Concerto alla Alte Pinakothek

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Quarantadue euro ben spesi! Non capita tutti i giorni di ascoltare bellissima musica da camera in una sala della Alte Pinakothek di Monaco e se giravo lo sguardo a sinistra vedevo un gentiluomo del Tiziano e a destra uno del Giorgione , tante per citarne solo due . Nella sala vicina una Sacra famiglia di Raffaello , una Madonna di Leonardo da Vinci , un gran Filippo Lippi e tralascio i Tintoretto e tutti gli altri capolqvori che mi guardavano mentre ascoltavo  un fantastico  trio. Nella mia sublime ignoranza musicale ad una prima scorsa al programma salvo Franz  Schubert gli altri nomi mi erano ignoti. Poi piano piano l’incantevole ascolto e la bellezza dei luoghi mi hanno spinto a cercare di leggere le note del programma. Adesso il mio scarsissimo tedesco è però sufficiente quando si parla di musica e lentamente sillabando praticamente ogni parola (e ce ne sono di lunghissime tipo Gewandhauskapellmeister) ho capito quasi tutto degli autori per me fino a stasera sconosciuti.

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Non voglio fare  la saccente ma mi pare doveroso perlomeno citarli tutti in rigoroso ordine cronologico cominciando dal titolo del programma: Deutsche Romantik für Klarinette , Horn und Pianoforte . Musiche di Franz Lachner , Franz Schubert , Norbert Burgmüller, Robert Kahn e Carl Reinecke. Tutti pezzi bellissimi e bien spiegati , quello che mi ha commosso di più  il Duo di Burgmüller , un musicista morto a 27 anni , amico di Schubert. Anche questo concerto faceva parte del Festival e i tre musicisti fanno parte sia dell’orchestra del Bayerischestaatsoper che della Hocschule für Musik, li cito tutti e tre perché ne vale davvero la pena : Markus Schön, Johannes Dengler e Joseph Breinl. Non volendo fare la giapponese in cotanto contesto ho ritenuto impossibile fare una foto durante il concerto , ma quando alla fine ho chiesto ai tre giovani se li potevo fotografare mi hanno detto di si , tutti e tre abbastanza contenti della mia richiesta.

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Dopo una mattinata passata al tavolino del mitico Brenner dal quale ho visto passare praticamente tutti i cantanti e i direttori d’orchestra sulla piazza mi sono riscattata culturalmente col bel concerto della sera facendo anche una bella camminata sia all’andata che al ritorno fino a Koenigsplatz con un tempo bellissimo anche se i bollettini davano pioggia e mi sono portata a spasso l’inutile ombrello che invece avrei dovuto portarmi la sera prima quando sono arrivata in albergo bagnata come un pulcino.

 

Eugen Onegin tra cowboy gay e sbarco sulla luna

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Non tutte le ciambelle riescono col buco e questa mia opera adorata , Eugen Onegin , con le più belle voci del mondo per i ruoli protagonisti al Bayerischestaatsoper non gli è proprio venuta bene. Favorevolissima a tutte le inszenierungregie questa volta qualcosa non ha funzionato, probabilmente è la musica dì Tschaikowski e forse addirittura Pushkin stesso che proprio non ce la fanno a reggere un ambientazione anni ’60 con cowboy gay e lo sbarco sulla luna in tv , semmai non avessimo capito bene la data! Per fortuna però che abbiamo avuto la grazia di sentire una Tatjana così vera , così nel personaggio che la scena mirabile della lettera è rimasta quella pagina indimenticabile  che tutte le giovani russe romantiche credo se  la siano cantata almeno una volta nella vita.

