Viva il re

Finchè c’è sta lei , la regina Elisabetta seconda , nei suoi settant’anni di regno non avevo mai pensato quanto fosse anacronistica ogni cerimonia , ogni giubileo , ogni festeggiamento che la riguardasse.

E’ stato un tempo fermo , un’immagine che rassicurava anche noi che suoi sudditi non eravamo.

Ieri invece , quando per poco tempo ho seguito la festa di incoronazione del re Carlo terzo ho trovato tutto così assurdo in questo nostro terzo millennio che ho anche smesso di seguire la tv, come se si trattasse di un sequel di una fiction in cui l’unico personaggio divertente era quel rosso di pelo relegato in terza fila , come in ogni script ben fatto per il quale valesse la pena di seguire la storia.

Ho cominciato a pensare a una famiglia che si chiamava Sassonia Coburgo Gotha che si è pure inventata un nome d’arte : Windsor per non sembrare troppo tedesca per le orecchie inglesi , operazione che del resto fece anche Filippo di Battenberg , scambiato in Mounbatten sempre per lo stesso motivo.

In definitiva , anche se la tradizione li fa risalire a novecento anni di regno troppe volte hanno  pure cambiato i nomi per essere sempre in linea con il trono che rappresentavano.

Per carità , a fronte di alcune democrazie scalcinate , a molte autocrazie velate appena di aperture e soprattutto davanti alle dittature che esistono numerose nel nostro mondo ben venga ancora un regno ,anche se poi in definitiva è tutta pompa e poco circostanza ( vedi Elgar) infatti i sudditi inglesi stanno ancora meglio loro di tanti abitanti di questo pianeta.

Quanto potrà durare ancora tutto questo fasto inutile e anche dispendioso per le tasche dei cittadini non lo so , oltretutto i reali inglesi non hanno neanche un minimo della forma che ha l’unica altra istituzione così ancora legata al fasto solenne : la Chiesa cattolica .

Ma lì c’è dietro un pensiero forte che non mi pare alligni nelle menti sovrane inglesi.

Comunque per quello che ne ho visto devo dire che era divertente, come una bella rappresentazione in maschera , anche se siamo lontani , in quanto alla trama, dalle grandi opere del Bardo.

Qui a volere essere larghi siamo più dalle parti di Netfix ed è in fondo quello che ancora diverte il mondo.

De profundis del cedro

come eravamo…

Stamani , mentre una piccola squadra di giardinieri lavorava velocemente a distruggere pezzo per pezzo il cedro che fu piantato ,piccolo , quando ci inventammo la vegetazione che avrebbe contornato casa mia dove prima c’era un greppo incolto, mi ronzava in testa un verso di Cardarelli : Cosa mi colpisce ormai…

Mi colpisce anche la fine di un albero , forse un po’  meno della morte di una animale di casa , mi è sempre un segno di cambiamento prospettico avendo la consapevolezza che non ci sarà in futuro l’ipotesi di vedere ricrescere qualcosa la in mezzo.

L’omino di burro che sorridente e devo dire con molta perizia da capo ha sbrigato tutto in una mattinata , mi ha spiegato che non devo tentare di piantarci niente  sulla base del tronco rimasta , tanto perlomeno per una diecina d’anni non ci crescerebbe niente.

Compri un bel vaso e ci metta una bella pianta è stata il saggio suggerimento.

L’idea mi ha convinto , ora si tratta di cercare il bel vaso e la bella pianta : sarà un gioco nuovo anche se ho capito che non sarà un gioco  molto economico.

E’ un po’ la teoria del bicchiere mezzo pieno , quella che si deve cercare di adottare sempre se non si vuole finire a piangersi addosso anche per le cose materiali , in questo il lato più ferrigno di me  aiuta.

Con questa pillola di filosofia spicciola oggi il blog finisce qui.

Passo e chiudo.

