A Portonovo

Il vecchio pescatore Franco che porta in offerta al vescovo  i pesci nella cesta , i quattro orgogliosi vegliardi con le insegne della Confraternita e poi la processione in mare  con il gesto della memoria ,la modesta corona per i caduti, tutto un cerimoniale tanto antico e con una folla di fedeli che nessuno si aspettava così numerosa.

Mi sono fatta il regalo di andare alla Messa nella chiesetta di Portonovo nel giorno dell’Assunta , che poi sarebbe ferragosto ma anche le Ferie Augustee , insomma la festa di mezzagosto .

Mi lamento spesso di vivere lontana da quel mondo della musica che amo e che mi taglia fuori perché in questa lontana provincia dell’impero non ci sono collegamenti decenti col resto del mondo.

Stamani però . mentre ascoltavo le cicale sui pini , col vento che faceva frusciare l vecchi ulivi che circondano la magica chiesa medioevale ho pensato che questa nostra marginalità è un bene prezioso , il regalo di chi sopravvive di una regione nascosta.

La baia di Portonovo è ormai la spiaggia di Ancona e stamani mentre la batana di Franco filava sotto i colpi vigorosi di remo con a bordo il vescovo e il sindaco guardavo con un sorriso quel bellissimo incontro tra il residuo di sacro e la folla di bagnanti che salutava tra lo stupito e il divertito la modesta processione marina.

Dobbiamo ad alcuni volentierosi l’organizazione , che hanno fatto tutto perbene : sistemando le sedie , apparecchiando l’altare , improvvisandosi coro con l’aiuto di tre suorine con una chitarra .

A dieci chilometri scarsi da casa , la vera ricchezza che forse neanche ci meritiamo consapevolmente.

Post Covid

Domenica mattina alla Messa . Lo sguardo si abbassa per terra e mi accorgo che ci sono ancora le frecce a indicare il percorso per allontanarsi dall’altare dopo la Comunione.

Quei segni sono ancora lì , come un pallido segno e ad un tratto mi ricordo il lungo periodo nel quale le chiese erano addirittura chiuse , tutto fermo in una strana silenziosa primavera.

Poi lentamente le chiese si sono riaperte ed eravamo tutti nascosti dietro le nostre maschere e le nostre paure.

Ricordo i gesti di chi si portava dietro la boccettina di disinfettante e si puliva le mani continuamente , ricordo il gesto del sacerdote che l’ostia te la gettava sulle mani senza toccarle ma soprattutto mi ricordo la perdita del gesto di pace che ci scambiavamo .

“Scambiatevi un gesto di pace” è diventato ed è rimasto “scambiatevi un segno di pace”  e ci troviamo tutti fare gesti più o meno allargati e sembriamo comparse tipo regna Elisabetta quando faceva ciao con la manina.

Diverso e bellissimo fu quando la prima volta , tanti anni prima in Sant’Agostino a Vienna una cordiale signora austriaca mi aveva preso alla sprovvista stringendomi vigorosamente la mano dicendomi : Freude!

Mi era piaciuto di più del nostro più o meno biascicato : pace ! ed ero contenta quando avendolo ben imparato anch’io lo ripetevo nella mia amata chiesa : L’Alte Peter di Monaco.

Per un certo verso la pandemia sembra già un  ricordo lontano  , un brutto sogno collettivo e invece nel profondo dell’anima resta un segno forte che non ci ha insegnato nulla della nostra precarietà umana.

Solo il segno di pace è cambiato e anche quello mi pare che non sia cambiato in meglio.

Tutto il mondo è paese

Ho vissuto una piccola esperienza negativa a Monaco di Baviera e avevo scritto un post per raccontarla , poi lo avevo cancellato temendo di essere fraintesa e considerata razzista.

Raccontando a un allibito nipote la storia lui mi ha invitato addirittura a scriverla ad un giornale tedesco, anche perché lui con una società tedesca ci lavora.

Si parla molto in questo periodo del cartello o corporazione dei taxi in Italia , ebbene qualcosa di molto simile esiste anche nella civilissima Baviera :
arrivata stanchissima a Monaco dopo un lungo viaggio in treno e sotto ,un peraltro graditissimo forte temporale ,esco dalla Hauptbahnohf, molti taxi in fila  : stranamente una specie di boss mi indica di non prendere il primo e io salgo su quello indicato , do l’indirizzo del solito albergo e il tassista in inglese mi dice: no tassametro , venti euro , anzi addirittura venti dollari.

