Cortina

Corso Italia, piove. Un mondo di anziani e di ragazzini , manca la generazione di mezzo, una strana Cortina dove cercare a fatica i vecchi punti di riferimento : dove c’era il fotografo la griffe , al posto del mitico negozio di maglieria uno store griffato.

Meno male che c’è Lovat , ma ci sono troppi ragazzini , in Cooperativa regole nuove , sbagliare la fila per un etto di prosciutto fa quasi ridere , ma tant’è.

Sicuramente è colpa dell’altitudine , non si invecchia solo per esser più saggi.

Doveroso salto in canonica , ormai abituata al fasto barocco delle chiese bavaresi mi sembra quasi povera e spoglia.

Poi tutto cambia , arriva la neve : come al solito piano piano si insinua nella memoria , lava il malumore e tutto torna pulito e finalmente ritrovo la pace dei ricordi più belli , mi piace di nuovo tutto , a cominciare dall’odore della neve mischiato al profumo del legno che brucia nelle caldaie.

Zuel di nuovo mia , sono a casa.

Bastano una manciata di giorni per allontanare le ubbie iniziali , un abbraccio di Stefanino , un figlio paziente che rallenta il passo : devi camminare di più! Poi mi aspetta e sorride.

Requiem siberiano

Era bello Aleksey Navalny , alto e diritto , sarà difficile trovare un divo cinematografico degno di lui per interpretarlo nel biopic omaggio che sicuramente sarà tratto dalla sua vita.

Adesso, oltre il circolo polare artico giace freddo nel freddo e  credo che quella salma peserà sulle coscienze russe più di tante inutili parole di omaggio alla sua resistenza al potere putiniano.

Ma la sua morte non cambierà il destino di un popolo che ancora vive nella profondità di quel paese immenso nel quale la democrazia , se mai c’è stata , rimane circoscritta nelle grandi città , al di fuori delle quali resta il vuoto pesante , contadino , refrattario al cambiamento , immobile anche se le nuvole corrono veloci nel cielo immenso che lo sovrasta.

Mi aveva affascinato la Russia quando l’avevo visitata (e ancora l’Ukraina ne faceva parte ) come mi affascinano i suoi grandi scrittori , la religiosità di un popolo che aveva anche nelle isbe più  sperdute “l’angolo rosso” nel quale è sempre brillata una luce davanti alle icone bizantine.

Leggere la storia russa è un susseguirsi di congiure , di dittature, di violenze , di crudeli vittorie coperte dal pesante velo di neve e di gelo che copre le sue immense pianure.

Nelle immense dorate sale del Kremlino anche adesso si aggira un dittatore , un piccolo uomo sul quale peserà l’immagine di un bellissimo nuovo eroe che verrà pianto in Occidente e forse beatificato per il suo coerente coraggio di testimonianza contro la dittatura .

Ci saranno le elezioni farsa e Putin vincerà, nessuna illusione in proposito.

Si era smembrata l’Unione sovietica , tanti paesi satelliti hanno cercato una via di liberazione , ma ancora la mano pesante dell’immenso paese si allunga sulle speranze periferiche e sembra impossibile rompere quel cerchio di potere che tende come una piovra a inghiottire di nuovo le speranze di chi si è allontanato dal giogo centrale.

L’Occidente accenderà candele davanti all’immagine di Navalny, lo stesso avverrà , forse , a Mosca per chi ne avrà il coraggio .

 Spero solo che nei nostri paesi non ci si divida inutilmente sul corpo di un eroe lontano anche perché nel nostro democratico mondo non c’è molto da sperare circondati come siamo da guerre fratricide e ricatti globali.

Gerontocrazia al potere

Non si chiede l’età a una signora , basta dire che sia Biden che Trump sono più giovani di me , eppure anche se non sbaglio i nomi e le date e non blatero minacce folli ai comizi  , sono terrorizzata che la più grande democrazia del mondo sia nelle mani di persone che farebbero bene a vivere serenamente la loro età.

Sono convinta che ai vecchi vada lasciato lo spazio per la saggezza e magari per l’insegnamento ai giovani , specie se hanno qualcosa da insegnare. 

