Del fare teatro

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Un gruppo di funzionarie dello Stato mi chiama: vorrebbero fare teatro, ma non è una cosa banale.

La proposta è di celebrare l’8 marzo con un reading che tratti della violenza sulle donne. In altre parole di quell’orribile neologismo che si chiama femminicidio, ma che purtroppo è solo la sola parola che riesce a rendere l’idea di questa mattanza nei confronti delle donne che sembra essere una caratteristica di questa epoca confusa nei valori.images-3

Vado all’incontro e mi fa una certa emozione sentire il piantone dire: lei è la regista, è attesa al quinto piano.

Mi sono preparata, ho letto il libro che mi hanno proposto, ho preparato una linea di lettura, ho selezionato i brani, ma vorrei che il lavoro fosse il più possibile collegiale.

Quando parlo di teatro sono nel mio elemento, ormai l’esperienza maturata è tanta, ma mi da sempre come un brivido l’avvio di una nuova avventura .

Questa poi in particolare è un’avventura diversa per me che ho sempre lavorato con giovani e giovanissimi.

Mi trovo davanti delle persone attente, civilissime e già molto coinvolte nel progetto.

La prima riunione: una lettura dei brani scelti da me dai quali fare una ulteriore scrematura, sentire le voci, valutare le capacità attoriali.

Ho una piccola delusione, mi aspettavo più accenti marcati, dialettali e invece le donne delle Istituzioni sono tutte colte, preparate e con buon accento italiano.

Pazienza, non avremmo quell’effetto tipico dei film italiani degli anni sessanta in cui il funzionario era terribilmente solo del Sud!

Ci aggiorniamo alla prossima settimana, un’altra delle mie imprese comincia.

Se poi penso che settimanalmente è già cominciato l’altro progetto, quello di teatro classico antico e che la scelta è caduta su Elektra (Sofocle e Hofmannsthal) mi rendo conto che la vecchia femminista quale io sono si aggira sempre intorno al pianeta donna.

Il mio piccolo pezzo di Muro

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Sul mio cassettone in camera tra le foto di famiglia e gli oggetti ricordo ce n’è uno che mi è molto caro. E’ un piccolo pezzo del Muro di Berlino. Ero capitata a Berlino Ovest per caso ,per la mostra di un caro amico famoso pittore.

Di quei giorni  ho ricordi vivi, uno su tutti: il non luogo per eccellenza, la voragine vuota di Posdammerplatz. Il Muro era ancora lì incombente e per andare a Est, erano passati pochi giorni dal 9 novembre, ci aggingemmo a varcare quel Checkpoint Charlie che evocava episodi di spionaggio e fughe avventurose. L’Hotel Adler era di fronte e sembrava già il set di un film di spionaggio. Il Muro di qua, anche se già smantellato in più punti che sembravano piuttosto delle ferite era tutto un graffito, colorato, scritto, vivo.IMG_3082

Dall’altra parte a Est era terribilmente grigio, il cemento metteva ancora angoscia. Procedevamo da una città viva ad una città polverosa, congelata nel tempo. La metropolitana passava senza fermarsi nelle stazioni buie di Frederikestrasse, le vetrine erano vuote e in Alexanderplatz c’era l’unico negozio di dischi, Melodia, in cui valeva la pena di entrare. Ma tra le poche Trabant che circolavano c’erano già per terra delle persone che vendevano cimeli, vecchi cappelli con la stella rossa e soprattutto pezzetti di Muro.

Per pochi marchi, non mi ricordo più quanti (erano marchi dell’Est) mi comprai così un piccolo pezzetto di storia. Sono passati 25 anni e quel pezzo di cemento rosso e grigio sta ancora lì in camera mia tra i ricordi più vivi della mia vita. Si è solo un po’ scolorito, quando lo comprai lo avevo scelto perché era di un bel rosso vivo.IMG_3084

Domenica 9 novembre, domani sera mi collegherò al canale tedesco che trasmetterà la Nona di Beethoven dalla Porta di Brandemburgo anche se il mio amato Jonas Kaufmann non ci sarà a cantare l’Inno alla Gioia, con un occhio alla Tv e uno al mio cassettone guarderò con tenerezza il mio personale pezzo di storia.