Un concerto

Un prezioso video del concerto di Vienna della primavera del 2022 viene finalmente riproposto  dalla Tv austriaca e su ARTE

La tournée aveva riguardato tante mete europee ma la ripresa elegante è quella del Musikverein , bellissimo ,con sapienti mezze luci che illuminano le cariatidi dorate.

Kaufmann-Damrau-Deutsch, Un programma accattivante e colto : da Schumann a Brahms . Perché non c’ero andata ?

Me lo domandavo mentre seguivo ammirata sullo schermo del mio computer lo svolgersi del raffinato programma .

Poi ho capito perché; gli spettatori avevano tutti la maschera , a Vienna erano ancora in vigore le norme anti-Covid , che imponevano il controllo tampone , col rischio che se si era positivi si doveva restare dieci giorni confinati prima di poter ripartire .

Me lo sono perso dal vivo , ma adesso me lo ascolto ammirata per la sapiente miscela dei testi , sicuramente opera di quel mago del pianoforte che risponde al nome di Helmuth Deutsch.

La cura nel passaggio da Schumann a Brahms quasi non la cogli se  non dopo un paio di ascolti ( e questo è il pregio della visione televisiva), il gioco delle parti tra la meravigliosa voce morbida e calda di Jonas e il trillo sicuro della partner che sta al gioco , come del resto avevano già sperimentato negli Italienisches Liederbuch di Hugo Wolf ,che invece avevo ascoltato dal vivo ben due volte.

Molte pagine preziose per chi ha scoperto il Lieder romantico un po’ tardi , come me, e la conseguente sorpresa di tesori che solo attraverso il mio tardivo studio del tedesco aiutano a capire meglio l’incanto della musica.

Un amico italiano , colto quanto basta per amare quasi esclusivamente il melodramma italiano , mi ha detto : ma se sono tutti uguali!

Ho sorriso cercando di spiegare che sono gioielli preziosi e diversissimi tra di loro grazie ad un tessuto musicale raffinato  che si apprezza di più ascoltando il fluire del pianoforte che accompagna  sottolineando il testo  e si stacca mirabilmente  creando  l’unicum tra le due parti.

Ciò non toglie che anche il preparato  pubblico viennese scoppi in un applauso non previsto dopo il notissimo Stille tränen , cantato dal magico Jonas  e che poi rimedia , forse un pò pentito ,con un  un analogo applauso alla Damrau che sa benissimo essere la sparringpartner  di tanto tenore.

Komunisti in Austria

Per una frequentatrice del festival di Salisburgo  è una notizia quasi divertente : nella città di Mozart alle recenti elezioni regionali il Partito Comunista Austriaco ( PKÖ ) ha ottenuto il 22%  e rientra nel parlamento regionale .

Noi che di Saltzburg conosciamo solo l’oasi fuori del tempo della Altstadt pare una notizia incredibile  ,ma una volta tanto tempo fa presi un taxi per andare in stazione e capii che la città vera era molto più grande e più moderna di quell’isola rarefatta e turistica che abitualmente frequentavo.

In Italia la notizia è stata riportata solo da qualche trafiletto sui giornali più qualificati ,ma mi ha incuriosito l’evento strano e ho cercato di capirne di più.

In un paese piccolo , ordinato e apparentemente addormentato , nel quale si celebra ancora un mega ballo delle debuttanti che vengono da ogni parte del mondo e le cui famiglie spendono un mucchio di soldi per vedere le loro figlie allineate ai lati della platea dello Stadtstoper mentre la star di turno canta i pezzi forti del repertorio , ci sono sacche di povertà nascosta e soprattutto dietro il conservatorismo dell’ex Impero asburgico c’è tanta corruzione e infatti i governi cadono per incapacità di ben governare.

Non è un paese facile l’Austria si si va a vedere che ci fu un momento ,nel 1936, in cui si costruirono affascinanti case popolari , in cui le   tensioni nascoste nell’alternarsi al potere le forze politiche attuali non hanno brillato per misure di buon governo.