Io dico no , conosco la tariffa e la distanza , spendo sempre dodici euro ,lui ribatte  “molto traffico “ e alle mie insistenze apre lo sportello , mi butta fuori dal taxi e mi tira dietro anche il trolley, minacciandomi e dicendo che tanto tutti gli altri taxi avrebbero chiesto la stessa  cifra .

In quel momento mi accorgo che , non ci avevo fatto caso prima sono tutti più o meno magrebini . Ormai sono fradicia e arrabbiata e allora alzo la voce e dico chiamo Polizei!.

Ed è stato  allora che dal fondo della fila vedo un tassista dal chiaro aspetto bavarese che mi fa cenno di andare da lui.

Mi accoglie e si scusa per quello che mi è successo , mi dice testualmente che alla stazione quel gruppo ha preso praticamente la gestione degli arrivi.

Si scusa  di nuovo , mi porta all’albergo ovviamente col tassametro che indica i soliti dodici euro che ho sempre pagato.

Purtroppo però anche lui ha un piccolo difetto : non gli funziona il POS .  Non riconosco più la mia Germania , come diceva il libraio di Friburgo nel Lessico familiare di Natalia Ginsburg. 

San Lorenzo

Ieri mattina , come ogni anno da quando ne ho memoria mi recito i bellissimi versi di Pascoli e quando arrivo alla fine : ..e tu cielo dall’alto dei mondi sereno infinito immortale … mi commuovo e mi sento anche un po’ vecchia scema.

Ma ho un amico , tanto più giovane di me , che vive lontano in una stupenda isola che quella poesia sul suo profilo la mette tutta e finisce che ci scambiamo un saluto , un ricordo della nostra lontana frequentazione e amicizia.

Chi dice che i social sono solo stupidi e pericolosi strumenti per idioti non sa invece quanto si può essere vicini attraverso il banale strumento che diventa nelle mani di chi li usa con intelligenza un modo di sentirsi vicini anche quando la vita e le sue conseguenze ci portano a vivere materialmente lontani.

I giovani si servono soprattutto di Istagram , a me serve per avere notizie di figli e nipoti , così come un tempo si mandavano  le cartoline oggi si posta qualcosa così si fa sapere dove sono , come stanno , se si divertono.

Io lo uso poco anche perché, confesso , non ho ben capito come usarlo correttamente, non tutto riesce alla Silver fox , come affettuosamente mi chiama il tecnico del negozio nel quale vado per i miei problemi ed acquisti.

Torno ai social e alla bella compagnia dei miei amici disseminata in tutto il mondo , quando poi per caso ci incontriamo fisicamente diventa un ritrovarsi molto allegro , specie quando avviene nel foyer di un teatro.

Si ,perché un filo comune ci tiene : tutti o quasi siamo dei melomani e melomani anche un po’ selettivi , confesso.

Ho anche una regola alla quale mi attengo scrupolosamente , anche se qualche volta mi sfugge un commento politico : cerco di non confondere i temi anche se so benissimo che selettivamente ci siamo già scelti anche nelle idee e nei riferimenti culturali.

Insomma , quando al mattino mi affaccio sulla rete so di avere davvero una bella compagnia da salutare.

Un segreto

E’ importante capire quanto fosse difficile applicare quello che Giuseppe Verdi indicava agli interpreti delle sue opere : recitar cantando.

Sembra una formula , una indicazione registica ed è invece l’essenza di quello che fu il fascino di intere generazioni che vissero la novità del melodramma come emozione intima e come esperienza di vita.

Se è difficile cantare ricordando le parole lo diventa anche di più se si deve andare a tempo , rispettare le entrate , seguire lo spartito e coordinarsi con gli altri interpreti.

Intonare i propri ingressi , muoversi con naturalezza , difficilissimo un tempo , oggi più naturale perché spesso c’è anche l’occhio impietoso della telecamera.
Cantando guardare il Maestro che da l’avvio senza farlo vedere , deve essere una specie di strano sguardo obliquo , una percezione  che fa essere credibili i personaggi da interpretare.

Una fatica mostruosa alla quale si aggiunge anche il fatto di cantare in varie lingue e non sempre il/la cantante è di lingua madre nel ruolo da fare vivere in scena.

Insomma se si chiede naturalezza e credibilità ad un attore di prosa questo si moltiplica enormemente per i cantanti lirici.

Entrare nel personaggio , farci soffrire dei suoi dolori , gioire delle sue gioie , fremere dei suoi tormenti.

Dimenticavo : risparmiare la voce per quello che c’è da cantare dopo , saggiamente calibrare la propria prestazione , non soffrire negli abiti scomodi , spesso troppo pesanti per il caldo delle luci del palcoscenico.