Anna Netrebko , bellissima e dimagrita con la voce morbida e potente ha fatto vibrare tutti i cuori , anche il mio , che in altre occasioni l’avevo trovata troppo diva da essere lei soprattutto se stessa e non il personaggio. Invece stasera, specialmente  nella prima parte era davvero la giovane ragazza romanticamente innamorata dell’amore. Alla sua altezza Mariusz Kwiecien , ormai sono una coppia collaudata nei rispettivi ruoli , ma il vero atout si è rivelato Pavol Breslik, sicuro nell’interpretazione e con una voce che gli si è notevolmente arrotondata rinforzandola nella parte centrale , un Lensky indimenticabile. Il bel tenore qui a Monaco sta facendo davvero un tour de force perché una sera canta Lucia e una sera Onegin…quando mi è scappato di corsa nel backstage gli ho detto se non è stufo di morire ammazzato  e lui correndo mi ha risposto ridendo…anche domani sera! Dell’infelice regia segnalo il nome , così da evitarlo . Si chiama Krzystof Warlikwowski , anche l’orchestra non era speciale sotto la bacchetta di Leo Hussain , Tschaikowsky ha bisogno di una mano lieve , invece stasera era un po’ tanto rafforzato l’effetto bandistico da balletto di maniera.

Sorvolo sulle trovatine , per me non vale neanche la pena di soffermarmici più di tanto , ma sostituire l’arrivo dei militari alla festa di compleanno di Tatjana con lo sogliarello di Full Monthy ha del demenziale. Belle anche le voci di contorno: Alisa Kolosova (Olga) , una magica Elena Zilio ( la nanja) e Günther Groissböck nel doppio ruolo di  Zaretsky  e del principe Gremin , dalla bellissima voce ma decisamente troppo giovane per il ruolo.Sarà che io Onegin lo so a memoria , sarà che l’ ho visto in tutte le salse , ma sprecare così gran belle voci per una rappresentazione ridicola un po’ mi ha fatto rabbia.

Concerto al Cuvilliés-Theater

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Un altro giorno ,  un altro teatro , un’altra serata da ricordare. Il teatro è gia di per se uno spettacolo , un prezioso gioiello barocco all’interno della Residenz: il Cuvilliés-Theater. Lo spettacolo era del Kinderchor dell’Opera di Stato della Baviera , ma quello che lo rendeva particolarmente prezioso era il progetto culturale che riguardava la prima parte del programma.

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Tutto ispirato alla figura di Antigone con composizioni originali di giovanissimi musicisti dell’Alta scuola di musica di Monaco. Il coro diretto dal maestro Stellario Fagone composto per la circostanza di ottanta ragazzi , anche molto piccoli con alcuni più grandi che specialmente nella seconda parte avevano anche dei piccoli ruoli di solisti. Prima parte : Drei fragmente, su testo di Friederich Hölderlin: Ungeheure, Von Jhar zu Jhar e Die Hoffnung . La compositrice Maria Boraseva , 1992. Il secondo  componimento sul secondo stasimo dall’Antigone di Sofocle , autore Philipp C. Mayer ,1995 Il terzo , anche il più suggestivo musicalmente, di Katharina S. Müller,  1994: Schiefes Schicksal con testo di nuovo tratto da Sofocle e Hölderlin.

Sonorità arcaiche e modernissime , ciascun autore ha spiegato le motivazioni della propria musica , l’accompagnamento affidato a percussioni , oboe , violoncello e arpa. Mi sono trovata a pensare come sarebbe stato bello portarli in Sicilia e cosi come al mio solito sono passata dall’altra parte e ho preso contatti col bravissimo direttore , che oltre tutto è figlio di siciliani , ma soprattutto con la grande direttrice musicale dell’Opera . Ora ho il suo indirizzo e la metterò in contatto con l’INDA…Sarebbe bello rivivere queste musiche cosi moderne sulle pietre calde del bellissimo teatrino greco di Palazzolo Acreide. La seconda parte del programma era altrettanto valida musicalmente : tutto Britten , The  golden Vanity , storia di un vascello , di marinai e di pirati turchi , tutto ricordava molto Billy Bud. Per chiudere A Cerimony of Carols, un canto che spiritosamente il maestro ha detto più adatto al Natale , ma siccome stasera l’aria si era fatta più fresca lo  si poteva cantare anche se è luglio. Insomma una serata , anche stavolta di grande livello culturale e mi hanno molto colpito  anche tutte le famiglie dei giovani cantori , con i piccolini al seguito , tutti col vestito della festa , tutti orgogliosi e contenti , anche se il programma non era di quelli di fine anno scolastico dei cori nostrani . E  questa volta non si può dire che è solo una questione di soldi!

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Cento !