Allora studiando meglio capisco che questo risultato comincia dalla Stiria , da Graz ( leggo che viene anche chiamata Stalingraz!) dove una sindaca donna ha avviato una politica di sostegno alle fasce deboli e questa politica , ormai consolidata negli anni ha portato a questo , per me quasi anacronistico e divertente risultato elettorale.

Citando citando

Un film di Nanni Moretti è sempre un evento per chi negli anni ha molto amato questo regista e si è divertita dai tempi lontani di Ecce bombo e di Palombella rossa a fare proprie le famose frasi fatte che entrarono nel lessico di molti ( faccio cose  ,vedo gente ..), così anche se sempre  più raramente avviene, prendo la strada del cinema per vedere Il sol dell’avvenire.

Sappiamo già tutto , soprattutto l’assunto finale che segnò la fine di una possibile svolta italiana del Partito Comunista che non condannò i carri armati sovietici nel 1956 quando entrarono a Budapest per reprimere la rivolta popolare.

Devo dire subito che , contrariamente alla conformistica onda di consenso generale plaudente , il film non è riuscito ad emozionarmi se non in pochi attimi di buon cinema , ma forse il merito di quei momenti va piuttosto a Tenco e Battiato.

Sono sempre restata aldiquà della storia , troppo fellinianamente  evocativa di un passato intellettualmente molto ideologizzato .

Forse il regista si  è divertito , ma i suoi temi ( l’attacco al cinema di genere è vecchio , ricordiamo le bave verdi di condanna e come è vecchio il suo giocare a ricostruire una sequenza di Kiewslowski che dura un’eternità e che se non hai visto il sesto capitolo del Decalogo ( non uccidere) è pure cinematograficamente noiosa. 

Ci si diverte (?) a riconoscere gli amici in marcia verso un banalissimo futuro al quale non crede lui come non crediamo noi , vecchi davvero e ci manca la zampata del leone che forse avrebbe auspicato il buon Silvio Orlando ( vorrei un   finale in cui mi ammazzo davvero!)

Oggi questo film si ferma dove invece sono arrivata io uscendo dalla sala alle nove di sera in una piccola città , la mia, in cui incontro solo gruppetti di ragazzi cingalesi , magrebini , sudanesi; dove le luci della Fiera di maggio cominciano ad accendersi su bancarelle tutte uguali , con famigliole in uscita domenicale che portano a spasso una sola carrozzina alla quale capisci bene che non ne seguiranno altre.

Mi sembra di essere , io , in un set da una delle tante serie Netfix così snobbate dal Nanni nazionale . La vita è questa  , nella quale il contratto a tempo indeterminato è un miraggio per troppi giovani , dove noi vecchi restiamo sempre più soli , dove anche nella tranquilla provincia marchigiana si è contenti di rientrare a casa in orario serale a basso rischio.

Cosa mi metto

Ero stata redarguita perché mi ero divertita a sottolineare un certo cappotto bianco della presidente Meloni che mi sembrava un accappatoio e mi ero ripromessa di non dire più niente su nessuno in fatto di abbigliamento .

Ma la risonanza cattiva nei confronti dell’intervista di Elly Schlein a Vogue mi ha fatto capire che ormai l’occhio sulle persone in vista va ben oltre una mia piccola osservazione un po’ malevola.

Premesso che non mi interessa molto quello che dice la nuova segretaria del PD perché ancora non ho ben capito a chi voglia parlare  : la vedo tanto ondivaga nelle sue posizioni politiche di fondo e non mi pare che rappresenti un vento di novità da impensierire il mediamente moderato elettore di sinistra.

Devo dire che dal punto di vista estetico la giovane ragazza ha dalla sua una figura elegante e molto snella , una certa aria snob che le consente di vestirsi davvero come le pare , anche con l’Eskimo d’antan senza sembrare ridicola .

Semmai lo è di più in posa col blazer doppiopetto modaiolo.

Comunque siamo ancora una volta di fronte al diverso interessamento che riguarda le donne quando salgono all’attenzione pubblica , purtroppo ancora siamo meno libere di vestirci come ci pare dei nostri colleghi maschi ai quali nessuno , salvo qualche malignità sulle troppe felpe o sui costosi mocassini ,non viene mai in mente alla stampa di farne elemento di notizia rilevante.

