Butterfly ad Ancona

Forse la più bella emozione di questa ripresa della Butterfly di Ancona è stata la generale per i ragazzi delle scuole della città.

Centinaia di giovani  e i più bravi sono stati quelli più piccoli ,hanno partecipato allo spettacolo con un calore e una partecipazione sulla quale non avrei scommesso molto alla vigilia.

Applausi scroscianti “ quasi giusti “ nei momenti topici confermano la grande forza emotiva del genio musicale di Puccini.

Forse non piaceva a Busoni , lo leggo nel valido saggio sul programma di sala di Gabriele  Cesaretti e lo si può capire anche se leggendo attentamente in filigrana quanta raffinatezza si trova nella musica del grande lucchese.

Bella serata alla Prima , finalmente in una data “ giusta” nel calendario .

Dicembre è un mese che invita all’Opera , speriamo si riesca a mantenere il tempo giusto in futuro.

Questa è la terza volta che l’opera con la regia di Renata Scotto viene riportata sul palcoscenico dorico.

E’ un allestimento classico , amorevolmente ripreso da Renato Bonajuto che della Scotto fu assistente.

Un cast equilibrato , interessante la giovane promessa Giuseppe Infantino , forse sarà uno di quei battesimo delle Muse di cui sentiremo presto parlare molto.

Precisa e partecipe la direzione di Francesco Angelico , di cui capisco la cultura europea e il suo rammarico di dirigere poco in Italia.

Una Suzuki di alto livello : Manuela Custer  sostiene Mirtò Papatanasiu al suo debutto nel ruolo.

Segnalo il Goro di Raffaele Feo e corretto lo Sharpless di Sergio Vitale.

Interessanti anche nei ruoli minori gli allievi dell’accademia di canto di Osimo.

Il mio solito totale plauso al direttore artistico Vincenzo De Vivo che sempre fa i miracoli della moltiplicazione dei pani con le poche risorse doriche.

Concerto in TV

Non sono andata a Milano e non andrò alla Forza.

Scelte che hanno privilegiato una Rusalka napoletana e la presenza ad Ancona per la piccola stagione lirica locale.

I miei lettori si sono stupiti che non commentassi la defezione di Kaufmann ma io che lo conosco abbastanza bene  non mi sono stupita , anzi lo avevo previsto ,

Il lungo impegno con la Sony per promuovere il CD pucciniano e la serietà con cui professionalmente il tenore rispetta il suo lavoro lo hanno portato a rinunciare a Milano , troppe prove avrebbe saltato e lui che rispetta i colleghi e ha anche qualche problema familiare gli hanno fatto fare una scelta che però ha mantenuto per il concerto scaligero nella ricorrenza pucciniana.

L’ho visto in tv e come al solito si è dimostrato quel grande affabulatore che è ogni volta che esce in palcoscenico.

Il suo gesto “Viva Puccini! “ e la rosa a Ganci sono atti di un padrone della scena quale è sempre nel momento dei saluti.

Mi diverte da anni vedere il suo richiamo alla diva  di turno per sollecitarla ad andare a chiamare il Maestro e quel suo gesto di incoraggiamento al coro perché venga avanti per i saluti condivisi.

Forse ,oltre alla tecnica ormai saldissima e alla grazia personale , quello che mi ha sempre colpito in lui è l’assoluta  padronanza accompagnata all’intelligenza di chi sa il valore anche di un minimo gesto.

Un centenario

Teatro delle Muse di Ancona, prova del primo atto della Butterfly.

Si muovono in palcoscenico gli artisti del coro , aspettano  qua e la seduti nella platea semibuia i comprimari , si muovono nell’ombra i tecnici , in fondo gli operatori alla consolle.

Davanti al palcoscenico il Maestro , la pianista e il Maestro del coro, mentre il regista e l’aiutante di scena richiamano l’attenzione sul numero dell’attacco.

Un universo brulicante di persone esperte professionalmente e attente al risultato , tra una settimana si va in scena. 

Fa impressione pensare quanta gente serva per mettere in scena un’opera , anche la più facile e di repertorio e forse lo spettatore medio che tra una settimana verrà non sa quanta pazienza e quanto amore c’è dietro una messinscena del grande miracolo di un’opera lirica.