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Quando nell’ottobre 2014 il mio blog Altrodime è passato sulla più prestigiosa piattaforma di WordPress non avrei mai pensato che diventasse questa cosa così importante per me . Mi piace cominciare con un numero : 27191 , tanti sono quelli che si sono affacciati alla mia finestra virtuale. Per me sono numeri da capogiro, in meno di un anno e questo è il mio pezzo numero cento. Oggi ho voluto festeggiarmi facendo una cosa particolare , un omaggio ad un grande scrittore da me molto amato : sono andata armata di mappe e di coraggio cambiando tre mezzi fino all’ Herzogpark alla casa di Thomas Mann. Di coraggio , perché mentre sono nei mezzi di superficie non ho paura di perdermi , quando entro nei meandri della metro ho paura di non avere  i riferimenti necessari per la direzione da prendere.

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Comunque il pellegrinaggio letterario l’ho fatto , per una blogger mi sembrava doveroso porgere un omaggio alla memoria di un grande scrittore vero, da parte di una  dilettante  come me. Devo parte del mio , diciamo così, piccolo successo ad un caro amico che mi ha preso per mano tanto tempo fa e mi ha guidato nell’avventura. A onor del vero , e mi dispiace di deluderlo un po’, devo dirgli che ci sono addirittura persone le quali  pensano che lui non esista , che sia uno pseudonimo di facciata , una sigla dietro la quale mi nascondo. Ho anche una pagina Facebook dalla quale si arriva al blog , ma il comportamento dei miei lettori è perlomeno curioso  anche perché i miei pezzi vengono pubblicati su diversi siti quindi con piü dispersione e infatti i numeri non corrispondono mai . Su Fb vanno di più , si fa per dire , i pezzi di costume , quelli nei quali parlo più delle cose del mondo di ogni giorno , pensieri sui libri che leggo e senza mai parlare di politica mi rendo conto che un po’ di politica ne faccio.

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Sul blog invece la fa da padrone Jonas Kaufmann , in fondo è a lui che è  dedicato e quando nelle mie avventure in giro per i teatri racconto dei suoi concerti , delle sue performance operistiche il blog si impenna e appare una curiosa freccetta verso l’alto che mi dice dell’ingorgo che il pezzo provoca tra i miei lettori. Ho anche alcuni amici particolari che mi commentano con assiduità, tra di noi si è creata una strana amicizia , quella tanto per restare in tema letterario che si chiama “affinità elettiva”. Su Facebook ci vanno soprattutto gli italiani , sul blog il resto del mondo , forse è per questo che i conti non tornano mai pari. In ogni caso grazie alla rete ho tanti amici e quando giro da sola in realtà da sola non sono mai e si è un po’ stupita di questo un’amica che per la prima volta è venuta con me alla Scala. Mi ha chiesto incuriosita : ma i tuoi figli lo sanno che sei famosa? No, non lo sanno , il mio mondo virtuale appartiene solo a me e al mio caro amico Marco Conti che esiste davvero e che anche questa volta mi ha avvertito che avrei dovuto doverosamente celebrare il traguardo raggiunto.

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Orfeo hippy

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Piove , finalmente! Mi sveglia un grande scroscio temporalesco e la temperatura si abbassa di colpo . Tutto ok ,ma mi coglie impreparata per la mia solita gita del mattino. Eppoi ho un sonno pazzesco , anche ieri sera ho fatto tardissimo , prima in teatro e poi con il blog , non ho più la resistenza di un tempo. Esco barcollante , ma fa di nuovo caldo ,l’asfalto ribolle e le poche gocce di pioggia che cadono rade nella tarda mattinata mi riportano a leggere in albergo , nel corridoio che non è neanche una hall. Una gentile addetta alla portineria : greca parlante un ottimo italiano mi informa che dopo il Torbräu è il più vecchio albergo di Monaco. Dalla facciata sembrerebbe piccolissimo , ma poi si allunga molto in dentro. Crollo in camera e mi risveglia verso le due un diabolico promoter di Sky : questi hanno addirittura il mio cellulare, li odio!

