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Credo che a tutti quelli che fanno teatro : prosa , musica , danza sappiano cosa succede dopo il debutto. Si prova un senso di vuoto , di stanchezza e di pena per quello che è costato tanto tempo per le prove e che poi si consuma nell’arco di tempo di una rappresentazione. Maggiore è questo senso di finitezza quando il lavoro è di quelli particolari , come il fare teatro con i ragazzi, il cosiddetto teatro della scuola che occupa per la preparazione un tempo infinitamente più lungo di quello che generalmente serve a dei professionisti dello spettacolo- Si lavora per mesi alla preparazione del testo , a cercare di entrare “nella storia “ , qualunque essa sia e in modo anche più coinvolgente quando si fa teatro classico antico , quando si affrontano certi testi magari rivisitati come avviene da un po’ di tempo , ma comunque con la difficoltà di avvicinare ragazzi alla difficoltà del teatro antico… Nei paesi anglosassoni il fare teatro a scuola è molto più diffuso , direi che è una forma di acculturamento curricolare , da noi resta sempre affidato alla buona volontà di chi ci crede.
Da molti anni faccio questo tipo di teatro , prima dentro il Liceo Classico frequentato dai miei figli e da qualche anno , quando una preside “illuminata” ha preferito adeguare la scuola alla moda molto più accattivante di fare un musical come momento finale dell’attività teatrale scolastica, , ma noi del Centro Teatrale Rinaldini anche fuori dell’ambito strettamente scolastico , con i giovani che comunque seguitano a venire per condividere queste esperienze difficili seguitiamo a mettere in scena i classici.
Quest’anno Elettra da Sofocle con notevoli inserti dell’Elektra di Hofmannsthal , ovviamente con estratti musicali di Richard Strauss. Ebbene , ieri sera nel piccolo delizioso teatro Valle di Chiaravalle , laddove un’amministrazione illuminata ancora consente questi spazi per esperienze “ diverse” siamo andati in scena e quel senso di stanchezza e di vuoto oggi me lo sento tutto addosso. I ragazzi bravissimi , la giovane regista che con amore li ha preparati e la vecchia anima del centro (che sarei io) ci siamo trovati ancora una volta a condividere un successo annunciato perché sappiamo di lavorare con rigore , di fare sacrifici per raggiungere un risultato di qualità , per creare quella magica sensazione di “esserci” insieme al pubblico in sala in un tutt’uno di vibrazioni e di partecipazione globale. Ce l’abbiamo fatta , ancora una volta e questa volta il percorso era anche un po’ più impegnativo del solito , l’applauso finale ha sciolto tutte le tensioni accumulate, tutte le lacrime trattenute dalla povera Marta che si sbagliava regolarmente tutto gli accenti (poverina , viene dall’Emilia e con le “e” proprio non ci azzecca!) , tutti gli urli al povero Seneca che non riesce a stare fermo , tutti i richiami “ voce!” al povero Carlo che parla sempre pianissimo , tutte le sgridate per chi arrivava in ritardo , per chi si scordava il costume anche alla generale .
Insomma tutti hanno un po’ sofferto , ma per tutti ieri sera c’è stata la vera gratificazione ed è quella del magico momento del sipario che si apre e si parte in un’altra dimensione , si vive un altro essere da sé fino all’applauso finale che riporta nel reale , qualche volta anche con la fatica di ritornare nel vero : alla pizzetta tra gli amici , al compito per domani , all’esame ormai alle porte.