Segreti per arrivare vivi alla fine ( anche se poi tocca morire in scena) non ce ne sono o meglio ce n’è uno solo : amare il proprio lavoro , credere in se stessi , studiare tantissimo prima di affrontare un ruolo nuovo.

Che sappiano fare bene tutte queste cose ne conosco pochissimi e quei pochissimi e pochissime sono nel mio cuore , sappiano che io li amo per tutti i sacrifici che fanno per me , perché io creda a loro quando vestono le vesti dei loro personaggi e li amo perché mi fanno dimenticare tutte le fatiche che fanno per farmi godere della loro difficilissima arte.

Non faccio nomi perché chi mi legge sa benissimo di chi parlo.

Tristezze

Uno scrittore , inviato da un grande quotidiano , torna in Ukraina e improvvisamente risveglia la memoria appiattita dal passaggio delle notizie di una guerra così tanto vicina a noi dalle prime pagine , era il 24 febbraio di un anno fa , alle seconde e terze pagine.

Ogni tanto una foto straziante , un servizio al  Tg delle sera con le solite immagini viste e riviste.

La sensibilità media si addormenta  : Tszaporija . Donbass , Kherzon ormai sono nomi noti , quasi musicali che non ci risvegliano più l’orrore di una guerra di invasione e di un popolo che la vive nel quotidiano cercando di sopravvivere alla follia.

Forse solo le immagini dello scempio alla Cattedrale di Odessa o il ricordo della famosa scalinata su cui correva la carrozzina del film di Eisenstein ci fanno ancora pensare che la follia di Putin non è cosa che non ci riguardi da vicino.

Izmail è una citta sulla riva sinistra del  Danubio, a destra c’è la Romania e una città ,Tulcea con un grande cantiere navale , basta l’errore di un drone e la guerra ci arriva in casa perché la Romania è nella Nato.

Ma le notizie scivolano dalla prima alla seconda , poi alla terza pagina e ci si addormenta tranquilli anche se Navalny , l’uomo che aveva osato sfidare politicamente e democraticamente il despota del Cremlino , dopo essere miracolosamente sopravvissuto alla classica forma di eliminazione dell’avversario tramite avvelenamento è stato di nuovo condannato ad altri diciannove anni di carcere duro.

L’Europa protesta  , gli Usa protestano ma intanto il grano non parte più dai porti del Mar Nero e le popolazioni povere dell’Africa avranno un motivo in più per mettersi in marcia nel deserto per cercare di raggiungere un minimo di speranza di vita in un altrove che spesso si tramuta in un miraggio di morte.

ll povero vecchio papa stanco parla ai giovani con una voce sempre più debole alla folle sventolanti di Lisbona , mai ho sentito così inutili i suoi appelli di pace , una droga per ignoranti festosi.

Sottocultura

Qualche volta è davvero difficile spiegare ad amici stranieri come sia possibile che in Italia Bocelli sia considerato un tenore , o che lo siano i tre garbati cantanti del Volo .

Nel paese  che fu di Caruso e poi dei grandi :Corelli  ,Del Monaco , Di Stefano  , cioè della più grande tradizione musicale oggi si considerino loro eredi dei degnissimi personaggi , assolutamente degni di un successo dimensionato alle loro vocalità e che qui invece vengono valorizzati in modo sbagliato rispetto ai loro meriti.

Siamo di fronte a fenomeni di successo e la radice dell’equivoco sta nella elementare mancanza di cultura musicale di base nel paese che fu la patria del “bel canto”.

La grande tradizione musicale si è persa , i ragazzi non hanno formazione musicale a scuola , le loro conoscenze si limitano a quelle poche ore della scuola media , spesso male utilizzate con programmi inutili e banali , unica fonte  di valutazione resta il mondo della canzone sanremese , che se in passato forse servì in qualche modo a indicare una sorta di gusto italiano ma ormai è schiava del mercato musicale che perlopiù genera mostri effimeri.

In questa realtà anche una svolazzante bionda Bioscaline può essere scambiata per un direttore d’orchestra , come lei chiede imperiosamente di essere chiamata.

Davanti a ben più gravi problemi culturali in cui versa l’Italia quello della considerazione sbagliata del valore musicale di noti personaggi sembra davvero essere un male minore , se persino il Presidente del Consiglio non ha saputo rispondere sull’origine storica del significato del tricolore della bandiera nazionale : many things….