Per quanto mi riguarda confesso che il dilemma amletico sul cosa mi metto domani in valigia o comunque per andare a teatro si risolve in un buon argomento per abbandonarmi al dormiveglia propedeutico…

Tanti ormai mi sembra di essere Mary Poppins , i vestiti mi vengono addosso da soli!

PRESS

Spesso mi sono domandata quanta passione ci sia dietro la faccia di un inviato di guerra.

Ce ne sono tanti in tv , tanti sulla stampa : alcuni di questi volti ho anche imparato a riconoscerli quando parlano con dietro qualche rudere , qualche paesaggio violentato e mi sono accorta di considerarli come degli amici lontani che stanno facendo un lavoro duro anche per me.

Non è un mestiere nuovo , i giornalisti ci hanno aiutato nel tempo a capire meglio la realtà di molti conflitti ; è più utile una foto di tante parole o un piccolo trafiletto per inquadrare situazioni ingarbugliate in terre lontane o con nomi sconosciuti fino a ieri.

Ci sono anche tante donne che fanno questo strano mestiere che visto da lontano e in chiave letteraria ha il suo fascino .

Poi tutto diventa molto più duro da accettare quando succedono cose tragiche come quella accaduta ieri all’inviato di Repubblica e al suo fixer ucraino che purtroppo è stata ucciso da un   cecchino russo mentre si apprestava con il collega e amico italiano a fare un video sulla sponda di quel Dniepro che divide la zona di guerra nella tanto tormentata terra ucraina.

Mentre scrivo ho in mente un nome di donna : Francesca Mannocchi , che ci racconta le guerre con una sensibilità femminile che mi pare un valore aggiunto , oppure penso all’inviato Domenico Ciriaco che fu addirittura prigioniero per mesi in Afganistan .

Io penso che siano tutte persone un po’ speciali che si fanno occhi per noi , protetti solo da uno scudo scuro con su scritto Press ,che rischiano ogni giorno la vita su tutti i campi di guerra in tutto il mondo per aiutarci a tenere gli occhi aperti e a darci la possibilità , attraverso le loro cronache , di capire le vicende crudeli che attraversano il nostro pianeta.

Libertà e Liberazione

C’è una bella differenza fra le due parole anche se hanno la stessa matrice : dire amo la libertà è come dire amo la mamma , la luce del sole, amo le rose …può essere anche banale.

Dire amo i papaveri già un po’ meno , sono il simbolo della Resistenza e possono sembrare di parte , evitiamo.

Dire amo la Liberazione , la festeggio , ne serbo la memoria è riconoscere che siamo stati un popolo oppresso , sotto una dittatura che con un moto di popolo ,e non furono solo comunisti , ma anche cattolici , liberali, contadini , studenti , professori ,militari che salirono in montagna , andarono a combattere quasi a mani nude contro lo spietato e disperato esercito tedesco in fuga  alleato ai disperati , crudeli e orribili fascisti della repubblica di Salò.

Fu una guerra civile : un bellissimo saggio uscito nel 1991: Claudio Pavone- Una guerra civile . Saggio storico sulla moralità nella Resistenza fu uno dei primi atti di coraggio storico che ce lo spiegarono con articolata documentazione.

Può sembrare difficile a distanza di tanti anni riconoscere questa verità storica , ma noi vecchi che anche se in quegli anni lontani eravamo bambini abbiamo il dovere di trasmettere le testimonianze  che a loro volta ci furono date dalla viva voce di chi in montagna ci salì davvero.

Chiedere ai giovani cosa significhi il 25  aprile e sentire le risposta fa venire i brividi : tra i boh , i sorrisetti e qualche concessione alla telecamera viene fuori un vuoto pauroso, ma la colpa non è loro .

