Bisogna rassegnarsi

Nel sempre più scarso mio viaggiare inseguendo “ una voce” , come recita anche il titolo di un mio piccolo libro , era andata a Vienna , sapendo che ormai i viaggi lunghi saranno per me sempre meno frequenti e la notizia che non avrei ascoltato Kaufmann nell’Aida non mi aveva colto di sorpresa.

Ho imparato da molti anni a leggere tra le righe delle recensioni e avevo capito che il grande tenore stava facendo ricorso alla sua incredibile tecnica per sopperire ai problemi veri che stavano attraversando le sue corde vocali.

A freddo e senza tema di portare sventura avevo detto : speriamo che non vada a Montecarlo se vuole farcela per il Tahnauser ! 

Ora la notizia , (sempre un po’ troppo ravvicinata) arriva la conferma: salta la sua presenza nello Chénier di Montecarlo.

Non so se questo basterà per sentirlo finalmente nel debutto salisburghese , la voce non è uno strumento che si rimette nell’astuccio dopo l’esibizione e purtroppo molte voci anche pregevoli hanno chiuso la carriera anzitempo per colpa dell’usura delle medesime.

Non credo sia nella lista dei desideri di Kaufmann cantare oltre le sue possibilità ( un po’ cinicamente aveva commentato in tal senso il pervicace prolungamento di carriera di Domingo ) , nel suo futuro ci può essere ancora spazio per tanti bei concerti , qualche ripresa raffinata di opera che ama, ma il ritmo forsennato del suo calendario deve per forza ridimensionarsi se vuole ancora portare ai suoi tanti ammiratori la gioia di ascoltarlo dal vivo , magari un po’ più sporadicamente.

Mi dispiace sinceramente per quei pochi fortunati che avevano vinto la lotteria di un biglietto a Monaco, ricordo la mia delusione ogni volta che mi sono trovata in  locandina nomi di sostituti , (da me quasi sistematicamente dimenticati) .

Un tempo mi ero divertita a elencare le terribile defezioni , ora le guardo con meno rancore , egoisticamente penso che attraverso questa economia ci possa essere ancora la possibilità di ascoltare la bellissima voce di Kaufmann ancora nel pieno del suo splendore.

Per scaramanzia ( mia ) e per la sua salute non scriverò qui i futuri biglietti da me comprati con la sua presenza , faccio i debiti scongiuri e cerco di pensare ai piccoli vantaggi collaterali di cui potrei comunque godere anche in sua assenza :
non sono una wagneriana per caso!

La forza delle dimissioni

Nicola Sturgeon , Jacinta Arden , Natalia Gavrita, Antti  Kakkonen : cosa hanno in comune queste donne ?

Sono leader di paesi diversi , , ma la lista è ancora più lunga se si fa una ricerca sul web scrivendo “dimissioni donne politiche “.

Oltre i nomi che ho scritto si trovano ministre , politiche con incarichi prestigiosi , tutte donne che hanno fatto la stessa scelta che sembrerebbe strana nel momento in cui ci si felicita per il raggiunto grado di rappresentanza femminile.

Ma è proprio delle donne trovare la forza di dire basta , vuoi perché la politica mangia l’anima , vuoi perché spesso le donne davanti alla rinuncia anche solo parziale dei loro valori di base preferiscono rientrare nel privato di fronte ai compromessi e alle tensioni di un mondo che privilegia comunque l’arrendersi al “ meno peggio”.

Se guardo indietro alle donne che hanno resistito alla logica politica maschile trovo nomi importanti che comunque però hanno pagato la loro scelta in termini di qualità della vita propria e della propria famiglia.

Credo che questa nuova imprevista tendenza femminile alla rinuncia dei vertici , magari faticosamente conquistati , ci metta davanti ad un problema di fondo : non è forse anche questa conquista la possibilità di dichiarare , attraverso una apparente sconfitta , che la qualità della classe politica sia troppo condizionata dal successo a tutti i costi ?

In definitiva si rimanda al maschio imperante la risposta , dalle donne viene il richiamo all’etica , dovrebbe riguardare tutti il modo in gran parte obsoleto di gestire in modo antiquato la cosa pubblica.