Stasera in programma l’Orfeo di Monteverdi al Prinzregententheater. Ci vado volentieri , non ci sono stata mai prima d’ora. Vale la pena di andarci , me lo avevano detto che, nel piccolo , ricorda Bayreuth. Anche per la cerimonia delle trombe prima dello spettacolo e la spietata chiusura simultanea delle porte. Ma questo è un piccolo gioiello tutto affrescato e le poche foto che ho fatto lo documentano . Cerbere guardiane impediscono anche le foto degli applausi e quando il sovrintendente Bachler  ha insignito del titolo di Kammersänger il bravissimo baritono Christian Gerhaher…mi si era scaricata la batteria! Lo spettacolo si è rivelato prezioso come il teatro che lo ospita . A onor del vero io non ho proprio una gran propensione per il barocco e pensare due ore ininterrotte di  spettacolo mi avrebbero potuto anche impensierire. Ma la visione in streaming di questo gioiello mi aveva già convinto che sarebbe stato molto interessante. Molto di più , lo spettacolo è bellissimo , pieno di trovate , spiritoso , con costumi favolosi e al solito (qui a Monaco sembra normale) dato in maniera strepitosa.

La storia del cantore rock anni ’70 che arriva con la sua compagnia del genere hippy di Hair sul pulmino Wolkswagen è già un buon inizio , poi le trovate si susseguono : Caronte , Plutone , Proserpina e il mondo degli inferi , tutto una girandola di apparizioni e le due ore corrono veloci. Ovviamente tutto cantato in un bell’italiano correttamente scandito per ricordarmi amaramente quanto tutto questo mondo  sia nato a casa nostra e ora sembra proprio che in Italia ce lo siamo dimenticato. Nella compagnia di canto , oltre al già citato protagonista Gerhaher, una sola italiana , applauditissima: Anna Bonitatibus, il resto composto da cantanti di ottime scuole di canto francesi, tedesche , inglesi ,  austriaci , croati. L’Ensamble barocco del Bayerischen Staatsorchester diretto da Christopher Mould , il coro , tutti giovanissimi , Zürcher Sing Akademie., la regia di David Bösch. Consegna finale dell’onoreficenza al protagonista , pubblico in delirio, anche stasera torno in albergo appagata.

© Diritti riservati

© Diritti riservati

Questa volta non ho detto “Sì, ma la Callas…”

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Monaco,  di mattina. Vado in Michaelskirche a salutare Ludwig . Nella cripta tante bare scure , inteneriscono quelle piccolissime dei bambini. Quella di Ludwig II è piena di omaggi floreali , faccio una foto , ma essendo vietato mi viene tutta sfocata , anche per il senso di colpa. Poi tornando , come al solito , verso il teatro scopro un preziosa mostra di opere di Keith Halding , vastissima e molto ben ordinata presso la Kunsthalle . Scolaresche di bambini piccoli ascoltano seduti per terra in tondo un bellissimo ragazzo che con il dolce accento bavarese (accidenti se lo colgo!) spiega ai bambini incantati le opere dell’artista. Anche qui foto rubata e sfocata…guai fotografare i bambini , ma a me interessava il maestro , vallo a spiegare.

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Compro un biglietto per una sera in cui non avevo spettacolo , mi incuriosisce il  Festspiel-Kinderchor al Cuvilliés Theater. In programma Britten e un testo ispirato all’Antigone di Sofocle . Direzione di Stellario Fagone , un nome che mi ricorda qualcosa. Poi al parco sulla solita panchina col fido libro assisto per la seconda volta alla scena della scolaresca in circolo. Questa volta sono ragazzi grandi : arrivano con le biciclette , le posano ordinatamente e poi ascoltano per circa un’ora una sorta di lezione all’aperto con applauso finale per la docente. Poi mi si dice che sono estasiata dalla civiltà dei luoghi. Ultima notazione carina : mentre mangio da Brenner un’insalata arriva un bellissimo rodesian senza collare , si tuffa nella vasca di lato dei tavolini , si fa una bella bevuta , spruzzata gigantesca ed esce tra il sorriso degli astanti e l’occhio attento della padrona.