Ad un tratto un accordo particolare , la voce del baritono che scandisce “ badate , ella ci crede” e io  rannicchiata in poltrona nel buio della sala ho un brivido : l’annuncio di una tragedia .

E penso al grande Giacomo Puccini che riuscì a regalare al mondo un mare di emozioni e di vibrazioni così immenso  mentre  distrattamente mi soffermo su un ricordo ed a un tratto un brivido mi corre sulla schiena :oggi è il 29 novembre ! esattamente un secolo fa questo grande genio ci lasciava per sempre e mi commuovo all’idea di celebrarlo nel modo più giusto : a teatro mentre rivive una sua grande eroina.

Ho celebrato con emozione questo grande musicista italiano nel modo più giusto e più intimo , non così sarà quando tornando a casa di corsa non mi sarà possibile ascoltare il concerto dalla Scala .Salta la diretta RAI e impediti da regole burocratiche non si vede neppure ARTE , piangono sui social tutti quelli che avevano sperato di partecipare all’evento. 

Io , che già ci contavo poco , mi sento comunque in regola col grande Maestro lucchese.

Nel mio piccolo l’ho celebrato nel modo giusto , nel suo mondo insieme alla mia amica Manuela che si muove come Suzuki anche quando in scena deve solo portare il vassoio delle “piccole cose di donna”.

Rusalka , l’amore impossibile

C’è stato un momento  mentre stavo assistendo all’opera in cui ho pensato che sarebbe stato un ottimo spettacolo da far vedere ai ragazzi.

Questa Rusalka ( lasciamo da parte la sdolcinata fiaba boema ) è un modo intelligente per attualizzare il mondo statico della lirica.

L’uso dei cartoon , peraltro perfettamente integrati con la magnifica musica di Dvorak  non allontanano dalla storia dell’infelice ninfa , ma attualizzandola la rendono accessibile  a un pubblico giovane.

Stéphane Lissner lascia il suo incarico con un segno attraverso un importante titolo e un cast di lusso veramente altrettanto importante e omogeneo.

Affidarsi coraggiosamente a Dmitri Tcherniakov per la regia è stata a mio avviso una scommessa vinta in partenza e peccato che non tutta la nostra paludata e convenzionale critica non lo abbia capito.

Ci si diverte e si ascolta la musica seguendo una storia in cui al centro c’è una infelice ragazza che vorrebbe essere “ altro di se” attraverso un amore cui solo lei crede veramente .

I personaggi ,  tutti indefiniti nel  nome , sono rappresentativi di figure convenzionali : il Principe , la Principessa straniera  , il Guardiacaccia e il suo aiutante  ( che il regista  con una piccola forzatura fa diventare i genitori di Rusalka ) ma ne spiega le motivazioni nelle note di regia , tutto fila perché i cantanti sono aiutati da una cura particolare per la recitazione.

L’aprirsi e il chiudersi della storia come a fare degli zoom sui personaggi credo che sarebbe godibile anche in una ripresa video , se mai ci sarà , anche se il teatro va visto a teatro e su questo condivido il pensiero di Patrik Chereau.

Sotto la sicura bacchetta di Dan Ettinger l’orchestra del San Carlo se la cava abbastanza bene , ma i punti di forza sono gli interpreti.

Asmik Grigorian è una attrice raffinata che canta , la sua infelice ninfa , personaggio che lei ama in modo particolare e che sente vicina alla sua sensibilità è quel mostro di bravura che ho imparato a conoscere da tanti anni ormai e le sono molto grata per le emozioni che sempre mi regala quando è un scena.

Lei risponde con un “grazie mille” , uniche parole italiane che sa e che ripete a tutti umilmente quando alla fine andiamo a omaggiarla .

Ottimo il baritono Gabor Bretz , nel ruolo dell’allenatore e in realtà il re delle acque , bello e sicuro il Principe , tenore americano Adam Smith , già notato in una Butterfly di Aix en Provence, fantastica Jezibaba della ritrovata Anita Rachvelishvili e perfetta la provocante principessa straniera di Ekaterina Gubanova .

Ma devo dire bene di tutti , comprese le ninfe in una divertente prova di nuoto sincronizzato che rende allegramente il canto iniziale delle acquatiche sorelle .

Un gran colpo di teatro restringere l’immagine di Rusalka durante la magica “canzone della luna” , peccato non fermarsi a farle un meritatissimo applauso e un colpo di genio il suo vestito da sirena impacciata al gran ballo nel palazzo del Principe.

