , dà tutto il tempo a chi mi fa le foto perché io possa controllare che sono venute bene e poi…per la fretta butto via tutto!

Ringrazio Angelo Capodilupo

Ringrazio Angelo Capodilupo

Evidentemente qualche volta l’inconscio la fa da padrone sui miei comportamenti . Stamani , prima di partire , il portiere greco gentilissimo mi spiega che forse lui a casa riesce a recuperarmi qualcosa . Gli lascio la memorycard , il mio telefono , tutti i miei indirizzi. Non mi promette niente …ma forse… Sono alla Ostbahnhof in panchina , due ore prima della partenza del treno, mi sembra obiettivamente esagerato  pregare per una tale stupidaggine ma… Ho negli occhi gli occhioni di Des Grieux , sento la sua voce garbata che mi dice che non ho speranze di entrare alla generale , ho un gran magone. Stasera mi aspetta a Salisburgo un’opera moderna di cui non mi interessa nulla , ma che avevo dovuto prendere come pacchetto integrativo del Fidelio. L’avventura continua. Non ci sono fotografie per il commento del pezzo ed ero in prima fila. Le foto per fortuna le fa , belle , il mio amico Angelo.

Ringrazio Angelo Capodilupo

Ringrazio Angelo Capodilupo