Cambio programma

Arrivo puntuale alla biglietteria per avere il rimborso del concerto.

Mentre aspetto passa Helmut Deutch , al mio festoso saluto : buongiorno Maestro! Ha risposto con un grugnito , la sua faccia esprimeva un disdoro  più grande del mio.

Dopo aver chiesto il rimborso domando timidamente se ci fosse qualche possibilità di trovare un posto per Semele al Prinzregententheater : nein … aber ….lei è molto gentile e cercheremo in  ogni modo di consolarla e mi propongono se possibile , di tornare lì dopo due ore.

Naturlich , no problem: a mezzogiorno il biglietto c’è ed è anche molto bello , centrale , fila 6 :Perfetto,

Sperano di farsi perdonare l’avviso tardivo ( poco professionale , non sono parole mie), ringrazio , il rimborso della Liederabend mi arriverà entro pochi giorni.

Nel primo pomeriggio arrivano da Vienna Gabriele e Edith , venute solo per me , per consolarmi. Sono commossa della loro gentilezza , ho veramente due amiche carissime.

Insieme al Franziskeiner , passiamo due ore bellissime: Io ho solo da offrire il mio modestissimo piccolo libro, loro una incredibile gentilezza viennese.

Vado a teatro sotto un violento temporale , sono molto stanca e mi preoccupano tre ore di Oratorio di Händel.

Forse crollerò , anzi no , unglaubich ! , spettacolo bellissimo colto , raffinato e  molto intelligente.

Viaggio a Monaco

Capitolo1- la delusione

Alla fine c’è riuscito a darmi la sòla galattica, quella che ormai “ non ci pensi più” e il “ dado è tratto”.

Ero ormai in treno , quasi all’altezza di Verona quando ho letto della cancellazione e addirittura una sostituzione.

Una proposta quasi offensiva e quando il BSO si è accorto della scorrettezza è corso ai ripari dichiarando che poteva avere  un rimborso.

A peggiorare le cose il comunicato tardivissimo del Nostro che proponeva il rinvio al prossimo anno, tutto un susseguirsi ci comunicati che ho seguito con la dovuta irritazione , tanto ormai ero in viaggio e non avevo altro da fare.

Patetico infine il messaggio personale , cuore in mano ( bravo Thomas!) che raccontava quanto lui ce l’aveva messa tutta a provare il programma , un po’ fuori tempo massimo , invero.

Fino a domenica sera ci avevo ragionato , per motivi logistici devo partire il giorno prima , ormai anche la mia agente mi aveva detto : vai.

Tra le pieghe dei post vengo a sapere che dopo la Liederabend ci sarebbe stata una cena di gala ed ecco spiegato il mistero dello strano orario , alle sette , e poi la corsa a trovare un sostituto.

Penso che un simile pasticcio non sarebbe successo ai tempi di Bachler , un sovrintendente serio.

Dato che per carattere sono portata a cercare sempre il lato positivo ho pensato che un cambio , purchè minimo di prospettiva, mi avrebbe fatto bene e un giorno al fresco bavarese avrebbe rotto il caldo terribile dei giorni passati.

In più due care amiche viennesi mi hanno comunicato che verranno comunque a salutarmi , per farmi compagnia , mangeremo insieme.

Poi il viaggio ha preso una piega diversa . Al prossimo post.

In attesa

Mi sento molto Butterfly e “ non mi pesa la lunga attesa “.

Da un paio di giorni la mia principale occupazione è controllare il telefono , dopo l’annullamento del concerto di Ratisbona mi aspettavo l’avviso dell’annullamento  anche del concerto di Monaco, ma passano le ore e piano piano ho ripreso a pensare che forse lunedì mattina prenderò il treno per la Baviera.

Scrivo adesso , è sabato pomeriggio e dopo l’ennesimo controllo sul sito ufficiale mi sono messa al computer , ma non condividerò questo  post fino a domani sera .

Avevo quasi sperato nell’annuncio di annullamento , un concerto di Lieder può essere rinviato , non è come le opere che vanno in scena lo stesso , con sostituti , la Liederabend può solo essere rinviata .. a data da destinarsi .