Il Mozart di Albanese

A distanza ravvicinata la città mi regala finalmente un secondo bel concerto.

Torna l’Orchestra Filarmonica marchigiana e mi sembra un sogno , anche se nel vetusto vecchio , piccolo teatro Sperimentale.

Un programma monotematico : Giuseppe Albanese suona il suo Mozart.

Il programma ben bilanciato , raffinate le note del programma di sala  ( ci vuole il QRcode per leggerle) sono opera del carissimo amico Cristiano Veroli e passata la difficoltà iniziale nel reperirlo mi sono di grande aiuto per apprezzare meglio alcuni momenti più preziosi del concerto.

Forse il pezzo per me meno noto era la straordinaria Fantasia K475, un rincorrersi cupo  verso un abisso , una vera “intermittenza del cuore”.

Appagante per l’orecchio di tutti l’Andante della sinfonia K467, una delle pagine più note ,magiche e perfette,  di tutta la produzione mozartiana.

Anche un romantico bis di Tchaikowski, ma non l’avevo riconosciuto , ha completato bene la serata : era il pas des deux dello Schiaccianoci , ero solo arrivata a capire che era musica molto romantica!

Insomma dopo tanto tempo si ritorna ad ascoltare musica dal vivo anche in questa città molto orfana di musica classica , i vecchi abituée rispondono , mancano un po’ i giovani , ma non è colpa loro , la cultura musicale la si forma attraverso la conoscenza e da queste parti l’offerta è davvero minima , pensare che le Marche sono invece nel loro insieme una regione a grande tradizione musicale da cui evidentemente il capoluogo è un po’ tagliato fuori. 

Commento sanremese

Parafrasando Nanni Moretti mi si pone un problema filosofico : mi si nota di più se lo commento o se lo ignoro con atteggiamento distaccato ?

Ovviamente sto parlando dell’appena chiuso Festival di Sanremo con tutte le sue implicazioni socio-politiche e pseudo -artistiche e alla fine ho pensato che è doveroso dedicargli un piccolo commento , ma di quelli a modo mio.

Ci ho pensato tanto, ma l’unica cosa che mi viene in mente è una specie di sogno: il Festival presentato da una donna e i quattro o cinque siparietti , discorsi morali o similia affidati a i valletti di turno , dei quali ovviamente commentare abbigliamento , postura , eleganza e valore del testo.

A chi mi obbietta che non ci sono donne all’altezza non volendo fare nomi ma solo cognomi penso che una Cortellesi scelta a caso tra una rosa di brillantissime attrici/ intrattenitrici farebbe sicuramente la sua figura tra cotanto testosterone disponibile.

Che bello sarebbe vedere arrivare in discesa dalla scala diabolica ( anche qui il sadismo del tacco dodici) per potere aiutare le povere spesso bellissime creature grate per la manina generosamente offerta dal maschio protettore di turno , scendere più o meno  baldanzosamente dei maschi intenti alla conta dei gradini .

I testi poi dovrebbero rispettare le tematiche importanti  che comunque affliggono il mondo anche senza identità di genere ; non è un esercizio faticoso trovarle , anche per uomini normali.

Dopo questo ineludibile,commento  vetero-femminista ammetto che con molti recuperi mattutini il festival l’ho intravisto anch’io e se mi posso permettere un tocco diverso suggerirei ai tanti politici in crisi di identità di adottare la semplice indicazione che viene dal palco di Sanremo  e che nasce da un molto più lontano atteggiamento biblico : dire si se è si , dire no se è no.

Alla faccia del politichese , la gggente ha bisogno di idee chiare e di posizioni lineari , in definitiva dell’assumersi il coraggio delle proprie scelte , per  questo ringrazio Amadeus.

Sciortino ad Ancona

Con il freddo quello vero di quando da queste parti tira la bora è arrivato ad Ancona un concertista che conoscevo solo dai social  e mi  ha regalato un intelligente viaggio musicale , inatteso e fuori calendario del bel programma degli Amici della Musica.

Il teatro abbastanza pieno se si considera che era pure una serata sanremese , evidentemente esistono tanti pubblici diversi e la sera al concerto ne è stata una dimostrazione.