La colpa è nostra , di noi che abbiamo accettato una scuola incapace di educare , una scuola che ha lasciato spesso fuori programma la storia recente , (a primavera si è spesso in ritardo col programma), meglio ripassare il Risorgimento e anche quello ben sganciato dal contesto europeo. Così che diventi una serie di cartoline o indirizzi di vie cittadine. 

Ecco perché anche quest’anno , nonostante gli sforzi tentati ancora non ho sentito dalla viva voce di chi ci governa la frase definitiva :io ripudio il Fascismo.

Ricordiamo ai giovani che il nazionalsocialismo tedesco prese a modello i fascismo italiano per la sua affermazione , ricordiamo loro che la seconda guerra mondiale nacque da un atto di invasione tedesca verso un popolo : i sudeti  e che l’Europa non mosse un dito per impedirlo

Ricordiamo ai giovani che oggi quello straccio di Europa unita che alcuni illuminati Padri Fondatori cercarono di creare ci deve servire per difendere , tutti insieme , i popoli aggrediti da coloro che con nostalgie sovietiche vorrebbero ricostruire una grande URSS.

Essere oggi dalla parte dell’Ukraina non è essere asserviti ai grandi poteri …(Soros? Gli USA ?)….  ma semplicemente essere dalla parte di chi è aggredito contro un nemico prepotente e invasore .

Tutto qui, in linea con la nostra Resistenza di 80 anni fa.

Una sera all’opera

Seduta tra due eleganti signori di mezza età: wagneriani in doppio petto gessato blu ,mi metto in quel piacevole attimo che precede l’ascolto della musica tanto amata .

Corre il lupo affannosamente nel preludio della Walkiria , comincia un ascolto raro e molto più emozionante del solito.

Il mio vicino di sinistra è francese ed è reduce di un intero Ring al Semperoper di Dresda , poche parole e siamo ormai in comunione fraterna.

Il vicino di destra è torinese , ma ugualmente raffinato spettatore : un breve commento su Okka Von der Dammerau : “sembra un Dosso Dossi “ mi fa capire di quanta cultura sia dotato .

Ci scambiamo brevi frasi nel primo intervallo , devo dire che non mi sento mai sola a teatro , anzi addirittura sento di essere tra amici che magari non leggeranno mai il mio blog ma ai quali voglio mandare comunque un ringraziamento per la raffinata compagnia.

In scena la tragica breve storia di Sigmund me la canto dentro accompagnata dalla ineguagliabile voce di Kaufmann tanto dentro nel personaggio da intenerirmi quando si scoglie nell’abbraccio con la amatissima Siglinde , una dolce piccola e tenera lituana dal nome strano :Vida e dal cognome che dovrò imparare meglio a scrivere, voce fortissima e pathos totale che regge bene in simbiosi col grande tenore che canta come fosse tutto un dolcissimo lieder.

Inutile dire che la morte di Sigmund , quel suo ascoltare trasognato l’infausta profezia  del suo destino di eroe nel Walhalla, quella sua testarda rinuncia quando capisce che la sua amata non potrebbe essere con lui  mi fanno davvero soffrire.

Il lento incedere della musica : Brunilde che spiega , cerca di essere convincente in quel basso legato che si contrappone al diniego dolcissimo di Sigmund piegato sul corpo dell’amata dormiente mi commuove, il cuore è stretto stretto e le mani stringono la borsa sulle ginocchia , quasi per farmi coraggio.

Devo dire che difficilmente il terzo atto mi provoca lo stesso livello di emozione , ma stavolta , sicuramente anche per merito della preziosa acustica napoletana tutto mi corre dentro con una forza maggiore .

Cristopher Maltman grandioso , la sua impervia lunghissima parte scorre nel lento incedere in contrapposizione al dolore di Brunilde quasi inchiodata alla condanna straziante .

Quel lacerato addio tra padre e figlia è una pagina di bellezza struggente , il gentile signore alla destra si accorge delle mie lacrime trattenute , alla fine quel Wothan piegato dal dolore sulla lancia lo fa esclamare : è già il Wanderer!.

L’incantesimo del fuoco comincia a circolare nella mia testa , non mi abbandonerà per molte ore nella notte .