Scrive Norberto Bobbio nel suo De senectute  : “ mentre i mondo del futuro è aperto all’immaginazione e non ti appartiene più , il mondo del passato è quello in cui ti rifugi in te stesso e ricostruisci la tua identità …..” , e se è altrettanto vero che la saggezza la si conquista con l’età si può nel contempo perdere la capacità di sintesi , la velocità dell’apprendimento , tanto più evidente in questo tempo che si è velocizzato al punto da tagliare fuori dal contesto sociale interi segmenti di popolazione.

Eppure vedo tante teste canute nei centri di potere , come se il mollare il comando nascondesse la paura di perdere il consenso conquistato nel tempo.

Le teste bianche sono un segno di invecchiamento generale e ahinoi , vedere una platea teatrale mette un po’ di tristezza , ma non è colpa nostra se invecchiamo di più , basterebbe capire quale deve essere il nostro ruolo nella società.

Ci sono dei giorni in cui penso con sgomento alle persone care che mi hanno lasciato e che non sarebbero in grado oggi di fare delle semplici operazioni bancarie , di prendere un treno con il telefonino o di mandare una mail .

Eppure ci sono ancora i grandi vecchi in cima al mondo e questo mi fa paura.

Vier lietze Lieder

Li amo di amore incondizionato , mi piacciono perché immagino il vecchio compositore nella sua villa di Garmisch , la nuora che gli porta tre testi ai quali lui aggiunge un quarto tenuto da parte in un cassetto , nasce un capolavoro crepuscolare e magico.

Quando sentìì per la prima volta Armin Grigorian , in saio francescano ,cantarli da Torino mi deluse leggermente , poi li cantò a Santa Cecilia e io devotamente ascoltai l’esibizione ottenendo lo stesso risultato leggermente straniato.

Esce adesso un suo Cd e ben due persone che mi onorano della “fesbucchiana” amicizia e che stimo molto scrivono separatamente , ma concordemente che la mia amata soprano con questo disco conferma che la sua arte maggiore è arte di palcoscenico , di interprete carismatica quando incarna i ruoli con notevole forza interpretativa.

Dato che amo moltissimo questa cantante e da tempi non sospetti perché era un secondo cast in Suor Angelica a Roma , una diecina di anni fa , ho ragione di ritenere giusta la valutazione dei mei due illustri amici di web.

Lo strano caso , il Cd. non l’ho sentito e non ho neanche la curiosità di sentirlo , mi conferma quello che avevo percepito nella mia totale ignoranza musicale supportata solo dalla lunga frequentazione musicale , cioè che certe peraltro mitiche figure hanno dalla loro la straordinaria capacità di entrare nei personaggi , di possedere una tecnica notevole e anche una forte presenza scenica  ma che la liederistica è un’arte a sé e che non tutto riesce bene a tutti , basta farsene una ragione.

Ciò non toglie che proprio ieri abbia ascoltato la Grigorian nella Dama di picche ( ascoltata perché la messinscena è risibile,) e ancora una volta abbia apprezzato l’ampiezza della sua voce , la sicurezza del suo canto e la sua carismatica presenza scenica.

Una Dama fumosa

Si svolge in un nulla fumoso questa Pikovaya Dama di Monaco e se non fosse che l’avevo vista già recentemente alla Scala un paio d’anni fa sarei stata costretta ad andare a rileggermi il libretto .

Ricordo la mia prima Dama di Picche a Firenze , erano gli anni in cui si ambientavano le opere con le indicazioni dell’autore , per cui ricordo bene la scena del Lungo Neva quando Lisa si suicida, qualche confusione sul fatto che forse era ambientata in manicomio  deve è finito il povero Hermann e la Dama entrava in scena da una porticina bassa bassa , ma forse quella è già un’altra edizione.

In questa ultima messinscena , ambientata , non si sa bene perché , in un mondo di gente di malaffare, al solito grande spreco di sipari con primi piani che non spiegano niente altro che la bravura attoriale degli interpreti ,dove al solito primeggia la Grigorian anche se Violeta Umana da uno spessore spesso sottovalutato al personaggio della Dama , bellissima la sua aria francese cantata con grande dolcezza.

Dal meraviglioso racconto di Puskin Tchaikowski ha tratto uno dei suoi capolavori e se l’Onegin resta un’opera del cuore questa Dama ha una musica talmente sconvolgente da restare sconvolti anche dopo l’ennesimo ascolto.