Partendo dalle rapsodie ungheresi di Listz attraverso altre danze , quelle di  Mikrokosmos  di Béla Bartòk con un interessante inciso , un percorso personale ( sua la composizione nata in un periodo di vuoto da quarantena ) si snoda un pensiero che corre dalla lontana Ungheria fino a tracce di mediterraneità della sua Promenade ,un fluido pensiero nostalgico che percorre la mente in attesa della fine di un cammino.

Un programma suggestivo , si cammina sulle note del virtuosismo pianistico e ci si allontana dal quotidiano  banale.

Orazio Sciortino , lo sguardo dolce mite e azzurro è un virtuoso senza enfasi , rara virtù tra i pianisti affermati.

Prima del concerto un breve colloquio che con la consueta precisione culturale il maestro Guido Barbieri ha svolto con l’artista ha aiutato noi ascoltatori ad accogliere pienamente la scelta che ha fatto del programma un evento nell’evento.

L’orecchio abituato alla musica si rilassa nelle note  di Listz e si tende nella tensione di Bartòk: un secolo separa queste musiche , ormai però le sentiamo molto vicine nello scorrere del tempo.

I sette piccoli pezzi di Sciortino si snodano in mezzo, come un pensiero appena abbozzato  di questo nostro tempo fermato da una strana sosta che ci ha portato in una dimensione , forse nuova o molto antica.

Questo non lo so e tutto sommato un primo ascolto non mi basta , spero di risentirli nuovamente.

C’è look e look

La Presidente del consiglio non è stata invitata dal presidente Macron a cena insieme al cancelliere tedesco Scholz e anche a Bruxelles ci arriva a metà meeting.

Sono lontani i tempi del treno per Kiev sul quale era salito anche un rappresentante italiano , ci eravamo illusi di essere entrati nel Gotha europeo ma non si può essere il solito equilibrista italico , le cui posizioni sono sempre fin troppo attente agli equilibri interni e molto meno al gioco importante della politica internazionale.

La cartina di tornasole di questo atteggiamento è la figura meschina che ci siamo preparati a fare anche in una occasione ludica e ritenuta a torto marginale circa la perorazione in video del presidente Zelewzki l’ultima sera del festival della canzone a Sanremo.

Piaccia o non piaccia “al volgo e all’inclita” ma il festival nazional-popolare lo guardano milioni di persone e quelli che non lo guardano direttamente ne vedono echi e commenti in tutte le testate sia video che della carta stampata per l’intera settimana.

Così ogni azione comporta una reazione , ogni look ed evento viene radiografato e schedato dal grande megafono del web.

Anche chi per snob o per noia non partecipa alla grande kermesse  finisce per saperne qualcosa , magari solo per sentito dire..

Ma per tornare a quel mancato invito a cena io una mezza idea personale ce l’ho : Macron ha pensato che la Meloni non fosse pronta , aveva visto che andava in giro con un accappatoio bianco e non si è sentito di disturbarla , forse aveva bisogno di farsi una doccia in pace.

Dalla Siria

Sono paesi  bellissimi quelli del  medio Oriente dal quale ero attirata e che ho avuto la fortuna di visitare in tempi lontani.

L’albero di Natale che metto davanti alla vetrata in salotto appoggia su un vecchio kilim un po’ liso che comprai ad  Aleppo , era da restaurare perché un po’ mangiato forse dai topi e il venditore alzò una tenda per farmi vedere i bambini per terra , al lavoro  , che lo avrebbero restaurato.

Lo pagammo in anticipo e tre mesi dopo ci arrivò  in un pacchetto di tela di sacco che già di per sé sembrava un capolavoro.

Sopra c’era scritto “Gift” e dimostrò che la fiducia è sempre ben ripagata quando è ben riposta.

Ripercorro i nomi di quelle bellissime città siriane :Damasco Latakia ,Homs e mi ricordo quanto mi aveva colpito la civiltà e l’eleganza di quella gente antica.

Nella tristezza infinita che provoca la grande tragedia del terribile terremoto che non guarda i confini politici ma colpisce senza pietà ignorando i confini politici una notizia cattiva mi fa molto male.