Che dire di più , se potevo restare  a Napoli sarei ritornata per vedermela una seconda volta , perlomeno.

Possiamo sperare nella ripresa video Rai? Io ci spero ancora .

Il tempo sospeso

Per caso , oggi domenica 24 novembre 2024 , riapro il Corriere adriatico di oggi : per solito non leggo più la stampa locale , mi bastano le tristezze dei giornali nazionali , ma aprire quelle pagine mi ha fatto uno strano effetto di deja vu.

Si parla del parco del Cardeto , del raddoppio della ferrovia Ancona Roma , del ristorante al vecchio faro , della riqualificazione della Caserma Stamura .

Tutti temi per i quali ho combattuto inutilmente e politicamente dalla metà del 900 , cioè da quando arrivai in questa bellissima e misconosciuta regione il cui capoluogo , Ancona , a detta del patriarca di Aquileia due millenni fa , la definì in questo modo : per sua positura merita di essere costrutta de oro massiccio.

Sto per partire per Napoli e ci andrò con il Flixbus , geniale sistema inventato da due studenti bavaresi che consente di evitare di prendere il mefitico treno per Roma con connessione a scommessa variabile.

Ci si arrangia e si vive senza protestare in un luogo che per molti versi continua ad essere preferibile alle città grandi e invivibili, ma quando rientro dai miei viaggi e attraverso il Corso la sera mi cala addosso la tristezza causata dalla troppa pace e dal vuoto silente che mi circonda .

La città è morta alla cultura , addormentata e contenta dei suoi mercatini alimentari , delle sue bancarelle che hanno invaso ogni strada , dei suoi dehors che si sono mangiati i marciapiedi .

Tutti quei temi ,oggi ripresi dal Corriere adriatico  che si è chiamato un tempo  Voce adriatica sono stati motivo di battaglie , convegni , sogni e sconfitte.

Al Cardeto ci ho fatto teatro con i ragazzi , la chiave del vecchio faro credo di averla ancora da qualche parte , al Metropolitan ci volevamo portare il teatro di prosa .

Volevamo lasciare le Muse alla lirica e ai concerti , chiudere l’infelice teatro Sperimentale , fare grandi mostre alla Mole.

Tutti grandi sogni perduti , intanto ieri per andare a Roma in treno ci hanno messo dieci ore.

Mariotti e il sogno rossiniano

Quando ci siamo incontrati per la prima volta , lui giovane medico e assessore visionario del Comune di Pesaro facevamo entrambi parte di una Associazione regionale che si occupava del teatro di prosa .

Insieme nel comitato esecutivo  che poi lui lasciò presto perché quel progetto importante che aveva in mente si stava realizzando alla grande .

Si chiamava Rossini Opera Festival , prima fu un’associazione e poi a metà degli anni novanta divenne quella fondazione lustro e vanto di tutta  la cultura italiana.

L’ho poi incontrato tante volte nella vita  ma soprattutto mi piace ricordare l’incontro al Macerata Opera quando era tra il pubblico ad assistere a uno dei primi trionfi di quel suo figliolo che dirigeva la Traviata e che sarebbe diventato il grande direttore d’orchestra che tutti conosciamo.

Gianfranco Mariotti ci ha lasciato ieri e mi fa tenerezza ricordare anche l’ultimo omaggio che gli feci ,pochi anni fa , quando ormai giubilato nella sua veste di grande fondatore del festival più prestigioso d’Italia  assisteva al festival nel suo palco , accanto al palcoscenico.

Chiesi di salutarlo , ormai era la statua di se stesso , e lo omaggiai  per tutto quello che aveva fatto , giovane medico visionario , innamorato dell’idea di creare attraverso una associazione laboratorio la rielaborazione e lo studio dell’ intero immenso catalogo  alla  rinascita  rossiniana. 

Tutto è stato studiato , rivisitato e recuperato ,il grande pesarese riportato al centro della cultura europea e molto lo dobbiamo a quel giovane assessore che aveva in testa , non solo l’amore per Rossini , ma la capacità manageriale di portare avanti un progetto così ambizioso. Certamente erano tempi politicamente diversi  e sicuramente era stato più facile seguire simili visionari progetti.