 

In attesa del botto

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La rete è grande, ma qualche volta può essere molto divertente pensare che in una lontana guerriglia artistica anche una postazione piccola e periferica possa avere giocato un suo ruolo.

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Si possono amare molti grandi nomi della lirica, si può essere qualche volta in trepidazione per la salute di artisti più vicini al proprio cuore e si può anche trovare irritante vedere trionfalistici atteggiamenti tipici da Primedonne quando si cerca di approfittare di un momento di debolezza per imporre i propri protegé, soprattutto se i suddetti non sono proprio all’altezza.

Dalla rete possono venire sollecitazioni, critiche, ma qualche volta anche qualche valutazione umana sul comportamento di alcuni.

Ed ecco – ma chi scrive era solo in attesa del botto (tanto ero sicura che qualcosa stesse per succedere) – che il botto è arrivato davvero e mi piace pensare che in una sorta di guerriglia di posizione anche il mio piccolo blog possa avere giocato il suo ruolo.

Poi, anche se non è vero, è comunque un bello spunto per un altro racconto sul mondo della lirica.

 

 

Si salvi chi può

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Un’amica sadicamente mi manda un messaggio corredato di video YouTube, accompagnato da una raccomandazione: allaccia la cintura e mettiti comoda.

Mi incuriosisce ed eseguo: cirillico, quindi Tv russa, prima inquadratura: un operatore folle parte con una zoomata pazzesca: lampadari, campo lungo, palcoscenico, Diva su barcaccia laterale destra. Entra il corpo di ballo, tutti in costume settecentesco: le damine hanno un’insalata di candele accese in testa, comincio a pensare che si tratta della parodia della parodia dei fratelli Marx di Una notte all’opera.

Invece no, fanno sul serio !

Si giubila la Obraztsova per i suoi i 75 anni, questo lo capisco perché alcuni pezzi di questo allucinante video li avevo già visti con traduzione.

A onor del vero quella che si salva meglio è proprio lei, ancora bella ancorché adornata di una improbabile testa riccioluta bionda modello cavolfiore.

Ma il cavolfiore colorato e con nastri è il modello di riferimento anche dei molti omaggi floreali che vengono distribuiti alle varie star durante la serata.

Si susseguono nomi grossi della lirica russa, ho deciso di non fare nomi, anche perché mi pare giusto proteggere, lasciando nell’anonimato, gente altrove seria che si presta tra una zoomata folle e l’altra a cantare il proprio pezzo.

Seguito a non essere sicura che non sia tutto uno scherzo, ci dovrebbe essere un momento in cui qualcuno esce e dice abbiamo scherzato!

Invece no, si va avanti e anche gli inserti di danza mi fanno lo stesso effetto straniante, la regina in palco approva e sorride con lievi cenni della testa, si va avanti tra brani russi, di quelli sono sicura e brani in quel particolare italiese dell’Est , che è una lingua nuova inventata dai cantanti slavi alla quale si allinea anche Bruno Praticò, unico italiano della serata che in un crescendo rossiniano, la sua specialità di una volta, riesce a far sembrare russo anche il suo vorticoso pezzo virtuosistico.

Un saluto in video di Placido Domingo, impegnato altrove a distruggere da baritono la sua meravigliosa carriera di tenore è seguito da uno spezzone di Cavalleria zeffirellata con la Obraztsova , un omaggio alla memoria.

Ari-zoomate folli: lampadari, vorticosi campi lunghi del teatro, palcoscenico.

Mi sto convincendo che la regia televisiva vada a vodka!

Unico momento decente la divina Obratzova esce dal palco e ci regala il duetto bellissimo della Dama di picche ” tre carte” con un ragazzo giovane e bravo . Il sottopancia cirillico mi impedisce di vedere come si chiama, ma ho giurato di non far nomi finché ci riesco e non ve lo dico.

Poi, e qui il nome lo faccio, un certo Jossif, il cui unico motivo per calcare le scene pare essere quello di essere l’attuale compagno di una Divina si cimenta, cavolfiore in mano a cantare in italiese Dein ist mein ganzes herz…il signore lo perdoni.