Qui è molto caldo , ho visto  che invece a Monaco è molto più fresco   e poi mi aspettano comunque tante amiche che ho voglia di rivedere , ormai mi sono psicologicamente messa in modalità viaggio.

Ho sullo schermo in alto la foto del programma di sala , bellissimo e nuovo.

Ma il tempo per cancellare c’è ancora , scrivo per scaramanzia. Domani è domenica e ho ancora ventiquattro ore per decidere se partire.

Treno , albergo , biglietto dello spettacolo : ho tutto. 

Teatro antico

La visione della Medea di Euripide in televisione dal teatro greco di Siracusa mi riporta indietro nel tempo.

Il caldo delle pietre , il pomeriggio assolato in attesa , la cavea che lentamente si riempie di pubblico , i ragazzi scesi con me da Palazzolo Acreide , le amiche docenti , un mondo di sensazioni che nessuna ripresa televisiva mi può restituire.

Ci sono andata per un numero imprecisato di anni , noi portavamo il nostro spettacolo al Festival del teatro giovani della scuola , sempre invitati perché gli organizzatori sapevano della qualità dei nostri spettacoli.

Il lungo viaggio in pulmann  ( si partiva di notte , mi ricordo l’alba quando arrivavamo in Puglia) tutto il tacco dello stivale e poi sul traghetto Caronte  si cominciava a respirare aria di Sicilia.

Le zagare , l trionfi di buganvillea, l’arrivo la sera  tardi in quel magico paese in alto con la bellissima chiesa di san Sebastiano , il sito archeologico , la visione dell’Etna in lontananza.

Guardo questa ennesima Medea e mi domando quanti allestimenti ne ho visti , quanti Prometeo incatenato , quante Orestee , quanto Troiane e poi sempre anche una commedia di Aristofane .

Non c’è altro modo per capire la forza del teatro greco che la visione degli spettacoli nei luoghi giusti , sia a Siracusa , a Epidauro o al teatro di Erode Attico ad Atene  perché è sufficiente sedersi sulle sconnesse pietre calde , ascoltare i versi antichi e sempre attualissimi mentre il sole cala e ci si ritrova alla fine al buio senza accorgersene arricchiti sempre da un pensiero forte ,  da una riflessione che riguarda sempre tutti noi che siamo solo un eco di quegli eventi lontani ma che portano in sé tutto il carico della nostra eterna condizione umana.

Mi è piaciuta questa Medea ? Non riesco a giudicare davanti a un teleschermo , mi manca troppo quell’atmosfera irripetibile e lontana.

Direi comunque che ne ho viste di migliori , se non altro ricordando la mia carissima amica Valeria Moriconi, eravamo su altri pianeti.

Cultura democratica

La perseveranza con cui i graffitari europei continuano con tenacia a lasciare il loro passaggio al Colosseo mediante chiavi , temperini e altre amene cianfrusaglie atte a incidere non immortali versi , ma la loro banale testimonianza sul luogo ,mi pongono una volta ancora l’ennesimo dubbio sulla utilità della diffusione di massa della frequentazione dei luoghi antichi e del pascolare nei musei , una volta luoghi di culto per gli studiosi e gli amatori dell’arte.

Esiste  una giustificazione a questa democratizzazione diffusa ?

Davvero il binomio turismo-economia è quella chiave di lettura che entusiasma e conforta il ministro di turno o non sarebbe meglio invitare i possibili fruitori di tanta bellezza diffusa a ricercare piuttosto nella conoscenza dei medesimi l’incanto della visita che i più vivranno con occhio distratto , ricercando il già conosciuto , l’’oggetto simbolo di avvenuto incontro sia la Gioconda o l’anfiteatro Flavio ?

L’emozione ormai perduta di chi ai mei tempi ( o addirittura anche nei secoli passati) provava il viandante che arrivava commosso davanti a quel quadro , a quella statua , a quel monumento che aveva sognato di visitare un giorno  é storia perduta.