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Lucia di Lammermoor, capolavoro donizettiano , per me rovinato per sempre da quando giovinetta avevo sentito la Callas nella scena della follia. Non vi aspettate dal mio blog spiegazioni musicali colte , quelle le lascio fare a chi le sa fare. Io parlo volentieri della messa in scena che mi aveva già molto interessato vedendola in streaming quest’inverno , provocante rilettura anni cinquanta di una faida familiare ai tempi dei Kennedy. Vista dal vivo come al solito le cose sono anche piû belle. Questa Lucia mi ha fatto capire , se ce ne era ancora bisogno , che alcune riletture non sono solo interessanti , sono l’unico modo per farci digerire il polpettone di sir Walter Scott. Le stupende arie si legano una all’altra attraverso una narrazione iperrealistica , grazie soprattutto al talento di attori dei cantanti , ormai molto vicini ad interpretazioni cinematografiche.

Via la selva , via tutti i tartan della mia vita ,resta un plot da sceneggiato televisivo , ma resta per una volta anche la partecipazione emotiva della vicenda grazie a una fantastica Diana Damrau e ad un Pavol Breslik che di avvia ad essere un tenore da file di fans all’uscita degli artisti. Alla Damrau che affettuosissima mi aveva in lista nel backstage ho detto la verità, la sua interpretazione per la prima volta non mi ha fatto ripetere la fatidica frase: si , ma la Callas…Ebbene , questa é la Lucia della Damrau , bravissima nella sicurezza del canto , padrona del suo ruolo, perfetta scenicamente. Nel farle i complimenti anche per il fisico snellito  mi ha confessato di avere pianto per i costumi della Traviata alla Scala, le ho detto che la capivo perfettamente.Un cenno alla regia e alla direzione d’orchestra .

Tutto al femminile . La regista giovanissima Barbara Wysocka e Osksana Lynin sul podio , uno scricciolo pieno di grinta., anche le scene di una donna  Julia Kornacka, queste giovani ci sanno fare. Un cenno particolare per il bravissimo basso russo Alexander Tsymbalyuk , un nome da tenere d’occhio. Ma poi devo dire bravi tutti , anche il coro che sî é esibito in un twist all’inizio della festa di nozze .L’unica cosa che seguita a non convincermi é il ritorno alla glassa armonica , una curiosità filologica che però mi fa rimpiangere il flauto che duetta con la soprano nella grande aria della follia.

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Il bacio della “vespa-groupie”

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Riprendo dove avevo lasciato ieri : ecco i nomi preziosi dei quattro bis, e spero di essere corretta nella scrittura : Der jüngling an der Quelle, Die Forelle , Durch Feld im Wald zu schweifen (Der Musensohn) e Am Flusse.mPoi mi piace riportare anche ciò che ha scritto il giornalista esperto sul giornale oggi  sul pianissimo che chiude la ninnananna del ruscello e che ha preceduto il boato finale: letteralmente “anche la caduta di uno spillo si sarebbe potuta sentire”. E credevo di avere esagerato io!11755856_1274107119283128_7303519005061473116_n

Una parola ancora per il perfetto  accompagnatore, il suo pianoforte è un canto che aggiunge preziosità alla musica dolcissima di Schubert , Jonas ha veramente un sostegno ineguagliabile. Questo pezzo si può intitolare “anche alle vespe piace Jonas “ oppure  “una vespa groupie voleva baciare Kaufmann” , vanno bene tutti e due , li ho trovati come commenti divertenti su Fb…

Giornata di riposo , dopo due giorni carichi di emozioni, metto qualche foto di costume per raccontare meglio questa Monaco accaldata. La birra piccoletta che quando mi è arrivata davanti ho potuto solo fotografarla, la famigliola felice, tra molte virgolette , in Marienplatz e per chiudere l’addobbo annuale delle colonne del Bayerichestaatsoper per il festival .

Una cara amica bavarese mi ha mandato un messaggio con dei consigli per piccole gite nei dintorni, ma oggi è già tardi e ho bisogno di ricompormi per domani, mi aspetta la Lucia !

Kaufmann canta Schubert

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Die schöne Müllerin è stato il mio primo Cd di Lieder, l’ho molto amato , tradotto e canticchiato, poi l’avevo messo un po’ da parte perché  Winterreise era stata una ulteriore scoperta di Schubert e il mio primo amore lo avevo un po accantonato . Stamani in un bellissimo parco verde e silenziosissimo l’ho risentito in cuffia , quindi stasera ero convinta di andare sul sicuro alla Liederabend di Kaufmann accompagnato dal fido Deutsch.