Il dittatore siriano Baschar Al Assad non permette che arrivino gli aiuti nella zona curda controllata dai ribelli al suo regime e addirittura la figlia diciannovenne che vive placidamente e nel lusso a Londra posta sui suoi social l’invito a non mandare aiuti ai curdi ribelli.

La Natura meravigliosa e crudele al tempo stesso sta ricoprendo quasi con pudore con un candido manto di neve lo scempio provocato dalla furia della Terra , ma non basta a nascondere la crudeltà di certe orribili scelte politiche che un dittatore senza umana coscienza porta avanti nei confronti di quella povera minoranza che ha avuto il torto di nascere nella parte sbagliata di quel paese antichissimo.

Ancora un Abschied

Non ho cambiato canale ieri sera , un pò per pigrizia e molto perché non volevo vedere altre immagini della terribile tragedia che ha colpito quella parte della Siria a cavallo con la Turchia.

Avevo come quasi ogni sera ascoltato i miei due amici dell’Almanacco e senza alzare gli occhi ho riconosciuto la “voce”” inconfondibile di Kaufmann che aveva attaccato il primo Lied del Canto della terra .

Conosco quel video che immortalò una serata memorabile alla Philharmonie di Berlino , il centenario della morte di Gustav Mahler e benché amassi in modo differente l’esecuzione dei sei Lieder ( ho sempre trovato molto debole la parte cantata da Sophie Von Otter ) ma quando ho rivisto la faccia ispirata del mio adorato Claudio Abbado , all’epoca già sofferente di quel male che quattro anni dopo lo avrebbe portato via da tutti noi suoi fedeli seguaci , ho proseguito con emozione l’ascolto di una musica per me sublime.

Inutile dire di nuovo che secondo me sicuramente nacque in Kaufmann quella sera l’idea di un prezioso progetto che lo avrebbe portato qualche anno dopo a incidere da solo l’intera “quasi sinfonia “in una memorabile tournée di due sole tappe : Vienna e Parigi e all’incisione del prezioso Cd che ne era stato la motivazione.

Ho ascoltato in religioso silenzio i Berliner seguendo la magica bacchetta di Abbado e devo dire che all’ultimo ewig stavo piangendo.

Ho allora preso il mio Iphone dove preziosamente è caricato il Cd kaufmanniano e mi sono messa all’ascolto praticamente senza interruzione.

Salta all’orecchio ( non so se si può dire così) la differenza di suono tra i Wiener e i Berliner , laddove il suono si fa più morbido , cioè a Vienna , si incide più spigolosamente a Berlino .

Diversa bacchetta , ma è soprattutto il suono diverso dell’orchestra che mi ha colpito.

Ero presente a Parigi nella seconda e ultima tappa della prestigiosa tournée e per fortuna ne esiste anche una registrazione fatta da un grande ladro di capolavori e stamani ho completato il mio ricordo guardando l’Abschied cantato con voce maschile .

Peraltro facendo delle ricerche avevo anche scoperto che Bruno Walter riteneva la possibilità di voci maschili forse anche più compatibili con il testo poetico d’ispirazione. 

Nel video , talvolta traballante si vede però con quanta musicale intensità Kaufmann segua il percorso musicale : la sua testa si muove all’unisono con i suoni , nel finale lirico il miracolo dei sette ewig si ripete …e commuove.

Ho il Cd con una preziosa dedica personale , credo che se un giorno Jonas ripensasse al Canto della terra farei follie per risentirlo, ma la magia della mano sinistra di Abbado che vola alta sullo sfumato finale forse solo il divino Petrenko oggi sarebbe capace di riprodurla.

Butto la l’idea ..visto mai che qualcuno raccolga il suggerimento.

La sciabolata artica

Oggi , 5 febbraio , la metereologa di turno in tv annuncia con aria  drammatica l’arrivo della “ sciabolata artica” .

Tradotto banalmente, farà un po’ più freddo nei prossimi giorni , forse potrebbe anche vedersi volteggiare qualche fiocco di neve in pianura .

Non c’è bisogno di sfogliare gli annali , basta andare un po’ più indietro nelle foto del telefono e si potranno vedere suggestiva foto di neve anche dalle mie finestre , il mese di febbraio è fatto proprio così, ma da quando siamo inondati di previsioni e dati ad ogni ora c’è l’urgenza di drammatizzare anche i naturali eventi stagionali.