Oggi il pacchetto offerta che offre Praga ai cinesi in tre giorni servirà sicuramente alle casse dello stato di Boemia ma arricchirà la loro conoscenza della vecchia Europa?

Non ci sono risposte anche perché neanche a me servirebbero una manciata di giorni per capire l’antica cultura cinese, questo per una sicura legge del contrappasso-

A chi parte per un viaggio da sempre ho consigliato di leggere i libri che parlano di quel paese , a cercare ,magari anche su Google le informazioni su quello che andranno a visitare.

Ma quanti lo fanno ? 

Ben pochi se al ricevimento di una sanzione i più cascano dal pero : “non sapevo che fosse così vecchio questo rudere a forma di torta , dove forse , pare , mi ricordo che forse ci hanno girato il Gladiatore.!

Di destini e di borse

Si è spenta nella sua casa…per analogia penso alla Callas , a quelle belle case raffinate  nel centro di Parigi che chiudono come un sipario vite vissute faticosamente di creature fragili .

Si diventa icone in tanti modi e forse il più assurdo per Jane Birkin è quello di essere diventata una borsa di Hermès, lei che girava con un cestello di paglia da contadina portando trionfalmente in braccio quelle figlie che sembravano nate per caso da quella creatura efebica e leggiadra.

La Kelly , la Birkin : vallo a spiegare alle cafonissime ministre italiane di destra che ostentano le costosissime e preziose borse nate nella Maison del lusso che quelle che hanno al braccio furono davvero segno di eleganza e di preciso status quo delle poche che le portavano con noncuranza uscendo dal Ritz o sulle stradine di Capri.

Non che le ispiratrici di tanta fama da essere diventate anche un indice  di eleganza abbiano avuto nella vita vera destini facili , Grace Kelly finì in un burrone in uno strano incidente stradale , Jane Birkin si portava dietro il destino di una figlia morta suicida; la vita vera regala poca felicità a chi vive successo e fama , trionfi teatrali e reporter in agguato per rubare loro immagini da rotocalco.

Anche  io ho la mia antica colpa ma la mia vecchia e scalcinata Kelly rivive adesso una vita al braccio di una nipote che la ostenta felice e ho pure ritrovato da qualche parte una foto di quando lei piccolissima era in carrozzina  e una nonna giovane aveva la sua bella borsa arrivata dopo mesi e mesi di prenotazione : regalo multiplo (molte ricorrenze sommate  per giustificarne il costo ) fatto dal marito generoso per la sua vanitosa consorte.

Viaggiare lento

Sono da una settimana sotto le pale del ventilatore , controlli della pressione , letture e un po’ di tv ogni tanto.

Ieri alla vista di un servizio Freccia Rossa Napoli Pompei ho avuto la visione di me che arranco dal binario 2 dopo quattro ore , più il ritardo endemico, verso l’uscita di Termini a un chilometro perlomeno di distanza.

Da Ancona a Roma è una strana odissea: l’amministratore delegato delle Ferrovie pensa anche a un modo di viaggiare “lento” per godersi il panorama italiano di rara beltade.

Non deve inventarsi nulla , qualche volta andando a Roma posso anche fermarmi a prendere il caffè a casa del capostazione di Giuncano ( fonti del Clitunno) , tanto quel tratto di ferrovia a binario unico aspetta da sempre che passi il treno che viene dalla direzione opposta.

Da sempre i politici di turno promettono il raddoppio Ancona Roma , poi si sono anche inventati che si scende a Falconara perché il treno dirotta per Rimini e noi dobbiamo prendere il bus per tornare a casa tanto seguitiamo a non protestare mai e neppure i nostri rappresentanti un Parlamento lo hanno fatto , quando ne abbiamo avuti-

Le Marche , queste sconosciute :

in questi giorni di super caldo sui siti metereologici c’è scritto Rimini e poi più sotto Pescara , non abbiamo neppure la soddisfazione di esistere eppure stamani il termometro segnava 37 gradi alle 11 in Via Martiri della Resistenza.