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Ma non avevo fatto i conti con il grande mattatore che passati i sei anni dall’incisione con una ulteriore padronanza della voce , ormai capace di scorrere dolcissima dai pianissimo sussurrati fino al dispiegamento ampio e totale , con una capacità attoriale strepitosa , ha cantato il ciclo schubertiano in modo nuovo e di una bellezza straordinaria. Non credo veramente che oggi ci sia un altro cantante in grado  di reggere il confronto con le sue magiche prestazioni e il silenzio totale che ha preceduto il boato al termine della performance è stato ancora una volta la conferma del coinvolgimento totale di tutto il teatro veramente appeso al filo magico della sua voce.

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Sudatissimo , accaldato e si è anche scusato per il lieve ritardo dell’inizio perché era stato punto da una vespa in bocca , ma che tutto ormai si era  risolto e che poteva cominciare a cantare! Ha fatto anche quattro bis , ma quando gli ho chiesto i titoli mi ha detto solo che erano tutte poesie di Goethe musicate da Schubert, il primo dolcissimo parlava di Luise , poi un altro parlava di una forellen e poi…i titoli non li aveva a mente  neanche lui, figuratevi io! Nel delirio di un teatro che sembrava vibrare all’unisono ogni volta che Deutsch rientrava con un piccolo spartito in mano questi quattro piccoli gioielli ci sono stati regalati come gocce preziose. Se qualche santo li ha registrati gliene saremo grati in tanti.

Via Crucis ed Elektra

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Pare che ogni anno per arrivare a Monaco in estate sia necessaria una specie di via crucis , quasi un obolo per conquistare la mia vacanza musicale. Infatti anche questa volta tra aerei rotti , sostituzioni con mega ritardo , S-Bahn con lavori in corso , scale mobili  kaputt ai quali vanno poi aggiunti la rottura dello zainetto , vecchio e ahimè non controllato alla partenza e infine la più classica delle dimenticanze : il dentifricio! Perla finale : in albergo il wifi  è rotto e quindi non posso spedire niente…ich hoffe…morgen.11759486_1273421799351660_511137163_n

Ma stasera mi aspetta Elektra e questo mi deve bastare! Ovviamente niente posta in arrivo né in partenza , il mio personale continente isolato. Poi tutto si accomoda , la prima lenta giornata passa. E’ strano questo appuntamento con la prima opera : Elektra di Richard Strauss. Ne ho messa in scena una riduzione con i miei  ragazzi : mix di Sofocle e Hofmannsthal, del primo abbiamo serbato i magnifici cori e la cruenta descrizione della falsa morte di Oreste. Del secondo tutto il resto , anche quel vuoto degli dei culminante nella stupenda battuta : ma gli dei sono a cena! Soprattutto abbiamo tenuto come sottofondo la musica di Strauss : quell’A-ga-men-non ossessivamente ripetuto da Elektra a sigillo del suo tremendo desiderio di vendetta.

Ascolto l’opera conoscendola quasi battuta per battuta , peccato che tutto finisca così presto. La messa in scena molto moderna , quasi astratta , riesce comunque a comunicare tutta la tensione che si accumula dal primo accordo fine al finale mozzafiato di questo capolavoro  del quale nella mia vita ne ho visti e sentiti tanti , ma stasera é stato come la prima volta , si arriva stremati sugli ultimi  accordi. Devo dire che la compagnia di canto é forse quella in assoluto la piû titolata al mondo per i tre ruoli femminili : Evelin Herlizius , Elektra , Watraud Meier , Clitemnestra e Adrianne Pieczonka , Crisotemide. Assolutamente all’altezza anche il giovane basso Günter Grossböck nel ruolo di Oreste. La mostruosa compagine orchestrale era diretta con sicuro mestiere da Asher Fisch , una bacchetta per tutte le stagioni direi.   Ho fatto anche la fila all’uscita degli artisti che  senza i deliri  kaufmanniani diventa una piacevole conversazione con i cantanti che si vedono gratificati delle loro fatiche e con garbo cortese scambiano battute con i fedeli ammiratori. Devo dire anche che ringraziandoli in italiano sono piacevolmente sorpresi e parlano addirittura anche di più. Simpatici e disponibili mi hanno firmato tutti il programma , un bellissimo ricordo di una bellissima , gratificante serata.