Già ,molte cose che ormai si sbriciolano come valori perduti nel vento di una Storia mal studiata e peggio oggi addirittura falsata nel suo faticoso divenire..

Operazione nostalgia

Ogni tanto vado a curiosare sul sito delle Admires , così tanto per fare , ed è sempre più pieno di ricordi , di immagini lontane di un incantatore dalla voce magica che suscita tenerezze antiche in chi quello straordinario tenore lo ha sentito e visto dal vivo molti anni fa.

Adesso la notizia più fresca è quella che ha dato indirettamente la facoltosa amica arrivata a Sidney , ne consegue che non sia andata li per caso.

A me fa lo stesso effetto che mi fanno i ricordi lontani di memorie perdute per strada : la gioia di una discesa sciando al mattino presto , la passeggiata col cane in campagna, il bagno nel mare greco dalla barca, appena sveglia .

Cose di ieri , senza rimpianti.

Anche le emozioni che mi ha dato Kaufmann  appartengono in gran parte al passato e in fondo ammiro le “admires” arrivate da poco , quelle che ancora riciclano i ricordi di un piccolo video dietro le quinte del favoloso Werther parigino.

Nel mio carnet futuro ho molte rinunce e vaghe prenotazioni  , mi mancano i suoi Lieder , quelli non ancora sentiti , molto meno le canzoni da film , anche se so che finirò per comprare il CD tanto per completare la raccolta di tutte le sue incisioni.

Non che nuovi divi si affaccino alla ribalta , purtroppo non vedo all’orizzonte personalità così  forti da farmi desiderare di prendere un treno per andarli ad ascoltare .

Comunque non ho smesso di amare la musica dal vivo e quantomeno l’opera. 

Con l’autunno , forse, “il vento fa il suo giro” come mi ricorda uno splendo film di Giorgio Diritti.

Macbeth

Se è certamente vero che lo streaming non rende una valutazione completa dello spettacolo  si può ragionevolmente pensare che se non provoca la stessa emozione dell’opera vista dal vivo consente comunque di capire quanto la regia si sia avvicinata al nocciolo della questione : è utile la rivisitazione operata su un classico verdiano come il Macbeth?

Direi proprio di no ,evidentemente Warlikowzi ha qualche problema con Verdi e me ne ero già accorta col suo Don Carlo parigino, una faraginosa messinscena fuori luogo , fuori tempo e soprattutto fuori lo spirito verdiano che la condizionava tutta.

Il regista polacco è a suo agio con autori più vicini a se per  formazione e per affinità culturali , fedele alla sua cifra stilistica realizza spettacoli , qualche volta felici come il suo Tristan und Isolde a Monaco ma  più spesso interviene  con personali visioni rifacendo i classici a modo suo.

Mi riferisco alla sua Elettra così diversa dalla lineare e bellissima ultima prova di Chéreau.

Del Macberth ricordo un classico di Enriquez al Maggio fiorentino ,laddove si ritrovavano il senso scespiriano e la forza di una illustrazione verdiana capace di assemblare le fonti con la musica perfetta.

Lo spettacolo di Salisburgo mi è apparso assai deludente anche dal punto di vista delle voci : modesto il baritono e molto nei suoi limiti anche la superdotata Grigorian che ormai recita sapendo di recitare con il risultato di non trasmettere più niente del personaggio della Lady alla quale dona tutta la sua gamma ormai stereotipata di espressioni.

Ben altrimenti la ricordo , ancora non divizzata in una Suor Angelica a Roma ( era il secondo cast e mi commose veramente).

Una scena lunga lunga , una gran moltiplicazione di bambini vittime ,un corridoio in alto che taglia i personaggi , il filo elettrico di un abajour fastidiosamente lunghissimo  , ho cominciato a pensare quando si sarebbe saccata la spina , poi ho capito che sarebbe servito alla  intrecciatissima Armin per legare a sé l povero Macbeth invalido in carrozzella . 

Ovvero il potere punisce ma i due  si amano tanto , cattivissimi loro.

Uno sguardo altrove

Le notizie riguardanti la televisione di stato con i suoi tre canali soggetti a rivoluzione politica mi lascerebbe del tutto indifferente : sono un consumatore televisivo selettivo : guardo solo canali privati , scelgo il mio personale palinsesto sui miei gusti musicali e di attualità con attenzione , ma poi un pensiero mi attraversa la mente :quanti sono come me liberi nelle scelte e quante persone più semplici accendono passivamente la tv e vedono “ quello che passa il governo” ( letteralmente) ?

Se la storia è un pendolo a ripetizione dovrei preoccupami poco . Da tanto squallore culturale può venire solo una reazione forte e contraria .