Infatti ho preferito ascoltare piuttosto che vedere il nulla scenico , con misteriose apparizioni corali ( come spiegare l’allegria del canto dei bambini all’inizio o l’inizio del terzo atto in caserma , qui inutilmente trasformato in bordello ( allora le trombe a cosa servono?).

I cori vanno e vengono dalla fitta nebbia senza nessun nesso logico con la vicenda narrata , davvero siamo arrivati all’assurdo di scrivere una specie di sceneggiatura parallela in modo che la musica diventi una colonna sonora adattata alla bisogna.

Ottime prestazioni di tutti gli interpreti a cominciare dal protagonista Brandon Jovanovich e dall’inossidabile Roman Burdenko , delle donne ho già detto ,direi che nell’insieme è una buona Dama da ascoltare , inutile da vedere. 

La calligrafia

Qualche tempo fa , non ricordo esattamente il giorno , stavo facendo una cosa banale anche se gratificante , mi avevano chiesto una dedica su un mio librino quando mi accorsi con terrore che non riuscivo a scrivere correttamente le poche parole che intendevo mettere sulla pagina.

Abituata ormai a scrivere sul pc. non avevo più la padronanza della mano , quella volta mi limitati ad uno svolazzo di firma illeggibile e me la cavai in quel modo.

Poi ci ho ripensato e leggendo recentemente un articolo sull’importanza della calligrafia ho capito che la perdita della consuetudine con la scrittura porta a conseguenze impensabili anche sulla trasmissione del pensiero .

Addirittura si afferma che ci sia una correlazione con il numero dei passi che facciamo con la grafia del nostro pensiero.

Nel secolo scorso la calligrafia era addirittura una materia scolastica : maiuscole e minuscole in corsivo , in caratteri diversi dai nomi altisonanti : adesso i ragazzini imparano a scrivere solo in stampatello e solo le maiuscole , ne consegue che anche il loro pensiero si semplifica e si banalizza.

Personalmente ho deciso di correre ai ripari : scrivo lentamente , con caratteri un po’ infantili , obbligandomi a tenere la mano ferma anche se questo mi porta a rallentare la costruzione del concetto da esprimere.

Capisco che davanti ai grandi temi educativi che devono affrontare i nuovi docenti credo che il recupero della bella calligrafia sia l’ultimo degli obbiettivi , ma cercare di ottenere dai ragazzi qualche bella paginata di lettere in corsivo potrebbe essere una piccola spinta per chiedere loro anche una maggiore attenzione ai concetti da esprimere con maggiore ponderazione.

La pira

Almanacco di bellezza , uno dei pochi momenti di televisione intelligente .

Oggi si narrava di un illustre filosofo finito al rogo ai tempi di Giordano Bruno , conversazione colta , richiami storici abbondanti.

Ovviamente scatta l’inserto operistico ..ed è Kaufmann in quella famosa “pira”  seduto che ai suoi tempi sconvolse i duri e puri che amavano il tenore a gambe larghe sul proscenio , il tutto finalizzato al DO finale di all’armiiiiii.

La messinscena di Olivier Py era alquanto strana e all’epoca non piacque molto , ma colpì al cuore quelle come me che erano già conquistate dalla sua bravura di quel Trovatore fuori dagli schemi.

Molti Trovatori ho ascoltato , molte messinscene più o meno tradizionali , ma quel ragazzo col cappotto di pelle seduto in un angolo che canta disperatamente prima di correre dalla sua mamma è uno di quei momenti di non ritorno dell’arte scenica del recitar cantando.

Mi ricordo che ero in teatro e alle signore italiane che avevo vicine risposi che l’unico italiano del cast era… Jonas , talmente presa dalla sua presenza fisica e dal suo squillo brillante.

Sono passati più di dieci anni da quella rappresentazione , la strana scena girevole , i duellanti con le teste di animali , i neonati e la vecchia nuda non piacquero neanche a Monaco , dove si fa di tutto anche strano , ma quella pira era davvero speciale e me la sono andata a ricercare su Youtube per farne uno screeshot da raccontare oggi , in tempi di magra anche kaufmanianamente parlando.