Nel caldo appena stemperato della sera torno in albergo gustandomi un ottimo gelatino artigianale italiano.  Domani è un altro giorno , direbbe Rossella O’Hara.11759618_1273422079351632_2103760485_n

Adriana e Maria Callas sul divano del dr.Freud

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Mi sono chiesta perché per parlare di Maria Callas nel mio ultimo libro sono ricorsa ad un ricordo relativo a mia madre . Troppo facile la risposta che in realtà sia stata lei a farmela conoscere , il motivo è decisamente più profondo. Dottor Freud aiutami tu. Quando un’amica in anni lontani ha cercato di spiegarmi la composizione di un oroscopo mi ha detto che c’è in ciascuno di noi una componente lunare e che la mia luna (e quella delle mie sorelle) si rifaceva alla stessa persona , la madre. La luna…casta diva che nel cielo inargenti…Maria_callas_norma_parigi

Maria Callas , una madre naturale che mi ha partorito alla musica , al canto , all’opera , quello che la riguarda nella mia memoria ha qualcosa di sacrale e attiene alla sfera dell’intoccabile. La sua voce così riconoscibile , cosi imperfetta come dicevano all’epoca i suoi detrattori , ci sono sempre stati “quelli della Grisi “nel modo della lirica , è oggi universalmete riconosciuta come un valore aggiunto che alimenta il mito e la leggende intorno a lei. Purtroppo non ci sono molte documentazioni visive delle sue interpretazioni e quando dico ai miei cari amici melomani che io ho avuto la fortuna di sentirla più volte vedo nei loro occhi la richiesta di farli partecipi delle mie memorie. Sono memorie tanto lontane , emotivamente forti e forse alimentate anche in me incosciamente da un alone di fiaba.Maria_Callas_(La_Traviata)

Intanto cos’era vocalmente la Callas ? Un soprano belcantistico , belliniano? Un mezzosoprano : Rosina , Carmen…Un soprano lirico : Tosca? Dicono che per fare la Traviata occorrerebbero tre voci : una per ogni atto . Ebbene lei raggiungeva le perfezione in tutti e tre gli atti e di questo per fortuna abbiamo la documentazione discografica live , semmai le mie elementari considerazioni non fossero sufficienti. Di quella Traviata ci sono anche le bellissime foto di lei in vestaglia quando si butta tra le braccia del suo tenore : amami Alfredo…anche solo dalla foto mi vengono i brividi al ricordo. Parlami dei ricordi callasiani,  me lo chiedono in tanti. Sono anch’io ormai una sopravvissuta e ho pensato che mi piacerebbe parlarne in giro piuttosto che scriverne .

Epigone omerica andare raccontando sulle piazze la leggenda di una dea della luna che scendeva a incantare le giovinette e a legarle per la vita a quel mondo incantato e ridicolo che si chiama opera lirica.

I giovani e il teatro classico

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Nel riprendere in una replica alla Mole Vanvitelliana di Ancona l’allestimento dello spettacolo teatrale che mettiamo in scena ogni anno ho potuto fare delle considerazioni che esulano dal fatto banale dell’utilità sic e simpliciter del fare teatro a scuola . Premesso che la prima rappresentazione era avvenuta durante una rassegna di teatro-scuola in un piccolo teatro di un benemerito paese che ancora riesce ad organizzarla verso la fine di maggio , avevo il serio dubbio , passati quasi due mesi che i ragazzi fossero pronti ad una replica il 9 di luglio e con una sola prova a tavolino a disposizione. I motivi di tanto tempo intercorso tra i due eventi ha varie motivazioni , non ultima e forse la più rilevante che diverse ragazze avevano l’impegno importante dell’esame di maturità .

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Ebbene la prima lieta sorpresa è stata che , benedetta gioventù , nessuno di loro ha avuto problemi di memoria! La seconda sorpresa è stata quella di vederli adattare come veri professionisti al diverso e molto più grande palcoscenico con una sola ora di prova in loco nello spazio interno del cortile della Mole. Il motivo principale però per cui scrivo queste mie note è un altro : Clitennestra , votazione finale 100 , Elektra 98 e via a scendere , ma non di tanto , tutti i ragazzi sono andati benissimo. Il teatro è un valore aggiunto , mai una perdita di tempo , anzi. Con orgoglio la mia protagonista mi ha raccontato di avere fatto anche la sua tesina finale su Elektra , che sulla copertina aveva messo una foto della Herlitzius (detto così disinvoltamente come se fosse una habitué del teatro d’opera) e che la commissione le ha anche chiesto di declamare dei versi.