Gran finale con la Divina del momento, la cui caratteristica pare essere quella di aumentare il volume della voce parallelamente al suo aumentare di peso. Indossa il vestito che le abbiamo visto addosso anche agli Echo Klasik, ma qui in campo lungo si può anche ammirare che la decorazione (forse fiocchi di neve ?) finisce all’orlo in due cerbiatti, veramente esilarante.

In altra sede lei ha detto di volere ricordare il grande stilista Oscar De La Renta recentemente scomparso.

Prego perché ovunque si trovi gli vengano perdonati certi abiti horror.

Il duetto della Manon con il prode Jossif non lo reggo proprio e faccio una preghierina: Jonas salvaci tu a Monaco, canta! perché non so proprio se riuscirò a resistere a cotanto delirio…

Un’amara considerazione finale: ai russi attualmente i soldi fanno male. Accanto a casa mia una bella villa è stata ricomprata da un russo ricchissimo. A parte il fatto che abbiamo mangiato polvere e fango per due anni, tanti gliene sono voluti per distruggere la bella villa di una volta, adesso la ex villa elegante pare un condominio circondata da una pacchiana muraglia cinese, pure illuminata di notte con effetti speciali .

Dobbiamo tanto alla grande letteratura russa, alla musica russa, al cinema russo ma lo spettacolo che ho visto ieri sera, con doveroso grazie a Caterina che me lo ha mandato, mi conferma nella teoria testé enunciata: i soldi ai poveri fanno malissimo.

Dell’avvicinare i giovani alla lirica…

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Penso di preparare una base musicale per la presentazione ufficiale del mio libro Melomania nella mia città.

Il libro è già in giro letteralmente per il mondo grazie alla stupenda rete di amici di Web, ma qui, nemo profeta…, ancora non lo conosce praticamente nessuno.

Per fare questo chiedo aiuto ad un giovane gentile (i giovani sono tutti più bravi di me per queste cose e soprattutto più svelti ) e poi Michele in particolare fa teatro con me nella nostra bella compagnia teatrale di studenti con la quale, ovviamente con grande turn over, faccio teatro classico antico da tanti anni.

Ho preparato una scaletta di arie e di interludi, non so se userò tutto, la presentazione non potrà durare più di in ora, ma penso che un po’ di musica durante la mia chiacchierata ci possa stare bene.

Il giovane volenteroso, per farmi la pennetta che mi servirà da sottofondo, trova su mia indicazione i brani su You Tube e non mi pare che partecipi molto delle scelte.

Ma ad un certo momento sente “ E lucean le stelle” e gli occhi gli si illuminano: questa canzone la conosco!

Mi trattengo dal dirgli che si chiamano arie queste “canzoni” d’opera, ma ho la conferma che l’apprezzamento della musica è sempre solo una questione di conoscenza.

Infatti dopo, mentre è praticamente costretto ad ascoltare l’interludio della Manon Lescaut di Puccini, mi chiede di cosa tratta questa opera.

Evidentemente ha un orecchio raffinato per la sua musica pop, ma anche una sensibilità nascosta con cura come molti giovani diffidenti di oggi.

Non mi pare vero parlargliene, anche se mi trattengo dal cominciare dall’abate Prevost. Preferisco fargli vedere qualche pezzetto della Manon londinese di quest’anno e allora esclama: ma è moderna, mi piace e aggiunge pure certo che così l’opera la potrei vedere anch’io.

Ebbene, io sarò anche fissata, ma sono convinta che per riportare i giovani all’opera non servano conferenze colte e dibattiti, non serva partire dalla storia della musica e che l’unico modo per entrare nella loro sensibilità è prenderli dal lato romantico, ne hanno tanto bisogno dentro e raccontargli le storie, magari cominciando da quelle più facili e più vicine alla loro gioventù e allora, esperienza già vissuta, li vedi farsi attenti e se poi le storie sono attualizzate il discorso è anche più facile.

Certo in questo senso lo snellimento, anche fisico, dei cantanti aiuta molto, non è facile pensare a duetti d’amore fra due balene che non si toccano neppure le pance.