Forse però il maggiore progetto del quale andava così orgoglioso era quel figlio , oggi famosissimo direttore d’orchestra al quale vanno le mie condoglianze .

Un abbraccio a Michele Mariotti , orgoglio pesarese .

Un refuso

Può succedere a chiunque , anche ad un ottimo editorialista su un buon giornale a tiratura nazionale , ma quando ho in letto un articolo di analisi sul risultato delle elezioni regionali confondere l’Umbria con le Marche ho avuto il solito soprassalto che mi provoca sempre la poca conoscenza della nostra regione ,marginale dal punto di vista non solo geografico.

Attualmente la regione Marche è governata ( male ) dalla destra e in passato anche se governata altrimenti è sempre rimasta in un’ombra di mite rassegnazione.

Un territorio vasto , diviso equamente  tra costa , collina e montagna svuotata dove abitano solo un milione e mezzo di abitati  mal contati , un retaggio storico di Stato della chiesa , provincia mite e pacifica  : marchigiano formica d’Italia era un detto comune di un tempo passato . 

L’anno prossimo la regione tornerà al voto e come il resto del centro Italia , un tempo equamente diviso tra il Nord progressista e il Sud conservatore ha nella sua maggiore provincia il nodo del futuro risultato.

E’ la provincia di Ancona che accoglie un terzo di tutti gli abitanti della regione l’attenzione a cui devono rivolgere le forze progressiste se vogliono ritornare in quell’alveo politico tradizionale in cui era stata sempre collocata.

Come dimostrano i recenti risultati di Emilia Romagna e Umbria  (da non confondere, prego!) molto importante sarà la scelta del candidato/a a trainare il risultato .

Sarebbe bene che i partiti progressisti cominciassero da ora a lavorare per individuare un progetto comune nel quale far confluire tutte le forze politiche che ne vorranno condividere il percorso.

E a livello nazionale non fate un’’insalata geografica Italia centrale , per favore.

Al bar interstellare

Ho trovato azzeccatissima la definizione dei vari annunci di Donald Trump in merito all’assegnazione dei ruoli nella sua futura amministrazione : un ironico giornalista che non sempre mi piace l’ha definito qualcosa che assomiglia al bar di Guerre stellari.

Ve lo ricordate quell’accozzaglia di esseri più o meno fantastici e extraterrestri che si aggiravano nel fumoso bar sospeso nell’interspazio ?

Ebbene i personaggi che Donald Trump va enunciando nello stupore di molti e, occorre ammetterlo , anche nello sgomento di qualche residuale repubblicano cosciente sono davvero un catalogo di sorprese che dovrebbero preoccupare molto gli americani e un pochino , per quanto ci riguarda , anche il resto del mondo.

Si va dal no-vax alla salute , all’indagato per vari reati alla giustizia fino all’ormai onnipresente Elon Musk che dovrebbe addirittura rivoluzionare l’intera macchina burocratica dello stato  (e 

ho pensato per un attimo che quello tutto sommato farebbe comodo anche a noi.)

Ma c’è un elemento particolare cha accomuna queste nomine : le facce dei nominati .

Anche se dobbiamo ammettere che “la faccia non costituisce reato” molti di questi nominati hanno facce che mettono disagio e non paura .

Per dirla Hollywoodianamente , sono facce che sceglierei per un casting  nei ruoli di cattivo o comunque di personaggi equivoci e poco rassicuranti.

Che questo faccia parte della macchina infernale messa in moto dal vendicativo prossimo presidente ?

Il film è appena cominciato  , dobbiamo solo individuare su  su quale piattaforma sarà possibile vedere l’horror futuro.

Occhio al calendario

Tutte uguali le  foto dei concerti pucciniani di Jonas Kaufmann voluti dalla Sony per reclamizzare e sponsorizzare la vendita di quel Cd azzeccato nel titolo che risponde al nome di Puccini Love affair.

Sarà sicuramente un buon lancio commerciale ed è probabile che ne esca anche qualche premio a coronare la riuscita dell’operazione.

Articoli e foto con sfondi diversi non cambiano il risultato : ovviamente i duetti pucciniani sono capolavori e non dubito che riescano sempre ad emozionare le folle di ammiratrici vecchie e nuove , che accorrono a riempire i teatri tedeschi e non solo.