Nel pubblico abbastanza numeroso spiccavano tanti dei miei ex attori molti dei quali ormai nella vita si sono allontanati dal teatro ma tutti amorevolmente mi sono venuti a salutare con affetto , so che per loro l’esperienza del teatro è stata nel ricordo scolastico uno dei momenti più alti e più belli. Le penose vicende che hanno allontanato l’associazione dalla scuola , senza peraltro scalfirne l’attività sono state determinate dalla volontà di una preside energica e volitiva che ha privilegiato altre esperienze : al Classico di Ancona si è molto studiato il cinese , si è inaugurato il liceo musicale (i cui risultati discutibili sono ormai nazionalmente riconosciuti) e si è cercato di cancellare l’attività relativa allo studio del teatro classico antico . Noi , in maniera carsica , siamo sopravvissuti . Il prossimo anno scolastico ribusseremo alla porta della nuova presidenza: mi piacerebbe riportare a scuola ciò che dalla scuola è nato e che ha dato ulteriore linfa culturale a molti allievi. Intanto stiamo pensando alla terza ripresa di Elektra . Se tutto va bene la faremo sulle scale dell’Arco di Traiano , al porto alla fine di agosto. Già mi diverto al pensiero.

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Quel fascino sottile

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Non so quanto sia condivisa da Jonas Kaufmann l’idea che Bizet avrebbe dovuto intitolare Carmen “Don Josè” e lo scrive provocatoriamente Le Figaro! Da uomo colto e sicuramente dotato di buone letture sa che dal racconto capolavoro di Merimée fino alla felicissima opera che ne ha tratto Bizet il personaggio chiave è proprio la sensualissima sigaraia , che poi se ne sia voluto fare una sorta di eroina femminista ante-litteram mi lascia abbastanza indifferente . Frasi tipo “la prima donna libera che sceglie il proprio destino” non mi convincono molto , mi convince di più l’idea che tutto sommato fosse una volubile ragazza dai molti amori facili e che un certo brigadiere , del resto neanche tanto a posto con la coscienza, abbia finito per esserne rimasto intrappolato dal suo fascino bohemienne resta il sunto della storia arcinota.Certo che se la carica sensuale di Carmen è affidata ad Anna Caterina Antonacci o anche alla allora giovanissima Anita Rachvelishvili i conti battono decisamete più pari.11694753_380310535493784_7607190789886285659_n

Che oggi Kaufmann sia un Don Josè perfetto , che il suo ruolo di grande attore tenda a cannibalizzare le partners meno disponibili a farsi mettere in ombra è cosa nota (non è che la Netrebko oggi ami molto il confronto e lo ha dimostrato con le bizze per la Manon) , a lui vanno bene cantanti belle , che si lasciano coinvolgere dal suo ruolo di attore , che siano anche abbastanza umili da dichiararsi per prime sue ammiratrice (vedi la Opolais) e questo rende tutto più facile. Un caso a parte resta la sua partner ideale , Ania Harteros , perfetta musicalmente e capace di reggere il confronto di scuola germanica , che è poi la vera base di partenza e che fa la differenza di qualità. Parlando con persona molto vicina a Jonas quando dicevo che è ora che faccia Turandot mi è stato risposto : si, ma dove è oggi una Turandot per lui? Domanda da un milione di dollari…e che vale anche per altri preziosi ruoli femminili da affiancare al mio caro amico che oggi compie gli anni e se li festeggia seraficamente dopo avere ucciso metaforicamente la sua ultima Carmen americana in Provenza. Quindi direi che non basta affermare che Bizet ha scritto la Carmen con la donna protagonista perché ai suoi tempi non aveva ancora a disposizione Jonas Kaufmann . Bisogna ricordarsi che non sempre è il ruolo del titolo che fa la differenza : la differenza la fa la qualità vocale e attoriale…parafrasando Manon “ quel fascino sottile…Jonas mi fai morire “