Lo streaming delle opera al cinema fa sì che si possano vedere come un film e magari servendosi di qualche aiuto narrativo per far superare la difficoltà della trama possano diventare strumenti utili per questo progetto di riavvicinamento.

Io sono convinta di questo e sogno sempre teatri rinnovati con nuovi spettatori, con repliche low cost, con semplici conversazioni guida che precedano l’assistere ad una opera intera.

L’opera lirica deve smettere di essere una specie di sacro spazio museale intoccabile, un’icona del passato.

Fa parte delle nostra storia, siamo noi che dobbiamo trasmettere questo nostro amore alle nuove generazioni.

Laudatio per l’assente

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Avrei voluto cominciare a riempire il mio nuovo spazio del blog con un articolo sul rientro di Jonas Kaufmann dopo un lungo mese di assenza dai palcoscenici di tutto il mondo.

Invece mi tocca fare un articolo sul cambiamento del nostro mondo velocizzato dal web.

Ebbene, la notizia della defezione del caro tenore alla premiazione degli Echo Klassic al Gastaig di Monaco è arrivata in rete esattamente alle 18 e 23 , non dalla Germania che sarebbe stato quasi logico (in fondo lo spettacolo, in differita in tv alle 22 su ZDF ) si era svolto in diretta alle 16, ma addirittura dagli Stati Uniti !

Poi in un vorticoso giro del mondo in pochi minuti la notizia è rimbalzata in Francia, in Germania, in Polonia. Addirittura una brillante signora argentina ha mandato una mail infuocata agli agenti del caro tenore che stanno a…New York.

Anch’io ho avuto un attimo di smarrimento leggendo la notizia: alle affezionate ammiratrici del fantastico artista era un po’ pesata una lunga serie di defezioni in tutta Europa.

Ma si sa, i cantanti si ammalano come tutti i comuni mortali e per rimettersi gli ci vuole un po’ più di tempo , loro lavorano con la voce che non è uno strumento che si può mandare ad aggiustare dal liutaio.

IMG_0817Quello che però questa volta ha fatto un po’ la differenza è che, praticamente cinque minuti prima dello spettacolo, al telegiornale delle 21 e 45 ancora annunciavano trionfalmente la presenza di Kaufmann tra i premiati e la faccia triste di Carreras che doveva fare la laudatio del Nostro ci confermava che la defezione era veramente stata annunciata last minute.

Fra i tanti pensierini della sera me ne è venuto uno morettiano : vi ricordate la frase “mi si nota di più se ci vado e sto zitto oppure se non ci vado per niente ?

E giù un pezzettino del video di Berlino con il pezzo che avrebbe dovuto cantare in diretta.

Vorrei tranquillizzare lo staff dell’artista: il CD e DVD si vendono lo stesso, anche senza questi

scherzi cattivi dell’ultima ora.

Il problema invece riguarda il futuro: il calendario sia ufficiale che ufficioso prevede la presenza (al freddo di Berlino) di Kaufmann per la cerimonia di commemorazione per il 25° anniversario della caduta del Muro il 9 di novembre, il ritiro di un premio (Bambi, sic!) il 13 del medesimo novembre e udite udite la prima della Manon Lescaut di Puccini a Monaco il 15.

Evento attesissimo anche per la presenza di quell’altro mostro sacro che è Anna Netrebko

tanto che le sette repliche sono già tutte sold out da tempo.

Allora la domanda vera è: riusciranno i nostri piccoli spettatori, tra i quali tristemente, e solo per l’ultima replica ci si mette anche la sottoscritta, ad avere la speranza di vedere e soprattutto di sentire dal vivo il grande cantante ?

Ed ecco il mio appello finale:

Caro Jonas, credimi, noi ti vogliamo bene e anche se non sei al massimo della tua forma noi ti amiamo lo stesso, lo so che già il tenore sostituto fa i vocalizzi, ma noi ti vogliamo rivedere con o senza i famosi ricci che sadicamente ti stai tagliando, con o senza il braccialetto estivo, con o senza la forma fisica di cui vai così fiero.

Curatevi… mertate un avvenir migliore…con affetto
Adriana