Mi ricordo

Teatro Pergolesi di Jesi , si celebrava il trentennale di fondazione dell’Associazione marchigiana attività teatrali ed essendo io fra i soci fondatori mi avevano eletta presidente del comitato per i festeggiamenti.

Nel primo pomeriggio , seduta in platea aspettavo i vari ospiti in arrivo quando mi ha avvicinato un ragazzino con tanti capelli e un sorriso larghissimo che si è presentato così : ciao, sono Giovanni!

Era già pianista e compositore famoso ma con quel fare da folletto divertente sembrava tutto meno che un affermato musicista.

Abbiamo parlato tanto di musica . lui con molta leggerezza e allegria e solo quando poi la sera si è esibito ho capito quanto fosse genuina tutta la sua gioia di vivere e la sua semplicità nei rapporti con il mondo.

Ieri sera l’ho rivisto sul teleschermo con lo stesso sorriso , la stessa aria un po’ tralunata e la stessa empatia : Giovanni Allevi , uno strano alieno che il destino ha voluto colpire crudelmente , mi ha commosso davvero il suo messaggio , soprattutto quando ha parlato dei piccoli guerrieri che lottano come lui e che lui ha voluto idealmente portarsi sul palco , certe volte ci vuole molto coraggio per essere così naturalmente nudi davanti al mondo.

Spero veramente che possa suonare ancora quel suo Tomorrow che devo dire , onestamente , non mi è sembrato un capolavoro ma se sappiamo da dove scaturisce acquista un sapore di autentica verità che commuove. La musica , qualunque musica serve soprattutto per arrivare al cuore.

Mitica Giorgia

Non sono proprio entrata nel club , ma sembra che questa settimana non ci sia proprio niente da guardare in tv, leggo pigramente un libro non proprio avvincente e finisco per riaprire la tv .

Una elegantissima Giorgia , una specie di virgola chic nel vestito anni venti tira fuori da un bauletto gli antichi reperti : le musicassette!!

Mi scatta allora una memoria dolcissima :le “Mammamix “che mio figlio mi faceva per quando guidavo tante ore e che mi servivano per farmi compagnia .

Le sue cassette per mamma erano un regalo per i miei gusti difficili ai quali il figlio scapestrato era però decisamente attento : non so neanche dove siano finite e quando le ho buttate via , ma di sicuro ricordo che c’era Alleluhja di Leonard Coen cantata da uno strano ragazzo il cui nome non ricordo e c’era Vedrai di Claudio Baglioni , poi tutte scelte particolari che  adesso mi si confondono nella memoria.

Per quanto riguarda quel poco di festival che ho intravisto mi sorge spontaneo uno strano commento : forse i testi vogliono mandare messaggi , ma io non capisco le parole , questi giovani non sanno cantare , usano il microfono come strumento di modulazione della voce per procurare effetti , ma le parole spesso rimangono in un mix di allitterazioni scollegate.

Non così la mitica Giorgia da cui avevo cominciato la mia piccola cronaca : lei sa cantare davvero , da quello scricciolo escono note vere , sapientemente modulate . Avercene di cantanti così, ovvero l’unica Giorgia che vorrei.

La pigrizia

Avevo deciso di non guardare Sanremo , anche perché Classica mi offriva una Carmen con Jonas , ma poi mi sono accorta che quella Carmen l’avevo già registrata e forse per la pigrizia di premere il pulsante sul telecomando sono rimasta a guardare ..le canzoni , si fa per dire, del Festival !

E’ divertente vedere il livello di kitch che inchioda al teleschermo , evidentemente funziona come una droga leggera e mi sono fatta una scorpacciata di pubblicità , onestamente alcune addirittura erano dei piccoli film interessanti che forse hanno rappresentato il lato più innovativo della kermesse.

Il pensiero tornava alle pubblicità di una volta , spesso brevissime e con il nome del prodotto da pubblicizzare ben in evidenza. 

Adesso il prodotto è nascosto in storie anche complesse e lo devi ricercare addirittura nella memoria , alla fine.

Delle canzoni non posso dire niente , mi sembrano tutte uguale e spesso però all’annuncio si sa che per fare quel prodotto musicale ci si sono messi in tre, quattro o addirittura in cinque .

Più interessante semmai la tendenza del look , spesso meno fantasioso che in passato , molto total color , più nero che bianco , difficile però parlare di eleganza .