Emozioni di ogni tipo , raramente ho vissuto una Walchiria così partecipata emotivamente.

Il segreto me lo aveva spiegato un sorridente Jonas davanti alle mie gambe tremanti dall’emozione : è una musica meravigliosa ! Tutto qui , detto da lui ,serenamente.

Da Luisa a Maria

Sono passati già dieci anni quando un giorno sugli scalini esterni dell’Auditorium di Santa Cecilia a Roma conobbi una ragazza bionda , svelta e gentile.

Me l’aveva segnalata un amico comune del profondo Nord quando io avevo ammirato una foto di scena del Rienzi , bellissima inquadratura.

L’ha fatta Luisa , mi disse, e cominciò così una preziosa amicizia.

Attraverso lei sono entrata dentro tanti teatri , ho conosciuto persone bellissime , persone interessanti e soprattutto una stupenda giovane creatura alla quale sento il bisogno di dedicare un mio omaggio particolare.

Maria Agresta non è solo una bellissima donna , una soprano eccellente , una vera attrice in scena : per lei il “recitar cantando” è dote naturale anche se basata su una rigorosa preparazione musicale e professionale.

Maria è un’anima dolce , la sua naturale gentilezza ,che non è affettazione ma un moto dell’anima che la fa amare in palcoscenico dai colleghi e dietro le quinte da tutte le persone che la aiutano nella sua trasformazione nel ruolo.

Maria corre leggiadra nel mondo non sempre celestiale della lirica , Maria corre a comprare i dolci speciali da condividere con colleghi e amici quando finisce un’esperienza, Maria lascia dietro si sé il sorriso , come il gatto di Alice.

Ogni tanto mi concedo la gioia di riabbracciarla , nella mia agenda sempre un po’ più rarefatta dei viaggi musicali per lei faccio ancora qualche follia perché ne vale la pena.

Ho avuto anche il raro piacere di conoscere la sua famiglia , sorelle in gamba e un papà adorante la sua piccolina che è salita così in alto e mi dispiace davvero di non avere conosciuto quella mamma venerata nella memoria che è tanto presente  nell’animo di Maria.

Fra i pregi nascosti della mia beniamina c’è anche la sua deliziosa imitazione della sua illustre maestra , ma è una esibizione segreta concessa ai pochi fedeli , un lato leggiadro di una ragazza cui pare che la vita, i guai della salute , le pene inevitabili per tutti gli esseri umani sembrano averle donato una dote in più: la gioia di condividere la bellezza del suo canto con la grazia della sua persona.

Ma ora ho fatto una scoperta : deve assolutamente pensare a Carmen! Io l’ho già intravista…..

Sigmund e Sigfried

Il mito dell’eroe wagneriano per eccellenza, così come lo si evince dalla vulgata popolare sembra essere il Sigfrido , così caro anche alla terribile era Nazista,.

In realtà , ascoltando per l’ennesima volta la Walküre si coglie appieno la grandezza dell’eroe puro ancorchè sconfitto : è Sigmund segnato nel dolore di una vita difficile , separato dall’amata sorella Siglinde e a lei ricongiunto in un amore purissimo , infine colpito dal suo stesso padre che , creando una legge è poi costretto a seguirla , abbiamo il vero e puro eroe wagneriano.

Da Lohengrin a Parsifal , passando per tutti i grandi personaggi dell’incredibile affabulatore si ripetono le costanti familiari : il segreto del nome , la nascita nel dolore ( Herzelaide) , l’incapacità di amare alla luce del sole (Tristan) , tutto sconfitti gli eroi wagneriani ripetono una sorta di cammino predefinito al quale non potranno sottrarsi.

Ascolto Walküre e penso a quanto sarebbe oggi in nome della ridicola “cancel culture” tutta la storia dei gemelli welsunghi.

Del resto in un piccolo e quasi introvabile racconto di Thomas Mann : Sangue welsungo , si trova lo stesso spinoso tema , del quale lo stesso Mann aveva in qualche modo vissuto l’esperienza in ambito familiare.