Torno sotto il ventilatore che è meglio. 

Uno stop

Succede nella vita un giorno di essere richiamati alla propria condizione precaria.

Un segnale del corpo che avvisa quanto sia labile il meccanismo che lo fa camminare quotidianamente..

Un inciampo a ricordare che se si crede di essere ancora in piena forma in realtà si è in cammino verso qualcosa di più fragile che  si manifesta attraverso un   chiaro segnale di debolezza.

Il blog tace perché in realtà l’autore delle piccole note è senza fiato e qualcosa si è forse ( spero momentaneamente ) rotto.

Spero di recuperare la curiosità che mi consentiva di mettermi alla tastiera con la voglia di commentare qualcosa per i miei lettori.

Devo riprendere fiato.

Rivedere La forza

Un pomeriggio vuoto , un gran temporale estivo e violento mi fa cambiare programma , resto a casa e non ho voglia di leggere .

Finito da poco un libro non ho fretta di cominciare il prossimo che mi aspetta sul comodino.

Una strana idea , non ho mai più rivista quella Forza vista a Londra nell’ormai lontano 2019.

Ne avevo anche scritto molto e prima di mettermi a scrivere questo post ho controllato quello che avevo visto dal vivo ormai cinque anni fa.

Non cambierei una virgola sulla valutazione che feci , ma rivedere sullo schermo del computer , a distanza così ravvicinata i cantanti fa una certa impressione perché il giudizio diventa spietato per tutti 

ma non per uno  , l’unico e davvero ultraterreste Jonas Kaufmann che sembra non cantare , sembra non recitare : è Alvaro che si muove nel pasticciatissimo plot che Pappano aveva voluto integrale e mi accorgo che l’opera è anche  troppo lunga , francamente i tagli di Monaco l’avevano abbellita e non poco.

Penso che sia difficile spiegare il miracolo di una interpretazione così naturale , così poco studiata ( sembra davvero un De Niro della lirica), cerco di analizzare la mia valutazione che vorrei fosse meno di fans ma più distaccata .

Non ci riesco perché il suo modo di stare in scena , sicuramente dovuto alla sua serietà e preparazione non basta a farne quel fenomeno che ho avuto la fortuna di seguire ormai da tanti anni e che con tenacia ho anche portato qui ,nella città di Corelli perché ricevesse il meritato riconoscimento di erede del grandissimo tenore italiano.

Sono stata tre ore abbondanti seduta davanti al pc. , il temporale è finito , mi sono alzata un po’ anchilosata e contenta di avere avuto , ma non ne ho assolutamente bisogno , la conferma di avere rivisto un interprete speciale .

Sono molto orgogliosa di me , che quel fenomeno unico seguo da tanti anni e per quelle poche energie che mi restano , di poterlo seguire ancora fino a che ce la farò.

Una foto

Ho cambiato la foto sul salvaschermo del computer perché non mi piaceva più vedere l’aiuola di casa con il bel cedro e la mimosa .

Sono morti entrambi e anche se si deve sempre pensare che in fondo si trattava solo di piante mi è restata dentro una tristezza sottile.

Per trovare una foto nuova che mi piacesse ho fatto tante prove , fiori , piante , panorami , mare poi alla fine ho trovato la foto giusta e non ho realizzato subito ( dottor Freud aiutami tu ) che era come un messaggio in bottiglia.

La foto l’avevo fatta al ritorno da uno dei miei viaggi musicali , sicuramente da Monaco che resta comunque il mio unico ub di riferimento e oltre l’ala dell’aereo che  sta atterrando sulla pista dell’aeroporto di Falconara di vede distintamente il monte Conero con il suo caratteristico profilo di balena e davanti adagiata sui colli Ancona con casa mia abbastanza visibile tra i puntini bianchi delle case lontane.

Per tanti motivi : l’età e la salute ho ridotto moltissimo i miei viaggi ma evidentemente l’inconscio vorrebbe ancora volare , la foto scelta oltre a essere bella racconta molto di quello che magari non dico ma che sicuramente penso.