L’enfasi con cui si raccontano le notizie ha uno sgradevole risvolto perché nell’ansia di raccontare tutto con toni drammatici si finisce per appiattire le notizie davvero drammatiche raccontandole con la stessa enfasi delle notizie più banali.

Ha in sé qualcosa di assurdo il passaggio tra le notizie , devo dire che nell’informazione italiana , peraltro mediamente pregevole confrontata a quelle che ogni tanto mi capita di vedere , non ha la qualità spesso scadente di omologhi programmi d’oltralpe , ma sulle News siamo ancora drammaticamente imbattibili.

L’alto e il basso : il dramma e la commedia si mescolano con effetto straniante . il sublime lo si raggiunge quando , dopo le guerre e le stragi si passa al calcio : in quel caso i toni si fanno epici e cavallereschi , sulla retorica calcistica non ci batte nessuno.

Solo ci permettiamo qualche volo pindarico sul coté meteorologico.

Quando ripenso alle composte signorine “buonasera” della vecchia tv in bianco e nero ho l’ennesima conferma che è pericoloso vivere troppo a lungo.

All’ironia segue spesso lo sconforto , adesso becchiamoci la “sciabolata artica “ , passiamo poi alla politica nel mondo.

Il tocco magico di Michele Mariotti

Con grande successo ha  debuttato Aida all’Opera di Roma e le recensioni si soffermano  soprattutto sulla mirabile direzione di Michele Mariotti , una preziosa scoperta del lato intimistico del “grand opera” verdiano .

Ebbene io quella straordinaria capacità dell’illustre maestro pesarese l’avevo scoperta già qualche anno prima  ed esattamente quando a Parigi , in piena pandemia dirigendo col volto nascosto addirittura dalla mascherina mi aveva regalato , per la prima volta  un’Aida tutta rivolta al dramma psicologico , al fuoco delle passioni , al triangolo fatale.

L’allestimento era quanto di più imbecille si potesse immaginare , Aida era una marionetta addirittura doppiata da una povera Rodsvanoski costretta a cantare praticamente quasi in playback, ma la sublime musica verdiana , nella elegante e intelligente versione di Mariotti riscattava quello che si vedeva in scena.

Dopo appena un anno , forse perchè la pandemia aveva dato una breve tregua , o almeno così credevamo , Sfephane Lissner ha avuto il coraggio di chiamare un prestigioso cast a Napoli e in Piazza Plebiscito , con una messinscena en espace , ho assistito di nuovo al miracolo Mariotti.

Il Vesuvio davanti , la luna alle spalle e la musica di Verdi , quella magica musica di sottili incanti è scaturita di nuovo dalla sua bacchetta.

Avevo già scritto che quella era stata la migliore Aida della mia vita e non è un caso che tutt’e due le volte Radames fosse Jonas Kaufmann.

In alto volavano i pochi aerei di quei giorni magri , scoppiettavano pure i mortaretti dei ragazzi napoletani irriverenti , ma la calda serata napoletana resterà nel mio cuore anche per tanti altri motivi affettivi..

Non ditemi però che solo adesso a Roma si è scoperto il lato intimo di Aida : Michele Mariotti ce l’aveva già regalata da un pezzo.

L’aspirante Youtuber

La lettura  di un interessante articolo sul criptico mondo delle criptovalute porta alla riflessione sul valore del lavoro come concreta strada per guadagnarsi il pane .

Pare che attraverso giochi di plus valenze da computer a computer si possa moltiplicare il denaro senza spendere per questo “ il sudore della fronte”.

Che poi le garanzie di successo non siano così certe e che alla fine il rischio di vedere annullati i guadagni sia dietro la porta non cambia il senso di questa posizione ideologica : si può guadagnare senza impegno e senza sforzo : una degenerazione terminale del pensiero umano.

Molte sono le strade che sembrano affascinare le nuove generazioni attraverso “mestieri “ nuovi al punto da sembrare frutto di un pensiero alternativo e privo di valori un tempo antichi.

Per spiegare lo sconcerto di quanto in qui esposto prendo l’esempio da un piccolo episodio , una storia di bambini che un tempo avrebbe fatto sorridere.