Un’occhiata al benemerito sito Unofficial  del tenore mi dice che ne mancano ancora un paio , di cui l’ultimo a Milano con la Diva Netrebko e poi di corsa a vestire ancora una volta i panni di Alvaro nella Forza , riconfermando il terzetto garantito sicuro con il sodale Tezier ,peraltro i tre già ascoltati insieme a Londra nella stessa opera.

Un’occhiata al programma futuro mette in evidenza la sola impresa interessante : i Pagliacci a Vienna , poi tutta una serie di “ non confirmend ”ipotesi in giro  per il mondo fino all’impegno del neo Dirigente del Festival di Erl in Tirolo.

Vaghe altre ipotesi estive a Monaco , insomma un lento e intelligente distacco dai frenetici calendari di un tempo che mi confortano perché l’intelligenza del tenore non è venuta meno col passare degli anni ed ho bene in mente i suoi calcoli di matematico mancato quando misurava i minuti di canto del Fidelio ( sono 23 ) e i pochi minuti del primo atto del Parsifal con la sola noia di stare in scena per tanto tempo.

Ha cantato praticamente tutto quello che gli piaceva cantare , a me rimane il rimpianto che non abbia cantato Il ballo in maschera quando ne aveva la possibilità e l’avere abbandonato il Trovatore dopo la infelice regia di Olivier Py.

Mi ha sempre divertito la sua antipatia per Pinkerton  anche se adesso con il concerto spezzatino ne riprende felicemente le bellissime erotiche arie.

Passa in questi giorni sul canale Classica il suo Dick Johnson magro come un’acciuga di Vienna e quando voglio provare ancora un brivido quasi nuovo mi rivedo la Turandot viennese o la fantastica Die tote stadt di Monaco.

Spero ancora che nel gioco dei calendari incrociati riesca a cantare di nuovo con Asmin Grigorian , è una di quelle che gli danno davvero soddisfazione come la mia adorata Maria Agresta , ogni tanto anche al consumato grande cant-attore la partner dice qualcosa di più ( e si capisce).

Ritornare a Barbiana

Appartengo a una generazione di donne felicemente sposate che si batterono per ottenere una legge sul divorzio , madri orgogliose di più figli che vollero e ottennero una giusta legge sulla possibilità di abortire legalmente , di donne che credettero in una  scuola uguale per tutti (avevamo bene in vista i libri di Don Lorenzo Milani ) ed entrammo negli organi collegiali della scuola magari sacrificando il nostro tempo familiare in lunghe sedute assembleari.

Tutto sommato penso che abbiamo fatto il nostro dovere di cittadine noi che cantavamo con Gaber “ libertà è partecipazione” ma oggi abbiamo finito la corsa , una stanchezza profonda ci allontana dall’impegno attivo .

Non è solo l’età , che comunque ha il suo peso , è che quando pensiamo   di andare in piazza a manifestare assale il dubbio che comunque stiamo facendo un gioco che ci si ritorcerebbe contro.

C’è ancora qualche ingenua che crede nella forza di un post tutto maiuscolo su Facebook , poi al momento di votare magari resta a casa , un sottile senso di disinteresse verso la politica porta a rinchiudersi in un guscio che comunque ha un risvolto pericolosamente qualunquista.

Una semplificazione del pensiero politico si concretizza nella bassa affluenza al momento di andare a votare , siamo sotto la soglia che tutto sommato una volta era auspicabile non avendo nessuna fiducia nelle partecipazioni “bulgare “ di un tempo.

Sostenere che una democrazia matura non richiede un impegno di massa non significa che ci sono ancora tanti diritti da difendere , tante battaglie da fare e soprattutto il non accettare supinamente che la nostra sanità pubblica , che fu una conquista e un orgoglio , si perda nel disegno chiarissimo di privilegiare l’intervento privato , che la nostra scuola pubblica sia sempre meno quel luogo in cui si devono formate tutti i cittadini con le stesse basi di partenza.

Un bellissimo documentario firmato Gedi che si trova sul sito di Repubblica e che si può vedere anche sul tablet ci ricorda l’esempio del Priore di Barbiana .

E’ da li che dovremmo e potremmo ricominciare.

Das Erinnerung

Il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino e pochi mesi dopo a Berlino ci andai per una mostra di un grande amico pittore :
ricordo il freddo nelle ossa e quelle collinette di rifiuti che furono il quartier generale dei ministeri nazisti.