Parafrasando un libro che andava di moda qualche anno fa la potrei intitolare : Voglia di volare .

L’odio

Diciotto anni fa un film ci aveva già raccontato quello che stava covando la Francia di quei Diritti sui quali noi europei avevamo basato perlomeno per due secoli i nostri comportamenti civili.

La Haine , questo era il titolo originale del film aveva già pesantemente descritto  quello che bolliva nelle banlieue, quelle periferie ghetto in cui erano stati ammassati come in riserve indiane i francesi delle ex colonie , in generale i magrebini i quali avevano inorgoglito la grandeur sportiva dei Bleus … mi ricordo un mondiale di calcio in cui correvano agili e veloci i francesi dalla pelle scura esaltando orgogliosamente le masse .

Oggi la Francia brucia , ma è un fuoco che già covava dentro da anni ,ogni tanto ne coglievamo i preoccupanti segnali ed è stata una escalation di violenza e di prevaricazioni che ha portato la civilissima terra d’Oltralpe in una tragica situazione che assomiglia davvero a una guerra civile .

Ma non mi preoccupa tanto l’ondata di violenza di quei minorenni che incendiano e distruggono con furore i simboli del paese civile quando il   sorgere simmetricamente le bande di estrema destra  che porteranno  , quelle davvero , ad un rigurgito di stampo fascista perché di questo realisticamente si tratta.

Lo avevano capito gli artisti : ho cominciato questa mia piccola riflessione con la citazione di un film , ma non è stato il solo , ce ne sono stati altri e tanti libri e tanti intellettuali avevano segnalato la pericolosità di questa terribile spaccatura che si sarebbe verificata nel paese.

Un segnale davvero preoccupante è leggere che la colletta di fondi per la difesa del poliziotto omicida supera ben cinque volte quella che è stata fatta per l’aiuto alla famiglia del ragazzo ucciso.

Ma se la Francia piange non è che in Italia le cose vadano meglio .

Si dice che non abbiamo la stessa drammatica situazione , mi permetto di aggiungere : per ora……

Applausi e peluches

Non so quando fu la prima volta , se fu un gesto spontaneo o se 

non sapendo più pregare o cantare coloro che assistevano al funerale all’uscita della bara dalla chiesa batterono le mani , come fosse una festa.

Ormai è diventato un rito diffuso e orribile , più la morte è stata tragica , più si ricorre a questo estremo saluto ingiustificato : le vittime di femminicidi , i bambini uccisi dalle macchine in corsa , i morti per caso .

Peggio ancora è il pellegrinaggio di passanti con fiori sul luogo del crimine , del delitto o della morte accidentale .

Credo che tutto sia cominciato con la morte di Lady Diana quando il tappeto di fiori cominciando dai cancelli di Buckingham Palace invase tutti i viali circostanti.

Da allora non c’è tragico evento che non porti  i devoti o non , con fiori e  disegni a tappezzare i marciapiedi del dolore .

In mezzo a tanta inutile dimostrazione di pietà ad uso dei fotografi e delle tv ci sono i più ridicoli e demenziali omaggi : i peluches.

Mi sono spesso domandata se li avevano in casa e per non buttarli nella spazzatura  i dolenti per caso li riciclavano sul marciapiede o se , preda al momento emotivo di partecipazione non andassero addirittura a comprarli.

E’ un atteggiamento collettivo che non riesco a condannare perché di sicuro la componente pagana nasconde una vicinanza al lutto che però diventa sempre più spesso una ostentazione povera di 

quel senso del sacro che dovrebbe trovarsi più giustamente nel silenzio e nella preghiera.

Ovviamente alla fine del rito non mancano i palloncini che volano in cielo , pericolosissimi perché poi ì pesci  se li mangiano e muoiono soffocati dalla plastica , ma questa fu una delle tanti petizioni contro l’inquinamento che lascò il tempo che trovava.

Mi aspetto commenti scandalizzati , contumelie e accuse di mancanza di sensibilità.

Mi meraviglierei se non arrivassero.