Ma ad un’ora canonica ho chiuso la tv , credo di essere stata collegata fino circa alla metà del percorso.

Prima di chiudere i collegamenti ho cominciato a vedere i commenti sui social , insospettabili maitre a penser commentavano con dovizia di argomentazioni.

Forse entro nel club.

Diario napoletano tre

I Vespri di Emma

Ci ha messo proprio tutto la Dante in questi Vespri, che forse però non risultano  il suo spettacolo migliore.

Come al solito l’opera va vista dal vivo e certi colori e atmosfere non rendono in video : resta però la fatica  di non apprezzare al pieno il polpettone nazional-popolare storico che forse nel simbolismo troppo enunciato ( Stato- Mafia) perde un po’ del suo valore.

La rivolta popolare con ostentazione di volti stra-noti di vittime illustri della Mafia risulta un po’ troppo dichiarata a tesi.

Se poi si aggiunge ( eufemisticamente) una non perfetta direzione musicale , cori così-così organico orchestrale al minimo (per un grand-opera) il risultato non brilla per perfezione.

Ma lo spettacolo piace comunque  , soprattutto per la compagnia di canto che da il meglio di sé in questa ultima replica in cartellone.

Maria Agresta bellissima e in gran forma , Mattia Olivieri e Alex Esposito verdianamente perfetti , anche Pretti ha un ottimo squillo.

Restano in negativo i costumi davvero orrendi di Vanessa Sannino , impietosi per chi non è bello del suo.

Si ha la spiacevole sensazione che mancando registicamente un numero congruo di prove ogni cantante canti per conto proprio e il magico mix risulti scenicamente scollegato.

Comunque abbiamo nell’ordine : la citazione dei Pupi in battaglia, passando per i mori portavasi di Caltagirone per arrivare anche alle luminarie di Santa Rosalia e lo scintillio degli ori di Monreale.

Non tutto ma di tutto : crocifissi e processione compresi.

Il pubblico napoletano e con amiche straniere orfane del mancato concerto di Kaufmann , gradisce soddisfatto, poi ci aggiungiamo la bellezza del Teatro SanCarlo e siamo contenti tutti.

Diario napoletano – due

Volete un aiuto ? sono in treno , destinazione Napoli e per un attimo non capisco a chi si rivolge la signora dietro di me , sono sola e se voleva aiutarmi a levare il piumino avrebbe dovuto dire “vuole “? , poi capisco, seno entrata del regno di Napoli e qui si parla napoletano e si da del voi come se fossimo in una commedia di Eduardo.

Alla stessa commedia assisto in piazza del Gesù  bellissimo show di un Pazzariello che davanti a santa Chiara vende un cornetto rosso portafortuna : tre giri con formule varie , poi : “ per cosa volete il beneficio ?

cena a lume di candela, relazione duratura o vincita al Lotto ? aggiunge tre numeri sulla ruota di Napoli , cinque euro.

Le turiste se ne vanno felici con il cornetto rosso del valore di pochi centesimi.

Il sole splende e io cammino in un mondo a parte in cui lo splendore e la sporcizia , le chiese opulente e i motorini che follemente corrono nei vicoli e che ,grazie ai molti santi partenopei non ammazzano i turisti ,fanno parte dello stesso teatro.

Qui è tutto precario e contemporaneamente eterno , capisco il fascino che questa metropoli millenaria e fatiscente  esercita sui romantici nordici , anche se personalmente troverei il viverci una vita troppo faticosa.

Caravaggio , un folle lombardo che qui ha lasciato capolavori in abbondanza : al Pio monte della Misericordia ritrovo le Sette opere di misericordia che non so perché nella memoria avevo piazzato in un altro museo.

Non affronto San Gregorio Armeno e rinunciando per sempre a pagare col bancomat un taxi che allora diventa correttissimo torno verso il mare che luccica ovviamente come da cartolina.

Al Gambrinus , fascino del vecchio caffè , ovviamente si parla con i vicini e si scoprono amicizie musicali nuove.

Un sottofondo di rumore : canzoni , ritmi afro , è Carnevale e un padre ostenta una pargolina in braccio vestita da caramella Rossana.

Si avvicina l’ora di andare all’opera.