Quando nel secolo scorso di domandava a un bambino cosa vuoi fare da grande la fantasia infantile di scatenava tra “Il pompiere o l’ammiraglio” , tutte le strade sembravano valide nel gioco futuro.

Ho domandato ad un bambino poco tempo fa : cosa vuoi fare da grande e lui serissimo mi ha risposto : lo youtuber !

In un primo momento non ho neppure ben capito cosa volesse dire poi mi hanno spiegato che un ragazzino , attraverso un filmino per lo più idiota e forse divertente può arrivare a migliaia di visitatori e che attraverso queste sciocche storielle si possono davvero guadagnare molti soldi , anche a livello mondiale attraverso la ovvia copertura pubblicitaria che segue il successo delle suddette stories.

Non è il caso di inorridire , chiaramente la risposta ha il peso delle omologhe risposte d’i un tempo : restano sogni d’infanzia.

Ma il pericolo che oggi si pensi in termini così lontano dall’umano sentire di un tempo segna una linea invalicabile tra ciò che si considera onesto frutto del pensiero e quello che indica la corruzione del pensiero medesimo.

AIDA in tv

La visione in streaming dell’Aida di Vienna non ha deluso le aspettative , anzi ha confermato alcune cose fondamentali che vale la pena sottolineare.

Primo che Jonas Kaufmann è un grande professionista nonché uno dei rari casi di tenore intelligente che riesce a dare spessore anche ad un personaggio come Radames che di spessore proprio non ne ha , vale la pena vedere i suoi minimi gesti , sicuramente non in partitura, nei quali cerca di “umanizzare” il guerriero  ( la stretta di mano nascosta con Aida , l’aggiunta di un mino- audio di rabbia nei confronti di Amneris.

Inoltre ha una sua aura carismatica , dono raro e prezioso , quando è in scena si mangia tutti gli altri.

Da il meglio nei momenti intimi anche se purtroppo la sua voce si perde nei momenti di massa , la sua eccezionalità non è sicuramente nell’ampiezza di voce nel qual caso si appoggia alla sua tecnica perfetta.

Secondo che Anna Netrebko ha una voce mirabile ma la sua recitazione ricorda quella   John Wayne  ( col cappello e senza cappello) e la sua spavalda bravura ad allungare gli acuti non è che giovi all’interpretazione. Oltre tutto talvolta scivola anche sull’intonazione .

Terzo che Alina Garança è una mirabile Amneris , grande sempre e sempre in parte , una prova da manuale che conferma , se ce ne fosse bisogno , il suo perfetto stato di grazia attuale.

Bella e seducente , una tigre disperata , avendola vista dal vivo rivederla nella controscena in cui ascolta disperata l’accusa dei sacerdoti attaccata alle griglie illuminate del palcoscenico , la sua interpretazione è da brividi. Il suo vagare in scena , il suo correre vagando per tutto il palcoscenico trasmette anche a noi spettatori tutta l’angoscia del  personaggio .. e poi che voce!

Quarto che Luca Salsi è una sicurezza , un professionista perfetto , la conferma che i baritoni italiani non sono secondi a nessuno , grande è la tradizione che confermano in tutto il mondo.

Ora però mi tocca anche parlare della messinscena che tutto sommato regge meglio in streaming. Tutto quel luccichio , tutta quella latta dorata ci riportano indietro ma funzionano meglio che dal vivo e anche le danze sembrano avere un loro perché.

Ma la perla vera , quella che mi ha riportato al classico una Notte all’opera dei fratelli Marx è lo splendido particolare del suonatore di buccina con occhiali e spartitino davanti.

Un frame da Oscar! Non sono l’unica ad averlo notato e forse nella fretta di mandare in tv lo spettacolo non hanno ripassato bene i pezzi da montare, infatti c’è solo una prima volta , poi scompare nell’onta imperitura del prestigioso teatro.

Per chiudere cito ancora una volta Kaufmann che nella conversazione con Barbara Rett ricorda che spesso i teatri si accontentano di un nome prestigioso e per il resto non guardano tanto per il sottile. 

Qui i nomi prestigiosi erano abbondanti , su qualche particolare si poteva pure risparmiare , mica tutti sono delle linci come me!