Così sulla carta , ma quanto l’analfabetismo di ritorno incide sulla psiche generale ?

In un paese dove ancora si uccidono le donne con incredibile frequenza perché tentano la via della libera scelta , dove le terribili tv berlusconiane hanno lasciato un segno indelebile nelle menti fragili , dove sembra possibile ogni tipo di censura se la notizia non è gradita al potere?

L’imbarazzante racconto della raccolta di quadri del collezionista B. 

è solo la conferma del decadimento generale servito sul  piatto della banale ignoranza diffusa.

Il vento di destra attraversa l’Europa e fin qui abbiamo poco da sperare ma il veto russo sul grano in Africa può aprire uno spiraglio di ribellione proprio dal continente sfruttato e calpestato per secoli.

Se l’Africa si ribellasse davvero , se riuscisse a riscattarsi dalla  corruzione che ancora la divora , se il senso della dignità passasse davvero di là?

Scenari di fantapolitica sotto il sole d’estate o qualcosa di molto diverso dal banalissimo “ piano Mattei” che di bello ha solo il nome ad effetto . Bisogna aspettare. 

Luglio

Non è stato un mese facile , forse abbiamo avuto un anticipo di quello che sarà il clima futuro e anche se scienziati di tutto il mondo ci avevano avvisati forse la velocità con cui l’evoluzione climatica ci arriva così violentemente ci trova quasi impreparati , nonostante ciò ci siano ancora i negazionisti , quelli che anche quando bruceranno nelle  loro case o annegheranno nei loro fiumi seguiteranno a dire che le estati sono sempre state così.

Fino a poco tempo fa pensavo che non avrei visto, data la mia età , questo violento cambiamento , in realtà ci siamo già dentro e non è una bella prospettiva per il domani delle nuove generazioni.

Personalmente ho avuto un assaggio di quello che potrà essere un mio cedimento fisico e anche se l’ho risolto mi è rimasta addosso una sensazione di allarme che ho cercato di combattere .

Infatti sono pure andata a farmi un minimo viaggio che ho già raccontato e ieri sera per concludere degnamente un mese duro ho avuto un bellissimo anticipo di regalo di compleanno : allo Sferisterio di Macerata in una serata abbastanza fresca un buon Requiem verdiano in compagnia di un figlio attento e affettuoso.

La compagnia di canto buona , forse un po’ debole il contralto , ma io non faccio testo .

Troppi Requiem nelle orecchie , non si devono fare paragoni.

Ho salutato anche il “ bravo critico “ arrivato alla duemillesima opera , mi ha fatto piacere che lo celebrasse in terra marchigiana.

Per non scordarmi la meraviglia che ancora una volta mi ha regalato il BSO in uno strano scambio gradito ho stirato e attaccato alla bacheca il poster di Semele.

Da quelle parti fanno anche dei programmi particolarmente ricchi e pieni di gadget.

Semele

La consolazione – Lo spettacolo merita un commento speciale.

Tanto per cominciare riprendendo l’annoso problema delle regie direi che questo spettacolo di Claus Guth chiude ogni polenica : fare di un Oratorio di Händel uno spettacolo spiritoso , divertente e raffinato senza essere mai volgare , senza nessuna caduta di stile , solo grande eleganza che gronda cultura è la conferma che sistono solo spettacoli belli e spettacoli brutti.

La storia di Semele , liberamente tratta dalle Metamorfosi di Ovidio ci racconta di un matrimonio che inizialmente sembra uscito da una fiction americana , poi prende il volo entrando nel mito classico per chiudere il cerchio dove era cominciato , ma Semele sarà andta troppo oltre , e è destinata la sorte di essere la madre di Dioniso , ma non ritornerà nella banalità quotidiana.

Certo per fare uno spettacolo simile occorre avre una compagnia di canti eccelsa , con cantanti splendidi , capaci di ballare , saltare , fermarsi a tempo in una drammaturgia perfetta.

Michel Spyres che balla il can can, Orlìnski che si esibisce in un acrobatico numero di breakdance , una straordinaria Semele Brenda Rae , attrice sublime, ma vanno ciati anche tutti gli altri , ognuno perfetto nel proprio ruolo di perfetti cantanti-attori-acrobati , ballerini 

Eccelle anche l’orchestra perfetta guidata con eleganza da Gianluca Capuano .

La serata scorre che ha del miracoloso , a mezzanotte rientro felice in albergo e penso che mi sarebbe dispiaciuto perdere una così rara occasione musicale .