Potsdamer Platz fango e tristezza, per terra berlinesi dell’Est vendevano come souvenir pezzi di Muro e berretti con la stella rossa; passammo il checkpoint Charlie per andare nella ex DDR e ci parve di tornare indietro di cinquanta anni.

La metro passava senza fermarsi a Friedrich strass , lo additava il cartello scritto in caratteri gotici, con i pochi soldi  cambiati comprammo tantissimi dischi in Alexanderplatz . Non c’era altro modo , tutto costava pochissimo.

Passarono gli anni e per colpa  di un tenore tedesco con una magica voce ed un aspetto latino ritornai a Berlino.

Nel frattempo , sempre grazie a quel magico ragazzo ( confesso la senile sbandata ) avevo anche  tentato di studiare il tedesco , perchè volevo capire i versi dei suoi Lieder e la città mi venne incontro talmente diversa che mi misi a cercare per terra la traccia di quel Muro scomparso; sembrava davvero un miracolo mentre  dalla cupola del Reichstag vedevo centinaia di gru svettare nel cielo.

Forse avrei dovuto addentrarmi di più per capire che il miracolo berlinese non si era riprodotto nelle città più lontane .

Oggi sappiamo che proprio dove aveva imperato il regime comunista oggi cresce e spaventa quell’Alternative für Deutschland che è alimentata dalla povertà residua e dalla paura dell’immigrato che spaventa il cittadino dell’ex Est ancora decisamente più povero del suo collega all’Ovest.

Non sta bene l’attuale governo “semaforo” , la crisi dell’ automotive minaccia l’economia tedesca che non è più quel traino d’Europa che teneva tutti tranquilli.

Forse il bel gesto della Merkel di accogliere più di un milione di siriani non ha prodotto quel miracolo di integrazione che si sperava avvenisse.

La destra avanza dappertutto e l’Europa è sempre più debole nelle sue divisioni .

Mi salva la musica e l’accresciuto amore per quella lingua tanto difficile per noi italiani , non riesco più a considerarla nemica come  fu storicamente per gli italiani nel secolo scorso. 

Un ulteriore piccolo regalo che mi fece allora senza saperlo Jonas Kaufmann.

Una giornata particolare

Ce lo avevo uno strano presentimento che cercavo di non ascoltare perché mi pareva impossibile che gli americani fossero così rozzi da votare in massa quell’orribile personaggio di Trump.

Invece , in un giorno particolare nel quale io passavo ore in ospedale , un malore per fortuna risolto positivamente , aldilà dell’Atlantico quel popolo grasso , col cappello da cowboy e la bandiera sull’uscio di casa si regalava e regalava al mondo  un miliardario corrotto come reggitore delle sorti di tanta parte del mondo occidentale.

Ero tornata a casa stanchissima e nel cuore della notte ho aperto la televisione : la lunga striscia rossa che diventava sempre più lunga mi ha provocato un senso di sgomento, si avverava netta la vittoria temuta in Europa . Ho cercato di pensare positivo , perlomeno non ci saranno rivolte popolari , nessun assalto a Capitol Hill, “ha da passà  a nuttata “… poi le minacce contenute nei deliranti comizi hanno ricominciato a girarmi nella testa e saranno cavoli amari i dazi , le deportazioni minacciate e il taglio delle tasse per i ricchi.

Mi è venuto da pensare God bless America  , ma non nel senso trumpiano dell’intendere.

C’è già poi quella faccia bieca del Vice presidente che non promette niente di buono per il futuro, possibile che i democratici americani abbiano fatto tanti errori da far precipitare il paese in questa ignominia ?

Col senno di poi , ma si sa che di questo sono lastricate le vie dell’Inferno , ci rendiamo conto che la candidatura di Kamala Harris era arrivata troppo tardi ,che Biden aveva aspettato troppo per dimettersi , che non sono le star della musica e di Hollywood che influenzano l’americano medio .

Mi verrebbe da dire : allora tenetevi le stragi nelle scuole , le violenze contro gli immigrati , la polizia corrotta , tanto a voi va bene così che accorrete in massa a regalare al mondo l’immagine più buia di quella che fu la grande democrazia alla quale guardavamo orgogliosi.

La fiaccola della statua della libertà nel disegno di Bansky si chiude gli occhi , è giocoforza chiuderli anche noi.