Non a caso infatti le pagine più pure del Sigfrido sono quelle delle pagine sinfoniche del Sigfried Idill e del maestoso  funerale nel Göttendammerung.

A Sigmund Wagner invece le più felici e pure note della Winterstürm l’opera felice scritta in un tempo brevissimo , ancora  oggi la più ascoltata , anche separata dal resto del Ring, di tutta la saga.

Al San Carlo rinnovato vediamo una edizione già storica , premiata a suo tempo , ma ancora validissima nella struttura elegante.

Preziosa la compagnia di canto cominciando ovviamente dalla debuttante nel ruolo del titolo Okka Von der Dammerau, tante volte ascoltata a Monaco , alla preziosa e bravissima Siglinde di Vida Minkeviciuté,  di cui conoscevo una splendida Salome da Helsinki, vista su ARTE, a Christopher Maltman , eccelso Wotan.

Ovviamente in chiusura parlerò ancora una volta del mio amatissimo Jonas , al quale devo molto di tutte le mie elocubrazioni sugli eroi wagneriani.

Il suo canto legato , possente e dolcissimo , il suo fraseggio prezioso , il suo “essere Sigmund” è qualcosa che va aldilà di ogni disquisizione  sulla sua voce personalissima e irripetibile.

Forse invecchio davvero ma ieri sera “ mi sono tanto divertita signora mia!” Ho pianto dall’inizio alla fine.

Dittico disgiunto

Parte prima : dimenticarsi la Senna , la chiatta , il tabarro e ascoltare la musica tanto moderna di Giacomo Puccini.

Non so perché certi registi abbiano paura di lasciare soli i cantanti in scena : riempiono vuoti che non ci sono , figure forse simboliche che non servono a niente altro che a distrarre lo spettatore .

I personaggi pucciniani hanno una loro drammatica verità nel canto e nelle parole del bellissimo libretto sul quale sono state musicate.

I cantanti , bravissimi nei rispettivi personaggi fanno di tutto per restare nel testo : il dolore di Michele , la vita straniata di Giorgetta , i tristi amori di Luigi  e poi la meravigliosa Frugola  con le sue cianfrusaglie che sogna , un personaggio che da solo vale l’opera.

Bella e suggestiva l’idea di Michele Mariotti di mettere a confronto , scomponendolo , ilTrittico per accostarlo a capolavori del Novecento che ne rafforzano la vivacità e il valoro innovativo musicale.

Anche i progetti futuri , dei quali ho già letto gli accostamenti sono molto stimolanti ,spero però che si faccia a meno di registi davvero irritanti che tentano di raccontare cose diverse che magari hanno in testa solo loro

Ottima compagnia di canto a cominciare da Maria Agresta , una cantante sensibile e perfetta che sa entrare nel personaggio , un’attrice vera . Ottimo Luca Salsi al debutto nel ruolo e sempre eccellente Gregory Kunde , ormai un miracolo di resistenza vocale.

Insomma bravi tutti , eccellente direzione dell’ormai affermatissimo Michele Mariotti.

Parte seconda : In teoria sarebbe stato più facile per il solito regista 

dalle inutili presenze mettere in scena questa opera straordinaria di Béla Bartock, ma anche qui i mimi invadenti che avvolgono la povera Judith che avrebbe già molti problemi del suo , curiosità morbose nei confronti del passato di quell’uomo amato e temuto che affronta spavaldamente .

Si apriranno le sette porte e alla fine anche lei sarà inghiottita dal vortice del maschio dominatore .

Questo perché ho letto il libretto e avevo visto l’opera in ben altri allestimenti .Qui c’è solo la voglia di dimostrare un collegamento che non c’è tra le due trame : un dramma tutto fisico nel Tabarro e un dramma metafisico nel Castello di Barbablù.

Ottimi cantanti attori , direzione impeccabile , buona l’idea alla base del progetto.

Solo , per piacere , cercate registi meno cervellotici.